Archivi giornalieri: 30 settembre 2021

Riforma pensioni 2022: ai privati lo scivolo, agli statali la Fornero

Riforma pensioni 2022: ai privati lo scivolo, agli statali la Fornero

La fine di quota 100 non significa la fine delle pensioni anticipate. Ma non per tutti: gli statali rischiano di pagare il conto più salato.

di , pubblicato il  alle ore 09:00
La fine di quota 100 non significa la fine delle pensioni anticipate. Ma non per tutti: gli statali rischiano di pagare il conto più salato.

Da studio Iqvia fotografia sulle malattie cardiovascolari nel post Covid-19
 
 
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Col passare dei giorni si fa sempre meno ingarbugliata la vicenda che interessa la riforma pensioni 2022. E’ ormai chiaro a tutti che quota 100 scade a fine anno e non sarà prorogata. Nemmeno ci sarà una nuova opzione che la sostituisca.

Questione di soldi (che non ci sono) e, come ha sempre fatto capire il governo, le prossime pensioni anticipate non potranno che essere con penalizzazione. In altre parole, dal 2022 si tornerà alla regole della Fornero.

Le pensioni anticipate

Non per tutti. Saranno potenziate le vie d’uscita con Ape Sociale (in pensione a 63 anni) che verrà estesa a una più vasta platea di lavoratori usuranti. Magari in maniera flessibile, a seconda della gravosità e della durata del lavoro. Ma si tratterà pur sempre di una indennità economica, di uno scivolo pubblico verso la pensione, con tetto massimo di 1.500 euro lordi mensili e senza tredicesima.

Si prolungherà anche opzione donna (in pensione a 58 o 59 anni per le lavoratrici dipendenti e autonome), ma il sistema di calcolo resterà penalizzante e la pensione nettamente più bassa rispetto a quella di vecchiaia.

Forse sarà introdotto anche un sistema di pensionamento flessibile per tutti a 62-63 anni, ma con liquidazione della pensione in due tranches. Ma anche in questo caso ci sarà un taglio degli assegni. Insomma, andare in pensione in anticipo rispetto ai 67 anni della vecchiaia non converrà più.

Per autonomi e statali, rischio scalone

Resta però il fatto che molti lavoratori dipendenti del settore privato godranno anche nel 2022 degli scivoli pensionistici. Potranno lasciare il lavoro 5 anni prima grazie ai contratti di espansione che i datori di lavoro stipuleranno col governo. Lo stesso dicasi per gli assegni straordinari a valere sui fondi esuberi di banche e assicurazioni e per altri settori industriali.

Per finire con l’isopensione che consente l’uscita dal lavoro fino a 7 anni prima.

A pagare pegno con la fine di quota 100 saranno però tutti gli altri lavoratori, dagli autonomi ai professionisti, fino ai dipendenti del pubblico impiego. Per costoro la fine di quota 100, in mancanza di alternative, significa il ritorno alle regole Fornero e quindi uno scalone di ben 5 anni.

Potrebbero salvarsi le donne se dal 2022 potranno rientrare in opzione donna, ma per gli uomini c’è il rischio di restare in servizio fino alla veneranda età di 67 anni. O forse più con l’aumento delle aspettative di vita.

San Girolamo

 

San Girolamo


San Girolamo

autore Guercino anno 1641 titolo Visione di san Girolamo
Nome: San Girolamo
Titolo: Sacerdote e dottore della Chiesa
Nascita: 347, Stridone, Dalmazia
Morte: 30 settembre 420, Betlemme
Ricorrenza: 30 settembre
Tipologia: Memoria liturgica

È il Santo che pose tutta la sua vasta erudizione a servizio della Sacra Scrittura. Nacque nel 347 a Stridone in’ Dalmazia, da famiglia patrizia e cristiana. Giovane di natura irrequieta, venne a Roma per approfondirsi negli studi, per i quali sentiva innata attrattiva. Quantunque cattolico praticante, si lasciò sedurre dallo studio dei classici pagani, pei quali nutriva grande venerazione. Amante della cultura fu nelle Gallie, a Costantinopoli, ad Antiochià, ecc., apprendendo il greco, il latino, l’ebraico, il siriaco e il caldaico.

Papa Damaso gli chiese di tradurre in latino il Vecchio Testamento, e rivedere il Nuovo. Girolamo accettò l’arduo compito, e per soddisfarvi meglio stimò opportuno fissare la dimora nella Giudea. Si stabili a Betlemme in una grotta presso quella dove nacque il Salvatore, e quivi consacrò tutta la vita e la sua vasta erudizione alla traduzione e commento delle Sacre Scritture.

