Archivi giornalieri: 20 luglio 2015

CGIL

Cgil Bat, al via la settimana “Camper dei diritti”

E’ questo il terzo anno consecutivo in cui la Flai Cgil Bat si presenta all’appuntamento della settimana dei diritti, il camper che girerà nelle campagne del territorio della provincia per informare i lavoratori agricoli indigeni e migranti sui loro diritti.

“La strada che stiamo perseguendo è quella giusta, perché vogliamo coagulare consensi sulla legalità, sulla trasparenza e sullo sviluppo di questo territorio. Il tema della legalità non può essere elemento di divisione ma invece sostenerla, considerando i diritti, il rispetto del contratto collettivo di lavoro e l’accoglienza quali elementi inscindibili per la qualità del lavoro e delle produzioni” è quanto si legge in un comunicato stampa.

Per avvicinare il maggior numero possibile di lavoratori agricoli immigrati e indigeni e per dare loro informazioni sui propri diritti e tutele individuali e collettive, a partire da martedì 14 luglio prossimo, il camper con i rappresentanti provinciali della Flai Cgil Bat ed il coordinatore regionale degli immigrati, Yvan Sagnet, girerà nelle campagne in concomitanza con l’avvio della stagione di raccolta dei pomodori, pesche, uva, ortaggi e olive per fornire tutela ai lavoratori.

Calendario degli appuntamenti:
Da martedì 14 al 18 luglio il camper della Flai Cgil girerà in mattinata nelle campagne e la sera con iniziative nelle Piazze di tutti i Comuni della Provincia. Nella mattina di martedì nelle campagne di Andria con un’iniziativa la sera in piazza a partire dalle ore 18.00. Il giorno seguente, mercoledì 15, nell’agro di Barletta, Margherita di Savoia e Trinitapoli, mentre la sera a partire dalle ore 18,30 in piazza A. Moro a Barletta, giovedì 16 la mattina nelle campagne di Bisceglie e Trani, la sera in piazza a Bisceglie. Venerdì 17 la mattina nelle campagne di Canosa-Loconia e San Ferdinando di Puglia mentre l’appuntamento serale sarà organizzato in piazza a Loconia sempre a partire dalle ore 18.30. Sabato mattina il camper dei diritti concluderà il giro nelle campagne di Spinazzola e Minervino.

INFORTUNI

Infortuni: L’indagine di Vega Engineering di Mestre rileva un +11% di morti bianche nel 2015

A pochi giorni dalla presentazione del rapporto Inail sugli infortuni e le malattie professionali, l’indagine dell’Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre confuta le ottimistiche stime prodotte dall’Istituto assicuratore. Nei primi cinque mesi del 2015 si registra un drammatico incremento della mortalità pari all’11% rispetto allo stesso periodo del 2014. 

Sono 282 le vittime rilevate da gennaio a maggio 2015; 106 i decessi per infortuni mortali in itinere, cioè avvenuti nel tragitto casa lavoro e viceversa.

“Una situazione che si aggrava giorno dopo giorno e che ancora non ottiene la giusta attenzione dal governo – commenta il presidente dell’Osservatorio, Mauro Rossato – né sul fronte di un efficace programma di diffusione della cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro, né dal punto di vista dei controlli e delle sanzioni contro gli ‘evasori’ della sicurezza”.

Nella graduatoria nazionale delle regioni italiane in cui “emerge il numero degli infortuni mortali in occasione di lavoro, il maggior numero di vittime si registra in Lombardia (43), seguita dalla Toscana (27), dalla Campania (26), dal Veneto (25) e dal Lazio (23).

A seguire, avverte Vega Engineering, Sicilia e Piemonte (21), Emilia Romagna (20), Puglia (13), Abruzzo (12), Marche (10), Umbria (9), Basilicata e Liguria (6), Calabria, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige (5), Sardegna (4) e Molise (1); l’unica regione a non aver fatto rilevare alcuna vittima del lavoro nei primi cinque mesi del 2015 è la Valle D’Aosta”.

Per quanto riguarda il rapporto tra numero di eventi mortali e la popolazione in età lavorativa,  il dato più scoraggiante giunge dalla Basilicata con un indice di 33,3 contro una media nazionale di 12,6. Seguono: Umbria (25,1), Abruzzo (24,5), Toscana (17,4), Campania (16,5) e Marche (16). Sopra la media nazionale si trova anche l’indice di rischio della Sicilia pari a 15,9. 

