Archivio mensile:dicembre 2010

Istat: disoccupazione giovanile al 24,7%

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Dati allarmanti sulla disoccupazione nel Paese

I dati sulla disoccupazione in Italia, diffusi oggi dall’Istat, sono allarmanti e dovrebbero far riflettere. E’ l’invito che i presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, rivolgono soprattutto a coloro che vedono il Paese già fuori dalla crisi, alimentando menzogne e mistificazioni del tutto dannose e fuorvianti”. Particolarmente impressionante l’avanzata della disoccupazione giovanile, che ha raggiunto il 24,7%. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione generale, ad ottobre 2010 si è toccato il picco dell’8,7%. La media del tasso di disoccupazione del terzo trimestre 2010, è dell’8,3% con un aumento di tre decimi rispetto al terzo trimestre 2009.

“Queste rilevazioni forniscono un quadro allarmante – scrivono in una nota le Associazioni dei consumatori – al quale si aggiungono i risultati delle ricerche e degli studi effettuati dall’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che hanno registrato, dal 2007 ad oggi, un crollo del potere di acquisto delle famiglie di ben il -9,6%; nonché un forte calo dei consumi (-1,5% nel 2008, -2,5% nel 2009 e, in previsione, -2% nel 2010, per una caduta complessiva del -6% negli ultimi 3 anni)”.

“Tale situazione desta forte preoccupazione circa le prospettive future dell’Italia, sia sul piano economico che su quello sociale, confermando, ancora una volta, il profondo disagio in cui si trovano le famiglie. Del resto come potrebbe essere altrimenti, dal momento che il Governo non ha fatto nulla per arginare questo andamento, se non avviare manovre sbagliate ed inique che hanno determinato e continueranno a determinare gravi ripercussioni per i cittadini”.

Per questo è ormai improrogabile un determinato intervento teso a rilanciare il Paese attraverso:
una detassazione per le famiglie a reddito fisso, di almeno 1200 euro annui e un piano di rilancio degli investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca, indispensabile per l’occupazione e per la competitività sul piano internazionale.


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Salute e sicurezza

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Stress da lavoro, gli anelli deboli della norma

La scadenza si avvicina, ma lo scetticismo è alle stelle. L’adempimento dell’obbligo di misurazione dello stress da lavoro correlato nella aziende italiane (nessuna esclusa), così come è stato teorizzato dalla recente circolare ministeriale firmata dal direttore generale della Tutela delle condizioni di lavoro, Giuseppe Umberto Mastropietro, non convince su molti punti alcuni esperti del settore.

Il documento, stilato in armonia con le attuali norme comunitarie, farebbe acqua da tutte le parti. A partire dalla data del termine ultimo, il prossimo 31 dicembre, per l’elaborazione del documento di valutazione “preliminare”, ovvero quella che in una prima fase è mirata alla rilevazione di indicatori “oggettivi e verificabili” attraverso modelli ufficiali di rilevazione (come quello dell’Ispesl, ad esempio). Gli indicatori riguardano eventi sentinella (indici infortunistici, assenze per malattia, turnover, specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori); fattori di contenuto del lavoro (ambiente di lavoro e attrezzature, carichi e ritmi di lavoro, orario e turni, corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali); fattori di contesto (ruolo nell’ambito organizzativo, autonomia decisionale e controllo, conflitti interpersonali).

Annarita Proietti, responsabile dell’Ente bilaterale lavoro e ambiente (Ebla) costituito da Federlazio, Cgil, Cisl e Uil, si chiede se le aziende ce la faranno, riferendosi alla circolare che non è riuscita a fare chiarezza e che, di fatto, non prende direttamente in causa il lavoratore. I dubbi si concentrano nella sostanza del provvedimento che “appare un po’ di facciata, non preoccupandosi troppo di far passare davvero, nelle aziende, una consapevolezza profonda di cosa rappresenti questo tipo di rischio, elemento che peraltro indebolisce la capacità produttiva. La stragrande maggioranza dei responsabili del servizio protezione e prevenzione (90%) pensa che il problema dello stress non sia tra quelli prioritari”.