Tentato a desistere dall’impresa e ad abbandonare la solitudine, riuscì a vincersi mediante prolungati digiuni, assidua preghiera e pene corporali, tanto che poteva scrivere più tardi: « Serbi per sè Roma i suoi tumulti, scorra il sangue nelle sue arene, risuoni il circo delle grida insensate,’ siano riboccati di lussuria i suoi teatri… Qui noi pensiamo solamente quanto sia salutare rimanere uniti con Dio e mettere in Lui tutta la nostra speranza, affinchè un giorno possiamo scambiare la nostra povertà col regno dei cieli… ».

Il rigore morale di Girolamo, lo rendeva decisamente favorevole all’introduzione del celibato ecclesiastico e all’eradicazione del fenomeno delle cosiddette agapete, vergini cristiane che consacravano la propria vita a Dio con un voto di castità e conducevano vita in comune, non era ben visto da buona parte del clero, fortemente schierato su posizioni giovinianiste. In una lettera ad Eustochio, Girolamo si esprime contro le agapete nei seguenti termini: «Oh vergogna, oh infamia! Cosa orrida, ma vera! Donde viene alla Chiesa questa peste delle agapete? Donde queste mogli senza marito? E donde in fine questa nuova specie di puttaneggio?»

Superate difficoltà d’ogni genere e sopportate con pazienza le critiche, dopo un lungo ed estenuante lavoro, terminava finalmente l’opera monumentale della traduzione della Sacra Scrittura. I dotti del tempo la stimarono un prodigio, ed ancor oggi la traduzione di S. Girolamo è ufficiale nella Chiesa. Combattè vigorosamente tutti quelli che snaturavano il dogma o spargevano scissioni nel gregge di Cristo: le sue lettere immortali ne sono prova. Benchè infermo e ridotto a pelle e ossa, non risparmiò mortificazione alcuna al suo corpo, ripetendo che intendeva consumare il sacrificio della sua vita sulla vetta del Golgota.

Si spegneva nel Signore il 30 settembre 420, dopo una lunga vita di lotta, di lavoro e di preghiere. La Chiesa riconobbe in lui uno dei più fermi e sicuri testimoni della verità, e ornò la sua fronte coll’aureola dei Dottori.

PRATICA. Procuratevi una copia del S. Vangelo e leggetelo.

PREGHIERA. O Dio, che ti sei degnato provvedere la tua Chiesa del beato Girolamo confessore, Dottore Sommo nell’esporre le Sacre Scritture, fa’, ti preghiamo, che per sua intercessione e col tuo aiuto possiamo praticare quello che egli insegnò colla parola e coll’esempio.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di san Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa: nato in Dalmazia, nell’odierna Croazia, uomo di grande cultura letteraria, compì a Roma tutti gli studi e qui fu battezzato; rapito poi dal fascino di una vita di contemplazione, abbracciò la vita ascetica e, recatosi in Oriente, fu ordinato sacerdote. Tornato a Roma, divenne segretario di papa Damaso e, stabilitosi poi a Betlemme di Giuda, si ritirò a vita monastica. Fu dottore insigne nel tradurre e spiegare le Sacre Scritture e fu partecipe in modo mirabile delle varie necessità della Chiesa. Giunto infine a un’età avanzata, riposò in pace.

SAN GIROLAMO E IL LEONE

San Gerolamo nello studio

titolo San Gerolamo nello studio
autore Colantonio anno 1445-46 ca

Un giorno un leone ferito si presentò nel monastero di San Girolamo e i confratelli fuggirono spaventati ma San Girolamo lo accolse coraggiosamente. Egli ordinò ai confratelli di lavare le zampe al leone e curarle scoprendo così che i rovi avevano dilaniato le piante delle zampe. Quando il leone guarì, rimase nel monastero. Su di esso i monaci confidarono per garantirsi la custodia dell’asino del convento.

Un giorno, mentre l’asino stava pascolando, il leone si addormentò e alcuni mercanti, ne approfittarono per appropriarsi dell’equino. Al rientro al monastero, il leone venne accusato dai monaci di aver divorato l’asino, cosicché gli vennero affidati tutti i lavori che normalmente venivano svolti da quest’ultimo.

I mercanti che avevano rubato l’asino chiedono perdono al Santo

titolo I mercanti che avevano rubato l’asino chiedono perdono al Santo
autore Maestro dei Gesuati anno 1450-1459

Un giorno il felino incrociò sul suo cammino la carovana dei mercanti che avevano portato via l’asino dove riconobbe il medesimo asino. Si precipitò verso di loro ruggendo terribilmente e mettendoli in fuga. Dopo di che condusse l’asino ed i cammelli, carichi di mercanzia, al convento. Quando i mercanti tornarono, si recarono al convento a chiedere a San Girolamo il perdono e la restituzione delle loro mercanzie, cosa che San Girolamo fece, raccomandando loro di non rubare più le proprietà altrui