Archivi giornalieri: 27 luglio 2011

Accordo Sindacati – Confindustria sulla certificazione di malattia online

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E’ del 20 luglio 2011 l’accordo tra i Sindacati Unitari (CGIL-CISL-UIL) e la Confindustria sull’invio telematico della certificazione di malattia. Tale accordo che si è reso necessario per stabilire una fase transitoria in attesa dell’adeguamento delle disposizioni contrattuali in materia di malattia con la nuova normativa (invio telematico della certificazione):

• conferma la piena validità delle disposizioni in materia di malattia contenute nei CCNL, compresa la tempestività nella comunicazione dell’assenza e dell’eventuale diverso indirizzo dove potrà essere effettuata la vista fiscale;

• mantiene in vigore fino al 13 settembre 2011 la possibilità di inviare la certificazione in forma cartacea. Se il medico già utilizza il sistema informatico, con gli  stessi tempi che erano previsti per l’invio del certificato cartaceo, comunica al datore di lavoro (ad es. tramite mail, sms) il numero di protocollo identificativo del certificato telematico;

• prevede la facoltà, in questa prima fase, di definire mediante contrattazione aziendale altre modalità di invio.

• stabilisce il rilascio della certificazione in forma cartacea da parte del medico, nel caso in cui non sia possibile la trasmissione telematica (ad es. problemi di trasmissione o malattie insorte in uno stato estero, vedi circolare DFP n. 4/2011). In questo caso, il lavoratore, dopo aver avvisato il datore di lavoro, invia la certificazione nei tempi e modi previsti dal contratto.

E’ importante che il lavoratore sappia che l’inosservanza delle disposizioni in argomento potrà determinare l’applicazione del procedimento disciplinare previsto dal CCNL e, ove ne ricorrano le condizioni, la sospensione dell’indennità economica di malattia.

I clandestini possono nuovamente sposarsi in Italia

La Corte Costituzionale sentenzia: nessun ostacolo a nozze con un/una cittadino/a italiano/a

Ancora una volta la Corte Costituzionale dà un colpo alla Legge 94 del 15 luglio 2009 (disposizioni in materia di sicurezza), voluta dal Ministro Maroni. Con sentenza n°245 del 25 luglio 2011, la Corte dichiara l’illegittimità costituzionale del 1 comma dell’art.116 del Codice Civile (matrimonio dello straniero nello Stato) laddove si afferma che lo straniero deve dimostrare di essere in possesso di un documento attestante la regolarità del soggiorno in Italia.

La sentenza riafferma principi costituzionali, norme europee e internazionali sul fatto che il matrimonio è un diritto di libertà e inviolabile della persona, infatti, la condizione di immigrato irregolare, secondo la sentenza,  non può essere di per sé un ostacolo alla celebrazione delle nozze con un cittadino o una cittadina italiana. 

La norma, nel nuovo testo che è frutto di una modifica legislativa del 2009, volta ad evitare i cosiddetti matrimoni di comodo, pone tra i requisiti necessari per contrarre le nozze il possesso, da parte dell’aspirante coniuge extracomunitario, di un documento che certifichi la regolarità del permesso di soggiorno in Italia.

La questione di legittimità costituzionale era stata sollevata dal Tribunale di Catania, al quale si sono rivolti una cittadina italiana e un cittadino
marocchino.

Arriva il ddl contro il caporalato

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Un reato penale

E’ arrivato ieri in Senato il disegno di legge contro il caporalato. Grande soddisfazione viene espressa dalle organizzazioni sindacali. “Esprimiamo il forte apprezzamento per l’iniziativa politica messa in atto dal gruppo parlamentare del Partito democratico che ha presentato oggi presso il Senato della Repubblica il testo del ddl 2584 contenente “misure volte alla penalizzazione del fenomeno d’intermediazione di manodopera basato sullo sfruttamento dell’attività lavorativa”.

Il ddl – che è stato già sottoscritto da molti senatori appartenenti a partiti sia di maggioranza che di opposizione – è il frutto tangibile di una battaglia sindacale che la Flai ha intrapreso insieme alla Fillea e alla Cgil all’inizio dell’anno e che aveva come fine ultimo proprio quello di spingere il Parlamento italiano a formulare una legge che rendesse il caporalato un reato penale”. A dirlo in una nota è il segretario generale della Flai, Stefania Crogi.

