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 Immigrazione: Cgil, l’Italia viola le convenzioni contro il lavoro forzato

Lettera all’Organizzazione Internazione del Lavoro

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Con un documento firmato dalle segretarie confederali, Morena Piccinini e Nicoletta Rocchi – si legge nella lettera –  “il sindacato ha posto all’attenzione dell’Oil la violazione delle convenzioni internazionali n. 29 del 1930 e 105 del 1957 per l’abolizione del lavoro forzato”.

Mentre la legislazione italiana condanna ogni pratica di lavoro forzato – prosegue la missiva –  “l’impostazione restrittiva delle leggi sull’accesso legale degli stranieri in Italia, una impostazione ‘securitaria’ e non promozionale dell’accoglienza e dell’integrazione, consente  il riproporsi di fenomeni ricorrenti di vere e proprie condizioni la lavoro forzato di immigrati, sia regolari che irregolari, che cadono vittime di imprenditori senza scrupoli e, spesso, di vere e proprie organizzazioni criminali”.

Nel documento la Cgil denuncia le condizioni di “sfruttamento e di schiavitu” in cui i lavoratori stranieri erano costretti a Rosarno, citando anche stralci di una ordinanza di rinvio a giudizio proprio nei confronti di sfruttatori nella piana di Gioia Tauro, a testimonianza del fatto che i fenomeni di riduzione in schiavitù sono noti e, in alcuni casi, perseguiti dall’Autorità giudiziaria”.

“La mancanza, però, di idonei strumenti legislativi – hanno sottolineato le segretarie confederali Piccinini e Rocchi- che favoriscono l’accesso legale in Italia dei lavoratori migranti, la conservazione dello stato di regolarità anche di fronte alla perdita del posto di lavoro, la regolarizzazione (anzichè l’espulsione) nel caso di denuncia dei propri sfruttatori, rendono il fenomeno dello sfruttamento dei migranti irregolari, da parte di organizzazioni criminali, troppo diffuso, da poter essere affrontato solo in termini repressivi”. Per questo motivo, Piccinini e Rocchi hanno criticato la politica del governo come “negativa e di chiusura verso l’immigrazione”.

Per la Cgil, “ennesima dimostrazione ne è stato lo stralcio dell’articolo 48 della direttiva europea in occasione della sua conversione in legge”, ovvero l’articolo che prevede la possibilità per il migrante vittima di tratta, e sfruttamento in condizioni di schiavitu’, di denunciare il proprio datore di lavoro ottenendo un percorso di regolarizzazione.

 

Nel documento, infine, la Cgil ha segnalato “le molte proposte sindacali, anche unitarie, per affrontare veramente la piaga del lavoro schiavistico cui sono costretti molti immigrati, senza trasformarsi, come accade oggi in Italia, in una punizione per le vittime piuttosto che per i colpevoli”.

NEWSultima modifica: 2010-02-26T08:28:00+01:00da vitegabry
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