Archivi giornalieri: 4 dicembre 2020

Pensioni

Autore: Stefano Calicchio

PensioneINPS

4
Dic 2020

Pensioni di vecchiaia e lavori usuranti: nel 2021 si esce a 66 anni e 7 mesi

 
 

Nel 2021 le pensioni per i lavoratori che svolgono attività gravose o usuranti vedono confermare il beneficio di legge, ma servono almeno 30 anni di contributi.

Le pensioni di vecchiaia nel 2021 continueranno a garantire un piccolo sconto sull’età di uscita dal lavoro in favore di coloro che hanno svolto attività gravose o usuranti. Il riferimento normativo va alla legge di bilancio 2018, con la quale è stato previsto uno sgravio di diversi mesi in favore dei lavoratori che hanno svolto le attività gravose e usuranti riconosciute all’interno di un’apposita tabella.

Di fatto, chi rientra nei requisiti di legge può ottenere l’accesso alla pensione di vecchiaia con uno sgravio corrispondente a cinque mensilità. A livello pratico, questo si traduce nell’uscita dal lavoro a partire dai 66 anni e 7 mesi, anziché i 67 anni previsti dalle regole ordinarie della legge Fornero. Il provvedimento coinvolge i 15 profili lavorativi che rientrano nelle categorie caratterizzate da attività gravose, oltre ai lavori usuranti o notturni inseriti in un apposito decreto legislativo risalente al 2011.

Pensione di vecchiaia in anticipo a 66 anni e 7 mesi: i requisiti per poter beneficiare dell’agevolazione

Visto il quadro generale appena delineato, entriamo nel merito del provvedimento. Il beneficio previdenziale è diretto ai lavoratori dipendenti impiegati per almeno 7 anni negli ultimi 10 all’interno delle mansioni gravose e usuranti riconosciute dalla legge. Allo stesso tempo, è necessario aver maturato almeno 30 anni di contribuzione. I richiedenti non devono inoltre aver fruito di altre indennità finalizzate all’accompagnamento alla pensione.

È il caso, ad esempio, dell’APE sociale, rivolta alle stesse tipologie di lavoratori che hanno maturato almeno 63 anni di età e 36 anni di versamenti. Infine, è opportuno evidenziare che sono esclusi dal meccanismo di anticipo i lavoratori autonomi (si pensi al caso di un autotrasportatore che lavora con partita iva e risulta pertanto iscritto alla gestione separata dell’Inps).

Come ottenere lo sconto nell’accesso alla pensione

I lavoratori che possiedono i requisiti di legge appena evidenziati possono accedere al beneficio dell’Inps presentando in via diretta un’apposita domanda. In alternativa, è possibile avvalersi anche dell’assistenza di un patronato, che si occuperà di redarre la pratica e inviarla all’ente pubblico di previdenza per conto del lavoratore.

Tra la documentazione richiesta per accedere in anticipo alla pensione con questa agevolazione il lavoratore dovrà presentare una dichiarazione firmata dal datore di lavoro sull’apposito modulo AP116 o AP117 (quest’ultimo modello è dedicato ai lavoratori domestici).

Nel caso in cui il datore di lavoro non possa rilasciare la dichiarazione, il richiedente può utilizzare una dichiarazione sostitutiva notoria, indicando i periodi di svolgimento delle attività gravose o usuranti. L’Inps si occuperà di effettuare le verifiche del caso e di dare via libera al pensionamento anticipato una volta certificata la presenza dei requisiti di legge.

Quota 100

Pensioni, la crisi e le novità per quanto riguarda Quota 100

 

 
 
 
 
 
 
Incidenti domestici
 

Quota 100 è la misura previdenziale fortemente voluta da Matteo Salvini e introdotta dalle Legge di Bilancio per il 2019. Il sistema che permette ai lavoratori dipendenti e autonomi di andare in pensione con un contributo di 38 anni e un’età anagrafica di 62 anni pare non funzionare come previsto dai promotori della legge.

