Archivi giornalieri: 27 febbraio 2011

INPS: circolari e messaggi

Gentile Cliente,
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni > INPS comunica > normativa

>>> Titolo: Circolare numero numero 44 del 25-02-2011
Contenuto: Convenzione fra l?Istituto nazionale previdenza sociale e l?Ente Bilaterale Nazionale dell?Artigianato (in breve ?EBARTIGIANATO?) per la riscossione dei contributi da destinare al finanziamento dell?Ente Bilaterale medesimo.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 43 del 25-02-2011
Contenuto: Convenzione tra l?INPS e la Confederazione Autonoma Italiana del Commercio, del Turismo, dei Servizi, delle Professioni e delle Piccole e Medie Imprese (Sistema Commercio e Impresa) per la riscossione dei contributi di assistenza contrattuale, ai sensi della legge 4 giugno 1973, n. 311. Istruzioni
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Messaggio numero numero 4792 del 25-02-2011
Contenuto: Sgravio contributivo sulle erogazioni previste dai contratti collettivi di secondo livello riferito all’anno 2009. Rideterminazione del tetto retributivo sul quale opera il beneficio.
Tipologia: MESSAGGIO

>>> Titolo: Circolare numero numero 42 del 25-02-2011
Contenuto: Convenzione fra l?Istituto nazionale previdenza sociale e CGIL Filcams, Fisascat CISL, Uiltrasporti Nazionale, Fise Anip, Legacoop Servizi, Confcooperative Federlavoro, AGCI/PSL, Unionservizi Confapi per la riscossione dei contributi da destinare al finanziamento dell?Organismo Nazionale Bilaterale
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 41 del 25-02-2011
Contenuto: Nuovi regolamenti comunitari: cumulo dei periodi assicurativi esteri ai fini del perfezionamento del requisito contributivo richiesto per il riconoscimento dei periodi di maternità al di fuori del rapporto di lavoro.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 40 del 22-02-2011
Contenuto: Anno 2011. Sintesi delle principali disposizioni in materia di contribuzione dovuta dai datori di lavoro in genere e dalle aziende agricole per gli operai a tempo determinato ed indeterminato.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 39 del 22-02-2011
Contenuto: Convenzioni per la riscossione dei contributi da destinare al finanziamento degli Enti bilaterali assegnatari dei codici EBCE, EBCM, EBTU, PORT, TCEB, TUEB e della Cassa di Assistenza Sanitaria Supplementare (codice ASSP). Rinnovi.
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 38 del 22-02-2011
Contenuto: Lavoratori autonomi e parasubordinati. Contribuzione volontaria per l?anno 2011
Tipologia: CIRCOLARE

>>> Titolo: Circolare numero numero 37 del 22-02-2011
Contenuto: Come richiamato nella circolare n. 169 del 31/12/2010, il decreto legge n. 78 del 31/05/2010 (convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122), all?art.
Tipologia: CIRCOLARE

Accertamento della disabilità ex legge 68/99

Nuova procedura ex articolo 20 della legge n. 102/09

Il messaggio  n. 3989/11 dell’Inps illustra, forse più per informazione alle proprie sedi che non hanno mai trattato la materia che per altro, i compiti della Commissione Asl integrata nei confronti delle richieste di accertamento della disabilità ex legge 68 del 1999 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”.

Cogliamo l’occasione per ripercorrere le disposizioni più rilevanti di questa norma la cui finalità é, come noto, la promozione dell’inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato.

Con l’emanazione di questa legge vengono da un lato completate le diverse disposizioni normative a tutela dei cittadini svantaggiati, e dall’altro lato é segnato definitivamente il passaggio dalla forma assistenzialistica di tutela ad una di integrazione, non solo sociale ma anche lavorativa, muovendo dal principio della possibilità di collocamento della persona disabile nel rispetto delle singole potenzialità lavorative, ovviamente senza penalizzare le aspettative dell’azienda che lo assume, ma anzi modulando le esigenze aziendali con le residue, ma impiegabili, positività del soggetto.

L’accesso al lavoro delle persone disabili prevede il coinvolgimento delle Asl attraverso i Servizi di integrazione lavorativa (SIL), le commissioni mediche integrate, i SERT, gli SPISAL (Servizio di Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro) e le amministrazioni provinciali attraverso i servizi politiche del lavoro ed i Centri per l’impiego.

In relazione agli argomenti affrontati nel messaggio Inps, ricordiamo che la riforma Bassanini (normata dal dlgs 469/97 “Conferimento alle regioni e agli enti locali di funzioni e compiti in materia di mercato del lavoro”) demanda alle regioni ed alle province l’organizzazione amministrativa delle politiche attive per il lavoro e del collocamento.

