Amianto

amianto1.jpgAmianto – Denuncia lavoratori Bridgestone di Bari

Esposizione al rischio amianto

 

Per l’Inail non ci sarebbe stato alcun “rischio amianto”, ma più di 100 sentenze della sezione Lavoro del Tribunale di Bari avrebbero attestato il contrario. Si basa su questa presunta incongruenza la denuncia-querela depositata alla procura della Repubblica di Bari, al presidente del Tribunale di Bari, alla procura regionale della Corte dei Conti e alla Guardia di finanza da due persone che sino al 2004-2005 sono state dipendenti della Bridgestone Italia spa, ex Firestone Brema di Modugno. Uno dei due lavoratori, in particolare, è stato dal 1980 al 2003 rappresentante della sicurezza dei lavoratori in azienda. I fatti denunciati riguardano il periodo 1992-2008.

L’esposto verte su presunte omissioni nel rispetto delle norme poste a “tutela del diritto alla salute nel luogo di lavoro” e su una presunta “evasione del pagamento del sovrapremio silicosi-asbestosi a titolo di asbestosi”.

Al centro dell’esposto c’è il riconoscimento a fini previdenziali, in favore dei lavoratori esposti all’amianto, dei benefici previsti ex lege 257/92 (norma che mette al bando l’amianto). Numerose consulenze tecniche d’ufficio e sentenze della sezione Lavoro del tribunale di Bari si sono espresse in favore dei lavoratori. L’Inail invece, sostengono i due denuncianti, dopo le relazioni dei suoi organi tecnici (Contarp) ha sempre negato il “superamento della soglia minima” prevista per legge per ottenere i benefici. Almeno fino al gennaio 2008, quando ha riconosciuto il beneficio ad un lavoratore che prestava la propria attività nello stabilimento per conto di una ditta esterna e che è morto nel 2001 per “asbestosi pleurica bilaterale”.

(ANSA)

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NEWS

Amianto – Segnalati 28 casi di insegnanti malati

A scuola di …..amianto

 

Riguarda non solo Torino ma anche altre citta’ italiane l’indagine sugli insegnanti delle scuole pubbliche malati o morti per esposizione all’amianto. Il totale dei casi raccolti dalla procura del capoluogo piemontese è salito a 28 (l’ultimo si e’ aggiunto questa mattina); non tutti riguardano Torino e, per questo, il pm Raffaele Guariniello ha già disposto la trasmissione delle carte ai colleghi delle località interessate.

Gli atti, relativi a sette vicende, saranno inviati a Ivrea (Torino), Ravenna, Como, Messina (uno dei malati, infatti, risulta avere insegnato per quasi l’intera carriera in un liceo scientifico a Milazzo) e altrove.

Le segnalazioni sono raccolte dall’Osservatorio tumori professionali, una struttura allestita a Torino alcuni anni fa per iniziativa della magistratura, sulla base di quanto comunicato da medici e Asl. I pazienti sono stati visitati nel capoluogo piemontese, ma non tutti hanno lavorato nella Regione. Per alcuni casi, secondo quanto si è appreso, il collegamento fra le patologie e l’esposizione all’amianto nelle scuole è già stato accertato.

Umbria Olii – Una tragedia senza fine

Nuovo colpo di scena al processo per la tragedia di Campello sul Clitunno

 

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La Umbria Olii di Campello sul Clitunno (Perugia), l’azienda di raffinazione divenuta tristemente famosa il 25 novembre del 2006 per la morte di quattro lavoratori causata dall’esplosione di un silos pieno di olio e successivamente per la clamorosa richiesta di risarcimento di 35 milioni di euro avanzata dal titolare dell’azienda nei confronti dei parenti delle vittime, torna ancora una volta a far parlare di sé.

Il titolare dell’azienda, l’imprenditore spoletino Giorgio del Papa, è l’unico rinviato a giudizio per la strage, con l’accusa di omicidio colposo plurimo e l’aggravante della colpa cosciente. Secondo l’accusa, infatti, Del Papa avrebbe dovuto avvertire i lavoratori della ditta Manili, impegnati a montare una passerella sui sili pieni d’olio, della pericolosità delle sostanze contenute nei serbatoi (in particolare il gas esano). Un’omissione che sarebbe, secondo i giudici e i periti dell’accusa, alla base dell’incidente, causato dall’utilizzo di saldatori sulla superficie metallica dei sili.

