Archivi giornalieri: 7 luglio 2015

INAIL

Dal 1° luglio rivalutazione delle prestazioni Inail

Dal 1°luglio 2015 le prestazioni Inail dovranno essere rivalutate. Il Consiglio di Amministrazione dell’Inail ha inoltrato al Ministero del lavoro e delle Politiche sociali la delibera relativa agli aumenti per l’emanazione dei decreti previsti per legge.
 

L’Inail con delibera dell’11 maggio ha fissato gli aumenti delle prestazioni economiche nei confronti degli infortunati e dei tecnopatici dal 1 luglio 2015.
 
E’ un adempimento che l’Istituto compie ogni anno in virtù di quanto previsto dall’art.11 del decreto leg.vo 38/2000 in base al quale le prestazioni sono rivalutate annualmente, a decorrere dal 1° luglio di ciascun anno, sulla base della variazione effettiva dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati intervenuta rispetto all’anno precedente.
 
Si tratta degli incrementi che riguardano la parte patrimoniale della rendita Inail (dal 16% al 100%); nulla a che vedere dunque con l’indennizzo del danno biologico ( 6-15% e quota danno biologico dal 16 al 100%) che ancora, come è noto, non è soggetto all’adeguamento annuale ma che in virtù della legge di stabilità, dal 1° gennaio 2014 ha subito un aumento, in via straordinaria, del 7,57%.

Ciò premesso di seguito si illustrano i parametri fondamentali della rivalutazione delle prestazioni economiche erogate dall’Inail nei settori Industria, Agricoltura e per i  medici e tecnici di radiologia, considerato che la variazione dei prezzi, calcolata dall’Istat, è pari allo 0,19%.

Settore Industria

La retribuzione media giornaliera, fissata per il 2014 in euro 76,67 viene rivalutata dello 0,19% risultando pari a euro 77,12.

Dal 1 luglio 2015 i nuovi limiti retributivi annui minimo e massimo da assumere ai fini del calcolo della rendita (ottenuti moltiplicando per 300 detta retribuzione diminuita del 30% per il minimale ed aumentata del 30% per il massimale) saranno i  seguenti: 
 
• limite minimo euro  16.195,20 (in precedenza euro 16.163,70); 
• limite massimo euro 30.076,80 (in precedenza euro 30.018,30).

 
Inoltre – per le rendite aventi decorrenza anteriore al 1° luglio 2015 – alle retribuzioni effettive si applicheranno i seguenti coefficienti di rivalutazione a seconda del periodo in cui si è verificato l’infortunio o si è manifestata la malattia professionale: 
 
per il 2014 e precedenti                      1,0019
per l’anno 2014 e 1° semestre 2015    1,0000. 
 
Settore Agricoltura 
 
La retribuzione convenzionale annua, sulla cui base riliquidare le rendite di inabilità permanente dei lavoratori a tempo determinato, dal 1° luglio 2015, è di euro 24.440,95.
 
Nei confronti dei lavoratori agricoli subordinati a tempo indeterminato colpiti da infortunio sul lavoro o malattia professionale, dal 1° gennaio 1982, come è noto, i criteri di rivalutazione ed i limiti retributivi sono quelli vigenti nel settore industriale. 
 
Per i lavoratori autonomi si prende a riferimento, dal 1 giugno 1993 (ai sensi dell’art.14 Legge 243/1993) il minimale di legge previsto per i lavoratori dell’industria, ovvero euro 16.195,20. Le rendite con decorrenza anteriore al 1° giugno 1993 saranno invece riliquidate sulla retribuzione annua convenzionale di euro 24.440,95.

Come per il settore industria, per le rendite relative ai superstiti di tutti i lavoratori agricoli deceduti a far data 1 gennaio 2014, il riferimento retributivo deve essere il massimale  previsto per i lavoratori dell’industria  (quindi 30.076,80) secondo quanto sancito dalla norma della legge di stabilità 2014. Per i lavoratori deceduti prima del 1°gennaio 2014  la rendita ai superstiti, si ricorda , va calcolata sulla base della retribuzione convenzionale.
 

