Archivi giornalieri: 23 giugno 2020

Cassa integrazione in deroga e ordinaria

 

Cassa integrazione in deroga e ordinaria: novità pagamenti diretti

L’INPS recepisce le semplificazioni per il pagamento diretto della cassa integrazione in deroga e sulla CIG ordinaria. Ecco le novità.
 

Cambia la disciplina delle autorizzazione e dei pagamenti diretti della cassa integrazione in deroga e ordinaria a carico dell’Istituto. Infatti, a decorrere dal 18 giugno 2020, nel caso di richiesta di pagamento diretto, l’INPS autorizza le domande e dispone l’anticipazione di pagamento del trattamento, nella misura del 40% delle ore autorizzate nell’intero periodo, entro 15 giorni dal ricevimento delle domande stesse.

La novità, in particolare, riguarda le domande di CIGO, assegno ordinario e CIGD. In fase di prima applicazione della norma, se il periodo di sospensione o di riduzione ha avuto inizio prima del 18 giugno 2020, l’istanza è presentata entro il 3 luglio 2020.

Cassa integrazione in deroga, assegno ordinario e CIGO: come fare domanda

La domanda deve essere presentata, esclusivamente in via telematica, tramite i consueti canali previsti per l’integrazione salariale che si intende chiedere.

In particolare, per quanto riguarda:

  • la CIGO, la domanda andrà presentata tramite i “Servizi per aziende e consulenti” > “CIG e Fondi di Solidarietà” à “Cig Ordinaria”;
  • la CIGD, la domanda va presentata, sempre tramite i “Servizi per aziende e consulenti” > “CIG e Fondi di Solidarietà”, scegliendo l’opzione “CIG in Deroga INPS”;
  • l’assegno ordinario, la domanda andrà presentata tramite i “Servizi per aziende e consulenti” > “CIG e Fondi di Solidarietà”, scegliendo l’opzione “Fondi di solidarietà”.

Ne dà notizia l’INPS con il Messaggio n. 2489 del 17 giugno 2020, specificando le prime indicazioni sulla gestione dell’istruttoria delle nuove domande di CIGO e assegno ordinario, rilascio domanda INPS di CIG in deroga e anticipo 40% del pagamento diretto delle integrazioni salariali.

CIGO e assegno ordinario: implementata l’istruttoria

Per consentire alle aziende di richiedere più facilmente un ulteriore periodo di CIGO o di assegno ordinario non superiore a 5 settimane, per periodi decorrenti dal 23 febbraio 2020 al 31 agosto 2020, è previsto un iter procedurale semplificato.

In particolare, i datori di lavoro hanno la possibilità di accedere ai trattamenti attraverso l’invio anche di un’unica domanda.

Pertanto coloro che non abbiano fruito per intero delle pregresse 9 settimane possono:

  • chiedere di completare la fruizione delle settimane medesime;
  • chiedere, nel caso in cui l’autorizzazione originaria abbia riguardato un numero di settimane inferiore a 9, la concessione di quelle residue fino a concorrenza del numero massimo di 9.

Laddove il datore di lavoro che richiede la CIGO debba presentare una domanda per completare la fruizione delle settimane già autorizzate, deve corredare l’istanza con un file excel.

Nuova gestione dell’istruttoria per domande CIGO

Grazie alla procedura “Nuova gestione dell’istruttoria per domande CIGO”, possono essere istruite tutte le tipologie di domande, comprese quelle che:

  • hanno in allegato il file excel (contenente la dichiarazione delle “settimane da recuperare”);
  • comportano il superamento dei limiti di fruizione previsti dal D.Lgs n. 148/2015.

In precedenza, invece, con la procedura “Sistema Unico” potevano essere istruite solamente le domande di CIGO con le quali le aziende chiedono di essere autorizzate per ulteriori 5 settimane.

