Archivi giornalieri: 1 agosto 2013

Ministero del Lavoro

 

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Maternità anticipata, possibile un cambio di mansioni
Il Ministero interviene sulla disciplina.
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Agevolazioni per over 50 e donne: firmato il decreto
Comunicato stampa del Ministero del Lavoro.
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Call center con indicazioni ministeriali
Cocopro, deroghe, CCNL, delocalizzazione.
Letto: 304  volte    

 

Detassazione 2013, i chiarimenti del Ministero dopo la pubblicazione in GU
Validi anche gli accordi sottoscritti nel corso degli anni precedenti, deposito in Dtl anche con Pec.
Letto: 1443  volte    

 

Stagionali extraue: ripartizione territoriale delle quote
Ministero emana nota circolare.
Letto: 225  volte    

 

Voucher, posticipata la rigidità temporale sull’utilizzo
Rimandato il limite dei 30 giorni per l’utilizzo dei buoni e sconti per l’agricoltura sul valore orario.
Letto: 902  volte    

 

Valutazione dei rischi, interviene il ministero
Fino al 31 maggio autocertificazione, poi procedure standardizzate.
Letto: 865  volte    

 

Apprendistato, alla base delle regole formazione e rispetto vincoli numerici
Il ministero interviene sulle regole del TU innovato dalla riforma del lavoro.
Letto: 935  volte    

 

Lavoro accessorio, violazioni su periodi e attività trasformano il contratto
Indicazioni operative del ministero con la Circolare n. 4/13.
Letto: 939  volte    

 

Procedura di conciliazione per i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo
Chiariti dal ministero alcuni aspetta della nuova disposizione.
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Pensione di guerra

Pensione di guerra 71 anni dopo ….

vitegabry”Provo due sentimenti opposti: sono contento perché finalmente è stata fatta giustizia, ma allo stesso tempo rimango triste perché mio babbo è morto da 24 anni e avrebbe meritato di vedersi riconosciuta in vita la  pensione di guerra molto prima, quando era ancora in vita”. Così il settantunenne figlio del fante toscano rimasto sfigurato dal sole e dalla sabbia del deserto durante la guerra sul fronte libico nel 1942, commenta la sentenza della Corte dei Conti della Toscana che riconosce al padre il diritto ad avere la pensione di guerra ben 71 anni dopo. Emessa nel 2012 e passata in giudicato in questi giorni, la sentenza ora produce pieni effetti.

”Sono diventato vecchio anch’io ad aspettare questa sentenza – dice il figlio – avevo venti anni e in casa parlavamo con amarezza dei danni riportati da mio padre in guerra e della mancata pensione di guerra. Ne sono passati altri 50 e se ne parla ancora”. Il fante italiano, ritornato dall’Africa e finita la guerra, raccontano gli eredi, si ”rimboccò  le maniche e iniziò a fare il contadino tirando avanti il podere e la sua terra per dare da mangiare alla sua famiglia, ma era sempre sotto cura e doveva utilizzare continuamente lacrime artificiali, una sorta di colliri, perché il sole e la vita militare gli avevano danneggiato le sacche lacrimali”.
Nemmeno la moglie è riuscita a veder riconosciuto il sospirato diritto alla pensione di guerra del marito. Un cruccio dell’ex fante per decenni, poi obiettivo tenacemente perseguito sul piano legale dai familiari fin dalla sua scomparsa, avvenuta nel 1989. ”Mia nonna – dice  il nipote – è morta da poco, solo quattro anni fa. Ma non ce l’ha fatta ad avere questa soddisfazione. Sarebbe stata sicuramente contenta perché sapeva bene quello che ha passato in vita suo marito, quanto ha sofferto per i danni fisici subiti in guerra. Un grazie va comunque alla giustizia, che prima o poi (…) è arrivata”.

Giovani

Cgil: per i giovani, situazione sociale insostenibile

“I dati sulla disoccupazione confermano una situazione sociale insostenibile. Il tasso complessivo cresce in Italia di 1,2 punti annui e si attesta al 12,1%, pari alla media europea resa nota oggi dall’Eurostat, ma ancora più allarmante risulta il tasso di disoccupazione giovanile che raggiunge quota 39,1%, oltre 15 punti sopra la media dell’eurozona (23,9%)”. E’ il commento della responsabile Politiche giovanili della Cgil Nazionale, Ilaria Lani, in merito ai dati diffusi oggi dall’Istat.