Infatti erano previste almeno 300mila richieste all’anno per tutto il triennio di sperimentazione che si chiude nel 2021, tuttavia le richieste sono state più basse, dall’inizio del 2019 sono state fatte 242.361 richieste di pensionamenti con Quota 100.

 

Per quanto riguarda le nuove pensioni anticipate con i requisiti di 42 anni (41 per le donne) e 10 mesi di contribuzione, le richieste sono state di 55 mila negli ultimi 4 mesi per un totale di 241.820 persone.

L’analisi dell’Inps

L’Inps ha dichiarato che a giugno le domande presentate erano solo 47.810, meno di un terzo di quelle accettate nel 2019. Pare chiaro il motivo per cui i lavoratori preferiscano continuare a lavorare piuttosto che scegliere l’opzione Quota 100, infatti la scelta di aderire a questa misura previdenziale implica una riduzione dell’assegno che può arrivare anche del 15%.

Nel bilancio di previsione di quest’anno, l’Inps ha calcolato un calo di 21 mila unità per i pensionamenti anticipati rispetto a quelli per raggiunta età. Tuttavia la situazione di crisi provocata dalla pandemia potrebbe far cambiare le cose.

L’analisi del Sole 24 Ore

Secondo Il Sole 24 Ore, per il 2021, le posizioni in esubero potrebbero aumentare e le ristrutturazioni aziendali potrebbero fare uso di sistemi di prepensionamento, tra cui Quota 100.

Inoltre ci si aspetta un nuovo picco di pensionamenti dal settore della scuola. La situazione non rosea di Quota 100 è stata presa in esame anche da una stima di Cgil che ha calcolato il numero di domande accolte, 113 mila contro le 327 mila ipotizzate all’inizio.

Quota 100

Andare in pensione con Quota 100 nel 2021 ma forse anche nel 2022

 
 

Abbiamo già dedicato spazio, in queste pagine, alle possibili uscite dal mercato del lavoro nel 2021.    Apriamo adesso una parentesi più dettagliata sulla cosiddetta Quota 100. Come si fa ad andare in pensione con Quota 100 nel 2021 ma forse anche nel 2022? Il dibattito tra Governo e Sindacati è stato accesso sino  a pochissimi giorni fa. Solo da poco, si sa con certezza che il trattamento Quota 100 è stato conservato almeno per tutto il 2021.

Il meccanismo di base è noto. Si consente di andare in pensione a quei lavoratori in possesso di questi due requisiti. Età anagrafica minima di anni 62 e contributi versati per anni 38. La somma è, appunto, pari a 100 e da il nome al provvedimento. Accedere a questa misura non comporta penalizzazione sull’importo dell’assegno pensionistico definitivo. Le uniche variazioni potranno eventualmente derivare dai minori o maggiori contributi versati. Quota 100 è nata per essere un meccanismo di uscita dal mondo del lavoro flessibile.

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Andare in pensione con Quota 100 nel 2021 ma forse anche nel 2022

Il fatto che la somma dei due requisiti, anagrafico e contributivo, debba fare 100, consente appunto diverse combinazioni caso per caso. Molti sono attratti dall’idea di approfittare di questa possibilità. Il timore dei lavoratori, infatti, è che in assenza di una riforma organica delle pensioni scatti poi per tutti il limite stabilito per le pensioni di vecchiaia. Significherebbe dover rimanere a lavoro fino al compimento dei 67 anni di età. Cinque anni in più che possono essere lunghi e pesanti.  Gli interessati sono numerosi perché questo istituto riguarda i lavoratori dipendenti del settore sia pubblico che privato.

Gli interessati potrebbero essere più di 300 mila lavoratori.

Il provvedimento è stato confermato per tutto il 2021. Ma i lavoratori si stanno già chiedendo cosa accada a chi maturi i requisiti dopo il 31.12.2021. Un lavoratore che maturasse i requisiti a partire dal 01.01.2022 si sentirebbe trattato in modo ingiustamente diverso rispetto a chi abbia maturato gli stessi requisiti un solo giorno prima di lui. Ad oggi non c’è niente che lasci pensare che il trattamento possa essere esteso anche per il 2022.

