Archivi giornalieri: 22 agosto 2013

Come fare per

 

Passare dall’idea imprenditoriale ai fatti è semplice! Creare un’impresa può essere alla portata di tutti. Inoltre, piani creativi e innovativi ed energie giovani rappresentano il sale del mercato. Questa sezione nasce  proprio per facilitare l’avvio di nuove attività e sciogliere tutti i dubbi relativi alle fasi di creazione dell’azienda.

Dalla registrazione iniziale alla stesura del business plan: tutte le informazioni per coloro che vogliono avventurarsi nel mercato. Insomma uno strumento utile per aiutare ogni cittadino a diventare imprenditore e assisterlo nell’avvio e nella gestione di un’azienda.

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Adempimenti

Adempimenti

Per il regolare svolgimento dell’attività lavorativa, ogni azienda deve attenersi ad una serie di adempimenti indispensabili e obbligatori per legge.
 
Al momento dell’inizio dell’attività, vige l’obbligo di iscrizione dei dipendenti agli enti previdenziali, ma questo è solo il primo passo.

Qualsiasi modifica nei rapporti di lavoro implica l’invio di unacomunicazione obbligatoria; essa va trasmessa in via telematica agli organi preposti in caso di assunzione, proroga, trasformazione e cessazione del rapporto di lavoro.

I soggetti obbligati a presentare le comunicazioni obbligatorie sono:

  • datori di lavoro privati (per i datori di lavoro domestici la CO è solo verso l’INPS e sono previste procedure semplificate);
  • le pubbliche amministrazioni;
  • gli enti pubblici economici;
  • le agenzie di somministrazione.

A partire dal 2008, il sistema delle comunicazioni obbligatorie trova applicazione anche per il lavoro marittimo. I datori di lavoro sono tenuti a comunicare assunzioni e trasformazioni contrattuali compilando il modello unico Unimare, valido su tutto il territorio nazionale. 

Vi sono, inoltre, comunicazioni che l’azienda è tenuta obbligatoriamente a dare nel caso in cui l’attività dei dipendenti sia considerata particolarmente faticosa per legge (lavoro in miniera o lavoro notturno, ad esempio): si tratta dei cosiddetti lavori usuranti
Anche per il lavoro a chiamata o intermittente sono previste precise modalità operative di invio della comunicazione.

In caso di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento o per dimissioni, il datore di lavoro è tenuto al rispetto di determinati adempimenti e procedure, volti a tutelare i lavoratori interessati, che sono stati di recente modificati dalla Riforma del mercato del lavoro.

La legge del 12 marzo 1999 n. 68 obbliga le aziende (pubbliche e private) con più di 14 dipendenti a riservare una quota dei posti di lavoro (collocamento mirato) a persone con invalidità e a categorie protette. 
L’adempimento riguarda la dichiarazione (Prospetto informativo) che le aziende con 15 o più dipendenti costituenti base di computo devono presentare al servizio provinciale competente, indicando la propria situazione occupazionale rispetto a tali obblighi di assunzione.

Responsabilità sociale d’impresa


La Commissione Europea definisce la Corporate Social Responsibilitycome l’integrazione delle problematiche sociali ed ecologiche nelle operazioni commerciali e nei rapporti delle imprese con le parti interessate. 

Secondo la Commissione europea essa contribuisce alla modernizzazione e al rafforzamento del modello economico e sociale europeo; rafforza la coesione sociale in modo sostenibile rendendo l’Ue più competitiva; stimola le imprese a riorganizzare le attività core business e ad assicurare la gestione del rischio e dei cambiamenti in modo responsabile.  

Negli ultimi anni è nata una nuova declinazione della responsabilità sociale, non solo riferita alla singola impresa, ma a tutta la collettività, in un’ottica disostenibilità futura.

La responsabilità sociale d’impresa è un vantaggio per le aziende in termini di competitività, crescita e stabilità e permette di massimizzare gli utili di lungo periodo. 