Per macro aree – continua lo studio – l’indice di incidenza più elevato spetta al Sud del Paese (18,3), seguito dal Nord- Est (18), dalle Isole (13,3), dal Nord Ovest (10,3) e dal Centro (9,5)”.

“L’11,3% delle vittime – sottolinea l’indagine – è stato rilevato sia nel settore delle costruzioni che in quello dei trasporti e magazzinaggi, individuati come settori più a rischio. Seguono le  attività manifatturiere (10,3%), il commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione autoveicoli e motocicli (7,8%).

La fascia d’età più colpita è quella compresa tra i 45 e i 54 anni con 96 vittime su 282. Le donne che hanno perso la vita nei primi cinque mesi dell’anno sul lavoro sono state 17. Gli stranieri deceduti sono invece 41 pari al 14,5% del totale”.

A livello provinciale, conclude il rapporto, “è la capitale a guidare la triste classifica con 17 morti bianche, seguita da Milano (13), Treviso e Napoli (8), Bari, Brescia e Torino (7), Grosseto, Perugia, Cuneo, Palermo, Salerno e Ravenna (6), Benevento, Avellino, Reggio Emilia, Varese e Firenze (5)”.

Lavoro

Lavoro: Per Inca, la nuova legge sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro è utile, ma si poteva fare di più.

Dal 26 giugno è in vigore il Decreto n.80 “Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro” , organicamente inserito nel complesso di Decreti denominati “jobs act” che stanno modificando profondamente, e non in senso positivo, la legislazione a tutela del lavoro. 

Le principali novità sono le seguenti:

• Estensione del congedo parentale fino ai dodici anni del figlio.

• Possibilità di utilizzo del congedo a ore oppure utilizzo del part-time in alternativa al congedo.

• Recepimento nella legge di alcune sentenze della Corte Costituzionale come la possibilità per la madre di rimandare il congedo in caso di ricovero del neonato, la previsione del congedo di paternità in caso di morte o grave malattia della madre, il diritto dei padri di sostituirsi alla madre a determinate condizioni.

• Realizzazione dell’equiparazione della maternità e paternità biologica a quella adottiva e affidataria per incentivarle.

• Possibilità di superare i cinque mesi di astensione obbligatoria in caso di nascita prematura.

• Equiparazione del lavoro subordinato con quello parasubordinato, autonomo e la libera professione su molteplici aspetti della nuova normativa.

• Possibilità di ottenere un congedo fino a tre mesi per donne vittime della violenza di genere, frutto delle lotte e delle denunce del movimento delle donne e del sindacato.

Quelli descritti sono gli aspetti positivi ai quali però se ne deve aggiungere un altro di segno opposto qual è l’introduzione di un massimale per l’accredito dei contributi figurativi che potrà incidere negativamente sulle posizioni previdenziali delle donne, soprattutto quelle che avranno più maternità. 

Ci sono poi le occasioni mancate come non aver reso organica questa nuova legge con il Testo Unico Dlgs n. 151/2001; non aver ricompreso in un unico provvedimento tutte le misure attualmente in vigore come il bonus bebè, rendendo stabili e continuativi nel tempo tutti i provvedimenti; non aver integrato le norme per combattere il conosciuto e purtroppo diffuso fenomeno delle “dimissioni in bianco” , nostro cavallo di battaglia.  

È’ rimasto invariato l’unico giorno di congedo obbligatorio per i padri che risulta assolutamente inadeguato e carente sul piano della genitorialitá condivisa. 

Inoltre, la donna viene indicata, nella legge, come la principale destinataria delle misure di conciliazione trascurando il tema della promozione della paternità e della condivisione dei genitori nell’accudimento.

Su proposta della Cgil e dell’Inca, siamo riusciti  a inserire nella nuova legge la norma che consente alle famiglie meno abbienti di mantenere la possibilità di ottenere che il congedo parentale possa essere retribuito al 30% fino al compimento degli otto anni del bambino. 

Attendiamo ora la circolare applicativa dell’Inps che renderà pienamente applicabili le norme e fugherà gli ultimi dubbi interpretativi. Come sempre il Patronato Inca, con i suoi sportelli diffusi su tutto il territorio nazionale, è a disposizione delle madri e dei padri per accompagnarli e tutelarli nei loro diritti individuali.

