Archivi giornalieri: 28 settembre 2021

Prestazioni di accompagnamento alla pensione: chiarimenti

Prestazioni di accompagnamento alla pensione: chiarimenti

Con la circolare INPS 27 settembre 2021, n. 142 si forniscono chiarimenti in merito alle decorrenze da attribuire alle pensioni dei titolari di assegni straordinari dei Fondi di solidarietà e di prestazioni di accompagnamento alla pensione (isopensione), con decorrenza entro il 1° gennaio 2019.

Le indicazioni riguardano, in particolare, la decorrenza delle pensioni in relazione agli incrementi della speranza di vita, la rideterminazione del periodo di spettanza delle prestazioni di accompagnamento alla pensione e dell’eventuale contribuzione correlata e le disposizioni per il conseguimento dei trattamenti pensionistici.

Lavoratori marittimi: nuove modalità di richiesta della malattia

Lavoratori marittimi: nuove modalità di richiesta della malattia

Con la circolare INPS 28 settembre 2021, n. 145 l’Istituto comunica che sarà presto disponibile un nuovo sistema di trasmissione degli elementi istruttori necessari per richiedere le prestazioni di malattia dei lavoratori marittimi.

Il nuovo servizio online, denominato “Comunicazione integrativa malattia marittimi”, sarà attivo dal 4 ottobre 2021.

La circolare, inoltre, ricostruisce il quadro normativo e gestionale che ha accompagnato il processo di integrazione delle prestazioni previdenziali di malattia, maternità, disabilità e donazione di sangue/midollo osseo per i lavoratori ex IPSEMA negli ordinari flussi di lavorazione di competenza dell’INPS.

Autonomi, esonero contributivo parziale: chiarimenti

Autonomi, esonero contributivo parziale: chiarimenti

La legge di bilancio 2021 (articolo 1, comma 20, legge 30 dicembre 2020, n. 178), nel disciplinare le condizioni per la fruizione dell’esonero parziale dei contributi previdenziali previsto per il 2021 a favore dei lavoratori autonomi, ha disposto, tra gli altri requisiti, che i beneficiari debbano avere subito un calo del fatturato o dei corrispettivi nel 2020 non inferiore al 33 per cento rispetto a quello del 2019.

Acquisito il parere del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’INPS fornisce ulteriori chiarimenti sulle modalità di verifica del requisito del calo di fatturato o dei corrispettivi per i soggetti che abbiano iniziato l’attività nel corso del 2019. Il messaggio 24 settembre 2021, n. 3217 precisa, pertanto, che la verifica del calo di fatturato o dei corrispettivi del 2020 sul 2019 avverrà sulla base dell’importo medio mensile relativo ai mesi di attività delle due annualità in esame.

Per poter accedere all’esonero parziale, l’ammontare medio mensile del fatturato o dei corrispettivi del 2020 deve essere inferiore almeno del 33 per cento rispetto a quello del 2019.

Smart working, stop dal 15 ottobre nella PA: si torna in presenza con il Green Pass

 

Smart working, stop dal 15 ottobre nella PA: si torna in presenza con il Green Pass

Il Governo ha previsto il ritorno dei dipendenti PA in ufficio dal 15 ottobre. Ma lo smart working non sarà abbandonato del tutto.

Nei mesi in cui la pandemia ha implicato il rispetto di rigide regole di sicurezza sanitaria e restrizioni sia in ambito lavorativo che nella vita sociale, la generalità dei dipendenti pubblici hanno lavorato da casa, sperimentando il lavoro agile o smart working. Ora però che la campagna di vaccinazione ha reso il covid un po’ meno pericoloso per la collettività, il Governo ritiene possibile, ed anzi doveroso, il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici.

Infatti, il Presidente del Consiglio ha recentemente firmato un decreto, che prevede il ritorno al lavoro in presenza per i dipendenti pubblici a partire dal giorno 15 ottobre. In base al comunicato stampa diffuso dal governo, e collegato al dpcm in oggetto: “La modalità ordinaria di lavoro nelle pubbliche amministrazioni torna ad essere quella in presenza“, dopo che, dal marzo 2020, era stata scelta come modalità principale di lavoro lo smart working, se applicabile alle specifiche mansioni dei dipendenti PA.