I vantaggi di Quota 100

Questo potrebbe rappresentare un ulteriore incentivo per coloro che matureranno i requisiti nel 2021. Soprattutto perché Quota 100 consente un altro indubbio vantaggio. Consente di cristallizzare il diritto alla pensione. Pertanto il lavoratore che opti per questo regime avrà diritto di continuare a lavorare, per esempio per migliorare la propria situazione contributiva. In pratica il dipendente si assicura la possibilità di uscire dal lavoro avendo raggiunto i requisiti minimi. Può però ancora agire per migliorare l’importo definitivo dell’assegno incrementando i contributi. Questo infatti è l’unico caso, per ora, in cui si possa dire che, materialmente, di Quota 100 si potrà usufruire nel 2022.

 
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Bonus di Natale da 800 o 1000 euro per i precari: a chi spetta e come richiederlo

Bonus di Natale da 800 o 1000 euro per i precari: a chi spetta e come richiederlo

Nuovo bonus di Natale dal Decreto Ristori quater. Indennità di 1.000 euro per i lavoratori del turismo, termale e spettacolo e 800 euro per i lavoratori dello sport.
 

Bonus di Natale per i lavoratori precari, così è stato ribattezzato il nuovo bonus da 800 o 1000 euro per talune categorie di lavoratori. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Ristori quater (Decreto-Legge 157/2020) reintroduce nuovamente il bonus per tutti quei lavoratori che si trovano in situazione di precarietà data la nuova ondata dei contagi da Covid-19.

Gli aiuti economici, come per i precedenti bonus, hanno il compito di aiutare coloro che hanno maggiormente subito le nuove stringenti misure di chiusura da parte del Governo. In particolare, a fare le spese delle scelte governative sono principalmente i lavoratori del turismo, ma anche i lavoratori dello spettacolo e dello sport.

Ma vediamo nel dettaglio a chi spetta il bonus di Natale 2020, quanto riceveranno i beneficiari e come fare domanda.

Bonus di Natale di 1000 euro: lavoratori stagionali del turismo

Al co. 2 dell’art. 9 del “Decreto Ristori-quater” è prevista l’erogazione di un’indennità una tantum di 1.000 euro per gli stagionali del turismo e degli stabilimenti termali. A tal fine, chiarisce la norma, è necessaria:

  • la cessazione involontaria del rapporto di lavoro nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2019 e il 30 novembre 2020;
  • lo svolgimento della prestazione lavorativa per almeno 30 giornate nel predetto periodo

Inoltre, non bisogna essere titolare di rapporto di lavoro dipendente o di NASPI, alla data del 30 novembre 2020.

La medesima indennità è riconosciuta ai lavoratori in somministrazione, impiegati presso imprese utilizzatrici operanti nel settore del turismo e degli stabilimenti termali.

Bonus di Natale di 1000 euro per i lavoratori autonomi

L’indennità di 1.000 euro spetta anche ai lavoratori:

  • stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo;
  • iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo in possesso di determinati requisiti;
  • stagionali appartenenti a settori diversi da quelli del turismo e degli stabilimenti termali, che hanno cessato il rapporto di lavoro involontariamente;
  • intermittenti;
  • incaricati di vendite a domicilio.

A tal fine è necessario aver:

  • cessato involontariamente il rapporto di lavoro nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2019 e il 30 novembre 2020;
  • svolto la prestazione lavorativa per almeno 30 giornate nel medesimo periodo, non titolari di pensione, né di rapporto di lavoro dipendente, né di NASPI.

Bonus di Natale di 1000 euro per lavoratori a termine nel turismo

Ai lavoratori dipendenti a tempo determinato del settore del turismo e degli stabilimenti termali in possesso cumulativamente dei requisiti di seguito elencati, è riconosciuta una indennità onnicomprensiva pari a 1.000 euro:

  • titolarità nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2019 e il 30 novembre 2020 di uno o più contratti di lavoro a tempo determinato nel settore del turismo e degli stabilimenti termali, di durata complessiva pari ad almeno 30 giornate;
  • titolarità nell’anno 2018 di uno o più contratti di lavoro a tempo determinato o stagionale nel medesimo settore, di durata complessiva pari ad almeno 30 giornate;
  • assenza di titolarità, alla data del 30 novembre 2020, di pensione e di rapporto di lavoro dipendente.