Secondo la dirigente sindacale “i giovani italiani sono quindi tra i più svantaggiati d’Europa e l’accesso al lavoro nel nostro paese sta diventando una chimera. Cresce così anche tra i giovani lo scoraggiamento, l’inattività, il desiderio di fuga. Come ampiamente dimostrato in questi anni non servono ulteriori interventi per deregolamentare il mercato del lavoro e aumentare la flessibilità, già la maggior parte dei giovani italiani sono precari, spesso intrappolati in una condizione priva di diritti e prospettive”.

Allo stesso tempo, aggiunge, “per contrastare la disoccupazione giovanile non sono sufficienti piccoli aggiustamenti: occorre urgentemente una terapia d’urto, volta a creare lavoro, sbloccare gli investimenti, far ripartire l’economia”. Infine, “l’Italia ha un tasso così alto di giovani disoccupati e inattivi anche perché investe molto meno degli altri paesi nei servizi pubblici all’impiego, ad esempio il 10% di quanto spende la Germania.

A questo proposito – conclude la Lani -, come ricordato dalla commissione Ue, è urgente realizzare il programma europeo ‘Garanzia per i Giovani’ (Youth Guarantee), puntando sul rilancio e il rafforzamento dei servizi pubblici all’impiego e sulle politiche di sostegno e attivazione dei giovani che finiscono il percorso di istruzione”.

Disoccupazione

Cresce ancora la disoccupazione tra i giovani

La disoccupazione a giugno fa un piccolo passo indietro, fermandosi al 12,1% e anche il ministro dello Sviluppo Economico, parla di ”lievi segnali di ripresa”. Ma il tasso registrato dall’Istat resta comunque elevato, doppio rispetto ai livelli pre-crisi. Invece continua ad aumentare il numero dei giovani senza posto, arrivati a 642 mila, superando di nuovo la quota del 39%.

Si tratta di dati ”puliti” dagli effetti stagionali, ma appare evidente come l’estate non sia riuscita a fare da volano. Anzi, proprio in coincidenza del periodo vacanziero, che di solito apre opportunità di lavoro, pure se di breve durata, è tornato a crescere l’esercito degli inattivi, ovvero di coloro che non lavorano né tanto meno sono alla ricerca di un impiego, paralizzati sempre più spesso da un senso di scoraggiamento.

Allargando lo sguardo al Vecchio Continente appare chiaro come non sia solo l’Italia a pagare il dazio della crisi: l’Eurozona presenta lo stesso tasso di disoccupazione, ma tutto ciò non conforta. La Commissione Ue definisce i dati ”inaccettabili” ed esorta i Governi a muoversi per trovare rimedi.    Insomma il mercato del lavoro naviga ancora in cattive acque.

Tornando all’Italia se da una parte l’avanzata delle persone a caccia di un impiego sembra tamponata, dall’altra si scopre come a fare da tappo sia la mancanza di fiducia, con un aumento di chi non crede di riuscire a trovare un posto. In un solo mese tra gli inattivi si contano infatti 39 mila persone in più, che con tutta probabilità spiegano gran parte del calo registrato tra maggio e giugno per i senza lavoro (-31 mila). 

La situazione peggiore ricade ancora una volta sulle spalle delle nuove generazioni, il tasso dei senza posto tra gli under 25 è balzato al 39,1%, un valore vicinissimo al record storico e che piazza l’Italia tra i Paesi dell’Eurozona con la quota più alta di giovani alla ricerca di un impiego.

Bruxelles torna a incalzare i Governi affinché’ accelerino sulle ”riforme” e considera strade percorribili sia ”detassare il lavoro” sia ”migliorare i servizi per l’impiego”.

RAPPRESENTANZA SINDACALE: LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE RAFFORZA LA NECESSITÀ DI UNA LEGGE

 

La democrazia, le libertà ed il diritto tornino nei posti di lavoro e il Parlamento si riappropri delle sue prerogative

 

Nazionale – mercoledì, 24 luglio 2013

La Corte Costituzionale, con le motivazioni della sentenza 231/2013 su l’incostituzionalità dell’art.19 dello Statuto dei Lavoratori, conferma quanto noi dell’USB ripetiamo da 20 anni: ci vuole una legge con precisi criteri democratici che permetta ai lavoratori, prima ancora che ai sindacati, di poter esprimere liberamente da chi e come essere rappresentati sindacalmente.

Per noi deve essere una legge che riporti la democrazia, le libertà ed il diritto nei posti di lavoro  una legge che cancelli l’odioso monopolio di Cgil Cisl e Uil, basato sulla paura, il ricatto e la ‘collaborazione’ con le controparti aziendali; che cancelli anni di discriminazioni sindacali e di licenziamenti ‘politici’;  che ridia voce ai lavoratori e crei le condizioni per superare un sistema di relazioni tra padroni e Cgil, Cisl e Uil che ormai è un rapporto di tutela di reciproci interessi.