Da ricordare che, secondo i risultati di uno studio della fondazione studi dei consulenti del lavoro, a maggio 2021 – dopo la terza ondata della pandemia – lavorava in smart working il 37,5% di tutti i dipendenti pubblici, vale a dire 1,2 milioni di persone. Sicuramente una cifra non esigua.

Vediamo di seguito qualche dettaglio circa il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici, per avere un’idea di quelle che saranno le modalità concrete. Davvero lo smart working sarà abbandonato del tutto?

Dipendenti PA: per il ministro Brunetta il ritorno in ufficio è essenziale

Nei fatti, è durato circa 18 mesi il periodo di lavoro da casa imposto agli statali. Questi ultimi da metà ottobre tornano in ufficio anche con l’obbligo del Green pass, di cui i dipendenti PA dovranno essere muniti se vorranno rientrare a lavorare in presenza. Proprio il certificato verde, in queste settimane, ha creato e sta creando varie polemiche; ma la linea del Governo è ormai stata tracciata da tempo.

Leggi anche: Concorso funzionari MEF per il PNRR, oltre 34mila le domande presentate

Il Ministro per la PA, Renato Brunetta, è tra i più soddisfatti per il ritorno alla routine del lavoro d’ufficio: “Si apre l’era di una nuova normalità – ha detto il Ministro subito a seguito della firma del Dpcm – e si completa il quadro avviato con l’estensione dell’obbligo del Green pass a tutto il mondo del lavoro“.

Smart working limitato

Nelle ultime settimane il ministro della Pubblica amministrazione aveva avuto modo di ricordare più volte che lo smart working sarebbe stato limitato a una quota corrispondente a circa il 15% di tutti i dipendenti PA. “E’ una forma di lavoro domiciliare forzato, realizzata nel giro di pochi giorni trasferendo meccanicamente all’esterno delle amministrazioni alcune delle attività che prima venivano svolte in ufficio, senza una scelta organizzativa e strategica di fondo“, erano state le parole di Brunetta rilasciate agli organi di informazioni qualche tempo fa.

Non deve stupire che il provvedimento sul ritorno dei dipendenti PA in ufficio riguardi una una vastissima platea di destinatari: infatti si tratta di circa 3 milioni e 200mila persone.

Dal canto loro, tutte le pubbliche amministrazioni dovranno garantire che il ritorno al lavoro in presenza sia sicuro. Nella integrale osservanza delle misure di prevenzione dei contagi come, ad esempio, il distanziamento e l’utilizzo delle mascherine in spazi chiusi.

Dipendenti PA: lo smart working sarà utilizzato solo se realmente funzionale alle attività

Ci si potrebbe domandare come potrà nuovamente trovare spazio lo smart working nella PA. Ebbene, Brunetta ha spiegato che un nuovo regolamento sul lavoro da casa potrà essere varato soltanto dopo il rinnovo dei contratti pubblici. Per il Ministro della PA, solo a partire da quella fase, sarà possibile “garantire una regolazione puntuale dello smart working“.

Il Ministero auspica che tutte le future possibilità di lavorare da casa non rappresentino un disagio sia per i dipendenti PA; che per gli utenti, come invece successo negli ultimi mesi di pandemia. Con la nuova organizzazione: “potrà finalmente decollare uno smart working vero, strutturato e ancorato a obiettivi e monitoraggio dei risultati – ha affermato Brunetta  – che faccia tesoro degli aspetti migliori dell’esperienza emergenziale e che assicuri l’efficienza dei servizi, essenziale per sostenere la ripresa del Paese, e la soddisfazione dei cittadini e delle imprese: il mio faro“.

In sostanza, il decreto del governo non comporta un blocco totale del lavoro agile: le istituzioni spingeranno verso l’attuazione di progetti innovativi dal punto di vista organizzativo e tecnologico e condivisi con i sindacati.