Bonus di Natale di 1000 euro per lavoratori dello spettacolo

Spetta un’indennità di 1.000 euro anche per i lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo. Questi ultimi dovranno:

  • avere almeno 30 giorni di contributi giornalieri versati, dal 1° gennaio 2019 alla data del 30 novembre 2020, cui deriva un reddito non superiore a 50.000 euro;
  • non essere titolari di pensione né di contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, diverso dal contratto intermittente, senza corresponsione dell’indennità di disponibilità.

La medesima indennità viene erogata anche al color che hanno almeno 7 contributi giornalieri versati dal 1° gennaio 2019 alla data del 30 novembre 2020, cui deriva un reddito non superiore ai 35.000 euro.

Indennità di 1.000 euro: come fare domanda

Per ottenere le predette indennità è necessario presentare all’INPS una domanda entro il 15 dicembre 2020.

A tal fine, occorre utilizzare il modello di domanda predisposto dal medesimo Istituto e presentato secondo le modalità stabilite dallo stesso.

Bonus di Natale 800 euro per i lavoratori sportivi

Infine, per il mese di dicembre è erogata da Sport e Salute Spa, un’indennità di 800 euro per i lavoratori del settore sportivo.

Questi ultimi devono essere titolari di rapporti di collaborazione con:

  • il Coni,
  • il Comitato Italiano Paralimpico,
  • le Federazioni Sportive Nazionali,
  • le Discipline Sportive Associate,
  • gli Enti di Promozione Sportiva,
  • le Società e Associazioni sportive dilettantistiche, riconosciuti dal Coni e dal Comitato Paralimpico.

Lotteria degli scontrini

Lotteria degli scontrini, al via dal 2021: come registrarsi e ottenere il codice

Prende il via il 1° gennaio 2021 la lotteria degli scontrini. Su www.lotteriadegliscontrini.gov.it si può già registrare il codice personale.
 

Lotteria degli scontrini, al via la registrazione per ottenere il codice personale da usare in fase di acquisto. Semaforo verde per la nuova iniziativa di lotta all’evasione fiscale dal 1° gennaio 2021: sul portale www.lotteriadegliscontrini.gov.it, appositamente predisposto dall’Agenzia delle Dogane, è già possibile registrarsi e generare il codice che dal prossimo mese consentirà di partecipare all’estrazione di premi dell’acquisto di beni o servizi.

L’iscrizione tramite il predetto portale telematico rappresenta un passaggio fondamentale per partecipare, in quanto occorre ottenere un codice da presentare al momento del pagamento. Tale codice, si ricorda, è generato senza necessità di identificazione ed è associato univocamente al codice fiscale dell’acquirente.

Sul punto, il Garante per la Privacy, con il provvedimento n. 212 del 29 ottobre 2020, ha espresso parere favorevole sulle modifiche in tema di lotteria degli scontrini approvate dall’Agenzia delle Entrate con il provvedimento n. 351449 dell’11 novembre 2020.

Lotteria degli scontrini registrazione

lotteria degli scontrini registrazioneCome registrarsi per partecipare alla lotteria degli scontrini? Iscriversi è semplice: basta andare su www.lotteriadegliscontrini.gov.it e cliccare sul popup. Il link indirizza l’utente direttamente al servizio “Partecipa ora”.

In ogni caso, sul sito ufficiale è possibile consultare il regolamento, le istruzioni di partecipazione, nonché le FAQ.

La registrazione, si ricorda, può essere fatta in qualsiasi momento; dopo aver aperto il sito e cliccato su “Partecipa ora”, bisogna:

  • inserire il codice fiscale nell’apposito spazio;
  • accettare il regolamento sulla privacy;
  • inserire il codice di sicurezza richiesto.