Più in generale, la Corte Costituzionale dice chiaramente che l’art. 19 è incostituzionale e che il legislatore deve intervenire. E allora che cosa aspetta il Parlamento a riappropriarsi delle proprie prerogative fondamentali, che si esplicano nel ‘fare le leggi’ e correggere quelle che non funzionano o che, addirittura, sono incostituzionali?

Serve quindi che i Deputati ed i Senatori facciano il loro dovere che discutano, si confrontino e approvino una legge che cancelli la vergogna degli ultimi decenni e disegni un percorso democratico che attraversi anche i posti di lavoro, con contenuti che misurino oggettivamente la rappresentatività a livello aziendale e nazionale, con modalità trasparenti e verificabili, assenza di qualsiasi discriminazione e, soprattutto, tuteli in primo luogo i  diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Infine c’è da sottolineare che questa sentenza destruttura completamente l’Accordo del 31 maggio scorso una sentenza che mette completamente fuorigioco l’accordo ad excludendum sottoscritto da Confindustria, Cgil, Cisl, Uil e Ugl.

 

In allegato la sentenza 231/2013 della C.C.

USB Unione Sindacale di Base
 

Pensioni

Pensioni, Inca: L’Inps rispetti i diritti degli immigrati riconosciuti dalla Corte Costituzionale

“E’ bastato poco meno di un mese per restituire i soldi ai pensionati d’oro, mentre agli stranieri disabili si continuano a negare, dopo anni e anni di ricorsi legali, i più elementari diritti. L’Inps pare rispettare la Corte Costituzionale solo quando sono in gioco gli interessi dei pensionati d’oro, la ignora se considera legittimi i diritti degli immigrati disabili.” E’ quanto afferma Morena Piccinini, presidente Inca. 

“Tanto è insolita – spiega la Presidente – la solerzia con la quale l’Inps ha provveduto all’immediata restituzione del “contributo di perequazione” alla stabilità finanziaria  introdotto nel 2011 sulle pensioni oltre i 90 mila euro annui, quanto è intollerabile l’atteggiamento dell’Istituto previdenziale pubblico nei riguardi degli stranieri disabili, sprovvisti di Carta di soggiorno, ai quali continua a negare il diritto alle prestazioni legate all’invalidità, nonostante la Consulta, con una sentenza del marzo scorso, abbia espresso un analogo giudizio di illegittimità sull’articolo di legge, che poneva questo limite, tanto da essere stato successivamente abrogato”.

“Due pesi e due misure – aggiunge Piccinini – che sempre più si configura come l’espressione di una cultura discriminatoria nei confronti di coloro che sono maggiormente vulnerabili, senza difesa alcuna; come se il potere impositivo della Corte Costituzionale possa assumere un valore variabile a seconda dei soggetti ai quali riconosce diritti prima negati”.

Secondo la presidente del Patronato della Cgil, “l’Inps nei confronti delle persone straniere presenti in Italia fa “orecchie da mercante” ignorando le numerose sentenze che si sono succedute dal 2006 in poi,  ancor prima che la questione fosse posta all’esame della Corte Costituzionale per concludere una vicenda odiosa cominciata tanti anni fa”.

“Di fronte alla Consulta non ci possono e non ci devono essere figli e figliastri – denuncia Piccinini – e l’Inps dovrebbe trarne le conseguenze accogliendo, senza tentennamenti, le legittime richieste di persone straniere disabili che da troppo tempo attendono di vedere nel nostro paese una comunità veramente solidale con tutti. Un segno di civiltà che contribuirebbe a far cessare ogni impulso xenofobo facendo crescere una nuova cultura della tolleranza e del rispetto delle diversità”.

Cig in deroga

Cgil, servono subito 1,5 miliardi per la Cig in deroga e 3 miliardi per il 2014

“Il governo deve, nella legge di stabilità, trovare circa un miliardo e mezzo per gli ammortizzatori in deroga e stanziarne almeno altri tre per il 2014”, avverte la Cgil. Mentre “più in generale non è più rinviabile una vera riforma universale degli ammortizzatori. Sono queste le richieste della Cgil all’indomani dell’allarme lanciato dal presidente della commissione Lavoro della Camera.