“Siamo quindi soddisfatti – si legge nella nota – di avere colto questo straordinario risultato politico in così breve tempo e siamo convinti che tutto ciò sia stato possibile perché, come purtroppo non accade molto spesso nel nostro paese, si è instaurato un rapporto virtuoso e costruttivo tra politica e sindacato, con quest’ultimo che propone un intervento e con la prima che ne coglie l’importanza e la validità agendo di conseguenza”.

“Sappiamo, però, che è presto per cantare vittoria e che la strada perché il caporalato sia definitivamente sconfitto è ancora lunga. E’ per questo che ci appelliamo a tutte le forze politiche affinché approvino in tempi stretti il ddl e che non si lascino sfuggire questa fondamentale occasione. Segnaliamo infine – conclude Crogi – l’importanza del rapporto sinergico che abbiamo instaurato con le organizzazioni agricole, che non solo hanno partecipato questa mattina alla presentazione del ddl ma che da tempo stanno condividendo con noi un percorso per l’emersione del lavoro nero e la legalità in agricoltura”.

E attualmente sono 150mila i lavoratori gestiti dai caporali in edilizia, complessivamente 400mila quelli in nero, grigio e sotto ricatto nel settore. E’ la stima diffusa dalla stessa Fillea. Secondo il sindacato degli edili, infatti, negli ultimi anni si è assistito a una forte espansione degli interessi delle organizzazioni criminali. A causa della crisi, dell’assenza di investimenti, della frammentazione e del sistema di gare al massimo ribasso, esse hanno potuto investire indisturbate denaro da ripulire e proprie imprese.

rassegna.it

Trasferimento contributi Fondi Speciali Elettrici, Telefonici, Volo

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Differenti destini ….

L’INPS, con circolare del 22 luglio 2011 n. 97 detta nuove istruzioni alle sue strutture in materia di trasferimento dei contributi dai soppressi fondi speciali elettrici e telefonici  e dal fondo volo verso l’AGO.

Dopo l’intervento della legge 122/2010, con effetto dal 1 luglio 2010 sono state abolite tutte le forme di trasferimento gratuito della contribuzione dai fondi sostitutivi ed esclusivi (elettrici, telefonici,volo, ferrovieri, Ipost, Inpdap) verso il regime generale dell’assicurazione generale obbligatoria. Oltre all’abrogazione delle norme specifiche di settore che prevedevano il trasferimento gratuito, è stata resa onerosa la ricongiunzione gratuita.
      
In deroga alle nuove modalità, l’INPS, con una sua nota del novembre 2010,  aveva previsto che in talune ipotesi alcuni lavoratori potessero ancora avvalersi del trasferimento d’ufficio ed a titolo gratuito della posizione assicurativa nell’AGO e precisamente: 

 i lavoratori iscritti al Fondo Elettrici, cessati dal servizio prima del 15.11.1996 senza aver raggiunto i requisiti anagrafici e/o contributivi per la maturazione del diritto a pensione nel Fondo (erano esclusi quindi tutti i lavoratori cessati nel periodo dal 16 novembre 1996 al 30 giugno 2010);

 i lavoratori iscritti al Fondo Telefonici, cessati dal servizio entro il 30.06.2010 senza aver raggiunto i requisiti anagrafici e/o contributivi per la maturazione del diritto a pensione nel Fondo.

Questa condizione interessava anche i lavoratori in mobilità, purché la durata della mobilità con la contribuzione figurativa accreditata successivamente alla cessazione non consentisse il perfezionamento dei requisiti per il diritto a pensione nel Fondo. Tale interpretazione generava però una differenziazione eccessiva nel destino pensionistico di un lavoratore iscritto al fondo elettrici (ma anche al fondo volo) al confronto con un lavoratore telefonico nelle stesse condizioni lavorative.

Con quest’ultima circolare l’INPS estende, in via interpretativa e con l’avallo del Ministero del lavoro, l’applicabilità del trasferimento d’ufficio della contribuzione dai Fondi speciali elettrici, telefonici e volo verso il regime generale AGO e chiarisce  le condizioni soggettive e oggettive per la costituzione della posizione assicurativa in AGO, tenuto conto del fatto che, nel frattempo, i lavoratori potrebbero aver fatto scelte diverse in ordine agli strumenti di trasferimento onerosi e che, non avendo altre opportunità, possano essere diventati titolari di pensione a carico del Fondo.

