Archivi giornalieri: 10 marzo 2020

San Macario di Gerusalemma

 

San Macario di Gerusalemme


San Macario di Gerusalemme

Nome: San Macario di Gerusalemme
Titolo: Vescovo
Nascita: III secolo, Gerusalemme
Morte: 335 circa, Gerusalemme
Ricorrenza: 10 marzo
Tipologia: Commemorazione

La forza della sua opposizione all’arianesimo è dimostrata dal modo in cui Ario parla di lui nella sua lettera a Eusebio di Nicomedia.

Macario prese parte al Concilio di Nicea, nel corso del quale potrebbe aver avuto molto a che fare con la stesura del Credo niceno. Nella Storia del Concilio di Nicea attribuita a Gelasio di Cizico ci sono una serie di dispute tra immaginari Padri del Concilio e dei filosofi al soldo di Ario. In una di queste controversie Macario è portavoce per i vescovi che difende la discesa all’inferno. Macario appare il primo tra i vescovi di Palestina che hanno sottoscritto il Concilio di Nicea.

Secondo Teofane, Costantino, alla fine del Concilio di Nicea, chiese a Macario di cercare i siti della Resurrezione e della Passione e la Vera Croce. L’enorme quantità di pietre sopra il tempio di Venere, che al tempo di Adriano si era accumulato nel tempo sopra il Santo Sepolcro, fu demolito, e “quando la superficie originale del terreno apparve immediatamente, al contrario di ogni aspettativa, il monumento sacro della Resurrezione del nostro Salvatore fu scoperto”. Nell’apprendere la notizia Costantino scrisse a Macario una lunga lettera per ordinare l’erezione di una sontuosa chiesa sul luogo: si dava avvio così alla prima costruzione cristiana della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalemme san Macario, Vescovo e Confessore, per consiglio del quale Costantino Magno e la beata Elena, sua madre, purificarono i luoghi santi e li abbellirono di sacre Basiliche

Riforma Pensioni

RIFORMA PENSIONI/ La mobilitazione delle casse professionali

Pubblicazione: 10.03.2020 Ultimo aggiornamento: 11:39 – Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni, la casse previdenziali dei professionisti chiedono parità di trattamento di fronte all’emergenza coronavirus

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Image by Steve Buissinne from Pixabay
 

LA MOBILITAZIONE DELLE CASE PROFESSIONALI

Le casse private dei professionisti si stanno mobilitando per chiedere una misura non di riforma pensioni complessiva, ma che garantisca la parità di trattamento in questo momento di difficoltà legata all’emergenza coronavirus. Come segnala Il Sole 24 Ore, infatti, il Governo “ha riservato ai soli professionisti delle zone rosse iscritti alla gestione separata Inps i 500 euro straordinari, riconosciuti per tre mesi, tagliando fuori tutti i professionisti ordinistici che versano alle Casse private”. La Cassa ragionieri ha già deciso di sospendere i pagamenti contributivi degli iscritti residenti o con studi nella zona rossa e anche quella dei commercialisti ha preso una decisione analoga. Tuttavia questo può porre dei problemi se aumenterà il numero di comuni coinvolti. Del resto, come spiega il Presidente di Cassa Forense Nunzio Luciano, “il nostro obiettivo primario è pagare le pensioni”, cosa per la quale servono appunto i contributi degli iscritti. Da qui il pressing sull’esecutivo perché il provvedimento preso non si limiti agli iscritti all’Inps.

I PROBLEMI DI UN CALO DELL’ECONOMIA

Negli ultimi giorni l’emergenza coronavirus si sta intrecciando con il dibattito sulla riforma pensioni. Claudio Romiti, sull’Opinione delle libertà, ricorda che “nella malaugurata eventualità di una pestilenza prolungata che paralizzasse letteralmente il Paese e, di conseguenza, l’intera economia, si produrrebbe di riflesso una gigantesca voragine nel bilancio dello Stato”. Questo perché, “in estrema sintesi, con una spesa pubblica complessiva di circa 900 miliardi, di cui gran parte di natura corrente, mancherebbero i quattrini sufficienti per pagare stipendi e pensioni. Anche perché vorrei ricordare ai più distratti, come diceva la compianta signora Thatcher, non esistono i soldi pubblici, ma solo i soldi dei contribuenti. E se questi ultimi non arrivano secondo le quantità previste, vuoi perché le aziende chiudono in massa e vuoi perché le persone consumano e si spostano molto meno, non puoi pensare di ricorrere ad altri prestiti per tappare le inevitabili falle”. Dunque se le cose si mettono male per l’economia, si mettono male anche per il sistema pensionistico.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GIANNINI

