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Anniversario rapimento Moro

 

 

 

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16 marzo 2020: anniversario del rapimento di Aldo Moro e della strage della sua scorta

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Agenpress. Il 16 marzo 1978 avvenne il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione dei 5 agenti della scorta. Il corpo dello statista sarà poi fatto trovare dai terroristi il successivo 9 maggio.

Per 55 lunghissimi giorni il mondo intero concentrò la sua attenzione sul rapimento di Aldo Moro e, in Italia, si discuteva se trattare oppure noi con i terroristi come richiedeva Aldo Moro dalle sue lettere scritte e fatte pervenire durante la prigionia ad alcuni uomini politici dell’epoca.

 

Alla fine non venne fatto nulla e Aldo Moro venne ucciso della Brigate Rosse: i terroristi lo fecero salire nel portabagagli di una Renault 4 Rossa rubata dicendogli che lo avrebbero portato in un luogo più sicuro e, dopo averlo coperto con una coperta, gli spararono per dieci volte.

Ai funerali, che si tennero il 13 maggio, la famiglia non partecipò in segno di protesta contro lo Stato che, a loro dire, aveva fatto poco o niente per salvare Aldo Moro. Fu sepolto nel comune di Torrita Tiberina. Aveva 61 anni.

Sardegna

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Memorie: Il sindaco maratoneta

Editore: RAI Sardegna
Data di trasmissione: 1990/11/22
Programma: Memorie
Curatore programma: Mossa Maria Piera
Raccolta: Archivio Rai
Descrizione: Quarta puntata della serie “Memorie” – Cinque storie degli anni ’60 dal titolo “Il sindaco maratoneta”.
Rievocazione della storica marcia di protesta del 1965 dell’allora sindaco di Ollolai Michele Columbu: percorse a piedi tutta la Sardegna per protestare contro la Regione Sardegna per la non assegnazione di interventi straordinari per il suo paese.
Il sindaco e professore di lettere, recatosi a Cagliari per sollecitare interventi per il suo paese e non ottenendo alcun risultato, decise di manifestare la propria protesta in modo non violento percorrendo a piedi tutta l’isola, da Cagliari a Ollolai e quindi a Sassari, in una marcia solitaria di 500 chilometri.
I problemi, determinati dall’impatto negativo tra l’incipiente cultura occidentale dei consumi e la produzione di tipo tradizionale, consistevano, oltre che nella mancanza di infrastrutture (acquedotto, sistema fognario), nel fenomeno della disoccupazione e della emigrazione, comuni d’altra parte a molte altre zone dell’isola. L’attenzione a queste tematiche era già oggetto del Piano di rinascita, considerato all’epoca il primo tentativo organico e razionale di risolvere i secolari problemi economici sociali e civili della Sardegna.
L’iniziativa di Michele Columbu riscosse un vasto seguito presso l’opinione pubblica e numerosi attestati di solidarietà da parte di tutta la popolazione dei paesi toccati durante la marcia.

Sant’ Eriberto di Colonia

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Sant’ Eriberto di Colonia


Sant' Eriberto di Colonia

Nome: Sant’ Eriberto di Colonia
Titolo: Vescovo
Nascita: 970 circa, Worms, Germania
Morte: 1021, Colonia, Germania
Ricorrenza: 16 marzo
Tipologia: Commemorazione

Quando si è detto che Eriberto fu consacrato Vescovo di Colonia nel 999 si è già detto molto. Si era alla vigilia di quel Mille, che si annunziava pieno di spavento, per la creduta fine del mondo.

Su quel momento di universale panico si è calcato molto la mano, come se l’aspettativa dei giorni apocalittici avesse davvero paralizzato la vita del mondo. Basterebbe ricordare le parole carducciane su « Le turbe raccolte intorno a’ manieri feudali, accasciate e singhiozzanti nelle chiese tenebrose e ne’ chiostri, sparse con pallidi volti e sommessi mormorii per le piazze ».

Oggi i colori di quel momento storico si sono sensibilmente schiariti, non però tanto da mutare le temute tenebre della notte perpetua, in una sperata alba di vita felice.

Sta di fatto che l’Impero degli Ottoni, se non vacillava, certo veniva già turbato, specie in Italia, dal verzicare dei liberi comuni, e i discendenti del primo grande e potente Ottone scendevano in Italia per morirvi quasi tutti giovani.

Eriberto, nato a Worms, da nobile famiglia, si trovava a fianco di Ottone III, quando .il giovanissimo Imperatore scese in Italia. Era anzi il suo cancelliere. Ciò non significava che fosse uomo politico; era un ecclesiastico, che aveva studiato in una Abbazia benedettina ed era stato Preposto della Chiesa di Worms.

Forse si deve anche a lui, oltre che alla madre di Ottone III, Teofania, l’inclinazione che il giovane Imperatore mostrò per l’antica civiltà romana, che preferiva a quella tedesca. Egli pensò persino di far di Roma la sede dell’Impero, contro il parere dei suoi superbi teutoni ed anche contro il desiderio dei gelosi romani.

Eriberto si trovava a fianco di questo Imperatore germanico, quando, a Benevento, fu nominato Vescovo di Colonia. Mentre Ottone III rimaneva in Italia, dove sarebbe stato ucciso giovanissimo, a ventidue anni, Eriberto risalì la penisola e attraversò la Germania, per essere, come abbiamo detto, consacrato a Colonia, nel 999.

Cominciò allora la sua opera di consolazione e di conforto negli anni dello sgomento e del terrore. Umile, dolce, affabile, sereno, sollevò le anime e guidò la diocesi con dolce zelo.

Egli stesso, per penitenza, portava indosso costantemente il cilicio, ma non approvava che il terrore provocasse forme troppo aspre di sacrificio.

Il successore di Ottone III, quell’Enrico che abbiamo visto sposo della casta e caritatevole Cunegonda, non apprezzò da prima le qualità del Vescovo Eriberto. Ma poi, riconoscendo di avere sbagliato, gli chiese pubblicamente perdono e lo volle suo cancelliere.

Eriberto si sentiva però pastore e padre, soccorritore di miserie morali e materiali. Egli, che avrebbe potuto vivere nella Reggia Imperiale, si faceva stretto obbligo di visitare la propria diocesi, portando ovunque la serenità del proprio spirito e la generosità del proprio cuore. E durante una di queste visite pastorali, caduto ammalato, morì, a Duitz, il 15 marzo 1021.