Pensioni

Cgil – Pensioni, troppe diseguaglianze tra donne e uomini

“Le disuguaglianze tra uomini e donne generano disparità sempre più consistente su molti e diversi livelli, come confermano i dati del rapporto dell’Inps sulle pensioni delle donne”. Così Loredana Taddei, responsabile politiche di genere Cgil Nazionale.

“Le donne più degli uomini – sottolinea Taddei – sono relegate nello svolgimento di lavori con contratti precari e con part-time spesso involontari, con retribuzioni conseguentemente ridotte. Se a questo si aggiunge la discontinuità lavorativa, a causa della difficile conciliazione tra lavoro e famiglia e le forti discriminazioni esistenti nel mercato del lavoro, sempre meno accessibile alle donne, si spiegano i riflessi negativi anche nell’età pensionabile”.

“Per realizzare un’effettiva uguaglianza in termini di opportunità e di trattamenti economici – conclude Taddei – è necessario un intervento concreto del governo, con atti e politiche che contrastino le disuguaglianze nel corso dell’intera vita lavorativa delle donne: dall’ingresso nel mercato del lavoro fino alla pensione”.

INCA

Inca – Finalmente al via la campagna di verifica degli estratti contributivi per i dipendenti pubblici

Con un forte ritardo sui tempi annunciati in precedenza è partita da parte dell’Inps la campagna rivolta alla Pubblica Amministrazione con l’invio delle prime 180.000 comunicazioni ai dipendenti pubblici circa la possibilità di verificare il proprio estratto contro contributivo e di richiedere la correzione di eventuali errori e l’aggiunta dei periodi contributivi che non risultassero.

Le comunicazioni stanno partendo dai primi del corrente mese, si susseguiranno per tutto il mese di luglio e sono rivolte in particolare ai dipendenti degli Enti locali: Comuni e Province,  alle Aziende Sanitarie, Ospedali e Università.  Per questo primo invio l’Inps ha selezionato gli estratti contributivi che presentano un minor tasso di criticità. Seguirà, dopo l’estate, un secondo contingente di altre 300.000 posizioni, attualmente in fase di lavorazione.

I dipendenti pubblici, se in possesso del proprio Pin personale, potranno prelevare il proprio estratto contributivo dal sito on line dell’Inps, verificarlo e chiedere la variazione della propria posizione in caso di errori e omissioni, oppure potranno rivolgersi al Patronato che li accompagnerà e li assisterà gratuitamente in tutto il percorso, fino al controllo dell’avvenuta rettifica da parte dell’Inps.

Si tratta di un processo molto importante che consentirà a tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione di veder certificata la propria posizione contributiva, così come già avviane per i lavoratori e le lavoratrici del settore privato, mettendoli al riparo da brutte sorprese al momento del pensionamento. 

L’Inca che ha sempre appoggiato questa campagna si è dotato di uno speciale programma informatico denominato “Perinca”  finalizzato a supportare tutti coloro che si rivolgeranno a noi e a seguirli nel tempo, fino al raggiungimento del requisito per il diritto a pensione e a garantire la tutela individuale per tutte le necessità che si presenteranno nel corso della vita lavorativa. Abbiamo chiamato la campagna del Patronato Inca “Occhio ai contributi” e  invitiamo  tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore pubblico, a rivolgersi ai loro delegati della Funzione Pubblica, la categoria sindacale che li rappresenta e con la quale stiamo attuando la campagna sopraindicata, oppure a presentarsi e a telefonare direttamente ai nostri sportelli disseminati su tutto il territorio italiano. Potranno rivolgersi a noi anche coloro che non hanno ancora ricevuto la comunicazione dall’Inps e sarà nostra cura prenderli in carico da subito per seguire e certificare la loro posizione contributiva.

I lavoratori e le lavoratrici che aderiranno gratuitamente, tramite il Patronato Inca, alla campagna “Occhio ai contributi”, si metteranno al riparo da brutte sorprese che in futuro potrebbero pregiudicare sia il loro diritto alla pensione, sia il calcolo della misura della pensione che la sua decorrenza. Vi aspettiamo!

la Cgil boccia la riforma Boeri

Pensioni: la Cgil boccia la riforma Boeri, l’Inca contesta il superamento del rapporto con i Patronati.