In un articolo pubblicato su Affari & Finanza, l’inserto economico di Repubblica, Massimo Giannini ricorda i tagli alla sanità che sono stati fatti negli ultimi anni. “Conveniva questa cura da cavallo, mentre cresceva di anno in anno la spesa per le pensioni?”, si chiede il giornalista, che sottolinea il fatto che “abbiamo una spesa previdenziale tra le più alte d’Europa rispetto al Pil: 233 miliardi, il 16,6%. Questa dinamica non riflette solo i vizi del sistema politico, che premia i vecchi e non i giovani, ma anche un’evoluzione demografica sfavorevole”. Giannini cita quindi il fatto che “Salvini volle a ogni costo Quota 100, Di Maio lo seguì allora e lo segue anche oggi, mentre Zingaretti non sa imporgli una retromarcia”. Il risultato di tutto questo è che tale misura di riforma pensioni “ci costerà 9 miliardi in tre anni”.

LE RISORSE STANZIATE PER QUOTA 100

Certo, la scorsa settimana si è saputo che il 2019 si è chiuso con un deficit all’1,6% del Pil, sotto le attese, ma le cose sarebbero andate meglio se non ci fossero state “nuove prestazioni sociali in denaro”, ovvero, nota Giannini, le “erogazioni di pensionamenti anticipati collegati a Quota 100 Se avessimo tenuto questo fieno in cascina (risparmiando 5,2 miliardi solo quest’anno) oggi avremmo più risorse per coprire i buchi degli ospedali, dove mancano 8 mila specialisti. È matematica, non ideologia”. Una riflessione che è stata proposta in maniera diversa anche da alti commentatori in questi giorni: la riforma pensioni con Quota 100 è stata dannosa per il sistema sanitario sotto diversi punti di vista.

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Pensioni ultime notizie

 

Pensioni ultime notizie: Quota 100, i retroscena dell’ex Ministro Tria

Pubblicato il 10 Marzo 2020 alle 08:16 Autore: Daniele Sforza
 

Pensioni ultime notizie: si torna a parlare di Quota 100 e a farlo è l’ex ministro dlel’Economia Giovanni Tria, che svela un retroscena.

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Pensioni ultime notizie: Quota 100, i retroscena dell’ex Ministro Tria

Pensioni ultime notizie: Quota 100 e reddito di cittadinanza sono state le misure cavallo di battaglia del governo giallo-verde. A quel tempo, in effetti non molto remoto, il ministro dell’Economia era Giovanni Tria. E tutti ricorderemo di quanto fosse difficile bilanciare risorse da investire e promesse politiche. Alla fine Quota 100 e reddito di cittadinanza furono fatte, ma oggi, l’ex ministro Tria, in un’intervista sull’inserto di Repubblica Affari & Finanza, svela un retroscena a riguardo.

 

Pensioni ultime notizie: Tria parla di Quota 100

Nel 2018 si sarebbe potuto agire diversamente, confessa Tria, che spiega come Quota e reddito di cittadinanza “attribuivano diritti soggetti ai cittadini e se le risorse non fossero bastate si sarebbe aggiustato successivamente il bilancio”, tanto da non rendere necessario “eccedere negli stanziamenti di bilancio”. Tuttavia “se ne fece una bandiera e il Governo decise di procedere”.

Tria ha anche affermato di prestare attenzione, visto che le somme che inizialmente erano state ipotizzate alla fine non furono mai spese. In breve, “il costo fu sovrastimato. Tanto è vero che dopo una battaglia sul 2,4 e poi sul 2,04% siamo arrivati all’1,6%”.

 

Pensioni ultime notizie: quando Tria disse “Alla riduzione dell’Irpef fu preferita Quota 100”

Le ammissioni di Tria, in verità, seguono quelle rilasciate lo scorso settembre durante la prima puntata di Che tempo che fa. In quell’occasione, l’ex ministro delle Finanze disse che al posto di Quota 100 aveva proposto “la riduzione dell’Irpef con un piccolo aggiustamento, la famosa rimodulazione dell’Iva”. Misura che però fu bocciata, perché le venne preferita Quota 100, per l’appunto.

Insomma, le critiche al governo di cui era ministro non si sono placate nel corso del tempo e adesso Tria sembra quasi rinnegare quell’appartenenza a un gruppo governativo che sembra abbia privilegiato promesse poco sostenibili rispetto ad altre misure più efficienti per l’economia nazionale.