Archivio mensile:agosto 2015

di Stefano Rodotà, da Repubblica

Il risveglio tardivo dei critici di Renzi

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di Stefano Rodotà, da Repubblica

Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un crescendo di dichiarazioni da parte di studiosi e commentatori che definiscono la linea politico-istituzionale di Matteo Renzi plebiscitaria, presidenzialista, autocratica, da uomo solo al comando, autoritaria. Quel che colpisce in queste dichiarazioni è che spesso provengono da persone che, quando nel marzo dell’anno scorso alcuni si permisero di mettere in guardia contro il rischio della nascita di un sistema autoritario, si stracciarono le vesti, gridarono all’intollerabile forzatura, mostrando tra l’altro di non conoscere la distinzione tra “autoritario” e “totalitario”.

Si potrebbe essere soddisfatti di queste tardive resipiscenze, se non fosse che in politica i tempi contano per chi agisce e per chi discute. Non è irragionevole pensare che la tempestiva creazione di un fronte culturale critico avrebbe potuto indirizzare le riforme istituzionali verso risultati più accettabili, considerando che erano venute proposte che andavano oltre il muro contro muro. L’occasione è stata perduta da parte di quelli che furono silenziosi o compiacenti. Ma pure da Renzi, che aveva a disposizione indicazioni che avrebbero consentito di ridurre il tasso antidemocratico dell’accoppiata tra legge elettorale e riforma del Senato.

Grandi le responsabilità della cultura, ma grandi pure quelle di chi, nelle sedi politiche, ha conosciuto un tardivo risveglio. Oggi la minoranza del Pd si è convertita all’intransigenza, si ingegna nel cercare varchi regolamentari nei quali far passare le sue proposte di modifica, ma è stata incapace di mettere a punto una ragionevole strategia nel momento in cui si approvava la legge elettorale e si avviava la lettura della riforma del Senato. Di nuovo incapacità di cogliere la rilevanza del tempo in politica. Non basta fare la buona battaglia, bisogna farla al momento giusto.

Comunque si valutino le vicende passate, è difficile negare che siamo di fronte ad una modifica della forma di governo, non accompagnata, come dovrebbe essere in democrazia, da una adeguata considerazione degli equilibri costituzionali complessivi. Problema non nuovo, perché il funzionamento del sistema era stato già gravemente alterato soprattutto attraverso le varie manipolazioni delle leggi elettorali. L’urgenza vera, allora, dovrebbe essere la ricostruzione di rapporti tra gli organi dello Stato tale da restaurare almeno gli equilibri perduti. Questa strada non è stata neppure presa in considerazione; i suggerimenti di modificare almeno alcuni aspetti del nuovo Senato per recuperare qualche brandello di garanzia sono stati respinti persino con tracotanza. Oggi la residua “battaglia” per tornare solo all’elezione diretta dei senatori può essere poca cosa, se non accompagnata da altre modifiche. Siamo in presenza di un effetto a cascata. Il Presidente del Consiglio finisce d’essere un primus inter pares e acquista un potere di pieno controllo del Governo. Il Governo declassa il Parlamento a luogo di registrazione.

La nuova combinazione Presidente del Consiglio-Governo-Parlamento consente al partito di governo, grazie al doppio effetto maggioritario della legge elettorale, di impadronirsi del controllo di organi di garanzia come la Presidenza della Repubblica e la Corte costituzionale. L’accentramento di poteri così realizzato rende superflua, almeno nelle intenzioni dichiarate dal Presidente del Consiglio, ogni forma di mediazione politico-sociale – dei sindacati, degli stessi partiti ridotti a macchine elettorali, delle istituzioni culturali, del sistema dell’informazione – e viene così cancellata la rilevanza di quel potere di controllo diffuso nella società che ha sempre giocato un ruolo essenziale nella vita delle democrazie.

