Archivi giornalieri: 3 dicembre 2014

Patronati

Tagli ai patronati – Inps Piemonte, un tavolo di confronto per trovare adeguate e condivise soluzioni

“.. già in passato il fondo patronati è stato ridotto per la necessità di fare cassa – si legge nell’ordine del giorno del Comitato regionale Inps Piemonte – e rammentando che il fondo è alimentato dai versamenti dei lavoratori, che gli istituti di patronato sono previsti dall’art. 38 della Costituzione, che le decurtazioni previste graveranno pesantemente sull’attività dei patronati e di conseguenza sui servizi resi ai cittadini con ricadute negative anche sull’attività dell’Inps si chiede – conclude il documento – alle istituzioni competenti di rivedere il provvedimento e nel contempo che venga previsto un tavolo di confronto tra le parti interessate per trovare adeguate e condivise soluzioni”.

03/12/2014 09.58

Cassazione

Cassazione – Sì all’indennità di accompagnamento anche se in grado di deambulare

L’ordinanza n. 25255 della Cassazione sancisce che l’indennità di accompagnamento va corrisposta all’inabile che, anche se in grado di deambulare, non riesce a compiere gli atti quotidiani della vita.

Viene accolto così il ricorso di un uomo che impugnava la decisione di secondo grado. La Corte territoriale infatti gli negava l’indennità di accompagnamento perché, anche se inabile al lavoro, era in grado di deambulare. Il giudice di merito infatti non teneva conto che l’uomo necessitava di essere accompagnato per qualsiasi acquisto nei negozi, di avere preparati i cibi, oltre che di aiuto per ogni operazione di governo della casa e nonostante presentasse anche un rendimento mentale quasi del tutto compromesso …

Dando ragione al ricorrente, gli ermellini spiegano che “l’indennità di accompagnamento è una prestazione del tutto peculiare in cui l’intervento essenziale non è indirizzato al sostentamento dei soggetti minorati nelle loro capacità di lavoro, ma è rivolto principalmente a sostenere il nucleo familiare onde incoraggiare a farsi carico dei suddetti soggetti, evitando così il ricovero in istituti di cura e di assistenza, con conseguente diminuzione della relativa spesa sociale”.

Patronati

Tagli ai patronati – Confeuro, richiesta irricevibile

 “Nel decreto del presidente del Consiglio del 26 novembre 2014, il governo sostiene che, su costo dei cittadini e a vantaggio dei patronati, viene ammessa ”l’esigibilità del contributo di alcune prestazioni non rientranti nel finanziamento previsto per legge”. Questa disposizione, che si traduce nell’articolo 26 della legge si stabilità 2015, snatura totalmente il ruolo e la storia dei patronati e vira con decisione verso una ulteriore privatizzazione dei servizi essenziali “. Lo dichiara il presidente nazionale Confeuro (la confederazione delle associazioni e sindacati liberi dei lavoratori europei), Rocco Tiso.

“Il tentativo – prosegue Tiso – è evidentemente quello di rafforzare la menzogna molto spesso diffusa dai media sul costo che i patronati rappresentano per cittadini e lavoratori. Tutto questo omettendo il risparmio che garantiscono sulle spese dello Stato, la loro utilità, la rinomata efficacia e il grande ruolo di contrapposizione alla macchina burocratica nazionale”.

“La battaglia che si sta conducendo contro i patronati, che è bene ricordarlo mette sul piatto 5 mila posti di lavoro, è pienamente inquadrabile in quella logica di privatizzazione dei servizi essenziali che anche questo governo sta perseguendo. Quel che infatti anche l’ultimo presidente del Consiglio, Matteo Renzi, fa fatica a comprendere è che la situazione odierna è figlia proprio di questi continui attacchi. Quindi anche su questo punto, ci spiace dirlo, non si intravede nessun cambiamento”, conclude.

Tagli ai patronati

Tagli ai patronati – Inca Casale Monferrato, un presidio per la tutela del diritto alla salute per tutti i cittadini

…. senza l’intervento dei Patronati ed in particolare del patronato INCA, centinaia di lavoratori e le loro famiglie sarebbero stati senza tutela e l’intervento del Patronato ha fatto si che venisse riconosciuto un loro diritto.