CIG in deroga a pagamento diretto INPS: online il nuovo applicativo

Le Regioni e le Province autonome possono riconoscere trattamenti di CIGD per una durata massima di 9 settimane, per periodi decorrenti dal 23 febbraio 2020 al 31 agosto 2020.

Una volta che l’azienda abbia avuto l’autorizzazione per tutte le 9 settimane è possibile chiedere un ulteriore periodo di 5 settimane. Le nuove cinque settimane non saranno più richieste alle Regioni, ma direttamente all’INPS che provvederà alla relativa autorizzazione e al conseguente pagamento.

A tal fine l’INPS ha rilasciato un apposito applicativo per la presentazione della domanda di CIG in deroga dal 18 giugno 2020 direttamente all’Istituto.

Esso è disponibile sul sito INPS nei “Servizi OnLine” accessibili per la tipologia di utente “Aziende, consulenti e professionisti”, alla voce “Servizi per aziende e consulenti”, sezione “CIG e Fondi di solidarietà”, opzione “CIG in deroga INPS”.

Cassa integrazione a pagamento diretto dell’INPS: come richiederlo

In caso di pagamento diretto da parte dell’INPS, il richiedente potrà richiedere l’anticipazione anche del 40%. A tal fine, occorre selezionare l’apposita opzione che sarà automaticamente impostato sul “SI”.

La selezione dell’opzione “SI” renderà obbligatoria la compilazione anche dei seguenti dati:

  • codice fiscale dei lavoratori interessati dal trattamento di integrazione salariale;
  • IBAN dei lavoratori interessati;
  • ore di cassa integrazione, ovvero di assegno ordinario, specificate per ogni singolo lavoratore.

San Lanfranco Beccari

 

San Lanfranco Beccari


San Lanfranco Beccari

Nome: San Lanfranco Beccari
Titolo: Vescovo di Pavia
Nascita: XII secolo, Pavia
Morte: 23 giugno 1198, Pavia
Ricorrenza: 23 giugno
Tipologia: Commemorazione

Nato appunto a Pavia nella nobile famiglia Beccari (o de Beccaria) nei primi decenni del sec. XII, Lanfranco fu consacrato Vescovo della sua città da Papa Alessandro III. La ricostruzione della sua biografia si deve in prima istanza al suo successore nella Cattedra episcopale, Bernardo che scrisse, poco dopo la sua morte, una “Vita Lanfranci”: nella quale sono riportati, letteralmente, vita, morte e miracoli del futuro Santo. Da questo scritto e da numerosi altri contributi bibliografici emerge la figura carismatica di Lanfranco: amabile con i buoni, ma energico con i cattivi, pio, caritatevole e di vita esemplare. Difensore del potere della Chiesa in un periodo in cui si verificavano spesso controversie tra Papato e Autorità laiche, tra Guelfi e Ghibellini Egli difese con forza le proprietà e le prerogative ecclesiastiche e per questo motivo risultò presto inviso ai Consoli che governavano il Comune di Pavia, finendo per essere svillaneggiato e angariato da un certo numero di influenti cittadini pavesi. La situazione arrivò a una gravità tale che il Vescovo fu costretto a lasciare Pavia e a recarsi a Roma, ove trovò conforto e sostegno da parte del Papa. Ritornato a Pavia, ma ormai stanco di lottare, si ritirò nel monastero vallombrosano, allora ancora detto del S. Sepolcro (nei pressi della città ma non entro le sue mura), dove morì il 23 giugno (forse) del 1198, come appare da una lettera di Innocenzo III del 8 agosto di quell’anno.