Proprio negli ultimi tempi, e di nuovo dopo le ultimissime vicende romane, si è lamentata la perdita degli anticorpi civile e sociali che sono indispensabili per contrastare criminalità, corruzione, privatizzazione delle risorse pubbliche, fuga dal dovere di pagar le tasse. Ma quella perdita è andata di pari passo con l’indebolimento degli anticorpi istituzionali, rappresentati persino con ostentazione come un intralcio all’efficienza e alla rapidità delle decisioni. Qui hanno giocato un ruolo decisivo una cultura politica e una cultura costituzionale che non sono state capaci di declinare quei temi al di là della risposta sbrigativa e pericolosa dell’accentramento dei poteri. Non si sono degnate della minima attenzione le ricerche sulle difficoltà profonde della democrazia, sì che nella proclamata riforma costituzionale manca ogni significativo cenno alla partecipazione e a quella nuova organizzazione dei poteri sociali che va sotto il nome di “controdemocrazia”.

Tutto questo ha fatto sì che l’impresa riformatrice goda oggi di una legittimazione decrescente, che si aggiunge ad una delegittimazione più radicale di cui non si è voluto temer conto. Un cambiamento costituzionale così profondo viene realizzato da un Parlamento eletto con una legge dichiarata illegittima, constatazione che avrebbe dovuto almeno indurre alla massima prudenza e a muoversi sempre con il massimo consenso. Acqua passata? Niente affatto, perché si è costituito un precedente per modifiche costituzionali costruite come esercizio della forza.

A chi intende trasformare la critica in azione politica si oppone, con sempre maggiore insistenza, un solo argomento.
State preparando il terreno propizio al successo di Salvini o di Grillo. Lasciamo da parte la non onorata storia di questo argomento, sempre sospetto di intenti ricattatori. Si deve riflettere, invece, sul modo in cui è stata concepita e attuata l’azione di governo. Non vi sono alternative – si è detto e si continua a dire. Muovendo da questa incerta certezza, si è adoperato il muro contro muro, tutti gli interlocutori critici sono stati considerati nemici. Una strategia che fatalmente erode il consenso per il Governo. La democrazia non può essere separata dall’esistenza di alternative, soffre ogni monolitismo e, quando si rende difficile il dialogo o non si accetta la costruzione di nuovi soggetti, si è responsabili dell’astensione di massa, della democrazia senza popolo, o del rivolgersi a chiunque sul mercato si presenti come alternativa. 

(26 agosto 2015)

Podemos

L’idea di politica dalle parti di Podemos

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Una riflessione sull’idea alternativa di politica che sta imponendosi tra le nuove generazioni spagnole, a partire dal libro “Corso urgente di politica per gente decente” di Juan Carlos Monedero, ex numero due di Podemos, edito in Italia da Feltrinelli. Un testo che è la cartina di tornasole delle profonde difficoltà a pensare l’Altrapolitica in maniera – al tempo – strutturata e strategica.

di Pierfranco Pellizzetti


«
Fine della guerra fredda e recupero del

conflitto ottocentesco, quando gli operai
cominciavano a organizzarsi. I barbari
sono all’interno. La patria non può essere
la plebaglia. La patria è formata da quelli
che hanno un reddito
»
J.C. Monedero

 

«Nel XX secolo i filosofi hanno cercato di
cambiare il mondo. Nel XXI è ora che si
mettano a interpretarlo in modo diverso
»

Manuel Castells

Se buona parte dei giocatori del Barça sono il prodotto della “cantera” (alla lettera “cava/miniera”, significato traslato nel vocabolario della stampa sportiva come “allevamento/incubatore”), la scuola per calciatori junior della società catalana, allo stesso modo buona parte dei quadri medio-alti di Podemos provengono dal laboratorio dell’Università madrilena Complutense

Vale per il leader – Pablo el coleta Iglesias – vale anche per l’ex numero due della formazione politica emergente sulle ceneri del Movimento degli Indignados (o 15-M, da quel 15 maggio 2011 in cui la protesta si accampò alla Puerta del Sol), il professor Juan Carlos Monedero; autore del saggio sull’idea alternativa di politica che sta imponendosi tra le nuove generazioni spagnole e che – sulla scia del successo mediatico di tale parola d’ordine – è stato recentemente editato da Feltrinelli. 