Marittimi 
 
I nuovi massimali retributivi risultano i seguenti: 
 
a)     per i comandanti e capi macchinisti euro                 €     43.310,59 
b)     per i primi ufficiali di coperta e di macchina euro      €     36.693,70
c)     per gli altri ufficiali euro                                         €     33.385,24 
 

Medici esposti a radiazioni ionizzanti 
 
La retribuzione convenzionale annua, sulla cui base riliquidare le rendite di inabilità permanente ed ai superstiti, in godimento dal 1° luglio 2015, è di euro 60.057,27 che scaturisce dalla moltiplicazione della precedente retribuzione annua convenzionale per il coefficiente di variazione (euro 59.273,59 x 1,0019). 
 
Assegno per assistenza personale continuativa e assegno “una tantum” in caso di morte.
 
L’ assegno per assistenza personale continuativa, è elevato da euro 532,21 a euro 533,22 e l’assegno “una tantum” in caso di morte,  passa da euro 2.132,45 a euro 2.136,50 per entrambi i settori industriale ed agricolo. 
 
L’Inail ha provveduto ad inviare la delibera al Ministero del lavoro per l’emanazione dei relativi decreti attuativi; sarà pertanto nostra cura informare non appena saranno pubblicati sul sito del Ministero

Immigrazione

Immigrazione: convegno a Taranto su “Identità invisibili”

“Identità invisibili: immigrazione tra emergenza, accoglienza, legalità” è il titolo del convegno che si terrà a Taranto giovedì 9 luglio ore 17,30, presso la biblioteca comunale “P. Acclavio”, in piazzale Bestat.

Promossa e organizzata da Cgil e l’associazione Libera, all’iniziativa parteciperanno Gabriella Stramaccioni, segretaria Libera nazionale, responsabile welfare e Marino Rosati, presidente A.N.M. di Taranto.

Il dibattito sarà coordinato da Giuseppe Massafra, segretario generale Cgil Taranto, mentre la relazione introduttiva sarà tenuta da Eva Santoro, segretaria Cgil Taranto.

Le conclusioni sono affidate a Sally Kane, responsabile del dipartimento immigrazione della Cgil nazionale.    

Amianto

Amianto, la ricetta dell’Inca Lombardia

Nel 2014 si stimano in regione 2 mila vittime: una strage silenziosa. Occorre completare il censimento delle coperture in eternit, mettere risorse nel Piano nazionale, allargare la sorveglianza sanitaria e i benefici previdenziali.

Ne uccide più l’amianto che la strada. Nel 2014, in Lombardia, si sono registrati circa 2 mila decessi a causa dell’esposizione ad amianto (secondo le stime dell’Osservatorio nazionale amianto), mentre sono poco più di 400 le vittime della strada. Il confronto è macabro ma efficace: eppure, il livello dell’allarme sociale per queste due quotidiane tragedie non è nemmeno paragonabile. Perché l’amianto uccide in maniera silenziosa, e silenziosi rimangono i media e le istituzioni.

Per molto tempo un po’ silenziosi siamo rimasti anche noi. Da ultimo, però, periodicamente il Comitato prevenzione amianto Lombardia (costituito da Cgil, Inca e Ambiente Lavoro) rompe il silenzio. L’azione di stimolo delle istituzioni e quella di informazione dell’opinione pubblica sono proprio quelle che ci proponevamo di promuovere quando, nel 2012, con Antonio Pizzinato, Giacinto Botti e Rino Pavanello decidemmo che ci serviva un megafono comune per continuare a dare efficacemente l’allarme.

Le questioni sono numerose, proveremo a indicarne qualcuna. A partire dal problema dell’esposizione generalizzata, che è non è certo definitivamente risolto (nonostante le previsioni della legge 257/1992). Qui non parliamo soltanto del famoso sito Alibaba.com, del magnate cinese Jack Ma, dove è possibile acquistare i più svariati prodotti contenenti fibre d’amianto e importarli legalmente in Italia. Qui parliamo della Lombardia, precisamente delle cave di serpentino in Valmalenco (Sondrio), una pietra utilizzata per scopi ornamentali in edilizia e per la costruzione delle famose stufe. Come ci ha ricordato Edoardo Bai di Legambiente in un convegno organizzato da noi alla fine di maggio, nei siti estrattivi si registrano valori importanti di aerodispersione delle fibre amiantifere (oltre 600 fibre/litro in laboratorio di lavorazione; oltre 1.000 in corrispondenza della macchina di taglio; oltre 100, il limite “legale”, anche in lucidatura).

