Archivi giornalieri: 16 febbraio 2010

Confederazione Sindacale Sarda

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La Confederazione sindacale sarda (CSS) celebra i suoi 25 anni

Una lotta sindacale lunga 25 anni.

di Francesco Casula

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La Confederazione Sindacale Sarda compie 25 anni: li celebrerà il 20 Febbraio prossimo al Caesar’s Hotel di Cagliari. Tra gli ospiti ci saranno rappresentanze di sindacati etnici italiani (Il valdostano SAVT),  e europei (Corsi, baschi, galeni e catalani). La CSS è nata il 20 Gennaio 1985: è il terzo Sindacato etnico in Italia dopo quello valdostano (fondato nel 1952) e quello Sudtirolese (ASGB) nato nel 1978. Nel Convegno –fra l’altro- verrà commemorato Eliseo Spiga, l’ideatore della CSS e il primo segretario generale.Il sindacato etnico sardo –o della Nazione sarda, come ama definirsi- nasce per difendere i sardi sia come lavoratori –salario, occupazione, orario e condizioni di lavoro- sia come sardi e dunque nella loro dimensione culturale e linguistica. Di qui la battaglia del Sindacato sardo a favore del Bilinguismo. Anche in forte polemica con i Sindacati italiani -CGIL-CISL-UIL in primis- contesta duramente il tipo di sviluppo e di industrializzazione che lo Stato –con la complicità delle classi politiche sarde e degli stessi sindacati- ha imposto alla Sardegna negli ultimi 50 anni, uno sviluppo tutto giocato sulla petrolizzazione dell’Isola e sulle industrie nere e inquinanti, che hanno devastato il territorio senza peraltro creare né occupazione, né prosperità e benessere. La grave crisi in atto ne è la testimonianza più ecclattante. Di contro sostiene, la necessità di costruire una economia nazionale sarda, procedendo a una riappropriazione di tutte le risorse dell’Isola, per gestirle e valorizzarle direttamente. A questo punto l’economia sarda potrebbe confrontarsi con le altre economie non più come produttrice di materie prime o come mera sede di intraprese multinazionali, ma come creatrice di prodotti finiti. Per iniziare così a rompere quel meccanismo infernale, che gli economisti chiamano “lo sviluppo ineguale” per cui la Sardegna – e molte zone del Sud- produce ed esporta semilavorati (per es. petrolio raffinato, a basso valore aggiunto),  mentre importa prodotti finiti (per esempio medicine, prodotti della chimica farmaceutica, ad alto valore aggiunto): in questo scambio ineguale, la Sardegna continua a impoverirsi e il Nord Italia, dove si fanno le ultime lavorazioni, si arricchisce vieppiù. Per convincersi di questo meccanismo basta guardare guardare i recenti dati ISTAT per quanto attiene al PIL ma non solo.

*storico

(Pubblicato su Il Sardegna del 16-2-10)