Archivi giornalieri: 4 giugno 2020
Togliatti
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Bolsonaro: «Morire è il destino di tutti noi»
Brasile. Nel paese 1.262 vittime in un solo giorno, per un totale di 31.309 decessi
1.262 vittime in un solo giorno, per un totale di 31.309 decessi, e oltre 558mila contagi. Ma Bolsonaro fa il fatalista: «Mi dispiace per i morti, ma è il destino di tutti noi». Sono altre le preoccupazioni del presidente, accerchiato da ogni parte dai nemici; certo, il suo zoccolo duro è ancora intorno al 30% e non accenna a ridursi.
Ma in strada, come si è visto domenica, i suoi sostenitori, che continuano a invocarlo al grido di «Mito!, Mito!», devono ora vedersela con i gruppi antifascisti, soprattutto quelli legati al tifo calcistico organizzato. Mentre i suoi avversari tentano di unire le forze in difesa della democrazia evocando un clima da Diretas Já, il movimento per le elezioni presidenziali dirette che avrebbe condotto, nel 1985, alla fine della dittatura.
È il caso della campagna #Somos70porcento, che, lanciata sabato dall’economista Eduardo Moreira, in base al presupposto che chi non è con Bolsonaro è contro di lui, ha raccolto subito un gran numero di adesioni. O il caso del Manifesto Juntos, firmato da personalità che coprono un amplissimo spettro politico: dall’ex candidato del Pt Fernando Haddad, dal governatore del Maranhão Flávio Dino (PCdoB) e dal deputado Marcelo Freixo (Psol), fino al presentatore della Globo Luciano Huch, all’ex presidente Fernando Henrique Cardoso e al golpista Michel Temer, passando per artisti, scrittori e imprenditori. Assente Sergio Moro, a cui è stata sbattuta la porta in faccia: «Entreranno tutti, meno i fascisti. Moro, fuori. C’è un limite», ha spiegato il giornalista Juca Kfouri, uno dei promotori del manifesto. Fuori, ma per sua volontà, è rimasto anche, un po’ a sorpresa, Lula, il quale non ha voluto aderire a un’iniziativa che ha tra i suoi aderenti i tutt’altro che democratici Cardoso e Temer e in cui non sembra esserci posto per la classe lavoratrice.
Mentre la sinistra tradizionale fatica a ritagliarsi un ruolo preciso nella crisi – un vuoto che domenica è stato colmato dalle frange organizzate del tifo -, prosegue il processo di dissoluzione delle istituzioni, in mezzo alle ricorrenti e sempre più esplicite minacce di intervento militare da parte di Bolsonaro, del vice Hamilton Mourão e di altri generali vicini al presidente.
A provocare l’ultimo scontro è stata la serie di perquisizioni e sequestri condotta il 27 maggio nell’ambito dell’inchiesta sulle fake news coordinata dal giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes: l’indagine, considerata un colpo al cuore del bolsonarismo, su una presunta organizzazione criminale dedita alla produzione di informazioni false attraverso le reti sociali, su cui la Folha de São Paulo aveva puntato il dito già tra il primo e il secondo turno delle elezioni presidenziali. Tra le persone indagate figurano l’ex deputato federale Roberto Jefferson, l’imprenditore Luciano Hang e i blogger Allan dos Santos e Winston Lima, tutti aperti sostenitori di Bolsonaro.
Sandro Pertini
Conversazione con Enrico Berlinguer
Discorso di Togliatti
Bruno Trentin
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Quota 100
Pensioni: quota 100 non sana la Fornero, riparte l’ipotesi di uscita anticipata a 64 anni
Quota 100 non argina i requisiti delle pensioni Fornero: opzione donna, Ape e precoci quota 41 verso la revisione flessibile
A circa un anno e mezzo dalla sua introduzione, quota 100 non rappresenterebbe l’alternativa di uscita anticipata rispetto alle regole della riforma delle Pensioni di Elsa Fornero. Nonostante la Covid-19 rischi di far diventare la misura di uscita a partire dai 62 anni una sorta di “ammortizzatore sociale”, uno dei meccanismi utile ad agganciare la prima data possibile per andare in pensione, oggi più che mai è tempo di progettare una riforma definitiva del sistema pensionistico italiano, rendendo i pensionamenti più flessibili e virando verso l’età di uscita a 64 anni. Tracciando un primo bilancio, quota 100 – nel ventaglio di possibilità di uscita dal mondo del lavoro – non fa altro che aggiungersi alle varie formule con le quali, dal 2012 anno di entrata in vigore della riforma Fornero ad oggi, si è cercato di salvaguardare centinaia di migliaia di lavoratori prossimi alla pensione.