A questo punto, cliccando sul pulsante “Genera il codice”, si ottiene un codice alfanumerico di otto cifre, abbinato a un codice a barre. Tale codice, si ricorda, è generato senza necessità di identificazione ed è associato univocamente al codice fiscale dell’acquirente.

Il codice generato può essere stampato o scaricato sul proprio dispositivo elettronico, quali pc, tablet o smartphone. Infine, all’utente non resta che presentare tale codice in negozio all’esercente al momento dell’acquisto. E se l’utente perde il codice? Cosa fare? Nessun problema, basta generarne uno nuovo sul portale.

Lotteria degli scontrini, come funziona?

Il sito ufficiale riporta che qualsiasi cittadino maggiorenne e residente in Italia può partecipare alla lotteria degli scontrini: basta semplicemente acquistare, in contanti o senza, beni o servizi presso esercizi commerciali al minuto. Tuttavia nella Legge di Bilancio 2021 in corso di approvazione in Parlamento è in discussione un emendamento per dare la possibile di partecipare alla lotteria solo a chi effettua pagamenti tracciabili: carte, bonifico ecc.

Per prima cosa comunque bisogna procurarsi sul sito ufficiale il codice lotteria da mostrare all’esercente in fase di acquisto del bene o servizio. In questo modo lo scontrino elettronico viene agganciato al codice personale e consentirà di partecipare alla lotteria.

La regola prevede che spetta un biglietto virtuale per ogni euro speso e comunque fino ad un massimo di 1000 biglietti virtuali per acquisti di importo pari o superiore a 1000 euro. Ad esempio 1 scontrino da oltre 1000 euro da diritto ad un massimo di 1000 biglietti virtuali e così via.

Se l’importo speso è superiore a un euro, l’eventuale cifra decimale superiore a 49 centesimi produrrà comunque un altro biglietto virtuale.

Numerosissimi e cospicui saranno i premi in palio. A regime saranno distribuiti, sia a chi compra sia a chi vende, attraverso estrazioni settimanali, mensili e annuali.

Lotteria degli scontrini, quali acquisti sono esclusi?

Tutti gli acquisiti consentono di partecipare alla lotteria degli scontrini? Assolutamente no. Esistono naturalmente dei limiti. Non sono validi ai fini della lotteria gli:

  • acquisti effettuati online
  • nell’esercizio di attività di impresa, arte o professione;
  • gli acquisti per i quali il consumatore richieda all’esercente l’acquisizione del proprio codice fiscale a fini di detrazione o deduzione fiscale.

Sono pertanto esclusi dalla lotteria degli scontrini gli acquisti:

  • di importo inferiore a 1 euro;
  • effettuati online;
  • destinati all’esercizio di attività di impresa, arte o professione;
  • documentati mediante fatture elettroniche;
  • per i quali i dati dei corrispettivi sono trasmessi al sistema Tessera Sanitaria (es.: effettuati presso farmacie, parafarmacie, ottici, laboratori di analisi, ambulatori veterinari ecc.);
  • gli acquisti per i quali l’acquirente richieda all’esercente l’acquisizione del proprio codice fiscale a fini di detrazione o deduzione fiscale.

Lotteria degli scontrini e sistema tessera sanitaria

Con il provvedimento n. 351449 dell’11 novembre 2020, anche gli scontrini riguardanti i dati da trasmettere al sistema Tessera Sanitaria ai fini della elaborazione della dichiarazione precompilata possono concorrere alla lotteria, purché il cliente consumatore finale chieda all’esercente l’acquisizione del codice lotteria in alternativa al codice fiscale.

Leggi anche: Lotteria degli scontrini, novità: si partecipa anche con le spese sanitarie

ABC LAVORO

Festività di dicembre in busta paga: tutto quello che c’è da sapere

Festività di dicembre: in questo mese si contano ben tre giorni festivi, vediamo come trovarli in busta paga e cosa prevedono legge e CCNL.
 

Come vengono retribuite le Festività di dicembre in busta paga? Il mese di dicembre è il periodo dell’anno dove si concentrano di più le giornate festive, con questa guida cerchiamo quindi di fare chiarezza sulle festività Natalizie in busta paga. In corrispondenza delle festività il dipendente ha diritto di astenersi dal lavoro e di percepire comunque la retribuzione. In caso contrario, la prestazione è possibile solo previo accordo tra datore e dipendente.