Secondo Daniele Danieli, responsabile Cgil Roma e Lazio per la sicurezza nei luoghi di lavoro, le  varie fasi di valutazione previste nella circolare renderebbero molto marginale il coinvolgimento del lavoratore: “Nella prima fase, per il datore non c’è l’obbligo di sentire il lavoratore, preso in causa solo se le eventuali azioni correttive, nel caso di esistenti fattori di stress, si siano rivelate fallimentari. E dal momento che è molto probabile che nelle aziende ci si fermerà solo a quest’ultima, temo che anche un punto di vista scientifico sarà difficile stabilire il rischio senza il coinvolgimento dei lavoratori con colloqui, interviste o questionari. Se non si ha la percezione di come il lavoratore vive l’attività che svolge, nella sua organizzazione, così come nelle relazioni che contempla – aggiunge Danieli – sarà molto complicato capire e mettere insieme qualcosa di concretamente efficace, su un tema già di per sé oggettivamente complesso e delicato da misurare. Non stiamo parlando di inquinamento da rumore, registrabile con un congegno elettronico”.

Non solo. Al centro della fase “preliminare”, che la circolare non prevede, dovrebbe esserci la formazione lavoratore: “Nelle linee guida dell’Ispesl – chiarisce il sindacalista – c’è scritto che sarebbe bene istruire il lavoratori su cosa sia lo stress correlato al lavoro. L’assenza di questa, a mio avviso, indebolisce molto l’accertamento finale e le contromisure che dovrebbero essere messe in campo”.

Se d’altro canto, la norma così come recepita dall’Italia, di fatto rappresenta un oggettivo passo in avanti nella tutela del lavoratore, l’altro aspetto che resta appeso è, secondo Raffaele Nardoianni, avvocato esperto in diritto del lavoro, “la sua reale e corretta applicazione, con relativi controlli ed eventuali sanzioni”. Cruciale, infatti, si rivela la questione vigilanza che dovrà essere adempiuta dalle Asl, “organi che – aggiunge Proietti – non in tutti i territori hanno a disposizione sufficienti ispettori dedicati. Anzi nella stragrande maggioranza dei casi sono in sotto organico da questo punto di vista. Un fattore che costringe le istituzioni preposte a fare una lista di priorità. E temo che lo stress non sarà in cima”.

Rassegna.it

 

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copertina_20101219.jpgCronaca | di Redazione Il Fatto Quotidiano

17 dicembre 2010

 

Scontri a Roma, aggressore del quindicenne sta per consegnarsi alle autorità

Chi lo ha colpito faceva parte di un gruppo di tre ragazzi che stavano difendendo un blindato dei carabinieri. E’ uno studente universitario. Dopo un’assemblea comunicato del Movimento: “Un atto che suscita indignazione”

E’ in procinto di costituirsi alla polizia l’aggressore di Cristiano, il giovane che è stato aggredito e colpito in piena faccia con un casco da moto durante le proteste di piazza a Roma martedì 14 dicembre.

Si inizia così a far luce sul mistero che accompagna l’inspiegabile gesto ai danni del quindicenne che da cinque giorni è in ospedale con un grave bollettino medico: frattura del setto nasale, della mandibola oltre a un grave trauma cranico con ematoma all’interno del cervello.

L’aggressore è un universitario trentenne di Roma e, a quanto risulta al fattoquotidiano.it, nella giornata di ieri ha maturato la decisione di consegnarsi alle autorità. Sempre questo pomeriggio, l’assemblea degli studenti delle scuole in agitazione di Roma e quella degli universitari della Sapienza in un comunicato hanno giudicato il gesto “ingiustificabile, gravissimo ed estraneo alle pratiche condivise dal movimento studentesco ma soprattutto un atto che suscita rabbia, disgusto ed indignazione”. I giovani hanno espresso la loro solidarietà a Cristiano e hanno ribadito il loro rifiuto di “ogni tentativo di strumentalizzare questo episodio per creare divisioni interne al movimento”.

Insomma, l’aggressore è uno studente. E martedì scorso era in piazza assieme ad altre centinaia di migliaia di persone a manifestare contro il ddl Gelmini e contro la fiducia al governo Berlusconi. Quello che tutt’ora rimane da capire è il motivo che lo ha spinto ad aggredire così violentemente un suo compagno di manifestazione.

