Archivi giornalieri: 9 dicembre 2010

Rapporto Censis -Cgil: “Il governo vari una legge di contrasto alla povertà”

NEWS

La “propaganda dannosa” del governo

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“Serve urgentemente una legge nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale”. Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, in merito ai dati che emergono dal rapporto Censis sulla situazione sociale. “Il governo- aggiunge-, sempre attento ai sondaggi, dovrebbe leggere con attenzione i dati del Censis, in particolare la parte in cui si riporta che il 90% degli italiani ritiene inefficaci e negative le misure promosse dal governo sul terreno della lotta alla poverta’”.

Un dato, sottolinea Lamonica, “che il governo dovrà tenere ben presente quando il 13 dicembre presentera’ a Milano il bilancio nazionale dell’anno europeo contro la poverta’, per evitare di fare, anche in quell’occasione, della propaganda dannosa”. Secondo la sindacalista il governo dovrebbe invece “raccogliere la denuncia proveniente dai cittadini, e da noi piu’ volte avanzata, e varare al piu’ presto- conclude Lamonica- una legge nazionale di contrasto alla poverta’ e all’esclusione sociale, come hanno fatto tutti i paesi europei”.

Veneto – Aumenta il lavoro a chiamata

Veneto – Aumenta il lavoro a chiamata

La nuova frontiera della precarietà

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Lavoro a chiamata: “la nuova frontiera della precarietà”. È questa la definizione data dalla Cgil Veneto, che denuncia l’aumento esponenziale di questa soluzione occupazionale, dietro cui si celerebbe “lavoro nero mascherato”. Secondo i dati resi noti oggi dal sindacato, nel Veneto un quinto dei lavoratori intermittenti occupati in Italia è inquadrato in questo modo. Per dire no all’estremizzazione del precariato è indetta per il 9 dicembre, assieme alla Filcams (sindacato del commercio e del turismo), un’iniziativa regionale cui sono stati a chiamati a partecipare rappresentanti del ministero del Lavoro e delle associazioni imprenditoriali (ore 9,30, sede Cgil regionale, via peschiera 5, Mestre).

Dai dati risulta che nel 2010 il ricorso al lavoro a chiamata è raddoppiato rispetto al 2009, con quasi 70 mila ingaggi previsti entro la fine di dicembre. A metà dell’anno è arrivato a rappresentare il 17,5% del totale delle assunzioni nel Veneto, con una crescita esponenziale rispetto all’analogo periodo del 2008 (quando era a quota 1,1%).  Nella seconda parte del 2010, inoltre, si è registrato un ulteriore balzo in avanti. È una soluzione che piace soprattutto ad alberghi e ristoranti (più del 60% del totale dei lavori a chiamata), ma ci sono sempre più casi anche nei negozi (10%) che lo utilizzano soprattutto sotto le feste, “tanto che dicembre è il mese boom, quello in cui si registra il picco massimo (25% sopra la media annua) anche se con meno ore lavorative dichiarate” si spiega dal sindacato, che si rifà in questa analisi ai dati Istat: “Le ore di lavoro medie dichiarate sono pari a 5,7 settimanali per ogni lavoratore – osserva Fabrizio Maritan, responsabile del dipartimento politiche del lavoro della Cgil veneta -, corrispondenti a una retribuzione lorda totale di 62 euro. Il che è ridicolo. Del resto, basti pensare che il minimo di lavoro previsto per un part time è pari a 15 ore settimanali nel turismo e 18 ore nel commercio”.

Il timore è per gli eventuali abusi insiti nel lavoro a chiamata: “Non sono nuovi in Veneto i casi di lavoratori assunti a tempo parziale con il minimo delle ore e poi impiegati anche oltre le 40 ore settimanali, ma ora la paura è che ora tutto ciò si amplifichi – spiega il segretario regionale della Filcams, Adriano Filice – perché è possibile assumere un lavoratore solo per garantirsi un’apparenza di legalità per poi farlo lavorare abbondantemente in nero senza troppo timore di controlli”.

da Redattore sociale

Congedo di maternità – No alla proposta del Parlamento Ue

Il braccio di ferro tra Parlamento e Consiglio UE

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I governi dell’Ue hanno respinto la proposta del Parlamento europeo per un congedo di maternità di 20 settimane al 100% della paga, giudicata troppo onerosa per i loro bilanci in tempi di austerità. “La grande maggioranza degli Stati membri ritiene che il Parlamento sia andato troppo in là, lasciandoci senza una base per negoziare”, ha spiegato Joelle Miquet, ministro per l’Occupazione e rappresentante della presidenza di turno belga, al termine della riunione del Consiglio dell’Unione europea nella formazione Affari sociali.