Per prima cosa andiamo ad elencare le giornate segnate in rosso sul calendario per avere un quadro preciso della situazione. Le giornate festive (oltre alla domenica) per i lavoratori subordinati sono fissate dalla legge:

  • primo giorno dell’anno;
  • 6 gennaio (Epifania);
  • 25 aprile (Liberazione);
  • lunedì dopo Pasqua;
  • 1° maggio;
  • 2 giugno;
  • 15 agosto;
  • 1° novembre;
  • 8 dicembre;
  • 25 dicembre;
  • 26 dicembre.

Ulteriori festività (ad esempio il giorno del Santo Patrono) possono essere previste dai contratti collettivi. Gli stessi dispongono la retribuzione spettante per il mancato godimento della festività del 4 novembre (festa dell’Unità nazionale) spostata alla prima domenica dello stesso mese (cd ex festività soppressa).

Giorni festivi in busta paga, come si indicano

Il corrispettivo legato alle festività è diverso a seconda di:

  • Festività non lavorata;
  • lavorata;
  • cadente di domenica.

Inoltre, la retribuzione da corrispondere varia a seconda che il lavoratore sia pagato:

  • In misura fissa (indipendentemente da quante ore lavorative ha ogni mese la retribuzione non cambia fatta eccezione per assenze non retribuite, scioperi, lavoro straordinario);
  • Ad ore (in questo caso la retribuzione varia da mese a mese a seconda delle ore lavorabili e/o retribuite).

Grande rilevanza hanno poi le disposizioni dei contratti collettivi, sia per quanto riguarda le somme spettanti per le festività lavorate che per quelle non lavorate cadenti di sabato.

Feste dicembre

Come anticipato in premessa si tratta di un tema, quello delle festività, che merita attenzione soprattutto nel mese di dicembre con la presenza di ben tre ricorrenze:

  • 8 dicembre (Immacolata Concezione);
  • 25 dicembre (Natale);
  • 26 dicembre (Santo Stefano).

Vediamo nel dettaglio cosa c’è da sapere sulle festività in busta paga di dicembre 2020 e come queste devono essere trattate dal datore di lavoro.

Leggi anche: Tredicesima 2020: quanto spetta, quando viene pagata e altre info utili

Festività di dicembre in busta paga: 26 dicembre (Santo Stefano)

Nel 2020 la festività del 26 dicembre (Santo Stefano) cade di sabato. Le casistiche che possono presentarsi sono due: festività lavorata o meno.

Festività non lavorata

Ipotizziamo che il dipendente si sia assentato dal lavoro. Per chi è retribuito in misura fissa nel cedolino di Dicembre 2020 spetta la normale retribuzione mensile, senza alcuna variazione a causa della festività del giorno 26. Come ha precisato anche il Ministero del lavoro (Risposta ad interpello n. 1664/2006), in caso di orario su 5 giorni lavorativi il sesto giorno (sabato), salvo diversa previsione del contratto collettivo, risulta già coperto dalla retribuzione in misura fissa. Esempio: impiegato con retribuzione mensile pari ad euro 1.850,00 lordi che svolge il suo orario contrattuale per tutto il mese. Qualora lo stesso non lavori l’8 dicembre, la sua retribuzione nella busta paga del mese sarà sempre di euro 1.850 lordi, come quella di novembre, ottobre e così via.

Per chi è retribuito ad ore nulla cambia a seconda che l’orario di lavoro sia distribuito su 6 o 5 giorni.

Lavoratori a ore (6 giorni a settimana)

Nel primo caso (salvo diversa disposizione del CCNL), per la festività del 26 dicembre spetta la normale retribuzione ragguagliata ad 1/6 dell’orario settimanale a tempo pieno previsto dal contratto collettivo.

