S. Antonio da Padova

Il Santo del giorno, 13 Giugno: S. Antonio da Padova

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Creato Lunedì, 13 Giugno 2016 00:00
  Padova ha tre cose strane, cioè: “senza”: un Caffè senza porte, il Pedrocchi, perchè una volta era perennemente aperto. Un Prato senza erba, perchè il Prato della Valle, prima era una palude epoi divenne una piazza lastricata. E un santo senza nome! Perchè basta dire e non solo qui, il Santo per intendere Sant’antono da Padova, uno dei più celebri e miracolosi della storia della Chiesa!

di Daniele Vanni

 

 13 giugno Sant’Antonio da Padova, dottore della Chiesa, patrono di Brasile e Portogallo e di molti comuni fra cui Lisbona e Padova.

 Padova ha tre cose strane, cioè: “senza”: un Caffè senza porte, il Pedrocchi, perchè una volta era perennemente aperto. Caffè storico, tra i più belli e famosi al mondo che ha ospitato eroi risorgimentali, intellettuali, poeti di tutto il mondo! Ed anche giocatori che spesso sono “al verde” e spiantati che quando volevano un caffè enon avevano i soldi per pagarlo, andavano nella sal “verde” ed ordinavano, palesando così illoro stato di bisogno a cui la benevolenza patavina non rifiutava almeno un caffè!

Poi Padova ha un Prato senza erba, perchè il Prato della Valle, prima era una palude epoi divenne una piazza lastricata.

E un santo senza nome! Perchè basta dire e non solo qui, il Santo per intendere Sant’antono da Padova, uno dei più celebri e miracolosi della storia della Chiesa!

 

Fernando Martins de Bulhões (Lisbona, 15 agosto 1195 – Padova, 13 giugno 1231) fu un religioso francescano portoghese, proclamato dottore della Chiesa.

Da principio fu monaco agostiniano a Coimbra, poi dal 1220 frate francescano. Viaggiò molto, vivendo prima in Portogallo quindi in Italia e in Francia.

Nel 1221 si recò al Capitolo Generale ad Assisi, dove vide e ascoltò di persona san Francesco d’Assisi. Terminato il capitolo, Antonio fu inviato prima, nei pressi di Forlì. Poi, viste le sue doti di grande umiltà, ma anche di grande sapienza e cultura, per le sue valenti doti di predicatore, fu incaricato dell’insegnamento della teologia e inviato dallo stesso san Francesco (strano per il Poverello di Assisi!) a contrastare la diffusione dell’eresia catara in Francia, cioè di coloro che massimamente predicavano la povertà, d’animo e di corpo!

Fu poi trasferito a Bologna e quindi a Padova. Morì all’età di 36 anni. Rapidamente canonizzato (in meno di un anno!) il suo culto è fra i più diffusi del cattolicesimo.

Antonio si trovò a vivere la tumultuosa fine del Medioevo europeo: nascevano i Comuni e la nuova società borghese, con il crescere dei poteri dei banchieri, dei mercanti, dei ceti medi produttivi ed intellettuali.

La Chiesa sembrava arroccata nelle crociate contro gli eretici, le streghe, i Musulmani, la costruzione di grandi cattedrali, che sostituivano i monasteri come centro di sapere. Così come i laici erano passati dal castello alla città.

Fernando nacque a Lisbona da nobile e ricca famiglia. Forse avviato alla vita militare dal padre che si diceva fosse discendente di Goffredo di Buglione. A 15 anni entrò dai Frati agostiniani a Coimbra, e vi rimase per otto anni, finché non incontrò una missione di cinque fratelli mandati da San Francesco in Marocco, a convertire i musulmani d’Africa.

Riportati decapitati a Coimbra, il fatto scosse Antonio che decise di farsi francescano.

Partì per l’Africa, dove contrasse una malattia. Poi ancora in viaggio, naufragò in Sicilia. Soccorso da pescatori, Antonio e i suoi confratelli vennero portati in un vicino convento francescano. Qui i frati furono informati che a maggio, in occasione della Pentecoste, Francesco d’Assisi aveva radunato tutti i suoi frati per il Capitolo Generale. L’invito a parteciparvi era esteso a tutti e nella primavera del 1221 Antonio e i frati di Messina cominciarono a risalire l’Italia a piedi.

Il viaggio durò parecchie settimane. Il capitolo, presieduto dal cardinale cistercense Rainiero Capocci, ebbe luogo nella valle attorno alla Porziuncola, dove si raccolsero più di tremila frati. per riparo, si costruirono delle capanne di stuoie e per tale motivo fu ricordato come il Capitolo delle Stuoie.

Si discuteva di un ordine troppo cresciuto e quindi diventato un grande potere, che doveva far i conti con le regole di stretta povertà iniziale ed il ruolo assunto dai Francescani.

E così Antonio inviato a Forlì si trovò a fianco dei “riformati” Francescani, a combattere chi si richiamava ad una stretta povertà evangelica, come i Patarini della Padania, gli Albigesi, i Catari, che attaccavano tutti il potere temporale della Chiesa.

In queste lotte, ecco i suoi primi miracoli.

Sull’Adriatico, forse a Rimini, dove forti erano i Catari, non seguito per niente nella sua predica, fece venire a rive una moltitudine di pesci ad ascoltarlo! E qui accettò la sfida di un eretico che tenne tre giorni digiuna una mula in una stalla e poi la portò da Antonio, per vedere se questa preferiva del fieno o l’ostia che il santo dava in Comunione. Antonio si mise davanti alla mula, che tralasciò le biade e s inginocchiò davanti all’ostia!

Poi in Francia, a Montpellier, addirittura ebbe fenomeni di bilocazione predicando nella città universitaria, in due luoghi diversi! Ad Arles, apparve addirittura San Francesco (che stava morendo in quei mesi) in volo, benedicente la folla che ascoltava Antonio.

Morto Francesco, il 3 ottobre 1226, l’anno dopo Antonio arrivò ad Assisi per un nuovo Capitolo Generale. Eletto il successore, nella persona di Giovanni Parenti questi che già aveva conosciuto Antonio in Spagna, gli assegnò la seconda carica come ministro provinciale per l’Italia settentrionale. Qui passava di città in città e di miracolo in miracolo, di predica in predica e nelle confessioni delle migliaia di persone che lo seguivano per un consiglio. Affollando la cità dei commerci che era Padova e che Antonio aveva scelto per sua sede quando non viaggiava nel Friuli, In Illiria, fondando nuove comunità.

Due viaggi fece a Roma e Assisi, per dirimere le infinite dispute fra l’ala conservatrice e quella conservatrice dei Francescani, predicando ancora contro l’usura, la povertà naturale, facendo modificare a Padova le leggi contro i debitori senza colpa. Tanta la gente che accorreva che fu istituito un gruppo di guardie del corpo per salvarlo dalla folla! Forse malato di cuore e sfinito per la vita intensa, sentendosi morire, volle essere portato a Padova su un carro, dove morì a 36 anni al quartiere Arcella. I suoi confratelli dovettero lottare e combattere per difenderne il corpo che diversi luoghi pretendevano e che la gente voleva come reliquia!

Appena qualche lustro dopo la morte, per l’afflusso di pellegrini, si dovette dare il via alla costruzione di una grande Basilica, dove fu translato il corpo.

S. Antonio da Padovaultima modifica: 2016-06-13T08:08:38+02:00da vitegabry
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