Una rete di protezione sociale per gli ultracinquantacinquenni, l’unificazione delle posizioni assicurative, l’armonizzazione dei tassi di rendimento, flessibilità sostenibile e, infine, versamenti contributivi aggiuntivi per chi sta già percependo un trattamento previdenziale. Sono questi i cinque punti cardine della proposta di riforma che il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha illustrato questa mattina nella relazione annuale dell’Istituto, alla presenza delle massime autorità dello stato.

Una ipotesi che il presidente dell’Inps dichiara di aver sottoposto al governo, ma che sta già registrando le prime reazioni negative da parte delle organizzazioni sindacali. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso definisce “sbagliata” la proposta di una riforma del sistema previdenziale che preveda la flessibilità in uscita utilizzando il sistema contributivo. Utilizzare il sistema proposto da Boeri vuol dire abbassare del 30-35% le pensioni più povere”.

Critiche analoghe giungono anche dall’Inca Cgil che considera inaccettabile in particolare il passaggio della relazione dedicato ai rapporti dell’Istituto previdenziale con i patronati, laddove si afferma di voler “porre fine a quella logica di sostituibilità fra Inps e centri esterni (patronati, caf, consulenti del lavoro ndr) spesso localizzati a pochi metri dalle nostre sedi, che in non pochi casi ha disorientato la nostra clientela, rinviata per la soluzione dei problemi al di fuori dell’Inps, oltre che da un servizio all’altro”.

“La logica della sostituibilità, come la chiama Boeri – spiega Fulvia Colombini, del collegio di presidenza dell’Inca – è in realtà la logica di quei milioni di cittadini che si rivolgono alle nostre strutture per avere quell’assistenza gratuita che l’Inps non è in grado di svolgere”.

“Ricordiamo al presidente Boeri – chiarisce Colombini – che se queste persone dovessero rivolgersi all’Istituto da lui presieduto, dovrebbe prevedere l’assunzione di circa 100 mila persone. Cosa che di questi tempi non vedo realizzabile”. “Sottolineo inoltre – aggiunge – che in tutti questi anni di crisi, la rete dei patronati ha contribuito ad assicurare i diritti previdenziali e socio assistenziali con un personale che complessivamente non raggiunge le 15 mila unità, a fronte di una sforbiciata del Fondo patronati ministeriale di 35 milioni di euro deciso nell’ultima legge di Stabilità”.

“La realtà è ben altra – conclude Colombini -,in un contesto in cui si cerca in ogni modo di cancellare diritti e tutele con un certo cinismo nel nome dell’austerità – i patronati rappresentano l’ultimo pezzo di welfare gratuito sopravvissuto”

La truffa dell’Unità d’Italia

La truffa dell’Unità d’Italia e il mito di Garibaldi

16 luglio 2015

garibaldi
Francesco Casula

Il 4 luglio scorso ricorreva il 208° Anniversario della nascita di Garibaldi. Fortunatamente, ci sono state risparmiate le ondate patriottarde che negli anni scorsi avevano alluvionato giornali e media. Ma covano sicuramente sotto la cenere. Qua quando invece, quello che occorre è iniziare a far le bucce al “Risorgimento” italiano e alla conseguente “Unità”, senza essere tacciati di leghismo o, peggio, di essere etichettati come clericali, filoborbonici e dunque arretrati, regressivi e premoderni..

A questo proposito voglio ricordare – anche perché mi sembra molto illuminante – un curioso episodio. Negli anni ’70 escono una serie di saggi, prevalentemente di giovani intellettuali e storici meridionali ( Nicola Zitara, Edmondo Maria Capecelatro, Antonio Carlo e altri).

Nei loro saggi attraverso una puntuale e rigorosa analisi socio-economica del Meridione preunitario, sostengono e dimostrano con dati e numeri inoppugnabili, (per esempio sull’industria agro-alimentare ma anche siderurgica nel Napoletano ma non solo) che al momento dell’Unità il divario Nord-Sud non esistesse (o comunque non fosse determinante) sicché a determinare il sottosviluppo del Sud sia stata l’azione politica dello Stato unitario, In altre parole sostengono che la dialettica svilupposottosviluppo si sia instaurata nell’ambito di uno spazio economico unitario – quindi a unità d’Italia compiuta – dominato dalle leggi del capitale.