Quota 100, fine sperimentazione 2021: ultime novità di oggi su riforma pensioni anticipate
La sperimentazione delle pensioni a quota 100 è arrivata dopo le varie clausole di salvaguardia e altre misure alternative ai requisiti della riforma Fornero. Già a partire dal 2012 sono state emanate le leggi di Salvaguardia che hanno permesso l’uscita da lavoro, derogando alle regole del pensionamento, a 120mila contribuenti. Successivamente dal 2014 al 2016 con l’opzione donna, ovvero con le uscite dai 57 anni di età e 35 di contributi, si è agevolata l’uscita a 45mila lavoratrici. L’Ape social a partire dal 2017 – tuttora in vigore – è stata la revisione delle pensioni dei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni con 97mila uscite totali a carico dello Stato dai 63 anni di età unitamente a 30 o 36 di contributi (oggi si chiamerebbero, rispettivamente, quota 93 o quota 99).
Da contorno anche la quota 41 dei lavoratori precoci (74.500 uscite) e l’inclusione dei lavoratori impiegati in attività usuranti tra i beneficiari di misure particolari di pensione anticipata. Tuttavia, a fronte di oltre 340mila “salvati” dalla riforma Fornero con meccanismi alternativi e degli ulteriori 150 mila lavoratori che hanno visto accogliere la propria domanda di uscita dall’Inps per quota 100 nel 2019 (ai quali si aggiungono le pensioni con opzione donna, quota 41, Ape social e uscite con circa 43 anni di contributi per un totale di 371mila nuove pensioni anticipate solo nello scorso anno), la revisione del sistema pensionistico appare quanto mai necessaria.
Riforma pensioni post quota 100: uscita flessibile a 64 anni, agevolazioni per le donne
In primo luogo perché le pensioni a quota 100 hanno mostrato due principali limiti: il primo è quello di non assicurare quella flessibilità in uscita tanto invocata dalle parti sociali e dai sindacati; in secondo luogo perché la stessa misura non ha previsto un percorso successivo alla propria sperimentazione (che terminerà il 31 dicembre 2021), con migliaia di lavoratori costretti a rivedere i propri requisiti di pensionamento con i requisiti della Fornero.
In vista, dunque, della riapertura dei tavoli di contrattazione del governo con i sindacati, l’istituto Itinerari previdenziali evidenzia la necessità di riprogettare una riforma del sistema previdenziale italiano che parta da alcuni presupposti essenziali, il primo dei quali prevede la sostituzione delle misure attualmente in vigore (quota 100, opzione donna, Ape social, precoci a quota 41) con i fondi esubero a costo zero per lo Stato, già operativi per le assicurazioni e per le banche. In secondo luogo occorre riprendere la strada della flessibilità in uscita alla base della riforma delle pensioni di Lamberto Dini di 25 anni fa: l’istituto individua anagraficamente l’uscita flessibile a 64 anni, con almeno 37 o 38 anni di contributi dei quali non più di due figurativi (ma sarebbero da escludere da questo computo la maternità, il servizio militare e i riscatti volontari).
Pensione anticipata e riforma: contributi donne e precoci quota 41
Siffatta riforma flessibile delle pensioni a partire dai 64 anni di età poggerebbe ancora su alcune formule di uscita previste dalla Fornero: la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le donne) dovrebbe divenire strutturale nel numero di anni di contributi richiesti (attualmente in vigore fino al 2026), le donne dovrebbero beneficiare di uno sconto contributivo di otto mesi per ciascun figlio avuto fino ad un massimo di 24 mesi, ai precoci nel raggiungimento dei contributi richiesti dovrebbero pesare di più gli anni di lavoro fatti prima dei 19 anni (1,25 anziché uno).
Pensioni, ok al decreto per l’anticipo Tfr/Tfs degli statali
Pensioni, ok al decreto per l’anticipo Tfr/Tfs degli statali
Via libera all’anticipo liquidazioni fino a 45.000 euro per le pensioni anticipate, Quota 100 e vecchiaia nella Pubblica amministrazione
4 Giugno 2020
Entrerà in vigore a breve il decreto per i lavoratori statali che riguarda l’anticipo della liquidazione a cui hanno diritto in uscita dal lavoro con la pensione anticipata, di vecchiaia o con Quota 100.
Il meccanismo, già atteso con il decreto numero 4 del gennaio 2019, permetterà ai dipendenti del pubblico impiego di farsi anticipare in banca la somma fino a 45.000 euro della liquidazione, sia nel caso di trattamento di fine rapporto (Tfr) che in quello di fine servizio (Tfs) spettante al momento dell’uscita da lavoro.
Il decreto, annunciato dalla ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone, è stato registrato dalla Corte dei Conti e fissa le modalità di questa operazione: entro pochi giorni potrà entrare in vigore e poi dovrà essere perfezionata la convenzione con il sistema bancario, il cui tasso di interesse non dovrebbe superare il 2%. A quel punto gli interessati potranno recarsi in un istituto di credito per avviare la pratica.