La dinamica dei fatti, oltre che il volto dell’aggressore e dei suoi due compagni di lotta, sono documentati da un filmato realizzato da Youreporter che è stato acquisito dalla Procura di Roma. Sono le 12.30 del 14 dicembre e il corteo sta sfilando per le vie della città. Si vedono chiaramente tre ragazzi che cercano di fermare l’assalto dei manifestanti a un blindato dei carabinieri posizionato fra via delle Botteghe Oscure e piazza Venezia. Quando Cristiano appare nell’inquadratura lo si vede raccogliere da terra un oggetto e lanciarlo verso il cordone di polizia. Passano pochi secondi e, dopo un breve conciliabolo, uno dei tre ragazzi a guardia dei blindati dei militari, si stacca dal gruppo e parte all’assalto dello studente colpendolo in pieno volto con un casco integrale. La vittima sviene e cade a terra. L’aggressore si allontana uscendo dall’inquadratura e un altro dei tre si avvicina a Cristiano. In un primo momento pare voglia soccorrerlo. Non sarà così. Perché, una volta a ridosso del giovane si copre il volto con una sciarpa e alza il braccio, in un modo che a molti è sembrato simile a un saluto romano. Quindi si allontana. La vittima resta a terra con il naso fratturato e un trauma cranico con conseguente ematoma all’interno del cervello.

Il giovane è ricoverato al reparto di chirurgia maxillo-facciale dell’ospedale San Giovanni, e sarà operato lunedì. I sanitari escludono che sia in pericolo di vita, malgrado le condizioni siano serie. “Nella sfortuna – spiegano – al ragazzo è andata bene. Una botta simile, ricevuta a freddo e senza che se la aspettasse, poteva costargli la vita, mentre se la caverà con qualche settimana di prognosi”.

Raggiunto ieri in ospedale da ilfattoquotidiano.it, il ragazzo ha spiegato che cosa abbia tirato alle forze dell’ordine: un frutto, perché assieme ai suoi compagni di scuola aveva deciso di mandare un segnale ironico a un “governo oramai alla frutta”.

Come spiegano i genitori, che hanno aperto una pagina Facebook con la foto dell’aggressore, Cristiano dell’episodio non ricorda quasi niente: solo di essere caduto a terra, di esser stato soccorso da alcuni studenti di medicina che erano vicino a lui e quindi trasportato in ambulanza verso l’ospedale più vicino. Dentro l’ambulanza, assieme al giovane, c’era un altro ferito: uno studente di Pisa colpito da un candelotto di gas lacrimogeno in un occhio. Ma di lui, per ora, non si hanno notizie. Il padre di Cristiano ha annunciato che lunedì formalizzerà una denuncia: “Ma mi auguro che la pratica venga aperta d’ufficio, vista la gravità del fatto e il risalto mediatico che ha avuto”.

Gli interrogativi rimangono. Dai filmati si vede chiaramente il volto di tutti e tre i ragazzi. Eppure se non fosse stato per la tenacia dei genitori nel cercare la persona che ha colpito il loro ragazzo, questa storia forse non sarebbe stata mai raccontata. E poi la difesa del blindato dagli altri manifestanti, l’aggressione e, infine, il presunto saluto romano. In alcune informative di polizia è emerso che a partecipare ai disordini di martedì scorso c’erano anche esponenti delle tifoserie ultras. Anche se ora, appunto, si apprende che l’autore di quel gesto sconsiderato era uno dei manifestanti e non un provocatore infiltrato.

di redazione online (ha collaborato Valeria Brigida)

Decreto flussi – 100 mila nuovi ingressi

 

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Previsti tre click day

Dopo due anni di stop, arriva un decreto flussi che autorizza quasi 100mila nuovi ingressi. Il testo è stato firmato il trenta novembre ed entrerà in vigore solo dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Circa cinquantamila ingressi sono riservati a lavoratori subordinati, di tutti i settori, cittadini di paesi che hanno accordi con l’Italia (Albania, Algeria, Bangladesh, Egitto, Filippine, Ghana, Marocco, Moldavia, Nigeria, Pakistan, Senegal, Somalia, Srilanka, Tunisia, India, Perù, Ucraina, Niger, Gambia). Trentamila ingressi sono riservati invece ai lavoratori domestici (colf, badanti e babysitter) di altre nazionalità.