Pensiamo ad un operaio cui spetti una retribuzione oraria lorda pari ad euro 11,23. L’orario a tempo pieno fissato dal suo contratto collettivo è pari a 40 ore settimanali. Di conseguenza il compenso spettante per l’8 dicembre sarà pari a:

[11,23 * (40/6)] = 11,23 * 6,67 equivalenti ad euro 74,90.

Lavoratori a ore (settimana corta)

Stesso criterio per i dipendenti pagati ad ore con settimana corta (dal lunedì al venerdì): a meno che il CCNL non preveda diversamente la retribuzione oraria dev’essere ragguagliata a 1/6 dell’orario settimanale a tempo pieno. Tuttavia occorre evidenziare che secondo la Cassazione (sentenza n. 10132/1993) in caso di settimana corta il compenso dev’essere ragguagliato a 1/5 dell’orario settimanale, anziché 1/6.

Nell’esempio citato poc’anzi applicando il criterio della Cassazione il compenso spettante per l’8 dicembre sarà pari a:

[11,23 * (40/5) = 11,23 * 8 equivalenti ad euro 89,84.

In assenza di ulteriori chiarimenti legislativi e qualora il contratto collettivo nulla preveda in merito, in via prudenziale si consiglia di accogliere la tesi della Cassazione.

E’ opportuno fare attenzione ai quei contratti collettivi (pochi per la verità) che in aggiunta alla normale retribuzione mensile (variabile o fissa) prevedono un’ulteriore somma per la festività cadente di sabato, sulla falsariga del trattamento previsto per le festività cadenti di domenica. Il CCNL Trasporto Merci dispone ad esempio che per le festività cadenti di sabato, in aggiunta alla retribuzione mensile, spetta una somma pari ad un giorno di lavoro, calcolato in base ad 1/22 della retribuzione mensile.

Leggi anche: lavoro festivo

Festività lavorata

Qualora il dipendente lavori il 26 dicembre è opportuno distinguere:

  • Se gli viene riconosciuto un riposo compensativo in altra giornata (ad esempio concessione di un giorno di riposo lunedì 10 dicembre), oltre alla retribuzione per il sabato lavorato dev’essere corrisposta la sola maggiorazione (prevista dal contratto collettivo) per lavoro festivo (il contratto collettivo Commercio e Terziario prevede l’applicazione di una maggiorazione in misura pari al 30%);
  • Se l’azienda non gli riconosce alcun riposo compensativo il lavoro prestato il 26 dicembre è da considerarsi lavoro straordinario con l’applicazione di quanto prevede il CCNL per lo straordinario festivo (sempre il contratto collettivo Commercio e Terziario prevede per le ore di straordinario festivo la normale retribuzione oraria maggiorata del 30%).

Festività in busta paga: 8 dicembre (Immacolata Concezione) e 25 dicembre (Natale)

Per l’Immacolata Concezione (8 dicembre) e Natale (25 dicembre), cadenti rispettivamente di martedì e venerdì, valgono le stesse regole citate per il 26 dicembre, con la differenza che non esistono CCNL che prevedano una quota ulteriore di retribuzione per le festività cadenti nei giorni feriali (escluso appunto il sabato in rari casi).

Leggi anche: Come leggere la busta paga di dicembre: guida alle voci più comuni

Busta paga di dicembre: assenze dal lavoro

In caso di assenze dal lavoro ai dipendenti spetta comunque il compenso per le festività.

Ci si riferisce a chi è assente per:

  • Malattia, infortunio, maternità obbligatoria e facoltativa, congedo matrimoniale, ferie e permessi, assenze giustificate;
  • Sospensione dal lavoro per ragioni indipendenti dalla volontà del lavoratore;
  • Sospensione dal lavoro per riposo compensativo di lavoro domenicale.

Per i periodi di assenza coperti da un trattamento economico a carico di INPS o INAIL, il datore deve intervenire per riconoscere una somma che integri quanto già corrisposto dagli enti citati.

LEGGI, NORMATIVA E PRASSI

Lavoratore notturno, definizione: nuove specifiche dall’INL

Qual è la definzione di lavoratore notturno? In quale fascia oraria è compreso il periodo di lavoro notturno? Nuovi chiarimenti dell’INL.
 

