Archivi giornalieri: 13 febbraio 2011

La protesta

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La protesta

Il giorno delle donne in piazza
“Un urlo per difendere la dignità”

Centinaia di iniziative. L’appoggio di “Avvenire”: giusto ribellarsi. La mobilitazione di “Se non ora quando?” anche all’estero: previsti oltre trenta raduni  catena. A Perugia già ieri le donne in piazza in una catena umana in pieno centro storico con slogan e cartelli anti Berlusconi

di GIOVANNA CASADIO

ROMA – Un urlo collettivo a Roma, dal Pincio a piazza del Popolo. Ombrelli colorati nel corteo di Torino (“Per ripararci dal fango”) e gomitoli di lana (“Perché le donne creano reti”). A Milano a piazza Castello accanto al palco, un lungo filo da bucato dove ciascuna potrà appendere pensieri, storie, immagini. E ad Andria “tutte e tutti coloro che vogliono partecipare portino con sé un fiore da offrire alla dignità di questo paese calpestata più volte”. Avezzano sarà la più mattutina, alle 9 ma, al netto del fuso orario, anche in Nepal e ad Honolulu (ultimissime adesioni) convocazioni di buon’ora. Le piazze delle donne sono oggi 234 in Italia e nel mondo: piazze “per il rispetto e per la dignità”, parole dimenticate ad Arcore e dintorni, e intorno alle quali – denunciano le organizzatrici del comitato “Se non ora, quando?” – ancora si tenta di agitare polemiche pretestuose.

Ma un “assist” a sorpresa alla mobilitazione delle donne arriva dall’Avvenire, il quotidiano dei vescovi. Il direttore Marco Tarquinio in un editoriale dice che sì, “se io fossi una donna sarei in piazza. Non per politichetta ma per amore. E per ribellione del cuore e della mente, da credente e da persona libera. Ci sarei per dignità e per senso morale”. Un “endorsement”. Animerà il dibattito di quelle femministe che hanno già detto che non ci stanno, ma mette anche un bel po’ in difficoltà i cattolici berlusconiani. “Nessun moralismo, si protesta per Arcore e per il Rubygate – afferma Titti Di Salvo, una delle organizzatrici – e per rivendicare i diritti all’occupazione, alla pari rappresentanza”. Giulia Bongiorno, donna di destra e presidente della commissione Giustizia della Camera, parlerà dal palco di piazza del Popolo a Roma: “Dopo il caso Ruby non si è più potuto far finta di nulla. La dignità delle donne è un problema che ci riguarda tutte”.

Non è moralismo dire semplicemente che “il modello bunga bunga”, quello per cui i media internazionali irridono l’Italia, “non è esemplare”. Da Acqui Terme a Trapani lo ripeteranno “le donne e gli uomini amici delle donne”. Alcune ieri hanno timore di tensioni. Però nelle piazze si preparano kermesse festose, dove la protesta è compagna dell’ironia. Non a caso a Milano sarà Teresa Mannino, attrice comica, a condurre la manifestazione; e a Roma, prima Isabella Ragonese e poi Angela Finocchiaro. Nella capitale, la scaletta degli interventi comincia con la lettura delle mail più toccanti arrivate al comitato, e si continua con Susanna Camusso, il segretario della Cgil, segue un brano dal “Monologo della vagina” recitato da Lunetta Savino fino ai versi di Patrizia Cavalli. Tratti da “Patria”, là dove si dice: “… non sciupate, c’è la mia patria/ in quelle pietre addormentate”. Sulle note di Patti Smith ma anche del “Dies Irae”. Piazze contro l’idea che il merito delle donne sia stare sedute sopra la propria fortuna, com’è stato scritto. Piazze di diritti. Piazze di sfida. Molte Udi, tra cui quella romana di Monteverde, hanno aderito. Nel video della mobilitazione, l’invito è in piazza con le sciarpe bianche o come pare, ma no ai simboli di partito, per fare dell’Italia “un paese che rispetti le donne”. I politici (a Milano Vendola, Di Pietro, Pisapia; a Roma Bersani, Franceschini, Bindi) non saliranno sui palchi.

(13 febbraio 2011)(La Repubblica)

Lunetta Savino: “L’Italia è in mano agli uomini (vecchi)”

L’attrice domani sarà sul palco a Milano, in una delle manifestazioni che le donne terranno in tutte le città d’Italia per riprendersi la dignità: “Noi non giudichiamo le ragazze di Arcore, ma il loro è un successo triste, senza futuro”.