Il comportamento di un’impresa interessa (direttamente o indirettamente) tutti gli attori del sistema:

  • clienti;
  • risorse umane (dipendenti) e loro rappresentanti (sindacati);
  • soci/azionisti e comunità finanziaria, Stato, enti locali, e Pubblica amministrazione;
  • fornitori;
  • partner finanziari;
  • comunità;
  • ambiente.  

vantaggi dell’adesione alle politiche di CRS sono tangibili su diversi fronti:

  • clima aziendale: dialogo e coinvolgimento di dipendenti e collaboratori, con effetti positivi sulla produttività;
  • rapporti con la comunità locale: l’attenzione alle esigenze del territorio viene percepita positivamente e contribuisce alla qualità della vita con iniziative concrete;
  • reputazione e fidelizzazione: la reputazione dell’azienda non può che migliorare, contribuendo allo sviluppo di una clientela fedele e motivata;
  • relazioni con le istituzioni finanziarie: è facilitato l’accesso alle fonti di finanziamento grazie ad una riduzione del profilo di rischio e ad un’accresciuta autorevolezza. 

La CSR è inoltre definita da uno standard internazionale, Social Accountability 8000, introdotto nel 1997 dal Social Accountability International, associazione non governativa con sede negli Stati Uniti che promuove i diritti dei lavoratori di tutto il mondo. 

Inoltre, dalla fine del 2010, le norme sulla Responsabilità Sociale delle imprese sono indicate dalle Linee guida UNI ISO 26000.

Per ulteriori informazioni sulla Responsabilità Sociale d’Impresa consulta ilquaderno Isfol sulla Responsabilità Sociale delle Imprese.

Personale straniero


Se un imprenditore vuole assumere personale straniero deve sapere che per assumere lavoratori non comunitari residenti all’estero si deve presentare domanda di nulla osta allo Sportello Unico per l’Immigrazione della provincia dove avrà luogo la prestazione lavorativa, nell’ambito delle quote previste dall’apposito “decreto-flussi”, che stabilisce entro il 30 novembre dell’anno precedente a quello di riferimento del decreto, il numero massimo di cittadini stranieri non comunitari ammessi annualmente a lavorare sul territorio nazionale, sulla base dei criteri e delle altre indicazioni contenuti nel documento programmatico.

Il Ministero dell’Interno ha predisposto dei kit contenenti i moduli a lettura ottica per la domanda di nulla osta, da indirizzare allo Sportello Unico per l’Immigrazione, che il datore di lavoro è tenuto a presentare qualora intenda assumere un lavoratore straniero residente all’estero.

I kit sono disponibili gratuitamente presso tutti gli uffici postali. Il kit comprende oltre ai moduli “A-Dom” (lavoro domestico), “B-Sub” (lavoro subordinato) e “C-Stag” (lavoro stagionale), una scheda riepilogativa, una busta prestampata, da utilizzare per la spedizione dell’istanza, il cedolino dell’assicurata postale, nonché le istruzioni per la compilazione.

La domanda, redatta sul modulo compilato a mano, deve essere corredata dalla fotocopia del documento di identità del datore di lavoro, del passaporto o documento equipollente del cittadino straniero e dalla scheda riepilogativa debitamente compilata. Va consegnata nell’apposita busta chiusa agli uffici postali abilitati all’accettazione delle domande e spedita come posta assicurata.

Lo Sportello Unico per l’Immigrazione presso la Prefettura (o l’Ufficio competente a svolgere le funzioni dello Sportello Unico nelle Regioni a Statuto Speciale) da indicare sull’indirizzo può essere, in alternativa, quello della provincia di residenza del datore di lavoro ovvero della provincia ove ha sede legale l’impresa o quello della provincia ove ha luogo la prestazione dell’attività lavorativa. Lo Sportello Unico che rilascia il nulla osta al lavoro è, in ogni caso, quello del luogo in cui verrà svolta l’attività lavorativa.

Per maggiori informazioni relative alle procedure successive all’invio della domanda, si rimanda al sito del Ministero dell’Interno, dove sono disponibili anche i fac-simili dei moduli contenuti nel kit e le informazioni per la compilazione degli stessi.

Collocamento mirato


I datori di lavoro che impiegano dai 15 ai 35 lavoratori sono obbligati ad assumere un disabile, i datori di lavoro che abbiano tra i 36 ed i 50 dipendenti 2 disabili, i datori di lavoro che occupano da 51 a 150 persone devono riservare il 7% dei posti ai disabili ed assumere un lavoratore appartenente alle categorie protette (vedove, orfani – del lavoro, per servizio o di guerra – e i profughi italiani), i datori di lavoro con oltre 150 dipendenti il 7% dei posti a favore dei disabili e l’1% a favore delle categorie protette.