Va precisato che il recepimento delle competenze previste dal decreto legislativo 469/97 non è avvenuto in modo omogeneo nei vari territori regionali, ed é quindi possibile che i compiti sotto elencati possano essere distribuiti diversamente all’interno dei tre organismi provinciali individuati dalla legge: Commissione tripartita provinciale, Comitato tecnico provinciale, Centri per l’impiego.

I lavoratori disabili assunti in base alla legge 68 sono destinatari, per la materia che qui interessa, delle seguenti tutele:
• non può essere chiesto al disabile di essere utilizzato in mansioni non compatibili con il suo stato invalidante;
• in caso di aggravamento delle condizioni di salute o variazione nell’organizzazione del lavoro, il disabile (o il datore di lavoro) può chiedere la verifica della compatibilità delle condizioni di invalidità con la nuova mansione. Inoltre il lavoratore disabile può chiedere se, a causa delle sue menomazioni, possa essere ancora utilizzato presso l’azienda;
• nel caso in cui venga riscontrata l’incompatibilità con la prosecuzione della permanenza in azienda, derivata da aggravamento dell’invalidità o a causa della riorganizzazione produttiva, il disabile ha diritto a una sospensione non retribuita del rapporto di lavoro, sino a che non si trovi una nuova mansione compatibile con lo stato invalidante. In questo periodo di sospensiva, il disabile può essere impiegato in tirocinio formativo per apprendere la nuova mansione.

La commissione competente per tali accertamenti è la Commissione Asl integrata da un operatore sociale e da un esperto nei casi da esaminare nonché,  come previsto dalla legge 102/09, da un medico INPS.

In caso di licenziamento per causa oggettiva o per riduzione di personale, il lavoratore disabile viene riscritto nella posizione di graduatoria che occupava precedentemente all’avviamento al lavoro. I provvedimenti relativi a questi passaggi sono concordati con il Comitato tecnico.

Per accedere ai benefici della legge 68 é necessario richiedere -qualora si tratti di persone affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e di portatori di handicap intellettivo- il riconoscimento dell’invalidità civile (superiore al 45%) e un successivo accertamento di disabilità.

Per inciso ricordiamo che, ai fini della legge 68, nel caso di invalidità del lavoro, vale l’accertamento (superiore al 33%) effettuato dagli organi tecnico-sanitari dell’INAIL, mentre, nel caso di invalidi di guerra, invalidi civili di guerra e di invalidi per causa di servizio, l’accertamento é svolto dalle Commissioni mediche di verifica (invalidità ascritta alle categorie da 1° a 8° della tabella del DPR 915/78).

Per poter accedere al sistema di inserimento lavorativo il disabile (con esclusione degli invalidi per lavoro e per servizio) deve sottoporsi preventivamente all’accertamento delle condizioni di disabilità, cioè ad un esame volto all’individuazione di elementi da fornire al Comitato tecnico, per permettergli di svolgere il proprio compito consistente nel valutare le residue capacità lavorative del disabile che aspira ad un’occupazione conforme alle proprie capacità lavorative, nonché nel definire le prestazioni e gli strumenti idonei all’inserimento e nel predisporre gli eventuali controlli periodici post-inserimento sulla permanenza delle condizioni di inabilità.

L’accertamento della disabilità permette alla persona disabile di iscriversi alla lista del collocamento obbligatorio, avvalendosi anche del collocamento mirato cioè di quella serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente la persona con disabilità nella sua capacità lavorativa e di inserirla nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione. 

Questo accertamento -effettuato in più fasi temporali sequenziali, contestualmente all’accertamento delle minorazioni civili- si conclude con la redazione della diagnosi funzionale che attesta la capacità globale attuale e potenziale della persona disabile e indica le conseguenze derivanti dalle minorazioni, in relazione all’apprendimento, alla vita di relazione e all’integrazione lavorativa.

A tal fine possono essere utili sia la diagnosi funzionale e il profilo dinamico funzionale eventualmente redatti per lo stesso disabile nel periodo scolare ai fini del sostegno, sia il raccordo, come indicato, con il comitato tecnico istituito all’interno della commissione provinciale per l’impiego.

La relazione conclusiva dell’accertamento di disabilità deve essere redatta entro  120 giorni dalla presentazione della domanda di disabilità (art. 6 DPCM 13.1.2000) e viene trasmessa al disabile ed al Comitato tecnico.

La commissione Asl integrata effettua anche le visite sanitarie di controllo della permanenza dello stato invalidante.

I lavoratori extracomunitari regolarmente residenti in Italia, che siano stati riconosciuti invalidi civili dalla Commissione medica Asl integrata o che abbiano acquisito una invalidità al lavoro, hanno diritto all’iscrizione nelle liste del collocamento obbligatorio, così come definito dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 454/98).

