Archivi giornalieri: 4 febbraio 2011

Fondo per la non autosufficienza: no agli emendamenti

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Così si abbandonano disabili, anziani e famiglie

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Le regioni italiane all’unanimità avevano approvato la proposta di due emendamenti per dotare il capitolo del Fondo nazionale per le non autosufficienze (Fna) di 400 milioni di euro per l’anno 2011 e di attingere per queste risorse al risparmio che il ministero dell’Economia contabilizzerà nel corso di quest’anno in ragione dell’innalzamento dell’età pensionabile delle donne. Ma entrambi sono stati rigettati dal governo nazionale. La notizia proviene dal tavolo di confronto tra governo e regioni sul decreto “milleproroghe”.
 
“Ci era sembrata una proposta anche eticamente, oltre che politicamente, corretta – sostiene l’assessore regionale al Welfare della Puglia Elena Gentile – se pensiamo che la gran parte del lavoro di cura delle persone anziane e disabili non autosufficienti ricade sulle donne e che innalzare l’età pensionabile non è indifferente in una famiglia in un cui una donna lavora e c’è anche una persona non autosufficiente. Ma evidentemente questo piano discussione non è all’altezza del governo che l’Italia ha in questo momento: è un livello di discussione troppo elevato”.

L’assessore Gentile ha stigmatizzato molto negativamente la notizia, perché spegne ogni speranza di poter confermare anche per quest’anno l’investimento necessario nei Comuni pugliesi per rafforzare le prestazioni di cura domiciliari e per concorrere al pagamento delle rette per i centri diurni per disabili gravi, Alzheimer, ecc…, e per le residenze protette, ma anche per garantire i posti di lavoro degli operatori sociali e sociosanitari che in questo settore sono occupati.
 
Eppure il ministro Sacconi prima di Natale aveva assicurato che il Fna 2011 sarebbe stato recuperato con i 400 milioni di euro di questo decreto. Ora il problema ritorna dove è sempre stato, nelle mani delle regioni e dei comuni che dovranno far fronte con risorse del tutto irrisorie a dare risposte minime, e quasi sempre inadeguate, alle famiglie e alle persone non autosufficienti, proprio in una fase di crisi, la cui morsa non accenna ad allentarsi. Né è pensabile che il taglio del Fondo Nazionale Non Autosufficienza sia recuperabile con le risorse dei bilanci regionali, già falcidiati nei trasferimenti erariali a partire da quest’anno, in attesa di un federalismo che rischia di affamare ancor di più i territori e i ceti sociali più deboli del Paese. “Mi auguro, intanto – conclude la Gentile – che le parti sociali, le associazioni di categoria, gli enti locali e le imprese che operano in questo settore non restino in silenzio di fronte a questo scempio, sapendo riconoscerne i veri responsabili. Credo sia giunto il tempo di alzare la voce tutti insieme per pretendere il rispetto di diritti minimi e per la dignità delle persone”.

Redattore sociale

Disabilità e assunzioni obbligatorie

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La Camera dice sì al 7% di posti riservati alle persone con disabilità

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Approvata ieri alla Camera con voto unanime la proposta di legge  Schirru che ripristina il 7% dei posti di lavoro riservati alla disabilità in tutte le aziende, pubbliche e private, con più di 15 dipendenti.

Principio caposaldo della legge 68/99 sul collocamento obbligatorio dei disabili, la proposta di legge ha inteso chiarire un fraintendimento creato da un provvedimento di legge del Governo (Legge 126/10) che di fatto non solo andava a toccare – diminuendola – la quota del 7%, ma che dava anche priorità nelle assunzioni a vedove e orfani di vittime del terrorismo.

“Si tratta di un grande risultato per il Pd e per tutto il mondo della disabilità. Ma – hanno dichiarato in una nota congiunta la deputata Amalia Schirru e Augusto Battaglia della direzione welfare del Pd – non ancora definitivo, perchè dobbiamo ottenere al più presto l’approvazione definitiva del Senato. Stiamo lavorando per questo con il gruppo Pd del Senato, perchè si possa calendarizzare la proposta in Commissione già la prossima settimana. Invitiamo dunque tutti a sollecitare nelle prossime ore in tal senso il presidente della Commissione Lavoro ed i capigruppo di commissione”.