Un documento molto interessante, sia quale testimonianza di una sensibilità politica in formazione, come pure quale sensore della cultura politica progressista d’area ispanica; molto avanzata sulle problematiche di territorio come sui paradigmi della mediatizzazione e dell’informazionalismo, quanto vincolata a concettualizzazioni socio-economiche e organizzative retrò; in qualche misura influenzate dai ritardi dei propri contesti di riferimento (dunque più impregnata di pensieri pre-industriali – da Antonio Gramsci al demo-populista argentino Ernesto Laclau – che non sensibilizzata alle lezioni critiche dell’ultima modernità capitalistica: dai classici John M. Keynes o Joseph A. Shumpeter fino ai contemporanei alla Paul Krugman o Thomas Piketty, passando per economisti d’impresa quali John K. Galbraith o Robert Solow; nella transizione dall’economia reale alla virtualità finanziaria e al decentramento transnazionale). 

Il politologo Monedero, già esponente di Podemos (quale “segretario de proceso costituyente y programa”), da cui si dimise il 30 aprile 2015, è un intellettuale dall’aspetto informale e gauchista comune ai suoi colleghi madrileni; dalla simpatica mascherina spiegazzata di un ragazzino cinquantenne (che lo fa assomigliare vagamente a Stefano Menichini, già direttore de l’Europa; quotidiano della clandestinità nato come organo della Margherita). 

Se l’obiettivo del suo saggio è quello di suscitare stati d’animo appassionati per una ripresa di militanza politica attiva in sempre più vasti strati di cittadinanza (l’autore le chiama mareas ciudadanas: «le lotte contro gli sfratti, le proteste contro la corruzione, le cooperative di lavoro o di consumo, le migliaia di manifestazioni contro la perdita dei diritti sociali, gli scioperi in difesa dei posti di lavoro, i milioni di persone decenti stanche di turarsi il naso»), si può dire che l’obiettivo è stato raggiunto. Se – invece – l’intento era quello di virare la passione verso un “che fare” ragionato, per invertire i rapporti di forza che vedono l’Economico sottomettere la Politica, allora è giocoforza osservare come “il corso” incontri limiti insuperabili nella propria pamphlettistica ingenuità. In quella corsa alla semplificazione per ottenere consenso attraverso il rassicuramento, che sembra un tratto distintivo dei limiti teorici nei soggetti intenzionati a tradurre politicamente il fenomeno mondiale dell’indignazione contro la globalizzazione finanziaria del mondo, che caratterizzò il 2011. Un’insorgenza a livello planetario che, passata la buriana, si concluse con la priorità attribuita da tutti i governi al salvataggio degli istituti di credito e il ripristino dell’ordine fondato sul privilegio e la disuguaglianza. Alla faccia della protesta! 

Monedero intuisce che l’indignazione è destinata a sfociare in frustrazione da impotenza se non si trasforma in contropotere capace di riequilibrare i rapporti di forza in campo. Ma lo schema del ragionamento viene banalmente calato negli stilemi di un conflitto industrialista da “marxismo volgare”. Nella perdita della consapevolezza storica riguardo alla fase capitalistica iniziata con i primi opifici ottocenteschi e andata a esaurimento dalla metà degli anni Settanta del secolo scorso. Non certo un assetto sub specie aeternitatis. 

Tanto da incappare in svarioni inspiegabili per un docente di scienza politica; tipo quello di far discendere anacronisticamente l’avvento della democrazia nell’Atene (schiavista) del V secolo A.C. dalle lotte tra capitalisti e lavoratori poveri. Non dallo scontro del tribalismo della Società Chiusa con l’istanza di apertura verticale dei ceti emergenti. Con la conseguente coniugazione del conflitto con un’idea di blocco sociale, da contrapporre allo strapotere della ricchezza, che sembra ricalcato da qualche testo degli Inti Illimani(un indistinto sociale che funzionava per i militanti nella Feste dell’Unità, al tempo del Compromesso Storico berlingueriano; poi migrato per stanchezza in quelle democristianedell’Amicizia). 