Tutti coloro che sono interessati a conoscere nel dettaglio la normativa possono rivolgersi alle sedi dell’Inca dislocate su tutto il territorio nazionale.

Immigrati – Cgil no a CIE come luoghi di detenzione

….. LasciateciEntrare

“No ai Cie come luoghi di  detenzione e aprire le porte dei centri al mondo esterno perchè in 
trasparenza e nel rispetto della democrazia siano garantiti i diritti  dei migranti”. E’ questa la richiesta che oggi avanza la Cgil  nell’ambito dell’iniziativa “LasciateciEntrare” promossa oggi da un  vasto cartello di associazioni e di forze politiche e sociali davanti  ai Cie (Centri di Identificazione) e ai Cara (Centri di Accoglienza  per Richiedenti Asilo) per reclamare il diritto ad accendere i  riflettori su queste strutture e sulle persone che vi sono trattenute.
 
Diverse le strutture coinvolte su tutto il territorio nazionale  (Roma, Bologna, Modena, Gradisca, Torino, Milano, Bari, Cagliari,  Santa Maria Capua Vetere, Trapani, Catania, Lampedusa, Porto 
Empedocle) con presidi all’ingresso per denunciare ”la vergogna in  cui versano questi luoghi di ingiusta detenzione con gente rinchiusa senza aver commesso alcun reato”, afferma il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, oggi in visita alla struttura di Ponte Galeria a Roma.
 
La dirigente sindacale punta il dito anche contro ”l’inaccettabile circolare del ministro che dal primo aprile ha  vietato l’ingresso alla stampa nei Cie impedendo così che l’opinione pubblica sappia di quanto succede in quelle strutture e dei diritti che vengono sistematicamente cancellati”, così come è negativo il giudizio ”sulla legge in discussione al parlamento che prevede la reclusione nei Cie fino a 18 mesi”.

Contro questi provvedimenti la Cgil chiede che ”si ritiri la circolare perchè sia garantita la trasparenza e  l’ingresso della democrazia in questi luoghi, adottando la convenzione
dell’Oil che prevede che i sindacati possano offrire azioni di  sostegno e di tutela per gli immigrati, e che si blocchi  l’approvazione della legge in discussione in questi giorni in  Parlamento”. 
 
Inoltre, con questa iniziativa, che vede la Cgil fortemente  impegnata su tutto il territorio nazionale, il sindacato segna un  nuovo passaggio della sua mobilitazione ”continua contro questi  luoghi che mettono in discussione la qualita’ della nostra democrazia: non può esistere un paese dove ci sono luoghi dove la Costituzione  non vale”. 
 
La Cgil chiede quindi un cambio radicale della legislazione,  ”perchè i Cie così come sono non servono a governare il fenomeno ma serve – conclude Lamonica – la costruzione di una rete di centri di  accoglienza e non di detenzione”.

ansa

Amianto: condannati manager Philips per 10 morti nel torinese

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Due ex direttori dello stabilimento di Alpignano (Torino) della Philips sono stati condannati oggi
dal giudice monocratico di Torino, per omicidio
colposo plurimo, al termine nel processo per la morte, a causa di esposizione all’amianto, di dieci dipendenti dello stesso stabilimento.

Secondo l’impianto accusatorio, le dieci morti contestate, per mesoteliomi pleurici e tumori ai polmoni e alla vescica, sono state provocate dall’esposizione all’amianto e agli idrocarburi policiclici aromatici dello stabilimento, dove
venivano prodotte lampadine a incandescenza.

Per tutti gli imputati, tuttavia, il pm aveva chiesto le attenuanti generiche, cosa che aveva fatto cadere in prescrizione l’accusa per sei delle dieci morti.

Il giudice ha deciso anche il pagamento di provvisionali per 800.000 euro. A pagarle in solido, oltre ai direttori condannati,  in quanto responsabile civile anche la societa’ Dr.
Fischer Italy, che ha proseguito l’attivita’ della Philips.

Tra le parti civili, il maggior risarcimento – 340 mila euro complessivi a famiglia – e’ andato ai familiari di Giuseppe Milazzo, morto per mesotelioma pleurico, e Michele Albino, morto per carcinoma polmonare.

ANSA