Le sedi territoriali dell’Inca (www.inca.it) sono a disposizione per avviare le procedure sia per la presentazione della domanda invalidità civile e/o per il successivo accertamento della condizione di disabilità.

Malattie professionali – Asma bronchiale da fumo passivo

 

NEWS

Newsletter Inca

La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, con la sentenza 3227 del 10 febbraio 2011, ha riconosciuto, sulla base dell’anamnesi lavorativa e patologica e alla stregua dei più recenti studi epidemiologici, la possibile stretta correlazione tra l’esposizione al fumo passivo e i sintomi respiratori cronici.

Il caso di specie vedeva protagonista un lavoratore, geometra dipendente di un Comune, che per oltre trent’anni aveva lavorato, per circa cinque ore il giorno, in un locale non areato e aperto al pubblico, insieme ad altro collega fumatore.

Il giudice di primo grado aveva escluso che vi fossero elementi sufficienti per ricondurre all’esposizione al fumo passivo, durante l’attività lavorativa, le patologie polmonari riscontrate; di contrario avviso la Corte d’appello che, riformando il giudizio di primo grado, dichiarava il diritto del lavoratore alla costituzione della rendita per inabilità permanente del 47% sulla base delle considerazioni del consulente tecnico; questi riteneva infatti che il lavoratore fosse affetto da malattia professionale (“asma bronchiale intrinseca ed enfisema polmonare”), evidenziando una marcata iperdiafania compatibile con enfisema polmonare attribuibile, verosimilmente, all’esposizione protratta per diversi decenni al fumo passivo.

L’INAIL è ricorsa in Cassazione contro questa sentenza, ma la Suprema Corte, rigettando il ricorso dell’Istituto, ha ritenuto corretta la decisione della Corte d’Appello.

6° 2011 numero newsletter-1.doc

Lavoro femminile. altro che sesso debole ….

 

NEWS

L’esercito delle donne fabbro

Un tempo si parlava di sesso debole. Ora non è più il caso, visto che in Italia aumentano le donne fabbro e le camioniste. In un periodo in cui il ruolo delle donne è entrato di prepotenza nella discussione politica italiana, e non sempre in ragione di esempi di alta virtù, ci pensa un’agile indagine della camera di commercio di Monza e Brianza a riportare la questione in ambiti ben più concreti.

Secondo la camera di commercio brianzola, infatti, il fabbro è ormai un lavoro anche da donna. In tutto sono 2.380 le donne che in Italia fanno questo duro mestiere, così come sono moltissime anche le camioniste: 1.800. E il dato è in aumento: l’anno scorso un nuovo autotrasportatore su 13 iscritto ai registri di settore è stato una donna. In tutto sono così più di 4mila le donne che svolgono questi duri mestieri, che per lungo tempo sono stati ad appannaggio dei soli maschi.


Ma non finisce qui. Che sia per interesse, o per necessità determinata dall’emorragia di posti di lavoro dovuti alla recessione, i lavori tradizionalmente maschili si tingono sempre più di rosa. L’analisi dell’Ufficio studi è basata sui dati del Registro delle imprese, e mostra come in Italia sono oltre 700 le donne carrozziere o meccanico, l’1,4 per cento del totale. E ogni 26 nuove officine artigiane aperte nel 2010 nel comparto, una è stata avviata da una donna.

Ci sono poi le donne falegname (300) e lo stesso identico numero di calzolaie, con un boom al femminile per il mestiere del cuoio: in Italia sono già l’8 per cento del totale e ogni 5 nuovi calzolai iscritti nel Registro Imprese l’anno scorso, uno è donna.

Non mancano, infine, le donne che si sono date ai classici mestieri introvabili: coloro che fanno concorrenza all’elettricista maschio sono 400, all’idraulico 140. La ricerca è stata diffusa dalla Camera di commercio di Monza e Brianza in contemporanea all’emissione di un programma di sostegno ai mestieri artigiani con un bando dal titolo in dialetto brianzolo (‘Mi lauri in butega’) che lancia, in italiano, interventi promozionali a sostegno dei mestieri.

rassegna.it

Cgil: il decreto lavori usuranti è un atto dovuto

 

NEWS

Il testo va migliorato

“Un atto dovuto, perchè è ora che si prenda finalmente atto che i lavori non sono tutti uguali”. E’ il commento di Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, a proposito dell’imminente arrivo in commissione Lavoro del decreto sui lavori usuranti. Gli effetti del riconoscimento di benefici di legge ai lavoratori che svolgono particolari mansioni faticose (tre anni di pensionamento anticipato), potrebbero interessare una platea che – nel 2007 – e’ stata calcolata di circa 5.000 persone l’anno.

