Archivi giornalieri: 22 luglio 2009

Ritorno a Sos Numenes de Logu

getmedia.php.jpgsudI toponimi – sos numene de logu – rappresentano scampoli essenziali della nostra storia, geografia e antropologia, ma segnatamente della nostra lingua. Per troppo tempo sono stati dimenticati quando non sotterrati. È arrivato il momento di disseppellirli per restituirli alla conoscenza, alla fruizione e all’uso da parte di tutti i sardi. Va in questa direzione l’iniziativa presa dall’assessorato regionale della Cultura – presentata e discussa a Orosei l’11 e il 12 luglio scorsi nel Seminario di studi – di dar vita a s’Atlante toponomasticu sardu, affidandone la realizzazione all’Università di Sassari e di Cagliari. Il progetto non è nuovo: è stato avviato nel 2005 ma è rimasto inattuato in qualche cassetto della Regione, non si capisce bene se per mancanza di risorse finanziarie o per altre oblique motivazioni. L’assessore Lucia Baire oggi lo riprende, convintamente, “per portare alla luce i micro e macrotoponimi di tutta l’isola, un enorme patrimonio culturale che racconta della nostra memoria linguistica, non solo riferito a città, paesi, fiumi, monti o pianure di grande importanza ma anche alle dominazioni di piccoli terreni”. È un’iniziativa pregevole soprattutto se si porrà come propedeutica al riordino bilingue di tutta la toponomastica sarda con una nuova segnaletica e cartellonistica, che dia prestigio e visibilità alla Lingua sarda. Il bilinguismo perfetto e l’ufficializzazione del Sardo passa anche attraverso questo fronte: sa limba occorre infatti impararla, ad iniziare dalla scuola, in cui deve essere inserita organicamente come materia curriculare e utilizzata come strumento veicolare; ma poi occorre parlarla, scriverla, leggerla, nei libri come nei giornali; sentirla, ad iniziare dai media: Tv e quant’altro; vederla concretamente nella segnaletica appunto, come nella pubblicità. I trenta giovani ricercatori che “saccheggeranno archivi polverosi e memoria degli anziani” non dovranno partire da zero: abbiamo in Sardegna – su questo versante – ricerche rigorose e scientifiche che è bene prendano in considerazione. A mò di esempio ne voglio ricordare una, molto preziosa: quella di Oliviero Nioi, olzaese, medico per professione (a Nurri) e studioso di cose sarde, per passione e fede culturale e politica, pubblicata dalla casa editrice “Domus de Janas” con il titolo “Logus microtoponimi di Nurri”. Francesco Casula (Storico)

Da “Il Giornale di Sardegna” del 21/07/2009

Appello

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Mobilitiamoci contro l’aumento dell’età pensionabile delle donne

 

Appello contro l’aumento dell’età pensionabile per le donne sottoscritto dalle donne della sinistra.
 Pubblichiamo anche l’appello delle donne Fp Cgil – Fiom Cgil.  Innalzamento dell’età pensionabile nel lavoro pubblico: Fermiamo questa ingiustizia.
Per la prima volta, con una straordinaria solerzia, il Governo accoglie i rilievi e risponde alle sanzioni dell’Unione Europea sull’uguaglianza tra donne e uomini, predisponendo un intervento legislativo che parifica l’età pensionabile delle lavoratrici del lavoro pubblico a quella dei colleghi maschi, passando dai 60 anni attualmente previsti a 65 anni.

Noi donne della FP CGIL e della FIOM CGIL diciamo NO e lanciamo un appello per fermare questo provvedimento perché:

 
– in Italia le donne subiscono ben altre e più gravi discriminazioni: nell’accesso al mercato del lavoro, nelle opportunità di carriera, nella crescente disparità salariale, nelle condizioni di lavoro, nel progressivo aggravarsi del lavoro di cura conseguente ai tagli ai servizi sociali.

-La possibilità di andare in pensione a 60 anni non è un obbligo, ma una libera scelta che le donne possono compiere, così come , se lo desiderano, già oggi possono continuare a lavorare fino a 65 anni e oltre come i loro colleghi maschi.

– siamo convinte che l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne del lavoro pubblico sia solo il primo passo di un Governo che vuole mettere mano all’intero sistema previdenziale, peggiorando i trattamenti per tutte le lavoratrici ed i lavoratori italiani, a partire dalla revisione dei coefficienti di trasformazioni. Questo è quanto chiede la Confindustria, che a più riprese ha sottolineato l’urgenza di applicare anche alle lavoratrici dell’industria l’innalzamento dell’età pensionabile prevista per le dipendenti del lavoro pubblico come primo passo per una riforma al ribasso di tutto il sistema pensionistico.

– non accettiamo l’idea che il costo maggiore della crisi lo paghino le donne, tanto più che il provvedimento in discussione non prevede alcuna destinazione dei risparmi che si realizzeranno. Siamo convinte, al contrario, che l’obiettivo del Governo sia quello di fare cassa, semplicemente destinando le risorse a ripianare parte del disavanzo pubblico in continua crescita.

-Le crisi e le ristrutturazioni industriali sempre più frequentemente determinano esuberi, ovvero licenziamenti collettivi, che riguardano proprio lavoratrici e lavoratori cosiddetti anziani (45/50 anni!). Se si allunga l’età per andare in pensione si rende ancora più drammatica la condizione di disoccupazione di chi è considerata troppo vecchia/o per rimanere al lavoro e troppo giovane per andare in pensione.

-L’innalzamento dell’età pensionabile frena l’ingresso delle giovani e dei giovani nel lavoro .

La crisi economica richiede invece che si dia risposta all’impoverimento delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati con misure volte a:

– garantire l’aumento delle retribuzioni e delle pensioni, cominciando da quelle delle donne, sempre più esposte al rischio della povertà.

– tutelare il diritto ad una pensione dignitosa per tutte le lavoratrici ed i lavoratori che rientrano completamente nel sistema contributivo, migliorando i rendimenti futuri delle loro pensioni in modo da garantire a tutte e tutti una copertura non inferiore al 60% dell’ultima retribuzione.

– definire subito i lavori usuranti che diano diritto a donne e uomini ad andare in pensione anticipata rispetto alle condizioni di anzianità attualmente previste.

– garantire una continuità contributiva ai milioni di giovani lavoratrici e lavoratori precari destinati, senza adeguati interventi, ad un futuro senza diritto ad una pensione dignitosa.

– prevedere una diversa e maggiore valorizzazione contributiva per i periodi di maternità e di congedo parentale.

– sviluppare una vera politica di pari opportunità che investa nei servizi pubblici, che sostenga le donne nel mercato del lavoro, che dia risposte al lavoro di cura, che allevi le donne dal peso di un doppio lavoro obbligato in tutte le fasi della vita.
Le donne della FP CGIL e della FIOM CGIL per questi obiettivi impegneranno le rispettive categorie ad iniziative di mobilitazione.

Firma l’appello e unisciti a noi nel far sentire la tua voce!

Prime firmatarie:

Rossana Dettori, Segretaria Nazionale Fp-Cgil
Rosa Pavanelli , Segretaria Nazionale Fp-Cgil
Franca Peroni, Segretaria Nazionale Fp-Cgil
Laura Spezia, Segretaria Nazionale Fiom-Cgil
Barbara Pettine,  Fiom-Cgil  nazionale
Francesca Re David,  Fiom-Cgil nazionale