La Riforma del Mercato del lavoro (Legge 92/2012, come modificata dallaLegge 134/2012) ha previsto che agli effetti della determinazione del numero di soggetti disabili da assumere, siano computati tra i dipendenti, tutti i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato; mentre, non sono computabili: i lavoratori occupati con contratto a tempo determinato di durata inferiore a 6 mesi, i disabili, i soci di cooperative di produzione e lavoro, i dirigenti, i lavoratori assunti con contratto di inserimento, i lavoratori occupati con contratto di somministrazione presso l’utilizzatore, i lavoratori assunti per attività da svolgersi all’estero per la durata di tale attività, i soggetti impegnati in lavori socialmente utili assunti ai sensi dell’articolo 7 del decreto legislativo 28 febbraio 2000, n. 81, i lavoratori a domicilio, i lavoratori che aderiscono al programma di emersione, ai sensi dell’articolo 1, comma 4-bis, della legge 18 ottobre 2001, n. 383, e successive modificazioni.

La legge prevede che le aziende obbligate possano usufruire in sede di richiesta di assunzione di diversi tipi di chiamata secondo il seguente prospetto:
 

Aziende Chiamata nominativa Chiamata numerica
Da 15 a 35 dipendenti 1 lavoratore disabile
Da 36 a 50 dipendenti 1 lavoratore disabile 1 lavoratore disabile
Oltre 50 dipendenti 60% dei dipendenti disabili 40% dei dipendenti disabili


In caso di chiamata nominativa, l’azienda è libera di ricercare il personale disabile da assumere con i mezzi che crede più opportuni (es. inserzioni, ricerca tramite consulenti ed agenzie, ecc.) e, una volta individuato il disabile da assumere, l’azienda deve presentare all’ufficio provinciale competente una preventiva richiesta di Nulla Osta Nominativo in conseguenza del quale sarà possibile procedere alla costituzione del rapporto di lavoro: la data di assunzione dei lavoratori non dovrà pertanto essere antecedente a quella del Nulla Osta.

Inoltre, nel caso il lavoratore necessiti di un particolare percorso di sostegno all’inserimento lavorativo, le aziende possono richiedere agli uffici provinciali del collocamento obbligatorio di stipulare apposite convenzioni e in tal caso l’azienda fa richiesta di assunzione attraverso chiamata nominativa. La procedura delle convenzioni consente di accedere alle agevolazioni previste dalla legge. Per i lavoratori con disabilità psichica la richiesta di assunzione è sempre nominativa e viene disciplinata sempre da una convenzione.

I datori di lavoro soggetti all’obbligo devono presentare all’ufficio provinciale del collocamento mirato la richiesta di assunzione entro 60 giorni dal momento in cui è subentrato l’obbligo di assunzione; la richiesta può essere presentata anche attraverso il prospetto informativo inviato periodicamente agli uffici competenti entro il 31 gennaio.

Inoltre, ai fini di un maggior controllo sul rispetto delle assunzioni obbligatorie, la suddetta legge ha stabilito che gli organismi individuati dalle regioni ai sensi dell’articolo 4 del D.Lgs. 23 dicembre 1997, n. 469 sono tenuti a comunicare, anche in via telematica, con cadenza almeno mensile, alla competente Direzione territoriale del lavoro, il mancato rispetto degli obblighi di assunzione dei disabili, nonché il ricorso agli esoneri, ai fini della attivazione degli eventuali accertamenti.

Consulta le FAQ in materia di legge relativa ai disabili

Sicurezza sul lavoro


Il “Testo Unico della sicurezza sul lavoro” (D.Lgs. 81/2008) è stato elaborato nel pieno rispetto della filosofia delle direttive comunitarie incentrate sulla programmazione e sulla partecipazione di tutti i soggetti implicati nel lavoro. 
Esso è stato oggetto di integrazioni e modifiche significative da parte delD.Lgs. 106/2009, che ha completato l’intervento di “ammodernamento” della disciplina in materia di sicurezza.

Il T.U. elenca le misure generali di tutela del sistema di sicurezza aziendale, che viene poi integrato dalle misure di sicurezza previste dallo stesso T.U. per specifici rischi ovvero settori di attività (es. movimentazione manuale di carichi, videoterminali, agenti fisici, biologici e cancerogeni, etc.).

Tra le misure generali di tutela, la valutazione dei rischi costituisce un adempimento di assoluta centralità per garantire l’effettività delle tutele in ogni ambiente di lavoro. 
Essa “deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari”, tra cui quelli collegati allo stress lavoro-correlato, alle lavoratrici in stato di gravidanza, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi.