Tale tesi – che si ricollega fra l’altro a una serie di studi sullo sviluppo ineguale del capitalismo, in modo particolare di Paul A. Baran, di Andre Gunter-Frank e Samir Amin – tende a porre in rilievo come la dialettica sviluppo-sottosviluppo non si instauri fra due realtà estranee o anche genericamente collegate, ma presuma uno spazio economico unitario in cui lo sviluppo è il rovescio del sottosviluppo che gli è funzionale: in altri termini lo sviluppo di una parte è tutto giocato sul sottosviluppo dell’altra e viceversa e dunque il sottosviluppo del Sud è il risultato dello sviluppo capitalistico e non della sua assenza.

Zitara, Capecelatro e Antonio Carlo furono accusati e tacciati di “nostalgie borboniche”. Perché? Per le differenti analisi – parzialmente anche rispetto a Gramsci – sulla Questione Meridionale?

No: semplicemente perché avevano osato dissacrare quanto tutti avevano divinizzato: il movimento e il processo, considerato progressivo e progressista, del Risorgimento. Avevano osato mettere in dubbio e contestare le magnifiche sorti e progressive dello Stato unitario, sempre celebrato da chi a destra, a sinistra e a centro aveva sempre ritenuto che tutto si poteva criticare in Italia ma non l’Italia Unita e i suoi eroi risorgimentali.

Come spiegare diversamente – ma è solo un esempio – l’atteggiamento nei confronti di Garibaldi? Durante il ventennio fu santificato ed eletto “naturalmente” come padre putativo di Mussolini e del regime e dunque fu “fascista”. Dopo il fascismo, prima nel ’48, alle elezioni politiche, la sua icona fu scelta come simbolo elettorale del Fronte popolare e dunque divenne socialcomunista. Negli anni 80 fu osannato da Spadolini – e dunque divenne repubblicano – “come il generale vittorioso, l‘eroico comandante, l’ammiraglio delle flotte corsare e l’interprete di un movimento di liberazione e di redenzione per i popoli oppressi”. Fu poi celebrato da Craxi – e dunque divenne socialista – “come il difensore della libertà e dell’emancipazione sociale che univa l’amore per la nazione con l’internazionalismo in difesa di tutti i popoli e di tutte le nazioni offese”. Infine fu persino rivendicato da Piccoli che lo fece dunque diventare democristiano.

Ecco, è proprio questo unanimismo, questa unione sacra – destra, sinistra centro, tutti d’accordo – intorno al Risorgimento e ai suoi personaggi simbolo, che non convince. E’ questa intercambiabilità ideologica dei suoi “eroi” che rende sospetti. Ecco perché bisogna iniziare a fare le bucce al Risorgimento, ecco perché occorre iniziare a sottoporre a critica rigorosa e puntuale tutta la pubblicistica tradizionale – ad iniziare dunque dai testi di storia – intorno a Garibaldi, liquidando una buona volta la retorica celebrativa del Risorgimento. Per ristabilire, con un minimo di decenza un po’ di verità storica occorrerebbe infatti, messa da parte l’agiografia e l’oleografia patriottarda italiota, andare a spulciare fatti ed episodi che hanno contrassegnato, corposamente e non episodicamente, il Risorgimento e Garibaldi: Bronte e Francavilla per esempio. Che. non sono si badi bene, episodi né atipici né unici né lacerazioni fuggevoli di un processo più avanzato. Ebbene, a Bronte come a Francavilla vi fu un massacro, fu condotta una dura e spietata repressione nei confronti di contadini e artigiani, rei di aver creduto agli Editti Garibaldini del 17 Maggio e del 2 Giugno 1860 che avevano decretato la restituzione delle terre demaniali usurpate dai baroni, a chi avesse combattuto per l’Unità d’Italia. Così le carceri di Franceschiello, appena svuotate, si riempirono in breve e assai più di prima. La grande speranza meridionale ottocentesca, quella di avere da parte dei contadini una porzione di terra, fu soffocata nel sangue e nella galera. Così la loro atavica, antica e spaventosa miseria continuò. Anzi: aumentò a dismisura. I mille andarono nel Sud semplicemente per “traslocare” manu militari, il popolo meridionale, dai Borboni ai Piemontesi. Altro che liberazione!