L’INL torna a parlare di lavoro notturno fornendo una definizione aggiornata di tale categoria di lavoratori subordinati. L’ispettorato nazionale del lavoro fornisce una interpretazione sintetica e precisa in base alla disciplina di riferimento sull’orario di lavoro, ossia il D. Lgs. 66/2003. Innanzitutto, afferma l’Ispettorato, è da considerarsi lavoratore notturno colui che è tenuto contrattualmente e quindi stabilmente a svolgere 3 ore del suo tempo di lavoro giornaliero nel periodo del lavoro notturno ossia nell’arco temporale comprendente l’intervallo tra la mezzanotte e le 5 del mattino.

Tuttavia, se è il CCNL a stabilire chi rientra in tale specifica categoria, derogando alla disciplina nazionale, occorre ovviamente osservare le disposizioni del contratto collettivo. In assenza di disciplina collettiva, invece, si considera tale il lavoratore che svolga almeno 3 ore del suo tempo di lavoro giornaliero durante il periodo notturno per almeno 80 giorni lavorativi all’anno.

Ecco i dettagli della recente Nota dell’INL, protocollo n. 1050 del 26 novembre 2020.

Periodo notturno: cosa dice la disciplina

L’art. 1, co, 2 del D.Lgs. n. 66/2003 definisce quando si realizza il periodo notturno. Trattasi, in particolare, di un periodo di almeno 7 ore consecutive comprendenti l’intervallo tra le 10 di sera e le 7 del mattino successivo.

Ai fini della individuazione delle 7 ore consecutive di lavoro bisogna fare riferimento all’orario di lavoro osservato secondo le indicazioni del contratto collettivo e del contratto individuale.

In particolare il periodo notturno potrà decorrere:

  • dalle ore 22 con conclusione alle ore 5;
  • dalle ore 23 con conclusione alle ore 6;
  • dalla mezzanotte con conclusione alle ore 7.

Leggi anche: Lavoro notturno, durata massima: calcolo della media delle ore lavorate

Lavoratore notturno, chi è

Per lavoratore notturno s’intende:

  • qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga almeno 3 ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale;
  • qualsiasi lavoratore che svolga durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dai contratti collettivi di lavoro.

In difetto di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga per almeno tre ore lavoro notturno per un minimo di 80 giorni lavorativi all’anno. Attenzione per: il suddetto limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale.

In altri termini:

  • è considerato lavoratore notturno colui che è tenuto contrattualmente e quindi stabilmente a svolgere tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero nel periodo notturno;
  • in assenza di disciplina collettiva, si considera lavoratore notturno colui il quale svolga almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero durante il periodo notturno per almeno ottanta giorni lavorativi all’anno;
  • ove sia previsto dal CCNL, si considera lavoratore notturno colui il quale svolga, nel periodo notturno, la parte di orario di lavoro individuato dalle disposizioni del contratto collettivo.

In quest’ultimo caso, al contratto collettivo è demandata l’individuazione:

  • sia del numero delle ore giornaliere di lavoro da effettuarsi durante il periodo notturno (che potrebbe pertanto essere inferiore o superiore alle tre ore stabilite ex lege);
  • sia il numero delle giornate necessarie per rientrare nella categoria di “lavoratore notturno”.

Lavoratore notturno, definizione: il parere dell’INL

Qual è la definizione di lavoratore notturno laddove la contrattazione si limiti a riproporre il testo della norma, senza specificare il numero di ore rilevanti ai fini della qualificazione del lavoratore come notturno?

In tal caso, troverà applicazione la disciplina normativa, ossia 3 ore nel periodo notturno per 80 giorni l’anno.

E se la contrattazione si limiti ad individuare uno solo dei parametri, ossia giornaliero e annuale? Ebbene, ai fini della definizione di lavoratore notturno, il secondo dovrà essere necessariamente individuato in quello previsto dal legislatore, ossia 3 ore giornaliere o 80 giorni l’anno.

Nota INL, protocollo 1050 del 26 novembre 2020

Di seguito il testo della Nota INL in oggetto.