Gli esiti della valutazione dei rischi devono essere formalizzati neldocumento di valutazione dei rischi (DVR). In tale sede devono essere individuate anche le eventuali mansioni che espongono i lavoratori a rischi specifici.

Tra le suddette misure generali, si evidenziano in particolare i seguenti obblighi:

  • programmazione della prevenzione mirata ad un complesso che integri in modo coerente nella prevenzione le condizioni tecniche produttive dell’azienda nonché l’influenza dei fattori dell’ambiente e dell’organizzazione del lavoro;
  • eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico;
  • utilizzo limitato di agenti chimici, fisici e biologici sui luoghi di lavoro
  • informazione e formazione adeguate per i lavoratori;
  • informazione e formazione adeguate per i dirigenti e preposti;
  • informazione e formazione adeguate per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;
  • istruzione ai lavoratori;
  • misure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso, di lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori e di pericolo grave e immediato;
  • uso di segnali di avvertimento e di sicurezza. 

Non adeguare la propria azienda alle normative vigenti in materia di sicurezza può significare per un imprenditore una spesa considerevole. 

Infatti, se dai controlli fatti dagli enti competenti (Asl, ispettorato del lavoro) emergono delle carenze in materia, le sanzioni vanno da una multa in denaro fino, nei casi più gravi, all’arresto e alla detenzione.

Per saperne di più visita il sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali alla sezione Sicurezza sul lavoro.

Finanziamenti


Gli interventi per contrastare la disoccupazione, tutelare l’ambiente, finanziare la formazione, la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, o creare un capitale di rischio necessario alla crescita dimensionale delle Pmi, sono ritenuti obiettivi di interesse generale. Per questo motivo rientrano nelle deroghe – espressamente autorizzate dalla Commissione e previste per favorire tale tipologia – al “Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea” che stabilisce l’incompatibilità degli aiuti di Stato con il mercato comune.

I finanziamenti alle imprese – concessi sotto forma di prestiti agevolati o contributi a fondo perduto – possono essere erogati per l’avvio di un’attività o per la manutenzione, l’ampliamento e l’acquisto di nuovi materiali e tecnologie da parte di un’impresa già esistente.

Possono essere stanziati da Enti europei, statali, regionali, provinciali e comunali e sono previste diverse procedure per accedervi.

I fondi nazionali vengono gestiti da Invitalia lungo quattro direttrici: autoimprenditorialità, lavoro autonomo, microimpresa e franchising.

Per ottenere i finanziamenti regionali occorre invece verificare i bandi emessi dalle Regioni, in quanto tarati su specifiche esigenze territoriali.

finanziamenti europei invece – a fondo perduto o tramite finanziamento agevolato – sono assegnati “a gestione diretta” attraverso bandi pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea o a “gestione indiretta”. In questo secondo caso essi vengono trasferiti dalla Commissione Europea agli enti dei Paesi membri e gestiti dalle amministrazioni centrali e periferiche. Saranno poi quest’ultime ad erogare i fondi ricevuti ai cittadini, alle imprese ed alle altre istituzioni nazionali con bandi pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale nazionale o regionale.

I sostegni alle imprese sono erogati anche per migliorare l’efficienza e la qualità del lavoro. Così viene ad esempio sostenuta la formazione professionale. La convenienza delle imprese ad avvalersi di manodopera qualificata e aggiornata è spesso subordinata alla necessità di verificare il rapporto tra costo della formazione e benefici dell’apprendimento. L’eventuale sacrificio della formazione in azienda è dovuto spesso a questioni di bilancio. Per questo il Fondo Sociale Europeo mette annualmente a disposizione un budget per supportare economicamente le imprese, finanziando formazione e riqualificazione professionale.

Il Governo, d’intesa con Regioni, Province Autonome e Parti sociali, ha elaborato nel 2010 delle linee guida sulla formazione professionale con lo scopo di utilizzare in modo più flessibile le risorse del Fondo Sociale Europeo, monitorare la gestione dei fondi e, in caso di irregolarità o di inadempimenti, disporne la sospensione o il commissariamento. Entro tre anni dall’entrata a regime dei fondi, effettua anche una valutazione dei risultati conseguiti dagli stessi.

A livello locale, come anticipato, le regioni attivano dei bandi per la presentazione di progetti specifici ai quali le aziende possono partecipare per la formazione di propri dipendenti.