Il decreto prevede poi quattromila ingressi per lavoratori che hanno partecipato a programmi di formazione nei Paesi di origine, e cinquecento ingressi per discendenti di italiani in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile inseriti negli elenchi dei consolati. Infine, via libera anche a undicimila conversioni di permessi per studio, tirocinio, stagionali e lungo soggiornanti (rilasciati da altri Paesi Ue) in permessi per lavoro subordinato,  e a cinquecento permessi per lungo soggiornanti (rilasciati da altri Paesi Ue) in permesis per lavoro autonomo.

Anche stavolta i datori di lavoro potranno presentare le domande di assunzione solo via internet e gli ingressi verranno assegnati fino a esaurimento in base all’ordine di presentazione. Ci saranno tre diversi click day, presumibilmente a febbraio, che ancora una volta premieranno i più veloci e i più fortunati, lasciando fuori la maggior parte delle imprese e delle famiglie che parteciperanno alla gara.


da Stranieri.it

Ilo, i salari arretrano

 

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Secondo un nuovo rapporto dell’Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO), la crisi economica e finanziaria ha dimezzato la crescita globale dei salari nel 2008 e 2009.

Il Rapporto “Global Wage Report 2010/2011 – Wage policies in times of crisis” analizza i dati provenienti da 115 paesi e territori che rappresentano il 94 per cento di circa 1,4 miliardi di salariati in tutto il mondo. Secondo il rapporto, a livello globale, la crescita dei salari mensili medi è scesa dal 2,8 per cento del 2007 (prima della crisi) al 1,5 per cento del 2008 e allo 0,7 per cento del 2009.

Ad eccezione della Cina, la crescita globale del salario medio è scesa allo 0,8 per cento nel 2008 e allo 0,7 per cento nel 2009.

Il rapporto segnala importanti variazioni a livello regionale nei tassi di crescita dei salari. In Asia e America Latina la crescita dei salari è rallentata ma rimane comunque positiva. In altre regioni, come l’Europa orientale e l’Asia Centrale, è stato registrato un drammatico crollo dei salari. Nelle economie avanzate c’è stata una riduzione del livello dei salari reali in 12 paesi su 28 nel 2008 e in 7 nel 2009.

“Lo studio mostra un’altra faccia della crisi dell’occupazione”, ha dichiarato Juan Somavia, Direttore Generale dell’ILO. “La recessione non solo è stata drammatica per i milioni di persone che hanno perso il lavoro, ma ha colpito anche chi un lavoro ce l’ha, riducendone il potere d’acquisto e il livello di benessere generale”.

Processo Thyssen, chiesti 16 anni e mezzo

 

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Reato di omicidio volontario

Sedici anni e mezzo di reclusione per l’amministratore delegato della ThyssenKrupp, Harald Espenhahn. E’ questa la richiesta avanzata dal pubblico ministero, Raffaele Guariniello, nel processo di Torino. Ieri è stato il giorno della requisitoria dell’accusa, nel procedimento che ipotizza per la prima volta il reato di omicidio volontario con dolo eventuale in un caso di incidente sul lavoro.

Guariniello ha quindi chiesto la condanna a 13 anni e 6 mesi per quattro dirigenti: Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri. Condanna a 9 anni per un quinto, Daniele Moroni. Questi rispondevano di omicidio colposo. Il processo vede imputati sei vertici della multinazionale tedesca, per la strage in cui trovarono la morte sette operai impiegati nello stabilimento di Torino.

“La pena chiesta è troppo bassa. Spero che i giudici l’aumentino. Gli imputati devono pagare per sette vite”. E’ il primo commento di Grazia Rodinò, la mamma di Rosario, uno dei sette operai uccisi nel rogo della Thyssen.