Si apre ora una delicata fase di negoziazioni che si estenderà probabilmente per tutto il 2011, per arrivare presumibilmente a un congedo di 18 settimane, ma con ampia discrezionalità sull’effettiva applicazione delle misure finanziarie in ogni Stato membro. La base della discussione tra governi non sarà quindi la proposta approvata dal Parlamento europeo, ma quella della Commissione, che si basa appunto su congedo di 18 settimane. La decisione del Consiglio non giunge però come una sorpresa, in quanto – in seguito all’approvazione delle 20 settimane da parte del Pe – sia la Commissione europea che alcuni governi (a cominciare da quello britannico) avevano espresso scetticismo sulla sopravvivenza della proposta di fronte alle esigenze di austerità dei governi.

Piccata la reazione della portoghese Edite Estrella, responsabile del rapporto approvato dal Pe con le 20 settimane, e del gruppo socialista dei cui lei fa parte: “il Consiglio non ha ben capito qual è il ruolo del Parlamento con il Trattato di Lisbona”. Una dichiarazione che suona come una sfida a braccio di ferro tra le due istituzioni, e lascia presagire un acceso scontro interistituzionale Parlamento-Consiglio.

Anche se con Lisbona le due istituzioni sono co-legislatori alla pari, la pratica mostra che alla fine è il Consiglio a negoziare in posizione dominate, soprattutto perché in questo caso la Commissione  europea sembra appoggiarlo.
Estrela ha quindi affermato che continuerà a lavorare con il Consiglio e con la futura presidenza ungherese dell’Unione (che prenderà il via a gennaio) per “raggiungere il miglior accordo possibile”.

Rimane comunque l’amarezza all’interno del gruppo socialista per vedere respinta una delle proposte di direttiva su cui aveva lottato con più intensità: “il Consiglio, usando la crisi come scusa, chiude un occhio di fronte alla grande crisi demografica che l’Europa sta affrontando, e si dimostra di corte vedute”. Per Britta Thomsen, portavoce dei socialisti per le politiche di genere, “il Parlamento ha riposto fede in una proposta grazie alla quale uomini e donne avrebbero potuto conciliare le loro aspirazioni professionali con una vita famigliare piena. Il Consiglio si dimostra miope respingendo una proposta che avrebbe avuto benefici positivi sull’economia nel medio e nel lungo termine”.

Italia, una donna su tre fuori dal mercato del lavoro

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Le “significative differenze”…

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In Europa una donna su cinque è fuori dal mercato del lavoro, in Italia una su tre. E’ quanto emerge dai dati diffusi oggi (martedì 7 dicembre) da Eurostat, che si riferiscono al 2009. L’Ufficio statistico della Ue analizza i soggetti femminili tra i 25 e 54 anni, rivelando che l’Italia è tra i paesi “maglia nera” dell’Unione. I motivi sono soprattutto “ragioni famigliari”.

Considerando le donne tra i 15 e i 64, la percentuale dell’anno scorso sale ancora e arriva per la Ue al 35,7% e per l’Italia al 48,9%. Quasi una donna su due è quindi fuori dal mercato. Tra gli Stati membri, secondo la ricerca, ci sono “significative differenze” dovute all’atteggiamento più o meno attivo delle studentesse che cercano lavoro durante gli studi.

Il paragone tra donne e uomini presenta differenze ancora più consistenti. Tra i maschi tra 15 e 64 anni – prosegue Eurostat -, il tasso di inattività nel 2009 è stato pari al 22,2%, solo leggermente in diminuzione rispetto a quello del 2000, pari al 22,8%. Percentuale molto più alta per le donne (35,7%), che però scende rispetto al 2000, quando si attestava al 39,9%.

Nell’arco di nove anni, dunque, oltre 5 milioni di donne sono entrate sul mercato del lavoro. Inoltre, nonostante la crisi economica tra il 2008 e il 2009 le donne sono cresciute: il tasso di inattività è passato dal 36,1% al 35,7%.

Per gli uomini si è verificato il contrario. Questi sono i più colpiti dalla crisi: la percentuale di inattivi è aumentata per la prima volta dal 2002, passando dal 22% al 22,2% del 2009. In particolare, sono stati i ragazzi tra i 15 e i 24 anni ad averne soprattutto fatto le spese, passando da un tasso del 52,1% nel 2008 al 53% nel 2009.