Esistono anche i fondi paritetici interprofessionali che finanziano piani formativi aziendali, settoriali e territoriali, che le imprese decidono di realizzare per i propri dipendenti. Tali fondi potranno anche finanziare piani formativi individuali.

Oltre agli incentivi contributivi e fiscali, volti a favorire l’ingresso o il reingresso nel mercato del lavoro di soggetti ritenuti “deboli”, lo Stato può riconoscere una sorta di “bonus” economici alle aziende che assumono determinati soggetti. Così, lo scorso 5 Ottobre 2012, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e il Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno firmato un decreto che consentirà di riconoscere ai datori di lavoro privati incentivi da destinare al sostegno dell’occupazione dei giovani e delle donne.

Incentivi


La Legge prevede misure di sostegno in grado di supportare economicamente e in modo concreto l’attività imprenditoriale. 
Parliamo, in particolare, di agevolazioni economiche, normative e fiscali legate all’assunzione.

Sono previsti alleggerimenti del costo del lavoro per specifiche categorie di lavoratori e tipologie contrattuali (come indicato nel menù a sinistra), iniziative che supportano economicamente l’ingresso, il reinserimento e la stabilizzazione nel mondo del lavoro attraverso la riduzione o l’azzeramento degli oneri contributivi oppure tramite l’erogazione diretta di un contributo.

Per accedere ai benefici, le aziende devono essere in possesso del DURC, il documento unico di regolarità contributiva, ed essere in regola con gli obblighi previsti dalla legge e dai contratti collettivi di lavoro. 

Inoltre, la Riforma del Mercato del lavoro, ha introdotto dei principi che devono essere rispettati per accedere alle agevolazioni alle assunzioni, al fine di garantire un’omogenea applicazione degli incentivi stessi.

Il Sistema PASS è una banca dati disponibile sulla piattaforma di Italia Lavoro che fornisce a cittadini, aziende e operatori una panoramica sugli incentivi all’occupazione: provvedimenti nazionali e regionali, bandi e opportunità. Tutti raccolti in un unico luogo e consultabili facilmente.

Le ultime novità normative in tema di incentivi prevedono agevolazioni per alcuni target, per l’attivazione di alcune tipologie di contratti e per particolari condizioni lavorative. 

In particolare, l
e imprese con meno di 250 dipendenti che assumanodirigenti disoccupati hanno diritto, per un periodo non superiore ai 12 mesi, ad un contributo pari al 50% della contribuzione complessiva dovuta agli istituti di previdenza.

Se vuoi conoscere gli incentivi per l’imprenditoria femminile, clicca qui.

Lavorare all’estero


Avviso

Informiamo che a partire dal 1° febbraio 2013 le richieste di “autorizzazione per lavoro all’estero” ai sensi della Legge n.398/1987 potranno pervenire solo attraverso la nuova procedura informaticapresente sul Portale.
 L’azienda, previa registrazione al Portale, dovrà accedere all’area riservata e alla voce di menu dedicata al servizio (“autorizzazione lavoro estero”).  
A partire da tale data l’ufficio competente potrà ricevere solo le domande di autorizzazione formulate secondo le istruzioni presenti nel servizio richiamato.
Per informazioni di carattere tecnico relative all’accesso al sistema scrivere aclic4help@lavoro.gov.it



Le aziende operano in un’area geografica globale dove stimoli e minacce della concorrenza sollecitano continuamente la domanda di forza lavoro altamente qualificata. Le imprese sono interessate a cercare forza lavoro oltre i confini nazionali, facendo sì che la mobilità diventi mezzo per conciliare la domanda di competenze con le esigenze di un mercato del lavoro in rapida evoluzione.

Il datore di lavoro può ricorrere al mercato del lavoro europeo per:

  • coprire posti vacanti per profili complessi, specializzati, difficili da reperire
  • integrare forza lavoro esistente con personale di diversa formazione e altri livelli di competenze
  • utilizzare le conoscenze locali dei dipendenti europei per ampliare il proprio portafoglio clienti.

Il diritto a lasciare il proprio Paese per ragioni professionali è uno dei diritti fondamentali dei cittadini, sancito dalla Costituzione Italiana all’art 35 comma 4, per cui la Repubblica Italiana riconosce “la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero”. 