Il testo, unificato, aveva ricevuto già ieri il sì esplicito Pd, Idv, Udc e Lega: un’intesa oltre gli schieramenti. La discussione sul provvedimento ha chiarito il senso della modifica introdotta dalla legge sulle missioni internazionali all’estero (L.126/10) ed era iniziata già ieri sotto i migliori auspici: sul tema, infatti, erano state due le proposte di legge presentate. Una del Pd, l’altra della Lega. Entrambe sono confluite in un testo unico. Il mondo della disabilità si aspetta un’intesa anche al Senato.

Redattore sociale

Amianto: tutela e riconoscimento benefici previdenziali

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4 mila morti l’anno …. se vi sembran pochi

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“Consegneremo subito al presidente del Senato le circa 11 mila firme raccolte dalle associazioni di tutta Italia per l’immediata calendarizzazione del disegno di legge Casson per la tutela e il riconoscimento di benefici previdenziali in favore per i lavoratori esposti all’amianto”. Lo affermano i senatori del Pd Felice Casson, Gianpiero Scanu, Maria Antezza e Paolo Nerozzi ricevendo il plico con i documenti nel corso di un incontro all’ex hotel Bologna al quale hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni, medici, sindacati e giuristi.

“I dati allarmanti della mortalità per malattie asbesto-correlate (4mila morti all’anno per esposizione all’amianto) – ha aggiunto Casson – la crescita esponenziale di tali malattie di cui si prevede un picco negli anni 2015/18, lo stesso rapporto Inail 2009 in cui si ravvisa la necessità di approntare strumenti adeguati a fronteggiare il problema, l’esigenza di equità rispetto alle attese di coloro che hanno presentato domanda agli enti previdenziali competenti ai fini del riconoscimento dei benefici e la cui richiesta è stata respinta, rappresentano l’urgenza sollecitata accoratamente dalle 11 mila firme che ci sono state consegnate”.

Adnkronos

Immigrati e permesso temporaneo

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Più facile ottenerlo anche senza emergenza

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Più facile per gli immigrati ottenere un permesso temporaneo a rimanere nel nostro Paese. La facilitazione riguarda gli extracomunitari che hanno figli nei confronti dei quali, dice la Cassazione, deve essere accordata temporanea autorizzazione alla permanenza in Italia ”in presenza di gravi motivi connessi allo sviluppo psicofisico del figlio ma non necessariamente per l’esistenza di situazioni di emergenza”.

In particolare, la prima sezione civile, nella sentenza 2647, scrive che ”la temporanea autorizzazione alla permanenza in Italia del familiare del minore in presenza di gravi motivi connessi al suo sviluppo psicofisico, non postula necessariamente l’esistenza di situazioni di emergenza o di circostanze contingenti ed eccezionali strettamente collegate alla sua salute”. Per avere un permesso temporaneo, spiega Piazza Cavour, si deve guardare a ”qualsiasi danno effettivo, concreto, percepibile e obiettivamente grave che in considerazione dell’età o delle condizioni di salute deriva o deriverà certamente al minore dall’allontanamento del familiare o dal suo definitivo sradicamento dall’ambiente in cui è cresciuto”.

In questo modo, la Suprema Corte ha accolto il ricorso di un marocchino, padre di un bambino con il quale si era stabilito a Milano e che si era visto negare dalla Corte d’Appello del capoluogo lombardo il permesso temporaneo a rimanere nel nostro Paese sulla base del fatto che la sua richiesta non era dettata da ”necessarie situazioni emergenziali o eccezionali a carico del minore”. 

Contro la decisione del novembre 2009, l’immigrato marocchino ha fatto ricorso con successo in Cassazione, facendo notare che il suo allontanamento avrebbe causato la ”recisione di un rapporto indispensabile alla crescita del bambino”.

