La strage sul lavoro in Italia continua ogni giorno. Anzi si aggrava. Il 2011 è infatti iniziato nel peggiore dei modi, con 50 croci sul lavoro, quasi due al giorno. Una cifra altissima, che raddoppia il numero dei morti sul lavoro rilevati nello stesso mese dello scorso anno: in tutto il primo semestre del 2010 non si era mai arrivati ad un dato così elevato.
E’ questa la prima istantanea scattata dagli esperti dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, e tra l’altro si riferisce solo agli incidenti mortali accaduti in luogo di lavoro ordinario escludendo quindi quelli in itinere e dovuti alla circolazione stradale. La cifra altrimenti sarebbe ancora più eclatante.
Stavolta a indossare la maglia nera non sono più le regioni del Nord, ma quelle del Sud. Sicilia e Campania sono in testa con 7 vittime, seguite dalla Lombardia (6), dall’Emilia Romagna (5) e dal Veneto (4). Accanto ai numeri assoluti, però, appare altrettanto significativo l’indice di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa. I valori più elevati arrivano dalla Valle D’Aosta (35,5 contro una media nazionale di 4,4) insieme alla Basilicata (15,7) e alla Calabria (5,1). Friuli, Molise Marche Toscana e Umbria sono le uniche regioni a non essere state coinvolte nel mese di gennaio.
Nella classifica provinciale in cima ci sono Catania e Napoli, con 4 morti, seguite da Bologna e Milano (3), Matera, Aosta, Savona, Messina, Caserta, Lecce, Verona e Torino (2). Aosta, Matera e Savona, comunque guidano la classifica provinciale per incidenze rispetto alla popolazione lavorativa.
Ancora una volta l’agricoltura è il luogo maggiormente votato alla disgrazia con il 32 per cento delle vittime. Il doppio di quelle rilevate nel settore delle costruzioni (16 per cento). Altrettanto preoccupante il 12 per cento degli eventi mortali registrati nel commercio e attività artigianali e il 10 per cento dei trasporti, magazzinaggi e costruzioni.
Un nuovo dato, invece, emerge nell’indagine delle cause che hanno portato alla morte i lavoratori. La caduta dall’alto non è più in cima alla graduatoria. Nel 24 per cento dei casi, infatti, si è trattato di un decesso per schiacciamento avvenuto in seguito alla caduta di oggetti pesanti. Nel 20 per cento dei casi si è trattato di una caduta dall’alto e per il 16 per cento delle vittime la causa è stata un incidente dovuto al ribaltamento/investimento di un mezzo in movimento. Seguono nella classifica: il contatto con organi lavoratori in movimento (12 per cento), investimento da mezzo semovente (10 per cento) e incendio (6 per cento).
Altrettanto inquietante, secondo Vega Engineering, il dato sulla mortalità femminile: sono già due le vittime. A fine 2010 se ne contavano 17. Un dato, quindi, decisamente superiore alla media. Gli stranieri sono 4 pari all’8 per cento del totale (era il 10 per cento nel 2010). La fascia d’età più colpita, poi, è sempre quella tra i 40 e i 49 anni, ovvero il 36 per cento delle vittime. Il 20 per cento tra i 30 e i 39 e il 18 per cento tra i 60 e i 69 anni. Dai 70 anni in su si rileva l’8 per cento delle vittime.
L’ultimo, ma non meno importante grafico elaborato dagli esperti dell’Osservatorio è quello relativo ai giorni della settimana in cui gli episodi mortali sono stati più frequenti. Si scopre così un’altra novità perché con il nuovo anno i giorni neri cambiano: sono martedì e giovedì. Lo scorso anno il mercoledì e il venerdì. Nel Nordest, invece, sul podio al secondo posto c’è la domenica.
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