Sulle note di un flauto andino, dall’illusorio El pueblo unido que mas serà vencido allo iettatorio Venceremos: «campesinos, soldados y obreros/ la mujer de la patria también/ estudiantes, empleados, mineros/ cumpliremos con nuestro deber». Insomma, una rivoluzione romantica che travalica le Ande al seguito di Simon Bolivar… Difatti Monedero ha bazzicato a lungo da quelle parti, come altri colleghi podemisti dellaComplutense (nel suo caso, con qualche incidente di percorso, che el Pais e altri avversari hanno immediatamente rilevato, quando studiò il progetto di moneta unica tra Venezuela, Bolivia, Ecuador e Nicaragua; ricevendo il compenso non trascurabile di 425mila €, oggetto di qualche tentativo di occultamento per il fisco spagnolo da parte del beneficiato. Uno scivolone che sta creando non pochi grattacapi allo stesso Podemos). 

Ma al di là delle miserie della cronaca, quello che ci interessa è il testo in esame, cartina di tornasole delle profonde difficoltà a pensare l’Altrapolitica in maniera – al tempo – strutturata e strategica. 

Difatti risulta evidente che avevano ragione i nostri amici Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena, nel loro instant book sul nuovo che avanza in terra iberica, quando avevano interpretato il rifiuto della classica distinzione tra destra e sinistra, da parte degli ideologi di Podemos, come scelta espressiva di una “sinistra spagnola oltre la sinistra”. Predilezione terminologica (alto/basso, establishment/anti-establishment) resasi inevitabile dopo il crollo di credibilità della sinistra tradizionale, a seguito di un’interminabile sequenza di cedimenti e collusioni (diventata parossistica nella stagione di Terza Via). Dunque “sinistri” senza dichiararlo, in uno strano melange ideologico che fluttua dal vintage all’up-to-date

Difatti Monedero dichiara esplicitamente che «nel ventunesimo secolo la ricostruzione della sinistra europea dovrà cominciare dagli aspetti personali per riuscire a convincere le grandi maggioranze, che oggi sostengono la destra e anche la sinistra pro-sistema» (pag. 117). “Ricostruire la sinistra”, appunto. Ma davvero si pensa di compiere tale operazione acrobatica riducendo l’impegno alla riproposizione di un “socialismo del ventunesimo secolo”? Resurrezione – tra l’altro – da realizzare aggregando casalinghe e impiegati in quanto proletarizzati? Ieri come oggi tipici elettorati di destra in quanto impauriti (e alla ricerca dell’Uomo Forte). 

Magari facendo ricorso in tale resurrezione immaginaria a qualche fumisteria intellettualistica sulle moltitudini alla Toni Negri? Un autore molto apprezzato – quest’ultimo – da teorici e pratici dell’Altrapolitica spagnoli come greci, vogliosi di “fare i fenomeni” volteggiando tra antico e postmoderno; per poi suicidarsi metaforicamente ingurgitando velleitarismo. Da Fausto Bertinotti ad Alexis Tsipras. 

Speriamo, per la salvezza di una società vampirizzata dai Nosferatu dell’ordine NeoLib, che non sia questo il destino incombente sul capo di Podemos

Certo è che la ricostruzione di una società “decente”, dopo il Quarantennio Inglorioso in corso, non può fondarsi sulle retoriche otto-novecentesche del socialismo, inteso come critica dei rapporti di produzione in una Seconda Modernità che ormai ha marginalizzato le produzioni e connota in maniera totalmente diversa la questione dei rapporti di dominio. 

