CNEL – Il lavoro in fabbrica perde attrattività

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I risultati dell’indagine predisposta dall’IPSOS per il Cnel sulla percezione dell’industria manifatturiera

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L’industria italiana è la seconda in Europa dopo la Germania, ma il Paese non se ne rende conto e soprattutto lo ignorano i giovani per i quali la fabbrica ha perso la capacità di attrazione di un tempo.
A rilevarlo è il Rapporto elaborato dal Cnel intitolato “La scomparsa della fabbrica” e realizzato sulla base di una ricerca elaborata dall’Ipsos, la prima di una serie di indagini sul riposizionamento delle aziende italiane dopo la crisi.
La ricerca indaga vari aspetti dell’attività manifatturiera per cogliere la percezione dell’opinione pubblica sulla struttura economica del paese, per capire come si pongono i giovani di fronte al lavoro, per sondare le ragioni della perdita di attrattività dell’industria ma soprattutto della fabbrica come luogo di produzione di lavoro e ricchezza.

L’industria
Il primo dato che sembra emergere è la scarsa percezione del ruolo dell’industria nazionale manifatturiera come motore dell’innovazione e della crescita del paese, nonostante costituisca la metà del valore aggiunto prodotto.
La maggioranza degli intervistati infatti pensa che il settore più importante per l’Italia sia il turismo (alberghi, agenzie di viaggio ecc) senza grande distinzione tra laureati e non, seguito dalla piccola industria e l’artigianato.

Il lavoro in fabbrica
La prima conseguenza di questa realtà è la fine della fabbrica come luogo ambito nel quale lavorare, o come luogo nel quale vivere esperienze di impegno. Anzi, per i giovani del terzo millennio la fabbrica sembra essere un luogo vecchio, ottocentesco, superato, secondo la ricerca “la parte sommersa e buia dell’industria”; e fare l’operaio sembra essere – secondo i rilevatori – un mestiere senza scelte, senza studi, senza qualifiche professionali, ripetitivo, faticoso, senza prospettive di miglioramento, ultimo gradino della scala sociale rispetto al quale è quasi meglio la precarietà di un call center perché – è detto nelle rilevazioni qualitative della ricerca – “almeno è temporaneo e si è a contatto con la gente”. Appare invece migliore l’idea della fabbrica come luogo di lavoro nel quale c’è più tecnologia, più automazione, maggiori diritti e sicurezza per i lavoratori.

I giovani
Un altro dato rilevante della Ricerca riguarda l’approccio dei giovani al mondo del lavoro. Il dato di partenza, presente diffusamente sia tra i laureati che tra i non laureati, è una certa sfiducia nella possibilità di trovare lavoro: per l’84% dei giovani le opportunità di trovare un’occupazione sono limitate o scarse e per il 15% sono molte o sufficienti. Se il titolo di studio sembra migliorare le prospettive (tra i laureati, i pessimisti che dichiarano poche o scarse opportunità scendono al 75%), per tutti i giovani intervistati, indipendentemente dal grado di istruzione, le maggiori occasioni di lavoro si trovano all’estero (per l’86% dei laureati e per il 67% dei non laureati) con qualche differenza sulle destinazioni: i laureati confidano più nelle opportunità offerte dagli Stati Uniti mentre i non laureati in quelle presenti in Gran Bretagna
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CNEL – Il lavoro in fabbrica perde attrattivitàultima modifica: 2010-04-07T07:13:57+02:00da vitegabry
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