“Cettina scenderebbe in piazza vestita in rosa fucsia! È una donna che viene dal Sud, ha dovuto crescere non so quanti fratelli, fa la cameriera ma vuole fare la cantante… È una che ha desideri, che ha voglia di esserci”. Lunetta Savino è diventata famosa con lei, la Cettina della fiction tv Un medico in famiglia. E non ha dubbi che domani sarebbe una delle tante donne a scendere per le strade delle città d’Italia a riprendersi la dignità. Non quella infangata dai festini di Arcore, ma quella calpestata tutti i giorni in ufficio, a casa, in Parlamento. La Savino sarà a Roma, in piazza del Popolo, a recitare dal palco “un pezzo divertente”.

C’è bisogno di combattere la tristezza?
Ci hanno accusate di essere delle befane moraliste. Ma questa non è una manifestazione contro le ragazze di Arcore. Noi non le giudichiamo, diciamo solo che un mondo che spegne desideri è triste. E soprattutto non va da nessuna parte.

Il successo facile in teoria è un desiderio realizzato in fretta…
Ma che futuro è? Chi ha puntato a una realizzazione di sé senza scorciatoie ha tutta un’altra soddisfazione. Domani sul palco e in piazza ci saranno tante ragazze che la pensano così. Vogliamo raccontare altre storie, diverse da quelle a cui ci siamo assuefatte.

Quando le è venuta voglia di “alzare la testa”, per usare uno degli slogan di domani?
Da due anni partecipo all’associazione Di Nuovo che ha dato il via alla manifestazione, ma il mio è un coinvolgimento più antico, anche se gli anni d’oro del femminismo li ho solo sfiorati. Nel ’76 ero una ragazzina quando partecipai a “Riprendiamoci la notte”. Mi ricordo la luce negli occhi di quelle ragazze, mi sono appassionata all’idea che il mondo può cambiare se le donne dicono la loro e se gli danno la possibilità di farlo.

Oggi non la vede più quella luce?
Lo dico senza giudizi, ma in giro vedo sguardi un po’ spenti.

Lo dice senza speranza?
No, un tempo andare in piazza era uno strumento che faceva parte del quotidiano, oggi è diverso, è un’altra epoca. Ma mi pare che i giovani stiano ricominciando a rivendicare i loro bisogni.

Pensa agli studenti, alle manifestazioni contro la riforma Gelmini?
Ho rivisto brillantezza in quegli sguardi, la nostra sfida è stabilire un contatto. Non parliamo di femminismo, parliamo di un mondo che sempre di più ha bisogno dello sguardo delle donne. Non si tratta solo di avere una rappresentanza più che dignitosa nei posti di comando, si tratta di formare una nuova mentalità, di combattere l’abbrutimento culturale.

È abbrutimento culturale dire che ‘le donne sono sedute sulla propria fortuna’?
Chi la butta su questo piano prova a strizzare l’occhio, finge di non capire.

Cosa?
Che siamo il penultimo paese in Europa per tasso di occupazione femminile. Che le ragazze italiane studiano di più e vengono scavalcate. Che devono scegliere tra lavoro e maternità. Che devono accontentarsi di acchiappare tutto e subito.

È stato così anche per lei?
Noi siamo state delle pazze, abbiamo fatto tutto insieme…

Perché alle ragazze di oggi sembra impossibile anche fare le pazze?
Me lo hanno detto anche le giovani che incontro in questi giorni. Prima non riuscivo a capire, ora voglio ascoltare i loro bisogni, i loro desideri. Certo, quando si parla di welfare non si parla di optional: ad Amsterdam vedi giovani donne con due, tre figli. È un mondo pensato per loro.

Le nostre ministre non ci hanno pensato?
Ho conosciuto la Meloni, è una ragazza intelligente, sveglia. E anche la Carfagna mi sembra che si sia messa con umiltà a cercare di capire come fare. Non ho pregiudizi per chi parte da un’altra storia. La verità è un’altra.

Quale?
Che alle donne in politica hanno dato un contentino, sono ancora troppo poche, e in ruoli minori. L’Italia è in mano agli uomini. E sono pure vecchi.

da Il Fatto quotidiano del 12 febbraio 2011