del 24/7/2012
COSE DI SARDEGNA
ADDIO AI BOSCHI
MA C’È SOLO
GRAN SILENZIO
di FRANCESCO CASULA
L’Isola del «grande
verde», che fra il XIV e
XII secolo a.C. fonti
egizie, accadiche e
ittite dipingevano
come patria dei sardi Shardana è
sempre più solo un ricordo. La
storia documenta che l’Isola verde,
densa di vegetazione, foreste e
boschi, nel giro di un paio di secoli
fu drasticamente rasata, per fornire
carbone alla industrie e traversine
alle strade ferrate, specie del Nord
d’Italia. Certo, il dissipamento era
iniziato già con Fenici, Cartaginesi e
Romani, che abbatterono le foreste
nelle pianure per rubare il legname
e per dedicare il terreno alle
piantagioni di grano e nei monti le
bruciarono per stanare ribelli e
fuggitivi, ma è con i Piemontesi che
il ritmo distruttivo viene accelerato.
Essi infatti bruciarono persino i
boschi della piana di Oristano per
incenerire i covi dei banditi mentre
i toscani li bruciarono per fare
carbone e amici e parenti di Cavour,
come quel tal conte Beltrami
«devastatore di boschi quale mai
ebbe la Sardegna», mandò in fumo
il patrimonio silvano di
Fluminimaggiore e dell’Iglesiente.
Con l’Unità d’Italia infine si chiude
la partita con una mostruosa
accelerazione del ritmo delle
distruzioni: lo stato italiano
promosse e autorizzò nel
cinquantennio tra il 1863 e il 1910 la
distruzione di splendide e
primordiali foreste per l’estensione
incredibile di ben 586.000 ettari,
circa un quarto dell’intera
superficie della Sardegna, città
comprese.
Così, mentre ancora ai tempi di La
Marmora la Sardegna aveva dei
boschi fitti che potevano ricoprire
un quinto dell’Isola, è certo – come
scrive anche Le Lannou – che dal
1850 al 1925 il patrimonio forestale
dell’Isola s’è notevolmente e
ulteriormente assottigliato grazie
all’opera “criminale” di italiani,
inglesi, francesi e belgi che
trasformarono intere distese di
alberi secolari in traversine per le
ferrovie e travature per le miniere e
per far legna con cui fondere i
minerali. Oggi si vuole di
continuare a tagliare gli alberi:
grazie al governo Monti. Una nuova
legge (la n.35 del 4 aprile 2012)
riduce i vincoli di salvaguardia delle
aree boschive, così 700.000 ettari
rischiano di non essere più protetti.
I media sardi tacciono su
quest ’obbrobrio legislativo. Ne ha
dato conto solo questo Quotidiano,
con un bel servizio di Maddalena
Brunetti, il 17 luglio scorso. Ma
dove stanno gli ambientalisti? E
che dicono i nostri politici?