Liquidazione statali, come funziona oggi
Ad oggi, quando un dipendente pubblico va in pensione deve aspettare alcuni anni prima di poter incassare integralmente la propria liquidazione, il cosiddetto Tfs/Tfr. Si tratta di 12 mesi di attesa nel caso di cessazione dal servizio o 24 mesi per le dimissioni o il licenziamento per i primi 50.000 euro di liquidazione, ulteriori 12 mesi per la parte eccedente e fino a 100.000 euro, e ancora un anno in più per quella che eventualmente supera i 100 mila.
L’attesa è ancora più lunga per coloro che lasciano il lavoro con Quota 100, perché per loro il momento del diritto al Tfs/Tfr corrisponde a quello in cui avrebbero conseguito la pensione (di vecchiaia o anticipata) con le regole precedenti, quelle della Legge Fornero. Chi esce da lavoro a 62 anni, l’età minima di Quota 100, nei casi estremi dovrà attendere fino a cinque anni per vedersi accreditare la liquidazione.
Cosa cambia con l’anticipo del Tfs/Tfr
Il provvedimento in arrivo sulla liquidazione delle pensioni permetterà di abbreviare il pagamento del Tfr o del Tfs, come previsto dal decreto numero 4 del gennaio 2019 (che ha subito vari rimaneggiamenti anche in seguito al parere del Consiglio di Stato). L’importo che inizialmente era di 30mila euro è stato poi incrementato fino a 45mila, e potrà essere incassato mediante la procedura spiegata nel testo del decreto. Il testo spiega tra l’altro cosa deve fare il dipendente interessato a utilizzare questa opzione l’adempimento principale consiste nell’ottenere dall’ente erogatore della liquidazione (nella maggior parte dei casi l’Inps) la certificazione del diritto alla liquidazione stessa (nell’importo decurtato da eventuali anticipi già percepiti). Chi accede alla pensione con Quota 100 deve poi procurarsi una certificazione specifica legata alla data in cui sarebbe scattato il diritto alla pensione con le regole ordinarie.
A quanto ammonta il tasso di interesse
Il prestito viene rimborsato comprensivo di capitale e interessi al momento dell’effettiva erogazione del Tfr/Tfs, sul quale sarà operata una corrispondente trattenuta. Dal punto di vista della banca il finanziamento è garantito dalla cessione del credito relativo alla liquidazione, ma è stata prevista anche l’istituzione di un Fondo di garanzia, per l’ipotesi molto remota in cui l’Inps non fosse in grado di versare il dovuto. Quanto al tasso di interesse, la versione originaria del decreto legge fissava un massimo al Rendistato (il rendimento di un paniere di titoli di Stato) incrementato di 30 centesimi. A maggio il Rendistato è stato pari a 1,387 per cui il tasso andrebbe sotto il 2 per cento.
Pensione e anticipo liquidazione
Nei prossimi giorni è previsto l’arrivo di un Dcpm che farà felici i lavoratori della Pubblica Amministrazione che stanno aspettando di andare in Pensione anticipata, di vecchia e con quota 100 in quando finalmente sono stati stanziati 45.000 Euro come anticipo di liquidazione.
Via libera all’anticipo di liquidazione per le Pensioni Statali
Finalmente la Corte dei Conti ha dato il via libera definitivo al Dcpm del Presidente del Consiglio e a dare l’annuncio è stata Fabiana Dadone, il Ministro per la Funzione Pubblica, la quale ha dichiarato che a giorni sarà varato il provvedimento che consentirà ai lavoratori, impiegati nella Pubblica Amministrazione, di andare in pensione.
Le modalità stabilite da questo importante e molto atteso Documento prevedono che i dipendenti in uscita anticipata, di vecchia e con quota 100 possano avviare la procedura per ottenere l’anticipo di liquidazione (stabilita dal grado di anzianità maturata) andando in Banca, la quale può apportare un Tasso d’Interesse non superiore al 2%.
Inoltre, i nuovi neopensionati riceveranno il pagamento del Tfr o del Tfs in tempi sostanzialmente più brevi, in quanto all’interno del Decreto è stata implementata la procedura che spiega dettagliatamente come fare ad incassare l’importo, ovvero quale sarà la procedura da seguire per tutte le persone che vogliono usufruirne.
Infatti per sfruttare questa opzione è indispensabile che l’ente di erogazione, l’INPS per la maggior parte delle volte, rilasci al lavoratore che vuole andare in pensione la certificazione del diritto alla liquidazione, mentre per chi usufruirà della Formula Quota 100 serve un documento in più, ovvero una certificazione in cui, secondo quanto stabilito dalla Legge Fornero, corrisponde la maturazione della data che da pieno diritto all’età pensionabile.
È anche importante dire che sull’imposta da pagare per ottenere l’anticipo di liquidazione è possibile applicare una riduzione, ovvero i lavoratori della PA per ogni anno passato tra l’uscita dal lavoro e l’ottenimento della liquidazione (quindi l’erogazione) potranno usufruire di 1,5 punti in meno rispetto al 2% previsto dal Tasso d’Interesse.