 Illustrissimo Signor Presidente del Consiglio,

A seguito della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione sul caso “Eternit”, sono state spese e si stanno spendendo parole che fanno sperare in una modifica della legge sulla prescrizione.
Lei ha ricevuto, insieme alla sindaca di Casale Monferrato, anche l’Associazione Familiari Vittime dell’Amianto di Casale Monferrato con la sua Presidente Romana Blasotti e, oltre agli impegni presi, ha avuto per loro parole di umana comprensione. Vorremmo però ricordarLe come si è arrivati a questo processo dall’infausta conclusione.

Tutto partì dalla Camera del Lavoro di Casale Monferrato e dal Patronato INCA, uno di quei patronati ai quali la legge di Stabilità del Suo Governo, vuole dimezzare i finanziamenti;

A partire dal 1979 fino ai primi anni ’80 e purtroppo ancora oggi, il patronato INCA di Casale Monferrato, attraverso la collaborazione con una giovane oncologa, diventata poi riferimento nella lotta al mesotelioma, presentò, per la prima volta in Italia, all’Inail ed alla Procura della Repubblica circa 800 denunce di sospetta malattia professionale, di queste più della metà vennero accolte, facendo così ratificare quello che già si sapeva, ma che nessuno tranne i Sindacati, i Patronati e qualche politico locale dicevano, “dell’amianto dell’Eternit ci si ammala e si muore…”.

Nel 1986 la multinazionale dichiarò fallimento ed i 380 operai ancora in forza vennero licenziati, non poterono però essere ricollocati sul mercato del lavoro proprio a causa delle patologie contratte all’interno dell’azienda; anche di questo si occupò la Camera del Lavoro e il Patronato costringendo l’INAIL a riconoscere a questi lavoratori quello che si chiama “passaggio di rendita” e cioè una indennità pari a quasi un anno di stipendio. Ed è in quegli anni che il Patronato INCA condusse una lunga battaglia, anche nei confronti dell’Inail perché riconoscesse formalmente l’origine di quei tumori che stavano martoriando gli ex dipendenti Eternit e la città di Casale Monferrato tutta.
Nel 1992, finalmente si muove anche lo Stato ed attraverso la Legge 257, bandisce l’amianto dal territorio nazionale.

Questa lettera non serve solo a farle il riassunto della vicenda casalese, le storie delle persone e dei lavoratori morti non si possono riassumere in poche righe; ma data la vetrina mediatica che sta avendo la questione, volevamo puntualizzare dei dati storici; senza l’intervento dei Patronati ed in particolare del patronato INCA, centinaia di lavoratori e le loro famiglie sarebbero stati senza tutela e l’intervento sempre del Patronato ha fatto si che venisse riconosciuto un loro diritto.
Diritti e voglia di giustizia che sono stati percepiti come affievoliti dalla sentenza della Corte di Cassazione.

Il punto focale è che da sempre i Patronati hanno un ruolo sociale laddove lo Stato non arriva e qualche volta ci si accorge che lo Stato “non arriverà”. Ma se il taglio finanziario prendesse forma, quanti cittadini, lavoratori, invalidi civili e del lavoro, disoccupati che si rivolgono a noi non potranno più trovare quella certezza di sentirsi aiutati ed in qualche modo protetti, come è successo a Casale Monferrato e come succede quotidianamente in tutta Italia.

È grazie alla caparbietà dei cittadini, dei lavoratori, dei sindacalisti e soprattutto del Patronato che la battaglia di Casale Monferrato, città che possiamo definire martire per il numero di morti e di ammalati a causa dell’amianto, ha assunto un carattere nazionale per l’affermazione del diritto alla salute nei luoghi di lavoro; è grazie a questa determinazione che si è riusciti a trasformare l’azione della tutela individuale, prerogativa del Patronato, in una battaglia per l’affermazione dei diritti collettivi.

Noi ci auguriamo che nel corso dell’iter parlamentare, i tagli economici previsti vengano cancellati, sarebbe un segnale importante anche per tanti cittadini e cittadine di Casale.

Patronato INCA di Casale Monferrato

Nuovo Isee

Nuovo Isee: Cgil, prestazioni a rischio per ritardi e inadempienze

 “La legge che prevede il nuovo ISEE è una norma importante, nata per garantire equità e giustizia nell’accesso alle prestazioni e ai servizi gratuiti e/o agevolati. Ma questi obiettivi rischiano di essere traditi a causa delle inadempienze e dei ritardi del Governo nella predisposizione degli atti e delle condizioni che ne devono consentire un corretto utilizzo”. Così Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, in merito alla riforma dell’indicatore della situazione economica delle famiglie che entrerà in vigore il 1° gennaio 2015.