Poco più di tre anni fa, il 6 dicembre 2007 la notte di Torino fu sconvolta dal rogo alla ThyssenKrupp. Una tragedia che costò la vita a sette operai, uno morto subito, gli altri a giorni o settimane di distanza dopo un’agonia terribile anche per i familiari, gli amici e i colleghi delle vittime.

n. 444 del 16 dicembre 2010

NEWSLETTER LAVORO

n. 444 del 16 dicembre 2010

 

 newsletter settimanale per gli operatori del mercato del lavoro

 

   Le Novità in materia di Lavoro                                               

>     INAIL: rapporti di lavoro nel settore Edile e contratti di lavoro part-time

L’INAIL ha stabilito che i datori di lavoro esercenti attività edile sono tenuti ad assolvere la contribuzione previdenziale ed assistenziale su di una retribuzione commisurata ad un numero di ore settimanali non inferiore all’orario di lavoro normale stabilito dai contratti collettivi nazionali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative su base nazionale e dai relativi contratti integrativi territoriali di attuazione.

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>    Min.Lavoro: ripartizione alle Regioni delle risorse per l’apprendistato – anno 2010

Il Ministero del Lavoro ha pubblicato il Decreto 10 novembre 2010, con la ripartizione ed assegnazione, alle Regioni e Province autonome, di Trento e Bolzano, delle risorse relative alle attività in apprendistato per l’annualità 2010.

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>    Agenzia Entrate: parere in materia di tassazione agevolata per straordinari

L’Agenzia delle Entrate risponde ad quesito in materia di tassazione agevolata prevista dall’articolo 2, comma 1, del d.l. n. 93/2008 (convertito dalla legge n. 126/2008).

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>     Min.Lavoro: riduzione contributiva nel settore dell’edilizia

Il Ministero del Lavoro ha pubblicato il Decreto 4 ottobre 2010, relativo alle modalità di contribuzione nel settore dell’edilizia quanto alla misura dell’11,50 per cento di riduzione contributiva.

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>    INPS: chiarimenti in merito al congedo straordinario ex art. 42, comma 5, D.L.vo n. 151/2001

L’Inps fornisce alcuni chiarimenti in merito al congedo straordinario ex art. 42, c. 5, del D.L.vo n. 151/2001 e l’Ente previdenziale competente all’erogazione dell’indennità.

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>     Tribunale Brindisi: questione di legittimità costituzionale dell’art. 17, d.l.vo n. 124/2004

Pubblichiamo l’Ordinanza del Tribunale di Brindisi con la quale il giudice, dott. Giuseppe Marseglia, solleva, alla Corte Costituzionale, la questione di legittimità costituzionale dell’art. 17, comma 3, D.L.vo n. 124/2004, nella parte in cui dispone la sospensione anziché l’interruzione del termine di cui all’art. 22 legge n. 689/1981, in caso di proposizione di ricorso amministrativo al Comitato regionale per i rapporti di lavoro.

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>    Min.Lavoro: le novità sulla procedimentalizzazione dell’attività ispettiva

Il Ministero del Lavoro ha emanato la circolare n. 41 del 9 dicembre 2010, con la quale vengono forniti chiarimenti operativi, al proprio personale ispettivo, circa la procedimentalizzazione dell’attività ispettiva.

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>     Consiglio di Stato: appalto e collaborazione coordinata e continuativa

Con sentenza n. 8229 del 25 novembre 2010, la V sezione del Consiglio di Stato ha preso in considerazione i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa negli appalti.

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   Gli Approfondimenti della DPL di Modena                               

>    Gli approfondimenti, in materia di lavoro, sulla legge di stabilità per il 2011

>    Tentativo facoltativo di conciliazione e Legge n.108/90 per le piccole imprese (dr. Massi)

>    Riflessioni sulla nuova “maxi-sanzione” dopo la circolare n. 38 del ML (dr. Millo)

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   Gli Interpelli della Direzione Generale per l’Attività Ispettiva

>       Aziende del terziario e dei servizi, utilizzo prestazione occasionale e accessoria

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   Sentenze di Cassazione in materia di lavoro                         

>       Licenziamenti collettivi e procedura di riduzione di personale

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Consiglio d’Europa – Le carenze dell’Italia sui diritti

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Sicurezza e salario minimo le note più dolenti

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In Italia i diritti dei lavoratori non sono pienamente rispettati: manca un politica adeguata per la sicurezza sul lavoro e manca un salario minimo per garantire un tenore di vita decente.