“Abbiamo apprezzato molto, con Cisl e Uil – sottolinea Lamonica – la ripresa della discussione sui lavori usuranti e abbiamo anche apprezzato che il governo sia ripartito dallo schema lasciato dal governo Prodi”. Tuttavia la sindacalista  non nasconde che nel testo ci sono delle “criticità su cui concordano anche Cisl e Uil, tant’è vero che abbiamo scritto una lettera unitaria alle commissioni Lavoro e Bilancio, chiedendo di essere auditi”.

I problemi sono sostanzialmente due: il primo è quello del lavoro notturno. “Chiediamo che – spiega Lamonica – non sia alzato il tetto minimo di 64 notti lavorate per poter accedere alla categoria usurante: è una soglia che deve essere mantenuta e non innalzata.

Oltrettutto, si potrebbe conteggiare il lavoro notturno non solo in numero di notti lavorate, ma anche in ore equivalenti, perchè alcune categorie di notte lavorano 6 ore, altre 8 e per queste ultime la sommatoria delle ore, alla fine, potrebbe dare l’equivalente di 64 notti”.

Altra spina dolente: le disposizioni transitorie fino al 2017. “Per accedere ai benefici, di qui al 2017, il testo parla di 7 anni lavorati in usuranti su 10 totali lavorati, compreso l’ultimo anno. Noi chiediamo che l’ultimo anno non sia considerato, perchè come spesso accade, per motivi di età o di salute il lavoratore magari viene rimosso proprio in quell’anno dal lavoro più pesante”.

E poi i sindacati chiedono che le regole transitorie possano essere valide, ma in alternanza con quelle del dopo 2017, che prevedono la concessione del beneficio di lavoro usurante al lavoratore che abbia svolto almeno il 50% della sua attività all’interno delle categorie previste dalla legge (catena di montaggio, autisti pubblici, cave, miniere etc).

Infine, il problema delle risorse. “Nel 2007 agli usuranti era stata destinata una certa somma (2,52 miliardi di euro per il decennio 2008-2017 ndr), che non è mai stata spesa e dunque il risparmio c’è già stato”. “Le risorse vanno mantenute – conclude Lamonica – ovviamente con l’attualizzazione necessaria”.

Adnkronos

Certificati on line

Certificati on line

Permangono criticità su pronto soccorso e mancata copertura finanziaria

“La nuova circolare del ministro Brunetta sulla trasmissione telematica dei certificati di malattia finalmente riconosce, anche con il nostro contributo, che se il sistema non funziona non è colpa dei medici, che potranno essere sanzionati solo se si rifiutano di trasmettere online”. Ad affermarlo sono Massimo Cozza e Nicola Preiti, rispettivamente segretario nazionale Fp Cgil medici e coordinatore nazionale Fp Cgil medici medicina generale, che precisano: “Il ministro si è anche reso conto di non poter attuare la certificazione di malattia online da solo con proclami da Palazzo Vidoni e nella circolare riconosce il ruolo determinante delle Regioni e dei sindacati per dare gambe al progetto”.

Per i due leader sindacali, persistono però ancora “importanti criticita’”, legate soprattutto alla mancata copertura finanziaria del sistema e all’invio dei certificati dai pronto soccorso. “La questione del pronto soccorso – sottolineano Cozza e Preiti in una nota – viene affrontata in modo superficiale in quanto si parla solo di contestualità della certificazione di malattia online. Per noi, come rivendicheremo ai tavoli regionali, il medico non può avere nessun aggravio di lavoro in una situazione già altamente disagiata per chi vi opera e per gli stessi cittadini”.

La circolare prende in esame anche altre criticità, tra cui i problemi del call center, delle guardie mediche, delle visite domiciliari e degli studi dei medici di famiglia privi di un efficace sistema telematico. “In tutte queste situazioni – spiegano Cozza e Preiti – si riconosce la priorità dell’assistenza al cittadino e si consente la certificazione cartacea senza sanzioni”.

Per i due sindacalisti non è invece definito nella circolare a chi spetta l’onere di mettere a disposizione gli strumenti tecnici e le apparecchiature necessarie alla certificazione in ogni struttura e presidio pubblico. “Si parla – spiegano – solo genericamente dell’attiva collaborazione e iniziativa di tutti gli enti istituzionalmente coinvolti”.

Riguardo alla necessità della copertura finanziaria, Cozza e Preiti ritengono che “il Governo non si può sottrarre dalla responsabilità’ di finanziare il sistema, altrimenti si rischia il naufragio viste le condizioni finanziarie delle Regioni”.

Dal momento che anche i 14 milioni di lavoratori privati dovranno obbligatoriamente rivolgersi ai medici del Servizio sanitario nazionale per la certificazione di malattia, i due leader sindacali invitano Brunetta a prendere atto dell'”ulteriore impegno per la sanità pubblica. Siamo comunque pronti – concludono – ad affrontare tutti i problemi ancora aperti col ministro Brunetta e con le Regioni”.

Adnkronos