Difatti, in un contesto che ha smarrito l’antico “conflitto centrale” (produttivistico), i focolai di crisi diventano molteplici. E quindi occorrerebbe operare una mossa teorica di scarto. Sicché può essere utile ricorrere magari a un altro intellettuale latino-americano – il brasiliano Roberto Mangabeira Unger – il quale propone di posizionare lo scontro con la controriforma reazionaria NeoLib sul terreno meta-economico della democrazia, intesa in senso “radicale” (nel suo lessico, “ad alta energia”); oltre i compromessi socialdemocratici: «ridisegnare la produzione e la politica, da cui la socialdemocrazia si è ritirata quando venne stabilito, a metà del XX secolo, il compromesso che ha definito il suo orizzonte attuale» (Democrazia ad alta energia, Fazi, Roma 2007, pag. 18). 

Democrazia come civilizzazione orientata all’innovazione perpetua, ben oltre i riduzionismi “contabili” di chi la circoscrive al mero calcolo delle teste (alla Giovanni Sartori ma anche – in qualche misura – alla Norberto Bobbio e perfino alla Robert A. Dahl): forma di organizzazione sociale centrata sul discorso pubblico e – di conseguenza – sulla legittimazione della protesta. Con le parole di John Dewey, «la democrazia come emblema di una società che sviluppi la capacità di tutti gli uomini e le donne che vi appartengono di pensare con la propria testa». A partire dalla progettabilità della vita in tutti i suoi aspetti concreti. 

Eppure nel pensiero radicale ispanico e latinoamericano l’idea è quella di un conflitto tutto giocato nella sfera comunicativa. Per cui il castigliano Monedero potrebbe sentirsi osservare dal catalano Manuel Castells che «se le persone pensano in modo diverso, se mettono in comune la propria indignazione e custodiscono la speranza di cambiare, la società alla fine cambierà secondo le loro attese» (Reti di indignazione e di speranza,EGEA, Milano 2012 pag. 114). Sarà!?! 

In effetti chi scrive mantiene forti dubbi che la posta in gioco per l’affermazione dell’Altrapolitica si riduca al semplice esercizio di supremazia nei modelli di rappresentazione. Esistono aspetti in materia di rapporti di forza che oltrepassano la dimensione mediatica e investono una ben più cogente materialità. L’idea immediatamente performativa della parola politica è un’ulteriore caduta nell’ingenuità, visto che già il presidio dei canali in cui transitano o non transitano i messaggi dipendono da rudi (hard) presidi dei varchi, coi relativi guardiani. 

Certo è che la guerra di liberazione della politica necessita di ben più approfondite strategie. Visto che le elaborazioni in campo risultano più pittoresche e brillanti che non mordenti, incisive. Mentre i posizionamenti dell’avversario sono supportati da un pensiero forte (quanto volto al male…). Oltre che da una determinazione (non proprio “vagamente”) omicida. 

Juan Carlos MonederoCorso urgente di politica per gente decente, Feltrinelli, Milano 2015

FORMAZIONE

 

AVVISI E BANDI

OFFERTE DI LAVORO

 

STAGE – TIROCINI – BORSE DI STUDIO

27/08/15 –  Informazioni utili – Cooperativa Ferrante Aporti: 70 borse di tirocinio transnazionali per neodiplomati

26/08/15 –  Informazioni utili – Associazione Futuro Digitale: 11 partecipanti per uno scambio culturale

25/08/15 –  Opportunità di reddito – Messico: borse per laureati italiani

24/08/15 –  Opportunità di reddito – Agenzia Vista: tirocinio per videogiornalista e videoreporter

21/08/15 –  Opportunità di reddito – Sistur: tre premi di laurea sul turismo

18/08/15 –  Opportunità di reddito – OECD: stage a Parigi nella cooperazione internazionale

17/08/15 –  Opportunità di reddito – Associazione Yoda: 7 volontari per la Palestina

14/08/15 –  Opportunità di reddito – Teradata Italia Srl: stage “Data Warehouse Consultant”

13/08/15 –  Opportunità di reddito – ICCREA: tirocinio in comunicazione interna

12/08/15 –  Informazioni utili – Centro per l’Impiego Porta Futuro: corso gratuito di inglese intermedio