“Autunno caldo? Veramente per i lavoratori in cassa integrazione e mobilità in deroga l’autunno è troppo lontano”, commenta il segretario confederale di Corso d’Italia, Serena Sorrentino. Nel merito, osserva Sorrentino, “stiamo rincorrendo di mese in mese il finanziamento degli ammortizzatori in deroga su cui il governo Monti aveva operato un taglio portando di fatti la spesa presunta dai circa tre miliardi del 2012 al poco più di un miliardo per il 2013. Questa incertezza ha avuto una forte ripercussione sulle Regioni, sui lavoratori e le imprese, a cui si aggiungono i ritardi nei pagamenti che, per alcune sedi Inps vanno anche ad oltre 7/8 mensilità arretrate. Con il primo provvedimento del governo Letta, legge 85/2013, si sono reperite risorse pari ad un miliardo che andavano a sanare il 2012, coprire le aziende multilocalizzate e, essendo esito di ulteriore riprogrammazione di fondi comunitari, in parte erano destinate alle regioni convergenza del sud. Morale della favola: ancor prima di fare i conti del riparto le regioni avevano già esaurito le risorse”.

Adesso, prosegue Sorrentino, “il governo si è impegnato, attraverso un ordine del giorno presentato al dl lavoro in discussione al Senato, e approvato dalle commissioni Finanze e Lavoro, a rifinanziare in modo integrale gli ammortizzatori sociali, tra cui la cassa integrazione in deroga, nella legge di stabilità”. 

“Condividiamo – aggiunge  – il parere delle Regioni che di nuovi criteri per la concessione di cassa e mobilità in deroga si discuta quando si conosceranno quante risorse ci saranno a disposizione, consapevoli del fatto che si sta parlando di ammortizzatori in deroga mentre mancano risorse per i contratti di solidarietà che potrebbero evitare licenziamenti e ricorso alla deroga”.

Tutti questi elementi, conclude, “ci fanno dire che piuttosto che fare altri pasticci e inseguire le emergenze sarebbe utile a questo Paese fare una vera riforma universale degli ammortizzatori che preveda l’estensione della contribuzione a tutte le aziende e a tutti i settori e tipologie contrattuali, superando così i limiti dell’attuale sistema che dimostra tutti i limiti della deroga e non da risposte ai precari”.i”.

Giovani

Ok Senato a incentivi per giovani e apprendistato

Via libera da parte del Senato ai primi due articoli del decreto Lavoro che contengono gli incentivi per le assunzioni stabili per gli under 29 e che puntano a incentivare l’apprendistato.

L’assemblea ha confermato le modifiche apportate al testo dalle commissioni Lavoro e Finanze, che, tra le altre cose hanno soppresso la condizione di single con persone a carica, tra quelle necessarie per accedere agli incentivi per l’assunzione, escludendo che gli sconti si applichino alle assunzioni per colf e badanti.

Per le Regioni del Sud sono previsti 500 milioni di euro (dal 2013 al 2016) e 294 milioni di euro per le altre Regioni (sempre dal 2013 al 2016).
Sull’apprendistato le Regioni dovranno adottare le linee guida entro il 30 settembre e con due emendamenti dello stesso governo si elimina la straordinarietà e la temporaneità delle stesse e si precisa che le novità riguarderanno tutte le imprese e non solo le Pmi e le micro-imprese.

L’esame riprenderà oggi. il voto finale dovrebbe arrivare in giornata.

Salari Italiani

Sindacati europei: salari italiani -0,6% dal 2009 al 2012

“Drammatico impatto delle politiche di austerità sui salari nella Ue”. Così la Confederazione dei sindacati europei (Ces) riassume il senso della mappa elaborata dal suo Centro di studio e ricerca (Etui), dove si mettono a confronto le dinamiche salariali nell’Unione europea tra il 2000 e il 2012.

In Italia i salari reali sono calati di circa lo 0,6% dal 2009 al 2012, mentre sono “28,2 mln le persone a rischio esclusione sociale e povertà”. A subire più pesantemente gli effetti dell’austerity europea sono i lavoratori greci (le cui buste paga sono state decurtate del 4,9% in tre anni), insieme ai lituani (-4%) e agli ungheresi (-3,2%).

“A 10 mesi dalle elezioni europee – aggiunge la Ces – la disoccupazione di massa insieme alle politiche di taglio ai salari crea un mix pericoloso per il sostegno dei cittadini al progetto europeo”. I sindacati europei mettono “in guardia i leader europei: un cambio di direzione e’ urgente per ripristinare la crescita e la fiducia”. Dall’inizio della crisi, la Ces “ha espresso la sua profonda preoccupazione per l’impatto negativo delle misure di austerità sulla situazione economica e sociale dell’Europa”.