Dopo una serie infinita di peripezie legali nel corso dell’udienza preliminare, il processo vero e proprio dovrebbe iniziare il prossimo 24 novembre, proprio un giorno prima del terzo anniversario della tragedia. Ma il condizionale è d’obbligo perché l’imprenditore e la sua difesa hanno per l’ennesima volta impugnato la decisione del giudice e chiamato in causa la corte di Cassazione (che già in un’occasione ha respinto i ricorsi della difesa). Questo, con buona probabilità, dilaterà ulteriormente i tempi, già lunghissimi, di questo procedimento . Intanto, sul piano civile, la richiesta di risarcimento che aveva scatenato l’indignazione di molti (“richiesta inaccettabile e assurda” avevano detto a suo tempo in una nota unitaria Cgil, Cisl e Uil) era decaduta dopo l’annullamento deciso dal giudice spoletino Augusto Fornaci.

Ma ora il titolare dell’azienda torna all’attacco.I familiari delle vittime e l’unico sopravvissuto alla strage,  si sono visti recapitare un “atto di riassunzione del procedimento civile”. Stavolta però  a chiedere il risarcimento non è la Umbria Olii Spa, ma la “Gestoil Srl, società in liquidazione, già Umbria Olii”, azienda con sede a Roma, rappresentata legalmente dallo stesso Del Papa.

È  questa una novità che desta non poca preoccupazione per due motivi. Prima di tutto perché conferma la volontà di Del Papa di farsi risarcire dai famigliari delle vittime, per i danni causati dall’esplosione dei silos  e quindi di riaffermare il principio della colpevolezza delle vittime stesse. In secondo luogo, ci si interroga sulle conseguenze che la messa in liquidazione dell’azienda potrebbe avere in caso di condanna della stessa al risarcimento dei danni. Insomma, se il giudice deciderà che le famiglie delle vittime dovranno essere risarcite (e non viceversa), chi salderà il debito?

Home Page > News > 01-09-2009

NEWS

Amianto. Benifici previdenziali per i lavoratori marittimi

le modalità per ottenere il curriculum

Con una direttiva inviata il 23 Luglio 2009 al Presidente della Regione Liguria Ing. Claudio Burlando, il ministro Sacconi chiarisce le modalità per ottenere il curriculum lavorativo utile al fine del riconoscimento dei “benefici previdenziali legati all’esposizione da amianto” per i lavoratori marittimi qualora non siano riusciti ad ottenerlo dalle proprie aziende.

La direttiva stabilisce che il lavoratore si deve recare presso la Capitaneria di Porto competente per ottenere la validazione dell’estratto matricolare oppure la validazione del proprio libretto  di navigazione attraverso l’autentico della Capitaneria.

Con tale documentazione  ci si deve recare presso la Direzione Provinciale del Lavoro competente e richiedere l’emissione del proprio curriculum di cui è bene ottenere copia.

A sua volta, la Direzione Provinciale del Lavoro competente deve, dandone comunicazione al lavoratore, trasmettere il documento alla sede dell’IPSEMA competente per consentire l’integrazione della domanda già presentata e l’avvio delle procedure per il riconoscimento dell’esposizione all’amianto e della sua durata.

In base alla vigente normativa, l’IPSEMA dovrà certificare l’avvenuta esposizione e darne notizia al lavoratore attraverso propria certificazione. Qualora tale certificazione ai sensi delle vigenti leggi, consentisse al lavoratore di godere dei benefici previdenziali attesi, egli potrà avviare le pratiche pensionistiche susseguenti.

Si tratta di informazioni importanti, secondo l’Inca, che consentono di avviare  tutte le procedure necessarie per soddisfare la crescente domanda presente tra i lavoratori marittimi.

“Ci piace sottolineare – si legge in una circolare del patronato – come il lavoro svolto da questa sede FILT-CGIL in rapporto  con alcuni Parlamentari Liguri  e con il Presidente della nostra Regione, sia stato capace di superare quegli inadempimenti burocratici che non consentivano ai lavoratori marittimi di poter avviare le pratiche per ottenere il riconoscimento di un diritto da molti anni, e da molti promesso, dovuto”.

 

Amiantoultima modifica: 2009-07-29T07:29:00+02:00da vitegabry
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