Lavoro e sicurezza
“L’imprenditore è responsabile anche in presenza dell’addetto alla sicurezza”
MILANO – Non basta la nomina di un addetto alla sicurezza sui cantieri per cancellare tutte le responsabilità del datore di lavoro in caso di infortunio. Con la sentenza decalogo n. 27819/2009 in materia di obblighi degli imprenditori, la Cassazione ha confermato la condanna della Corte d’Appello di Milano nei confronti del titolare di una società di opere stradali accusato di omicidio colposo per la morte di un operaio. I giudici della quarta sezione penale hanno sottolineato, infatti, che la presenza in cantiere del responsabile della sicurezza non è di per sé motivo sufficiente per esonerare il titolare dell’azienda dalle colpe di un eventuale incidente.
In particolare, se è vero che l’imprenditore può delegare ad altri i suoi doveri di “osservanza e sorveglianza” delle norme anti-infortuni, tuttavia questo incarico non può essere affidato a chiunque. Deve invece trattarsi di una “persona tecnicamente capace dotata delle necessarie cognizioni tecniche e dei relativi poteri decisionali e di intervento”. In sostanza: se l’incaricato non possiede dei “requisiti minimi”, la sua attività è come se non ci fosse e le responsabilità restano interamente a carico del proprietario della ditta. La delega, inoltre, deve risultare da un documento chiaro e formalmente accettato dal destinatario. Nel caso specifico che ha motivato il giudizio, il cantiere stradale non era segnalato in modo da “garantire l’incolumità dei lavoratori”: un omissione che, secondo i giudici, fu la causa del travolgimento di un operaio da parte di un camion.
La Suprema Corte ha sottolineato, ancora, una serie di disposizioni che riguardano i compiti del datore di lavoro. Essendo questi titolare di una posizione di garanzia, deve istruire il personale circa i rischi inerenti all’attività svolta, adottando nel contempo le opportune misure precauzionali. Le disposizioni, poi, devono essere sempre da lui controllate e osservate per evitare trascuratezze e, tanto meno, disapplicazioni. Il “capo” ha l’obbligo, infine, di controllare in maniera continua ed effettiva che la strumentazione professionale venga utilizzata correttamente e che i processi di lavoro si svolgano senza problemi.
Umbria Olii: presidio della CGIL al processo
La strage infinita
Martedì 24 novembre prende finalmente il via il processo per una delle stragi sul lavoro più dolorose della recente storia italiana, quella che ha visto la morte di 4 lavoratori di una ditta esterna alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno (Pg), il 25 novembre del 2006.
Martedì, tre anni dopo la tragedia, la CGIL sarà davanti al tribunale di Spoleto, dove si celebrerà il processo, insieme ai familiari delle vittime, all’associazione Articolo21, all’onorevole Antonio Boccuzzi, operaio sopravvissuto alla strage della Thyssen di Torino, ad alcune forze politiche del territorio e a tutti i cittadini che vorranno essere presenti per chiedere con forza che il processo all’amministratore delegato dell’azienda, Giorgio Del Papa, possa finalmente partire davvero.
Nel frattempo la CGIL dell’Umbria, quella di Perugia e la Fiom CGIL provinciale hanno formalizzato la loro costituzione di parte civile nel processo Umbria Olii.
“Quello che è successo recentemente a Gubbio dimostra che è necessario mantenere altissima la vigilanza sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, perché c’è un forte rischio di allentamento dovuto anche alla crisi – ha affermato Mario Bravi, segretario generale della CGIL di Perugia – Purtroppo però – ha proseguito – dobbiamo registrare un atteggiamento di Governo e Confindustria del tutto inaccettabile, che punta ad una deresponsabilizzaizione delle imprese, come si è visto con lo smantellamento del Testo Unico per la sicurezza. Da questo punto di vista – conclude Bravi – la vicenda Umbria Olii è una battaglia emblematica che intendiamo portare avanti con tutte le nostre forze, perché i familiari dei 4 operai uccisi possano avere giustizia”.
La CGIL torna anche a chiedere a tutti i soggetti istituzionali e a tutte le forze sociali, a partire dalla Confindustria, di “prendere le distanze dall’atteggiamento tenuto sin qui dall’imputato, Giorgio Del Papa, che oltre ad aver avanzato l’inaccettabile richiesta di 35 milioni di euro di risarcimento ai parenti delle vittime, ha anche tentato in tutti i modi di dilazionare i tempi della giustizia e di sottrarsi al giudizio della magistratura. E’ ora di dire basta”.
Infine, la CGIL ricorda che mercoledì 25 novembre, a tre anni esatti dalla tragedia, si terrà presso il Comune di Campello sul Clitunno un’iniziativa promossa dallo stesso Comune insieme ai sindacati e all’associazione Articolo21, per ricordare Maurizio Manili, Tullio Mottini, Giuseppe Coletti e Vladimir Todhe e per chiedere che per loro sia fatta giustizia.