Nel particolare dei paesi considerati, il tasso di inattività maggiore stato rilevato a Malta (51,1%), seguita dall’Italia (35,5%), dalla Romania (29,4%) e dalla Grecia (29%). I più bassi sono in Slovenia (12.1%), Svezia (12.9%) e Danimarca (13.0%).  Il numero di donne che indicano “motivi di famiglia” è pià marcato Malta (40,4%), seguita dalla Grecia (16,2%) e dal Lussemburgo (15,6%). E’ minore Danimarca (1,4%), Svezia (1,8%) e Slovenia (3,6%).

da Rassegna.it

n. 443 del 9 dicembre 2010

NEWSLETTER LAVORO

n. 443 del 9 dicembre 2010

 

 newsletter settimanale per gli operatori del mercato del lavoro

 

   Le Novità in materia di Lavoro                                               

>     INPS: primi chiarimenti sull’art. 4 della Legge 183/10 – misure contro il lavoro sommerso

L’INPS ha fornito le prime indicazioni, agli ispettori degli Enti previdenziali, in merito alla nuova disciplina delle sanzioni civili e alle nuove competenze attribuite dall’articolo 4 della Legge 4 novembre 2010, n. 183.

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>    Min.Lavoro: perequazione automatica, minimi pensionistici – anno 2011

E’ stato pubblicato il Decreto Interministeriale 19 novembre 2010 che consente la perequazione automatica dei trattamenti minimi di pensione e di pensione sociale a partire dal 1° gennaio 2011.

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>    Funzione Pubblica: indicazioni sulle modifiche alla disciplina in materia di permessi per l’assistenza ai disabili

Il Dipartimento della Funzione Pubblica fornisce indicazioni di carattere generale omogenee per il settore pubblico e privato, relativamente alle modifiche alla disciplina in materia di permessi per l’assistenza alle persone con disabilità.

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>    INPS: incentivo per l’assunzione di lavoratori destinatari di ammortizzatori sociali in deroga

L’Inps fornisce ulteriori chiarimenti in merito all’incentivo per l’assunzione di lavoratori destinatari di ammortizzatori sociali in deroga.

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>    INPS: modifiche ai permessi per l’assistenza a portatori di handicap in situazione di gravità

L’INPS ha fornito le istruzioni in merito alle disposizioni introdotte dall’ articolo 24 della Legge 4 novembre 2010, n. 183.

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>     INPS: le retribuzioni degli O.T.D. e degli o O.T.I. del settore agricolo per la determinazione delle medie salariali

L’INPS ha comunicato le retribuzioni contrattuali degli operai a tempo determinato (O.T.D.) e degli operai a tempo indeterminato (O.T.I.) del settore agricolo, in vigore alla data del 30 ottobre 2010, per la determinazione delle medie salariali.

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   Gli Approfondimenti della DPL di Modena                               

>    Conciliazioni presso le Direzioni provinciali del lavoro e fase transitoria (dr. Massi)

>    Vigilanza in materia di autotrasporto: quadro normativo attuale e competenza (dr.ssa Viaggio)

>    Gli interpelli sulla esclusione dalla base di computo per il calcolo dei lavoratori disabili (dr. Camera)

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   Gli Eventi                                                                              

>       Univ.Roma Tre: master – Governo e mercato del lavoro

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Test di Italiano per gli stranieri

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Test di Italiano per gli stranieri

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Dal 9 dicembre entra in vigore il Decreto Interministeriale, che ha stabilito le modalità per l’ulteriore requisito necessario per ottenere il Permesso di soggiorno CE-SLP.

Da giovedì prossimo, pertanto, tutti gli stranieri che intendono richiedere tale tipologia di permesso, dovranno essere in possesso di un titolo che attesta la conoscenza della lingua italiana (livello A2) o di altri titoli di esenzione, oppure, in mancanza, dovranno sostenere il test di italiano presso i CTP, presentando domanda in via telematica.

Il 6 dicembre scorso si è svolta la riunione presso la Direzione Centrale Immigrazione e Politica delle Frontiere, sul test di italiano, e il 7 dicembre l’incontro con i legali del patronato.

Per quanto riguarda il primo incontro, il Ministero dell’Interno ha informato che le Questure terranno “sospese” le domande di permesso CE-SLP per un periodo di 90 giorni dalla data della domanda, in attesa che lo straniero possa svolgere il test di italiano.

Le Questure saranno in grado, tramite il sistema informatico condiviso, di sapere che lo straniero ha presentato domanda di partecipazione al test, la data di svolgimento e l’esito dello stesso.

Sarà comunque opportuno allegare al kit copia dell’avvenuta contemporanea domanda di test. Anche se non esplicitato chiaramente, il termine di 90 giorni, in questa prima fase di assestamento delle procedure, non sarà così perentorio.