“Ad oggi non è stato predisposto il sistema dei controlli previsto dalla legge per accertare la veridicità della situazione economica dichiarata: molti contribuenti onesti – spiega Lamonica – continueranno ad essere esclusi dai servizi cui avrebbero diritto a vantaggio degli evasori fiscali”.

“La legge prevede cambiamenti significativi nel metodo di calcolo dell’indicatore e gli effetti concreti di questa modifica debbono essere valutati attentamente e affrontati con i regolamenti degli enti che erogano servizi e prestazioni”. “Ma – sottolinea la dirigente sindacale – i tempi  brevi previsti per l’adeguamento di questi ultimi alle nuove soglie (30 giorni), l’assenza di un periodo di sperimentazione nonostante la ripetuta e vana richiesta del sindacato, e i diversi punti ancora non chiariti (ad esempio come i vari enti interessati possano dialogare tra loro) ci fanno temere che il ‘nuovo’ ISEE partirà con i ”vecchi” regolamenti”.

Per Lamonica “l’incrocio tra vecchi e nuovi criteri, l’approssimazione con cui si avvia il percorso, metteranno ancora una volta in difficoltà i cittadini, in particolare quelli più deboli, che più di altri hanno diritto e bisogno a che le sempre più scarse risorse per il welfare vengano impiegate bene ed equamente”.

“Il nuovo ISEE – continua la segretaria – non può diventare un’altra occasione di complicazione della vita degli italiani, né tanto meno una modalità surrettizia per ridurre e limitare l’accesso ai servizi e alle prestazioni. Per essere il segno di una svolta positiva è necessario che parta correttamente e che, in tempi e modi chiari e certi, se ne possano valutare gli effetti e correggere eventuali criticità”. “Per questo – conclude Lamonica – la Cgil chiede l’immediata convocazione del tavolo di monitoraggio composto da tutti i soggetti interessati, istituzioni, Enti Locali e parti sociali, previsto dalla normativa e mai convocato”.

Inca Cgil

Inca Cgil – Manuale sui diritti sociali, ridefinire nuovo modello a livello europeo

“Ridefinire un nuovo modello di welfare a livello europeo”. E’ questa la sfida lanciata  dall’Inca, il patronato della Cgil, nel corso della presentazione del suo ”Manuale sui diritti sociali”, edito da Ediesse. “Bisogna analizzare – ha affermato Fulvio Fammoni, presidente dell’Associazione Bruno Trentin – i diritti sociali esistenti, in Italia e in Europa, per dare risposte alle esigenze presenti e, soprattutto, per offrire prospettive in un’ottica di salvaguardia dei diritti dei lavoratori, dei pensionati e dei cittadini”.

“Il Manuale – ha chiarito Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil – è uno strumento utile e prezioso per una discussione che è assolutamente da fare. Rispetto alla crisi, ripensare il modello sociale europeo di questo secolo significa ridefinire una nuova idea di sinistra, non solo politica ma anche sociale. Non possiamo smettere di avere un’idea vera di integrazione europea, perché non c’è un’alternativa”.

“L’Europa – ha chiarito Carlo Caldarini, direttore dell’Osservatorio Inca Politiche sociali in Europa – non ha competenze specifiche sulle politiche sociali. Sono stati introdotti degli strumenti che, a tutt’oggi, non si sono rivelati sufficienti. Gli obiettivi sociali stabiliti dalla strategia ”Europa 2020” appaiono sbiaditi e si condensano principalmente attorno a misure di lotta alla povertà. Si irrigidiscono, invece, i meccanismi di controllo dei conti pubblici, con l’instaurarsi del semestre europeo. Di metodo di coordinamento aperto quasi non si parla più, e persino gli analisti cominciano a disinteressarsene, se non come elemento di ricostruzione storica della nuova governance economica”.            

David Natali, docente dell’Università di Bologna, ha ricordato che “molti paesi hanno seguito percorsi di riforma che vanno a ridurre il livello di protezione pubblica e di contenimento della spesa previdenziale”. “Il caso italiano però – ha proseguito – si distingue per una serie di contraddizioni tra il persistente invecchiamento della popolazione e le ambizioni continue di riduzione di spesa, così come per l’allineamento delle prestazioni previdenziali alle dinamiche del mercato del lavoro, perseguite in assenza di una riforma che avvantaggi le coorti più giovani e quelle più anziane dei lavoratori”.

