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Archivi giornalieri: 1 giugno 2016
Sommersie sfruttati ·
Nel mondo quasi 46 milioni di persone ridotte in schiavitù .
Nel mondo quasi 46 milioni di persone ridotte in schiavitù · 01 giugno 2016 Nel mondo quasi 46 milioni di persone vive in stato di schiavitù. Di queste, 1.243.400 (il 2,7 per cento) si trovano in Europa. È l’Asia, tuttavia, a detenere il triste primato, con i due terzi degli sfruttati. A finire nelle maglie di questo terribile ingranaggio sono soprattutto le donne, i bambini e i migranti: i più soggetti al traffico degli esseri umani. A tracciare un quadro generale del fenomeno è l’ultimo rapporto della Walk Free Foundation, che ogni anno pubblica il Global Slavery Index, che copre 167 Paesi. Il rapporto comprende 42.000 interviste condotte in 53 lingue diverse, corrispondenti al 44 per cento della popolazione mondiale. Il dato più inquietante è che la schiavitù non regredisce, anzi aumenta: nell’ultimo anno oltre dieci milioni di persone sono diventate schiave, costrette a vivere in terribili condizioni di sfruttamento e arretratezza. L’India si conferma il Paese con il più alto numero di schiavi (18,3 milioni), ma la risposta del suo Governo al problema — dicono gli analisti australiani — si sta rafforzando. Ma la piaga è generalizzata: in Cina si trovano 3,39 milioni di schiavi, in Pakistan 2,13, in Bangladesh 1,53 e in Uzbekistan 1,23 milioni. Insieme, questi cinque Paesi rappresentano quasi il 58 per cento della popolazione schiavizzata nel mondo, in pratica 26,6 milioni di persone. All’Asia va anche l’altro primato, quello dell’incidenza della schiavitù sulla popolazione: in Corea del Nord il 4,37 per cento degli abitanti è in questa condizione, e ancora mancano misure adeguate del Governo. A seguire troviamo l’Uzbekistan (3,97 per cento degli abitanti) e la Cambogia (1,65). I canali attraverso i quali i nuovi schiavi vengono cooptati sono soprattutto il traffico di esseri umani, il lavoro forzato, la sottomissione per debiti, il matrimonio forzato, lo sfruttamento sessuale a fini commerciali. Diritti Umani – See more at: http://www.osservatoreromano.va/it/news/sommersi-e-sfruttati#sthash.8P7aA7Dx.dpuf
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Restituzione bonus Irpef di 80 euro, ecco cosa c’è da sapere
Restituzione bonus Irpef di 80 euro, ecco cosa c’è da sapere 0
Anche quest’anno si è accesa la discussione intorno alla restituzione, per moltissimi contribuenti, del bonus Irpef di 80 euro, vediamo cosa c’è di vero e chi è già stato costretto a restituirli o lo sarà a breve. Si è calcolato infatti che almeno 1 contribuente su 8, cioè circa 1.4 milioni di persone dovranno restituire totalmente o in parte l’importo percepito durante il 2015.
Ricordiamo che il bonus Irpef di 80 euro, conosciuto anche come bonus Renzi, è stato introdotto in tutta fretta a partire dal mese di maggio 2014. Inizialmente si trattava di una misura transitoria, ma successivamente è stata resa strutturale a partire dal mese di gennaio 2015.
A chi spetta il bonus Irpef di 80 euro?
Il credito di 960 euro annuale, riproporzionato ai giorni di lavoro calcolati in base alle giornate utili ai fini Irpef, spetta a tutti i lavoratori dipendenti e assimilati con un reddito annuo lordo, al netto del reddito dell’abitazione principale e delle relative pertinenze e delle eventuali somme percepite quali premi di produzione o anticipi di TFR in busta paga, compreso fra gli 8.174 e i 24.000 €, mentre va a scendere fino a scomparire per la fascia di reddito compreso fra 24.001 e 26.000 €.
Leggi anche: Bonus Irpef di 80 euro, le novità del 2015
La legge dice che il credito di circa 80 euro mensili (l’importo varia in base ai giorni del mese) deve essere inserito automaticamente in busta paga dal datore di lavoro, a meno che il lavoratore non faccia esplicita rinuncia scritta.
Restituzione bonus Irpef di 80 euro, ecco i casi principali
Durante l’anno però possono avvenire delle situazioni per cui il credito Irpef percepito mensilmente debba poi essere restituito con il conguaglio di fine anno oppure in fase di dichiarazione dei redditi. Vediamo in breve quali sono le cause principali.
- La restituzione del bonus Irpef di 80 euro può avvenire nel caso in cui il lavoratore lavori tutto l’anno (quindi 365 giorni), ma non superi la soglia degli 8.174 euro lordi di reddito. Si parla in questi casi di contribuenti incapienti, che non rientrano nella tassazione IRPEF in quanto il loro reddito è inferiore alla soglia di reddito minimo. In questo caso quindi i lavoratori hanno percepito il bonus Renzi, ma non avendone diritto in quanto esclusi dalla normativa dovranno interamente restituirlo in fase di dichiarazione dei redditi o l’hanno già restituito con la busta paga di dicembre.
- La restituzione potrà avvenire, totalmente o parzialmente anche nel caso in cui il lavoratore abbia percepito in tutto o in parte il credito IRPEF di 80 euro mensili, ma a fine anno il suo reddito complessivo superi la soglia dei 24.000 o dei 26.000 euro. Questo potrebbe avvenire ad esempio a causa della somma di più redditi, oppure di un aumento di livello e di stipendio ecc.
Nell’uno e nell’altro caso, in caso di dubbi iniziali, il rimedio sarebbe stato quello di presentare una rinuncia scritta al bonus Renzi sin dall’inizio del 2015. A fine anno chi dopo aver fatto rinuncia fosse rientrato comunque nelle soglie di reddito previste, avrebbe comunque potuto recuperare l’intera somma di 960 euro (o parte di essa), nella busta paga di dicembre o tramite dichiarazione dei redditi 2016.
Circolari INPS
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rassegna sindacale
del 01/06/2016 |
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n. 732 del 1° giugno 2016 NEWSLETTER LAVORO
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