A partire da quel momento “come tutte le tendenze mostrano costantemente – spiega ancora – questo impatto ha provocato l’esplosione dei dati sulla disoccupazione, con più di 26,5 milioni di persone senza lavoro”. Il rapporto, sulla base di recenti analisi comparative del rapporto di lavoro dell’Etui, dimostra che, nella maggior parte dei paesi in cui la disoccupazione è in aumento, i salari sono in calo, con gravi conseguenze in termini di crescente rischio di povertà e di esclusione sociale.

“I salari sono il bersaglio principale delle misure di austerità in tutta Europa. Sono diventati chiaramente lo strumento chiave o un meccanismo di aggiustamento con una politica di svalutazione interna”. Questo il commento del segretario generale della Ces, Bernadette Ségol. “Questa tendenza – a  suo avviso – non ha risolto i problemi di competitività, in particolare nei paesi soggetti a regimi di salvataggio finanziario. Al contrario, ha aggravato problemi esistenti, con effetti soprattutto sui più deboli”.

Lavoro

Lavoro: il 1 agosto parte campagna diritti Flai-Cgil

Un camper per dare conforto e assistenza alle migliaia di lavoratori, soprattutto stranieri, che vengono utilizzati per la raccolta ortofrutticola in Lombardia in estate. E’ l’iniziativa che parte il prossimo 1 agosto, toccando i campi del Mantovano, nell’ambito della campagna nazionale dedicata a ”Gli invisibili della campagne di raccolta”, promossa dalla Flai, il sindacato  degli alimentaristi della Cgil.

Lo si legge in una nota in cui viene indicato che il camper attrezzato della Flai-Cgil inizia il giro nelle campagne mantovane, facendo tappa a Sermide, per portare ai braccianti ”generi di conforto e assistenza” necessari per ”affrontare le dure giornate lavorative fatte di sfruttamento, basso salario e mancato rispetto delle minime regole di lavoro”. Il camper attraverserà poi i vigneti del bresciano e le colline pavesi, per raggiungere la Valtellina nel mese di ottobre.

Immigrazione

Immigrazione: crisi allontana gli stranieri dall’Italia

Via dall’Italia per colpa della crisi. Accade anche fra i cittadini stranieri residenti nel nostro paese tanto che nel 2012, rispetto al 2011, il numero di coloro che sono tornati nel loro paese o si sono diretti verso un altro stato straniero sono aumentati del 17,9%; si è trattato nel complesso di 38.218 persone. A quantificare il fenomeno di cui si aveva già qualche sentore è l’Istat che ha diffuso i dati sulla popolazione straniera in Italia, messi a punto sugli aggiornamenti delle anagrafi derivanti dal censimento del 2011.

In generale, gli stranieri residenti in Italia al primo gennaio 2013 sono 4.387.721 (53,1% donne), 334 mila in più rispetto all’anno precedente (+8,2%). La quota di cittadini stranieri sul totale dei residenti (italiani e stranieri) continua ad aumentare passando dal 6,8% del primo gennaio 2012 al 7,4% del primo gennaio 2013. I nati stranieri lo scorso anno sono stati 80 mila (15% del totale dei nati; +1% rispetto all’anno precedente) – dato pressoché’ stabile – mentre l’immigrazione dall’estero ha interessato 321 mila individui.

La popolazione straniera mostra una spiccata tendenza alla mobilità. Nel corso dello scorso anno, per l’insieme degli 8.092 comuni italiani, si sono registrate 282.575 iscrizioni di cittadini stranieri provenienti da altro comune e 272.980 cancellazioni per trasferimento ad altro comune. 

E’ in aumento poi il numero degli stranieri che acquisiscono la cittadinanza italiana. Nel 2012 sono stati 65.383, il 16,4% in più rispetto all’anno precedente. Il dato comprende le acquisizioni della cittadinanza per matrimonio, per naturalizzazione, per trasmissione automatica da parte del genitore straniero divenuto cittadino italiano al minore convivente, per elezione da parte dei 18enni nati in Italia e ivi regolarmente residenti ininterrottamente dalla nascita, per ius sanguinis. Le acquisizioni per cittadinanza comportano ovviamente una diminuzione della popolazione straniera.

Tra i nuovi cittadini italiani sono leggermente più numerose le donne, poiché i matrimoni misti, che rappresentano ancora una modalità abbastanza frequente per l’acquisizione della cittadinanza, si celebrano per lo più fra donne straniere e uomini italiani. Va però crescendo, per l’Istat, l’acquisizione legata invece alla durata della residenza.