“E’ stato molto rilevante – ha ricordato Luigina De Santis, esperta Inca di politiche sociali in Europa – l’apporto dato dai sindacati italiani per il sociale negli anni scorsi. Occorre però rilanciare il dibattito sul sistema pensionistico pubblico; nel sistema contributivo non c’è la garanzia di un trattamento pensionistico. Va costruita una vera giustizia previdenziale, vanno definite norme che la persona normale possa comprendere e gestire per conseguire i suoi diritti”.

Franca Gasparri, autrice del capitolo sul danno alla salute, ha ribadito che “il lavoro svolto dal patronato è andato oltre la semplice tutela della salute dei lavoratori”. “L’Inca – ha rimarcato – ha affrontato numerose controversie che hanno dato luogo ad altrettanta giurisprudenza”.

San Francesco Saverio

San Francesco Saverio


San Francesco Saverio

Nome: San Francesco Saverio
Titolo: Sacerdote
Ricorrenza: 03 dicembre

Il giorno 7 aprile dell’anno 1506, nel castello di Saverio, nella Navarra, nasceva colui che Urbano VIII chiamerà « l’Apostolo delle Indie », S. Francesco Saverio. 

Fin dall’adolescenza si applicò con amore appassionato allo studio delle lettere, nelle quali conseguì ottimi risultati. Già professore di Filosofia nel collegio di S. Barbara in Parigi, si incontrò per provvidenza di Dio con S. Ignazio di Loyola. Questi gli ripeteva instancabilmente la sentenza evangelica: « Che giova all’uomo acquistare il mondo intero, se poi perde la sua anima? ».

Coll’aiuto della grazia il santo fondatore dei Gesuiti lo indusse a riflettere bene su ciò, facendogli comprendere la verità e l’importanza di questa massima, tanto che egli abbandonando ogni progetto mondano, si diede con tutte le sue energie alla causa santa del Signore, sotto l’esperta guida di S. Ignazio. Frattanto Francesco divenne diacono e finalmente, dopo due mesi di aspre penitenze, potè celebrare con indicibile effusione di cuore, la sua prima Messa. 

In questo frattempo Giovanni III, re del Portogallo, avendo udita la fama dei compagni di Ignazio, ne chiese alcuni per mandarli missionari nelle Indie orientali. 

Ignazio saputo questo e illuminato dal cielo, scelse il Saverio, il quale accettò volentieri la missione affidatagli. 

Ricevuta la benedizione papale, partì e arrivò felicemente a Goa, principale città delle Indie, che fu la prima a ricevere i frutti della parola di Francesco. Da Goa passò a Malacca, indi a Trovancore e nelle terre circostanti: dovunque l’apostolo infaticabile operava conversioni e prodigi. 

Il suo zelo veramente non ebbe confini. Si spinse fin nel Giappone, dopo esser ritornato a Goa, per rivedere le cristianità già fondate, e colà pure il divino seme produsse molti buoni frutti. 

Sebbene esausto di forze, concepì il progetto di inoltrarsi nella immensa Cina, e lo aveva quasi attuato, quando il Signore, contentandosi dell’eroico suo proposito, lo chiamò a sò nella gloria. 

Questo Santo, tanto insigne, si distinse in tre virtù in modo particolare. Nel suo grande zelo : un unico desiderio aveva: saziare il Cuore di Gesù famelico di anime. Per questo ideale, non badò a sacrifici, a lacrime, ad umiliazioni, a dolori, a sangue. Si distinse ancora per l’ubbidienza eroica ch’egli abbracciò nonostante gli ordinasse di abbandonare i suoi cari, la famiglia e la terra natia, per andare solo, lontano, verso luoghi sconosciuti. 

Fu eroico inoltre il suo spirito di sacrificio che lo portò ad un amor di Dio tanto grande da fargli spostare due costole dalla parte del cuore. 

Morì su uno scoglio arido e desolato di fronte alla Cina, avendo per unica compagnia e conforto un servo indigeno. Moltiplicandosi i miracoli ricevuti per sua intercessione, fu elevato agli onori degli altari e proclamato celeste protettore di tutte le missioni cattoliche. 

PRATICA . _ Una preghiera e una offerta per le missioni cattoliche. 

PREGHIERA. — Signore, che per mezzo del tuo servo Francesco Saverio, hai voluto aggregare alla tua Chiesa nuovi popoli. concedi a noi di imitare nell’esempio delle virtù colui di cui ammiriamo i meriti. Bibl., CONNOR, Invoca il Saverio, Ed. Paoline.