Archivi giornalieri: 28 aprile 2010

Amianto. Condannati gli ex vertici della Fincantieri

Infortuni

fincantieri.jpg

 

26 aprile 2010. Il giudice ha riconosciuto i tre imputati colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime in relazione alle morte di 37 operai per tumore ai polmoni provocato dall’inalazione delle fibre di asbesto. All’INAIL – costituita parte civile nel processo – un risarcimento di 4,2 milioni di euro

PALERMO – Una condanna esemplare che pesa come un macigno sui vertici di un’azienda – la Fincantieri di Palermo – che per anni non ha tutelato i propri lavoratori dal rischio di esposizione all’amianto. Il giudice di Palermo, Gianfranco Criscione, ha riconosciuto colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime tre ex dirigenti, condannandoli rispettivamente a 7 anni e 6 mesi, 6 anni e 3 anni. Il reato contestato è legato alla morte di 37 operai per tumore ai polmoni determinato dall’inalazione delle fibre di asbesto. Al centro del processo anche le lesioni riportate da altri 26 dipendenti che hanno contratto la malattia.

Gli ex vertici di Fincantieri sono stati condannati anche a un risarcimento di 4,2 milioni di euro nei confronti dell’INAIL, costituita parte civile nel processo insieme ai familiari delle vittime e degli operai ancora oggi malati e ad altre associazioni, contribuendo anche all’avvio delle indagini con la registrazione e trasmissione alla Procura della Repubblica di Palermo dei numerosi casi di malattie polmonari che avevano colpito gli operai del cantiere sin dagli anni Novanta.

Soddisfazione per la sentenza è stata espressa da Mauro Marangoni, direttore regionale dell’INAIL Sicilia presente all’udienza finale insieme ai legali dell’Istituto. “Questa condanna è importante perché riconosce il ruolo dell’Istituto come parte integrante nel processo di indennizzo. E’ una sentenza che servirà anche in futuro, sia sul versante dell’amianto che per gli infortuni e le malattie professionali”, sottolinea Marangoni, ricordando però che la vicenda Fincantieri non si è si esaurisce oggi, ma ci sono ancora quattro processi in corso.

Nelle motivazioni che hanno portato alla sentenza di oggi, spicca il mancato rispetto all’interno dell’azienda delle più elementari misure di sicurezza, come l’utilizzo di guanti e mascherine. “Non ci possono essere attenuanti per chi, consapevole del rischio cui è sottoposto un lavoratore, pur in presenza di normativa sulla sicurezza, non fa nulla perché quel rischio sia evitato o ridotto al minimo”, continua Marangoni. “Il prezzo che ancora oggi si paga all’insicurezza in termini di perdita di vite umane è moralmente inaccettabile, perché dietro a ogni numero ci sono la storia e la vita di persone e di famiglie. Ritengo che occorra prima di tutto un cambiamento culturale. È necessario, infatti, radicare i valori della prevenzione e della sicurezza nel mondo del lavoro, in vista del miglioramento della qualità della vita di lavoratrici e lavoratori”. 

Tra le file dell’aula di tribunale di Palermo anche numerosi familiari delle vittime. “Siamo contenti, non per il risarcimento del danno: dei soldi non ci importa nulla. Ma con la condanna al carcere degli ex dirigenti di Fincantieri mio padre ora ha avuto giustizia. Speriamo solo che serva per il futuro”, afferma Anna Maria Arcoleo, figlia di Michele, uno degli operai morto di cancro per avere inalato le fibra di amianto con cui era quotidianamente a contatto per lavoro. “Mio padre ci diceva che lavoravano senza nessuna precauzione e che temeva che non ne sarebbe uscito vivo”.

Il giudice ha condannato gli imputati a risarcimenti milionari anche nei confronti della Camera del Lavoro, di Legambiente e della Fiom. La sentenza ha anche stabilito il diritto al risarcimento del danno alle parti civili costituite – in tutto 50 tra dipendenti ammalati ed eredi degli operai defunti – rinviando la quantificazione del danno al giudice civile ma condannando, comunque, gli imputati a dare provvisionali immediatamente esecutive per centinaia di migliaia di euro alle parti danneggiate.