11/08/15 –  Opportunità di reddito – Fondazione Benetton Studi e Ricerche: 3 borse di studio

10/08/15 –  Informazioni utili – Ce.S.F.Or: corsi di formazione per aderenti a Garanzia Giovani

07/08/15 –  Opportunità di reddito – Fondazione GIMBE: 30 borse di studio

05/08/15 –  Opportunità di reddito – FAO: stage per laureandi e laureati in informatica e It

04/08/15 –  Opportunità di reddito – Università di Nizza: tirocinio area sviluppo informatico

04/08/15 –  Opportunità di reddito – Agenzia Europea per l’Ambiente: tirocinio in sviluppo informatico

03/08/15 –  Opportunità di reddito – Servizio Civile Nazionale: 985 volontari

31/07/15 –  Opportunità di reddito – Cogeme SpA: 4 premi di laurea su sviluppo e sostenibilità ambientale

29/07/15 –  Opportunità di reddito – Elis Corporate Schoool: stage nel settore ICT

27/07/15 –  Opportunità di reddito – San Pellegrino: 3 premi di laurea per tesi

24/07/15 –  Opportunità di reddito – Roma Tre: 75 borse di studio a matricole di Ingegneria

23/07/15 –  Opportunità di reddito – UE: 100 stage a Bruxelles

Lavoro accessorio e voucher, indicazioni INPS dopo il Jobs Act

 

Le prime indicazioni dell’INPS sul lavoro occasionale accessorio e l’utilizzo dei buoni lavoro o voucher a seguito delle novità introdotte dal Jobs Act

Lavoro accessorio e voucher, indicazioni INPS dopo il Jobs Act

Il decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 sulla “Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni” in attuazione della Legge delega 183/2014 cosiddetto Jobs Act, consente il ricorso a prestazioni di lavoro accessorio per le attività lavorative per tutte le imprese e in tutti i settori produttivi, garantendo, nel contempo, la piena tracciabilità dei buoni lavoro o voucher acquistati.

Con la circolare n. 149 del 12 agosto 2015 l’INPS fornisce le prime indicazioni in ordine alla nuova disciplina e in particolare in merito alle numerose novità introdotte.

A riguardo leggi anche la nostra guida: Il lavoro occasionale accessorio dopo il Jobs Act

Il D. lgs 81/2015 nel dettaglio introduce importanti novità in ordine:

  • al limite massimo del compenso che il prestatore può percepire;
  • alla possibilità di remunerazione con i voucher dei soggetti percettori di prestazioni integrative del salario e/o di prestazioni a sostegno del reddito;
  • all’obbligo di comunicazione preventiva in capo al committente;
  • alla possibilità di acquisto esclusivamente telematica dei voucher da parte di committenti imprenditori o professionisti.

Limiti economici

La nuova normativa dopo il Jobs Act ribadisce nuovamente che l’unico limite all’uso dei voucher è di tipo economico, inoltre detti limiti vengono ulteriormente innalzati.

  • Il limite massimo che ogni prestatore può percepire annualmente (dal 1 gennaio al 31 dicembre) è pari a 7.000 euro netti ovvero 9.333 euro lordi rivalutabili annualmente in base agli indici Istat;
  • Il limite per le prestazioni rese nei confronti del singolo committente imprenditore o professionista è di 2.020 euro netti (lordo 2.693).
  • Il limite per i percettori di prestazioni a sostegno del reddito (disoccupazione, cassa integrazione, mobilità) di 3000 euro (lordo € 4000) di compenso per anno civile.

Modalità di acquisto dei voucher

Il suddetto Decreto Legislativo introduce l’obbligo per gli imprenditori commerciali di acquisto dei voucher esclusivamente in modalità telematica (per permetterne il tracciamento).

Pertanto, committenti imprenditori e liberi professionisti potranno acquistare i buoni esclusivamente attraverso:

  • la procedura telematica INPS (cosiddetto voucher telematico).
  • Tabaccai che aderiscono alla convenzione INPS – FIT e tramite servizio internet Banking Intesa Sanpaolo;
  • Banche Popolari abilitate.