Un’altra importante questione è quella relativa alla mappatura, che in Lombardia è prevista dalla legge regionale 17/2003. Attualmente il censimento è fermo a superfici territoriali corrispondenti a circa il 30 per cento della popolazione e ha evidenziato la probabile presenza di circa 770 mila metri cubi di cemento amianto nelle coperture. Al censimento però, visto che è realizzato con un aereo attrezzato, sfugge la diffusissima e ancora più pericolosa presenza di materiale contenente amianto all’interno degli edifici. E come sottolinea Enrico Zini dell’Agenzia regionale protezione ambiante, le verifiche hanno evidenziato quanto sia difficile mediante questa tecnologia (spettrometro a infrarosso) individuare coperture di dimensione inferiore ai 100 metri quadri.

Secondo gli ultimi dati, l’8 per cento delle coperture è stato messo in sicurezza grazie all’installazione di pannelli fotovoltaici, il 17 per cento presenta un aspetto modificato in virtù del rifacimento della copertura o dell’incapsulamento del cemento amianto, il 73 si presenta purtroppo nelle medesime condizioni. È interessante notare come gli incentivi fiscali per lo sviluppo dell’autoproduzione di energia solare abbiano conseguito l’esito secondario, ma importantissimo, della bonifica della copertura individuata. Arpa ipotizza che, se il trend mostrato negli ultimi anni fosse confermato, nel 2025 la presenza di coperture in cemento amianto in Lombardia sarebbe prossima a zero; è fondato il timore, tuttavia, che la cessazione dei benefici fiscali sul fotovoltaico e gli effetti della crisi in edilizia possa averne compromesso il passo.

Dal punto di vista politico, occorre sottolineare che il Piano nazionale amianto 2014-2018, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 13 novembre 2014, non è stato approvato perché il ministero dell’Economia ha dato parere negativo (nel gennaio 2015) non trovandosi le coperture di spesa necessarie: l’emergenza sanitaria, insomma, non viene adeguatamente affrontata. E occorre rimarcare anche la necessità di una manutenzione della legislazione, soprattutto in materia di prevenzione: basti pensare che tra gli addetti allo smaltimento e alle bonifiche in Lombardia (3.701 lavoratori) la mortalità da esposizione ad amianto registrata dalle Asl è 1,7 volte quella della popolazione normale, da cui discende l’urgenza di un aggiornamento delle misure preventive.

In conclusione, l’Inca Cgil Lombardia ritiene necessarie e urgenti alcune misure. La prima è la redazione di disposizioni univoche per l’intero territorio nazionale, nella forma di linee di indirizzo ministeriali alle Regioni, in materia di sorveglianza sanitaria a favore degli ex esposti. Serve poi un’azione legislativa analoga agli atti di indirizzo ministeriali del 2001 anche in materia di riconoscimento delle malattie professionali amianto-correlate da parte dell’Inail (accompagnata da una revisione delle tabelle di indennizzo del danno biologico per placche pleuriche, asbestosi, mesotelioma). Sarebbe opportuna, inoltre, una correlazione normativa tra le evidenze del Registro Mesoteliomi e la tutela individuale dei casi registrati (attualmente, ad esempio, l’inclusione da parte del Registro Mesoteliomi tra i casi a eziologia professionale non comporta alcun diritto sul piano previdenziale).

Più in generale, occorre ricordare che l’amianto, pur formalmente dismesso nel 1992, ha latenze che superano i 40 anni. Siamo quindi nel pieno della fase di rischio, e ci sono molti ex esposti ancora attivi, non avendo ottenuto i benefici previdenziali in quanto esposti per meno di dieci anni. Noi chiediamo il ripristino dei benefici previdenziali per gli esposti anche ai fini del diritto e l’introduzione di una deroga specifica all’elevazione dei requisiti per il diritto alla pensione e al loro ancoraggio alla variazione dell’attesa di vita. Legare il diritto alla pensione per gli ex-esposti all’attesa di vita media della popolazione non esposta è un insulto al destino di lavoratori che meritano una considerazione del tutto particolare.

a cura di Mauro Paris, coordinatore Inca Cgil Lombardia