Così l’Unità d’Italia si risolverà sostanzialmente nella “piemontesizzazione” della Penisola e fu realizzata dal Regno del Piemonte, dalla Casa Savoia, dai suoi Ministri – da Cavour in primis – dal suo esercito in combutta con gli interessi degli industriali del Nord e degli agrari del Sud – il blocco storico gramsciano – contro gli interessi del Meridione e delle Isole e a favore del Nord; contro gli interessi del popolo, segnatamente del popolo-contadino del Sud; contro i paesi e a vantaggio delle città, contro l’agricoltura e a favore dell’industria.

– See more at: http://www.manifestosardo.org/la-truffa-dellunita-ditalia-e-il-mito-di-garibaldi/#sthash.fnrtAYD8.dpuf

Opzione Donna

Pensioni: Opzione Donna estesa anche agli invalidi

Si chiede l’estensione dell’Opzione Donna anche ai lavoratori con disabilità compresa tra il 46 e il 74%.

 – 20 luglio 2015
Pmi TVPensioni: niente rimborsi totali
 

 

Pensioni

Per la prossima Riforma delle Pensioni tra le richieste avanzate al governo Renzi c’è anche l’estensione dell’Opzione Donna agli invalidi con disabilità compresa tra il 46% e il 74%. In fase di approvazione del decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni bloccata dai precedenti Governi, l’Esecutivo di Renzi si è impegnato a valutare la possibilità di estendere i benefici dell’Opzione Donna anche ai lavoratori disabili.

=> Pensione anticipata per lavoratrici madri

Opzione Donna

Si tratta della possibilità riservata alle lavoratrici madri, che ogni giorno devono conciliare tempi di lavoro e famiglia, di andare in pensione anticipata con 57 anni di età e 35 di contributi scegliendo per il calcolo dell’assegno previdenziale il sistema contributivo puro.

=> Pensione Opzione Donna: Class Action al TAR

 

 

 

Estensione ai disabili

A darne notizia sono stati i senatori Gianluca Susta e Nicoletta Favero, promotori del disegno di legge, con una nota stampa. Il motivo è che, per i due senatori, non si può chiedere a lavoratori con una percentuale così alta di invalidità di rispettare i nuovi requisiti di accesso alla pensione, che prevedono di lavorare quasi fino a 70 anni per effetto della Riforma delle Pensioni Fornero. Senza considerare che i portatori di handicap hanno certamente una difficoltà maggiore a trovare una nuova occupazione in caso di perdita del lavoro.

=> Pensioni 2015: le novità del sistema previdenziale

Benefici pensionistico per i disabili

Per i lavoratori sordomuti e per quelli con invalidità certificata superiore al 74% è prevista la possibilità di richiedere per ogni anno di lavoro effettivamente svolto il beneficio di due mesi di contribuzione lavorativa fino ad un massimo di 5 anni totali. Un beneficio pensionistico dal quale risultano invece esclusi i lavoratori con una invalidità compresa tra il 46% e il 74%, che sostanzialmente risultano equiparati ai lavoratori sani. Ma sottolineano i senatori:

«È irragionevole pensare che lavoratori con tale invalidità possano continuare a lavorare fino ad un’età avanzata nonostante le loro precarie condizioni di salute considerato che dopo tanti anni di lavoro gli stessi risentono in maggior misura rispetto agli altri lavoratori dello sforzo e dell’impegno dovuti nello svolgimento dell’attività lavorativa. Contro l’evidenza dei fatti ed il buon senso persiste e si acuisce la palese disparità di trattamento nei confronti di questi lavoratori svantaggiati per i quali, nonostante il riconoscimento di un’invalidità tra il 46& ed il 74%, non è previsto alcun beneficio pensionistico».

=> Pensione anticipata con il contributivo: Riforma INPS

Dunque quello che si chiede al Governo è di:

«Valutare la possibilità di adottare iniziative, anche normative, volte al riconoscimento di benefici pensionistici ai lavoratori ai quali è stata riconosciuta un’invalidità superiore al 46% e inferiore al 74% al fine di eliminare un’evidente disparità di trattamento nei confronti di questi lavoratori e di consentire agli stessi la possibilità di accedere al trattamento pensionistico prima di quanto previsto dalla normativa vigente».

 

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