A livello europeo la mobilità professionale può contare, dal 1993, su una rete di servizi pubblici per l’impiego EURES
 (European Employment Services) che, gratuitamente, supporta lavoratori e aziende nella loro ricerca di lavoro e lavoratori.
Il servizio è presente in 31 Paesi dello Spazio Economico Europeo: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Regno Unito, Norvegia, Svizzera. 

Non appena terminate le procedure di adesione, il servizio Eures sarà disponibile anche in Croazia.

Per quanto riguarda invece l’assunzione di personale italiano da parte di aziende italiane con sedi in paesi che non appartengono alla Comunità Europea, i principi che ne disciplinano le procedure sono contenuti nellaLegge 3 ottobre 1987 n. 398

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha creato, in via sperimentale, un data base che raccoglie tutti i cittadini italiani che intendono lavorare in un Paese extra UE ed al quale possono attingere le aziende italiane che desiderano assumere i loro connazionali nelle proprie sedi estere.

Grazie al servizio Lista italiani all’estero, quindi, le aziende possono trasferire in un Paese estero extra Ue i propri lavoratori o assumerne di nuovi presso le proprie sedi all’estero secondo precise autorizzazioni e procedure

Per conoscere come intraprendere un’attività, gestire ed espandersi all’interno del mercato europeo, Your Europe fornisce una guida pratica, costantemente aggiornata.

Per ulteriori chiarimenti riguardanti i lavoratori all’estero consultare l’apposita pagina dedicata alle FAQ.

Lavorare in Italia – Notizie dal ministero del lavoro –


Per avviare un’attività in Italia è opportuno innanzitutto conoscere la tipologia di azienda che è possibile realizzare, quindi scegliere la forma giuridica per la propria impresa: individuale oppure societaria. È bene sapere che è possibile avviare anche un’impresa sociale: si tratta di un’attività che offre beni e servizi di utilità sociale senza perseguire il profitto, pur mantenendo il bilancio dell’azienda in equilibrio.

Vi sono due ambiti professionali in Italia che vengono regolamentati da leggi ad hoc, ragione per cui chi intende aprire un’attività in questi settori deve informarsi adeguatamente sulla normativa di riferimento, sulle realtà esistenti e sulle autorizzazioni necessarie ad esercitare in questi specifici settori. Si tratta del settore turistico e dello spettacolo.

Avviare un’attività comporta adottare decisioni coraggiose che, a fronte di un finanziamento iniziale, comportino nel medio-lungo periodo un aumento della produttività e della competitività, convertendo il rischio d’impresa in reale opportunità. Investire nella formazione del proprio personalerappresenta un valido esempio di come le competenze del proprio organico possano diventare fattori di maggior successo. 

Sei uno straniero? Spesso gli stranieri vengono identificati come una preziosa forza lavoro in tempi di recessione economica, ma vi è una buona parte di tali soggetti che, una volta in Italia, intende avviare un’attività autonoma. Si tratta di persone con un grado di scolarizzazione mediamente alto che, superata la difficoltà di far riconoscere i titoli, si adoperano per valorizzare nel concreto il loro elevato livello di formazione, anche perchè, mediamente, come lavoratori dipendenti percepiscono il 60% del salario corrisposto agli italiani.

I passaggi concreti cui attenersi per avviare un’attività sono semplici e veloci, tutte le informazioni in “Aprire un’impresa“. Dal 2010, grazie al sistema informatico di Comunicazione Unica (ComUnica), avviene tuttorigorosamente in rete . Come? Basta accedere all’ufficio online delRegistro imprese delle Camere di Commercio, registrarsi e seguire le informazioni.

A supporto degli sportelli unici c’è anche il portale della Pubblica Amministrazione: Impresa in un giorno. Oltre ad aggregare i servizi delle Camere di Commercio e offrire supporto nei procedimenti di compilazione della modulistica,  il sistema nazionale contiene informazioni fondamentali per gli italiani che desiderino svolgere la loro attività in Europa, o per i cittadini di paesi UE che intendano aprire un’azienda in Italia. Per gli under 35, inoltre, è possibile aprire un’attività con un solo euro di capitale sociale grazie alla Srl limitata (Srls),una società con spese di costituzione ridotte al minimo.

Le imprese che intendono operare in Italia devono compiere obbligatoriamente per legge una serie di adempimenti.

Inoltre, chi avvia una nuova attività è opportuno che conosca le possibilità di Incentivi e di Finanziamenti dei quali potrebbe beneficiare.