Comunicazione telematica della prestazione di lavoro accessorio

Viene introdotto l’obbligo di comunicare alla Direzione territoriale del lavoro competente, prima dell’inizio della prestazione, attraverso modalità telematiche, ivi compresi sms o posta elettronica, i dati anagrafici e il codice fiscale del lavoratore nonché il luogo della prestazione lavorativa, con riferimento ad un arco temporale non superiore ai trenta giorni successivi.

Tuttavia il Ministero del Lavoro con nota protocollo n. 3337/2015 del 26 giugno ha precisato che fino a che non sarà reso disponibile un apposito sistema per la comunicazione preventiva alla DTL, rimarrà invariata la vecchia normativa che prevede l’unica comunicazione all’INPS.

Fonte: http://www.lavoroediritti.com/2015/08/lavoro-accessorio-voucher-inps-jobs-act/#ixzz3k2yudT2z

I SIMBOLI DELLA REPUBBLICA

 

Il Tricolore

Il tricolore italiano quale bandiera nazionale nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decreta “che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso”. 

la pagina sul tricolore

 

L’Inno Nazionale

Dobbiamo alla città di Genova Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli. Scritto nell’autunno del 1847 dall’allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro

la pagina sul Canto degli Italiani

 

L’Emblema

Il 5 maggio 1948 l’Italia repubblicana ha il suo emblema, al termine di un percorso creativo durato ventiquattro mesi, due pubblici concorsi e un totale di 800 bozzetti, presentati da circa 500 cittadini, fra artisti e dilettanti.

la pagina sull’ emblema della Repubblica

 

Lo Stendardo

Lo stendardo presidenziale costituisce, nel nostro ordinamento militare e cerimoniale, il segno distintivo della presenza del Capo dello Stato e segue perciò il Presidente della Repubblica in tutti i suoi spostamenti.

la pagina sullo stendardo

 

Il Vittoriano

Il tema centrale di tutto il monumento è rappresentato dalle due iscrizioni sui propilei: “PATRIAE UNITATI” “CIVIUM LIBERTATI”, “All’unità della patria” “Alla libertà dei cittadini”

 

Buoni pasto al supermercato si o no? Il nostro punto di vista

 

Il valore non sottoposto a tassazione dei buoni pasto elettronici sale a 7 euro, ma sarà più difficile usarli per fare la spesa al supermercato

Buoni pasto al supermercato si o no? Il nostro punto di vista

Con la legge di stabilità 2015 è stato in parte modificato il T.U.I.R. del 1986 in riferimento ai buoni basto, dal 1° luglio di quest’anno infatti la famosa soglia di defiscalizzazione del singolo buono pasto passa dai canonici 5,29 euro ai 7 euro ma solo per i buoni pasto elettronici. Resta invece invece invariato il valore di 5,29 euro per i buoni cartacei.

I buoni pasto hanno da sempre rappresentato da una parte un vantaggio per l’azienda che ne sostiene il costo il quale a norma di legge è totalmente deducibile (a differenza ad esempio delle spese di vitto e alloggio che sono deducibili al 75%), dall’altra invece sono un indubbio vantaggio per il lavoratore che può usufruire di una sorta di innalzamento della busta paga completamente esentasse.

Come succede quasi sempre in Italia con il tempo si è consolidata una pratica non del tutto corretta, se non del tutto illegale, e cioè il cumulo dei buoni pasto per la spesa alimentare (e non) presso i supermercati fuori dagli orari di lavoro.

I buoni pasto infatti per loro natura non sono cedibili, commercializzabili, cumulabili o convertibili in denaro. Queste caratteristiche dovrebbero essere inderogabili, ma la prassi come ben sappiamo è ben diversa, al punto che ormai è normalissimo vedere persone che pagano la spesa al supermercato firmando decine di ticket.