Queste, in sintesi, alcuni dei rilievi mossi all’Italia nell’ultimo rapporto redatto dal Comitato europeo dei diritti sociali, l’organo del Consiglio d’Europa, che ha il compito di monitorare come gli Stati membri applicano quanto previsto dalla Carta sociale.

In Italia, secondo il Comitato, manca una politica a livello nazionale per la riduzione dei rischi legati ai lavori pericolosi o dannosi per la salute e le misure sinora adottate per “compensare”i lavoratori dei rischi che corrono non sono in linea con quanto previsto dalla Carta sociale.

Nel rapporto viene poi sottolineato come alcune particolari categorie di lavoratori non godano di tutti i diritti che dovrebbero essere loro garantiti. Uno dei casi evidenziati è quello di chi opera nel settore della pesca, dove per contratto si puo’ lavorare fino a 14 ore al giorno o 72 ore alla settimana. Questo mentre il Comitato indica che giornalmente non si dovrebbero superare le 8 ore giornaliere e le 40 settimanali.

(ANSA)

Morti sul lavoro

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Morti sul lavoro

Lavorare in sicurezza è un diritto

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Sono 135 le vittime nel settore delle costruzioni rilevate da gennaio a fine novembre dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering.

Vengono esposti quotidianamente a rischi mortali senza imbragature nè protetti da parapetti. Molto spesso non indossano gli elmetti e le scarpe antinfortunistiche. Questa è molto spesso la prassi lavorativa per chi opera nell’edilizia. Ed ecco che sei decessi su dieci sono dovuti proprio ad una caduta dall’alto. Intanto, dall’inizio dell’anno a fine novembre, i morti nel settore sono stati 135 (il 28 per cento di tutte le morti bianche del Paese).

La regione in cui il dramma è maggiormente sentito è la Campania con 18 vittime delle costruzioni, seguita da Lazio e Lombardia (14), da Veneto ed Emilia Romagna (12) e dalla Sicilia (11).
Nella classifica provinciale invece è Napoli a tenere le fila del dolore con sette morti bianche. Seguono Latina (6), Roma (5), Milano, Belluno e Palermo (4).

A registrare una sola vittima nel settore sono solo Basilicata e Molise. Precedute dal Friuli Venezia Giulia e Umbria (2), Trentino Alto Adige e Sardegna (3), Abruzzo e Liguria (4),  Marche e Toscana (5), Piemonte, Puglia e Calabria (8).

E’ la prima tragica immagine del lavoro nei cantieri edili proiettata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering di Mestre. Un focus sull’emergenza morti sul lavoro nel settore del mattone necessario per il Presidente dell’Osservatorio Ingegnere Mauro Rossato “poiché aiuta a comprendere quanto sia indispensabile lavorare sul fronte della formazione e, più in generale, della prevenzione. Perché, per ora, dati alla mano, pare si stia facendo ancora poco”.

Una strage pressochè quotidiana quella che emerge nell’edilizia. E a perdere la vita sono anche i lavoratori stranieri (oltre il 15 per cento del totale). Per la precisione i rumeni sono il 28 per cento delle vittime straniere, gli albanesi il 38 per cento.

“Il problema di questo Paese quando si parla di edilizia – spiega il Presidente di Vega Engineering – è la mancanza di formazione e di sensibilità sul tema della sicurezza. A partire proprio dai datori di lavoro”.

La loro prima responsabilità infatti è quella di organizzare preventivamente le attività lavorative scegliendo i sistemi di sicurezza da utilizzare, adeguandoli di volta in volta alle specificità del cantiere. Tutto questo è previsto dalla legge che obbliga ogni azienda a redigere il Pos ovvero il Piano operativo sulla sicurezza.

“In molti casi, però – precisa ancora Rossato – si tratta di documenti non conformi, di “faldoni” interminabili, prestampati con misure mai applicate”, magari elaborati da qualche “consulente” improvvisato.