La fama di santità di Lanfranco si diffuse rapidamente attraverso il territorio pavese e dei dintorni, anche in funzione dei numerosi miracoli subito attribuiti al Vescovo. Leggendo il piacevole libro di Vittorio Lanzani “Cronache di Miracoli. Documenti del XIII secolo su Lanfranco Vescovo di Pavia” si può constatare, non solo che già il successore Bernardo fece registrare, con atto notarile, ben 40 casi riconosciuti come miracolosi, ma anche come alcuni di questi eventi abbiano davvero un carattere di grande originalità. Insieme alla registrazione di guarigioni o scampati pericoli si trovano infatti almeno tre testimonianze di prigionieri liberati in seguito ad eventi prodigiosi verificatisi dopo che questi avevano elevato invocazioni al Santo. Alcuni dei documenti notarili dell’epoca sono ancora reperibili negli archivi pavesi e riportano le dichiarazioni dei protagonisti e di numerosi testimoni dei fatti citati.

Nel febbraio del 1202 il giovane Giovanni Boglario si trova detenuto per “carcerazione a lunga durata e coartazione con ceppi di ferro a mani e piedi. Nulla viene detto sul reato così punito, ma si registra il fatto che il prigioniero, “soffrendo molto per i ceppi di ferro”, aveva invocato l’aiuto di S. Lanfranco: facendo voto di servizio perpetuo nel Convento del S. Sepolcro qualora fosse stato liberato dalle catene. Nella notte seguente il ragazzo sogna S. Lanfranco e al risveglio si trova libero dai ceppi, anche se questi giacciono a terra perfettamente chiusi. Le guardie, ovviamente, non credono subito al miracolo e sospettano un tentativo di evasione, ma i controlli alle cavigliere e alle manette di ferro confermano la loro regolare chiusura e l’assenza di segni di effrazione. Con l’intervento del Vescovo Bernardo, Giovanni viene quindi graziato e può continuare la sua vita al servizio della chiesa ora intitolata a S. Lanfranco.

In data 1 giugno 1202 Uberto Verri riesce ad evadere dai sotterranei del carcere e fugge salendo verso la Torre di Porta di Palazzo, dove incontra però un manipolo di guardie che lo riacciuffano. Nella concitazione del momento, per quanto i carcerieri avessero promesso di non far del male al prigioniero, uno degli sgherri pugnala il malcapitato, che viene riportato in cella sanguinante e ormai in fin di vita. Nella sua disperazione Uberto invoca S. Lanfranco e la mattina dopo si ritrova risanato e con la ferita ormai cicatrizzata. Sono le stesse guardie, tra cui il responsabile dell’accoltellamento, a testimoniare l’evento miracoloso.

Il fatto più eclatante si verifica comunque nell’ottobre del 1203. La carretta che porta i condannati a morte verso la forca, per l’impiccagione, trasporta due condannati: uno di essi è Alberto da Novara, giudicato colpevole di “molti gravi peccati e misfatti”. Questi comincia presto a proclamare pubblicamente il suo pentimento per i reati commessi e ad invocare l’aiuto di San Lanfranco di fronte alla morte. Dopo la regolare impiccagione del primo condannato, si passa a sistemare la corda al collo di Alberto, che da parte sua continua a pregare. La botola si apre, l’impiccato resta appeso per il collo, ma la morte non sopraggiunge. Anzi, egli continua ad elevare preghiere ad alta voce. Al boia e ai suoi aiutanti non resta che liberare il condannato in modo da verificare la corda e controllarne l’efficienza. Per altre due volte si tenta di impiccare Alberto, persino cercando di tirare il malcapitato per le gambe in modo da facilitarne il soffocamento, niente da fare: l’impiccato mancato continua ad elevare preghiere e ringraziamenti a S. Lanfranco. Di fronte all’evento prodigioso non resta quindi alle Autorità civili che adeguarsi a concedere la grazia già data dal Potere Divino.

A questi fatti si può associare un ultimo evento prodigioso dovuto a San Lanfranco. Questo è documentato nel bassorilievo scolpito sulla destra dell’Arca che conserva il corpo del Santo tumulato nella chiesa: “La giovane Gelasia, condannata con la falsa accusa di aver avvelenato il fratello, esce salva dal rogo”.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Pavia, san Lanfranco, vescovo, che, uomo di pace, patì molto per favorire la riconciliazione e la concordia nella città.