Il buono pasto, per capirci, potrebbe essere speso al supermercato, ma solo uno alla volta, nella pausa pranzo o comunque nei giorni lavorativi e solo per la spesa alimentare. Il problema si è creato nel corso degli anni in quanto il buono pasto cartaceo, non avendo scadenza e essendo difficilmente tracciabile ha assunto la forma di una sorta di “moneta alternativa”, snaturando completamente lo scopo per cui era stato previsto dal legislatore.

La polemica di questi giorni è nata perchè l’innalzamento dal valore di 5,29 a 7 euro della quota non sottoposta a tassazione dei buoni pasto, nel solo caso in cui siano in formato elettronico, ha lo scopo proprio di favorire l’utilizzo del buono elettronico a discapito di quello cartaceo.

Ciò comporterà che, essendo il buono elettronico per sua natura completamente tracciabile, sarà più difficile, se non impossibile, eludere la normativa e quindi non sarà più possibile la spendita cumulativa o nei giorni festivi o non lavorativi del buono pasto.

Fonte: http://www.lavoroediritti.com/2015/08/buoni-pasto-al-supermercato/#ixzz3k2vkkCdn

rassegna.it

Newsletter del 27/08/2015

Cgil: Camusso domani a Milano a festa nazionale Unità(26/08/2015 15:17)

  Il segretario generale parteciperà a un dibattito con il ministro del Lavoro Poletti e l’imprenditore Soru. Moderatore il giornalista della Rai Giubilei

Pensioni: Poletti, giusto rivedere riforma Fornero, trovare equilibrio (26/08/2015 14:59)

  Il ministro: rivedere la legge Fornero “è un problema che esiste”. “Dobbiamo trovare un punto di equilibrio tra la legittima giusta esigenza di avere flessibilità in uscita e dall’alta parte la compatibilità economica per realizzare l’operazione”

Spi Cgil Umbria: 4-5/9 a Marsciano (Pg) festa Liberetà (26/08/2015 12:58)

Camusso: «Contratti e controlli contro il caporalato» (26/08/2015 10:52)

  Il segretario Cgil intervistato dalla Gazzetta del Sud: “C’è un lavoro che torna ad avere le caratteristiche dello schiavismo e della servitù. Vanno ricostruite condizioni di dignità, per fare in modo che le persone non rischino la vita”

Imola: dal 3 al 7 settembre la festa Cgil “Uniti per il lavoro”(26/08/2015 10:20)

Novità e approfondimenti

PMI.it martedì 25 Agosto 2015
 

Novità e approfondimenti

Buoni pasto elettronici Buoni pasto elettronici cumulabili anche per la spesa

Sì alla cumulabilità dei buoni pasto cartacei e al loro utilizzo per fare la spesa nei supermercati: i chiarimenti di Altroconsumo. »

Controlli Certezza del diritto ed elusione fiscaleIn Gazzetta il decreto legislativo sulla certezza del diritto: cambiano la codificazione dell’abuso del diritto ed i limiti al raddoppio dei termini per l’accertamento. »
Pensioni Pensioni: quando e quanto in Italia e GermaniaConfronto Italia-Germania sulle pensioni: requisiti anagrafici, contributi da versare, importo dell’assegno, regole per la pensione anticipata. »
fisco90 Guida cartelle esattoriali: pagamento, prescrizione e ricorsoGuida alla cartella esattoriale: oggi parliamo di pagamento, sospensione, rateizzazione, prescrizione e ricorso. »

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Pensioni Riforma Pensioni nella Legge di Stabilità 2016

Come cambierà la previdenza nel prossimo futuro secondo la Riforma delle Pensioni che il Governo si prepara ad attuare con la Legge di Stabilità 2016. »

Temporary Export Management Temporary Export Manager: voucher al via

Conto alla rovescia per i voucher volti a sostenere l’internazionalizzazione di PMI e reti di imprese attraverso l’inserimento in azienda di un “Temporary Export Manager”. »

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Corso di formazione gratuito a Macerata in Social Media Marketing: iscrizioni entro il 12 settembre. »