Al Senato un ddl per il lavoro delle donne

 

Un’azione positiva in favore delle donne

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Sono passati dieci anni dall’approvazione a Lisbona del programma Ue di riforme economiche che prevedeva entro il 2010 il raggiungimento del 60% dell’occupazione femminile.

I risultati però non sono confortanti. Oggi in Italia è al 46,1% (di 12 punti inferiore alla media europea) e non è stato centrato nemmeno l’obiettivo intermedio del 57% per il 2005. Il tasso d’occupazione femminile distribuito sul territorio mostra che la parte più significativa delle lavoratrici è concentrata al Centro e al Nord Italia (55,6% nel Nordovest e 56,9% nel Nordest) mentre nel Mezzogiorno è fermo al 30,8%.

Non solo. Le donne del Sud, anche le più giovani, in molti casi hanno smesso di cercare lavoro sfuggendo, così, alle rilevazioni del tasso di disoccupazione. Le statistiche, inoltre, ci informano che le donne in Italia sono più istruite dei maschi, ma difficilmente raggiungono ruoli direttivi. E anche quando ci riescono le loro retribuzioni sono pari a tre quarti circa di quelle dei loro colleghi maschi: una dirigente, infatti, guadagna mediamente il 26,3% in meno. La crisi economica in corso, infine, sta provocando un evidente arretramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione femminile.

Per fronteggiare questa situazione, è all’esame della commissione Finanze e tesoro di Palazzo Madama un disegno di legge presentato dall’opposizione che introduce un incentivo fiscale diretto a promuovere il lavoro delle donne. La misura, secondo i proponenti, “non può essere qualificata come discriminatoria in ragione del genere dei lavoratori, dal momento che essa è – tutt’al contrario – esplicitamente mirata a superare un assetto socioeconomico produttivo di effetti discriminatori a carico delle donne: essa può e deve dunque essere qualificata come ‘azione positiva’ volta a raggiungere un obiettivo al cui perseguimento la Repubblica italiana è vincolata dall’Unione europea”.

Il provvedimento prevede che, a parità di reddito percepito, il prelievo Irpef su quello della contribuente lavoratrice alla prima occupazione (lavoro dipendente o autonomo) sia significativamente inferiore a quello esercitato sul reddito identico del lavoratore maschio. Le aliquote Irpef, perciò, sono ridotte per i cinque periodi d’imposta successivi all’avvio dell’attività lavorativa. L’agevolazione è estesa anche alle donne che riprendono a lavorare dopo almeno tre anni di inattività. Il taglio, concentrato in prevalenza sul primo scaglione di reddito (fino a 15mila euro), comporta una riduzione d’imposta per tutti i redditi da lavoro, di qualunque natura e importo.

L’entità della riduzione, in rapporto al reddito netto, diventa maggiore per i redditi fino a 28mila euro, cioè per la fascia in cui si concentra a il maggior numero di contribuenti donne. Il beneficio, quindi, dovrebbe comportare un incremento del reddito disponibile di circa il 30% per i redditi sotto i 15mila euro, del 24% per quelli compresi tra 15mila e 28mila euro e del 15% per chi guadagna fino a 55mila euro, riducendosi ulteriormente per i redditi maggiori.

Infine, per le donne in posizione di particolare svantaggio territoriale o professionale (cioè residenti nelle aree o occupate nei settori in cui il tasso di partecipazione al lavoro è inferiore per almeno il 25% al tasso medio nazionale), è prevista, in aggiunta al regime fiscale agevolato, l’applicazione di una specifica detrazione forfettaria d’imposta sul reddito personale articolata secondo tre fasce di reddito, entro il limite dei 40mila euro annui.

da Rassegna.it

Al Senato un ddl per il lavoro delle donneultima modifica: 2010-11-23T11:46:12+01:00da vitegabry
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