Piazza Cavour ha accolto il ricorso e, bollando la decisione di merito come una ”pronuncia singolarmente sommaria”, ricorda che l’ok a rimanere nel nostro Paese riguarda ”situazioni di per sè non di lunga o indeterminabile durata e non aventi tendenziale stabilità che pur non prestandosi ad essere preventivamente catalogate e standardizzate, si concretano in eventi traumatici e non prevedibili nella vita del bambino che necessariamente trascendono il normale e comprensibile disagio del rimpatrio suo o del suo familiare”.

Adnkronos

Indennità antitubercolari – aumenti

Aumenti collegati all’adeguamento delle pensioni

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L’Inps, con circolare n° 9 del 20 gennaio 2011, ha comunicato i nuovi importi per l’anno 2011 (in via provvisoria) relativi alle indennità antitubercolari e confermato quelli per il 2010. Detti aumenti sono strettamente collegati all’adeguamento delle pensioni del fondo dei lavoratori dipendenti ai sensi dell’art. 4 Legge 419/75.

Il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del  19 novembre 2010, ripreso poi dalla circolare Inps in oggetto, conferma la percentuale di aumento per il 2010 dello 0,7% e l’aumento in via provvisoria per il 2011 dell’ 1,4%.

Ricordiamo che le prestazioni antitubercolari sono indennità integrative e sostitutive della retribuzione erogate dall’Inps al lavoratore dipendente e ai suoi familiari (anche se non iscritti all’inps) che possano far valere almeno 52 settimane di contribuzione nell’intera vita lavorativa.

E’ bene ricordare che in base alla legge 88/1987 il datore di lavoro è tenuto ad anticipare, per conto dell’Inps, le indennità tubercolari ai propri dipendenti, così come avviene per le prestazioni economiche di malattia “comune”.
 
Gli eventuali adeguamenti delle indennità antitubercolari verranno effettuati d’ufficio dall’Inps. L’Istituto provvederà, inoltre, automaticamente all’accredito dei contributi figurativi spettanti.

Amianto: Entro il 28 febbraio la relazione annuale delle imprese

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Entro il 28 febbraio 2011 le imprese che utilizzano amianto nei processi produttivi o che svolgono attività di smaltimento o di bonifica devono inviare la relazione annuale alle Regioni, alle Province autonome di Trento e di Bolzano e alle unità sanitarie locali.

L’art. 9, comma 1 e 3, della legge 27 marzo 1992 n. 257 (e modifiche ex dlgs 3 agosto 2009 n. 106) prevede per quelle imprese, utilizzanti l’amianto nei processi produttivi o svolgenti attività di smaltimento o di bonifica  l’obbligo di redigere una relazione che riassuma l’attività svolta e fornisca elementi conoscitivi utili circa:

1) i tipi e i quantitativi di amianto utilizzati e dei rifiuti di amianto che sono oggetto di attività di smaltimento o bonifica;

2) le attività svolte, i procedimenti applicati, il numero e i dati anagrafici degli addetti, il carattere e la durata delle loro attività e le esposizioni all’amianto alle quali sono stati esposti;

3) le caratteristiche degli eventuali prodotti contenenti amianto;

4) le misure adottate ai fini della tutela della salute dei lavoratori e dell’ambiente. Le imprese debbono rispondere ad ogni quesito posto, anche se in modo negativo, per consentire da parte dell’Ente Pubblico un puntuale controllo di qualità sugli elementi informativi comunicati.

Il modello si compone di quattro parti:

– lettera accompagnatoria la relazione

– scheda informativa

– scheda cantiere per matrice friabile

– elenco addetti impegnati negli interventi.

Le imprese interessate devono inviare le suddette relazioni entro il 28 febbraio di ogni anno successivo all’anno solare di riferimento, anche se a tale data abbiano cessato le attività soggette all’obbligo di relazione.

A carico dei trasgressori che non presentano la relazione annuale è prevista la sanzione amministrativa pecuniaria che oscilla dai 2582,28 euro a 5164,57 euro