Il nuovo accordo “penso possa essere maturo entro un mese”, ha precisato il Ministro; rimarcando poi che “Il nuovo smart working sarà regolato da un contratto e avrà una base dal punto di vista informatico. Si fa smart working per la soddisfazione dei cittadini e delle imprese, non può essere contro“. Insomma, sì al lavoro agile anche in futuro; ma solo se realmente utile all’efficienza del servizio pubblico ai cittadini.

Dipendenti PA, ritorno in presenza dal 15 ottobre: con quali modalità?

Chi lavora nell’ambito del pubblico impiego, potrebbe chiedersi quali sono le regole da applicare a partire dal 15 ottobre, data di ritorno in ufficio per la generalità dei dipendenti PA. Ebbene, di riferimento sono i dettagli  chiariti nelle Faq pubblicate sul sito del governo:

  • gradualità del rientro in ufficio. Infatti sarà rispettato un ordine: prima chi lavora agli sportelli; poi chi sta dietro agli sportelli nel back office; e in parallelo le amministrazioni centrali e periferiche. Ciò emerge dalle indicazioni ministeriali delle ultime ore;
  • entro la metà di ottobre, saranno indicati gli strumenti tecnologici mirati ad introdurre le piattaforme digitali per la verifica del Green pass;
  • circa gli orari, il rientro in ufficio dovrà esservi nel pieno rispetto delle misure di contrasto al coronavirus. Il ministro Brunetta ha specificato che dovrà essere “coerente con la sostenibilità del sistema dei trasporti”. In buona sostanza, il Governo mira a garantire una certa flessibilità degli orari di ingresso e uscita, onde evitare possibili assembramenti nei mezzi pubblici;
  • come sopra accennato, lo smart working sarà conservato solo dove realmente utile alla PA. Lo ha chiarito il Ministero della PA: non più del 15% dei lavoratori permarrà a lavorare in smart working. Ma vero è che le PA  devono ancora concludere gli accordi per i vari comparti. Inoltre, saranno stipulati accordi individuali con i singoli lavoratori.
  • no obbligo del possesso di Green pass per chi lavora in remoto, in quanto la certificazione serve per accedere ai luoghi di lavoro.

Smart working, stop dal 15 ottobre nella PA

Sicuramente da qui al 15 ottobre, data di rientro dei dipendenti PA in ufficio, saranno offerti molti altri dettagli dalle istituzioni, circa le nuove regole da rispettare a lavoro. Ricordiamo infine che l’obbligo del Green pass ai lavoratori, come da decreto, comporta l’assenza ingiustificata per chi non ce l’ha; oltre al mancato pagamento della retribuzione mensile. Non solo: scatterà anche la sanzione da un minimo di 600 ad un massimo 1.500 euro per chi accede all’ufficio senza il certificato verde.

Smart working, stop dal 15 ottobre nella PA: si torna in presenza con il Green Pass

Nei mesi in cui la pandemia ha implicato il rispetto di rigide regole di sicurezza sanitaria e restrizioni sia in ambito lavorativo che nella vita sociale, la generalità dei dipendenti pubblici hanno lavorato da casa, sperimentando il lavoro agile o smart working. Ora però che la campagna di vaccinazione ha reso il covid un po’ meno pericoloso per la collettività, il Governo ritiene possibile, ed anzi doveroso, il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici.

Infatti, il Presidente del Consiglio ha recentemente firmato un decreto, che prevede il ritorno al lavoro in presenza per i dipendenti pubblici a partire dal giorno 15 ottobre. In base al comunicato stampa diffuso dal governo, e collegato al dpcm in oggetto: “La modalità ordinaria di lavoro nelle pubbliche amministrazioni torna ad essere quella in presenza“, dopo che, dal marzo 2020, era stata scelta come modalità principale di lavoro lo smart working, se applicabile alle specifiche mansioni dei dipendenti PA.

Da ricordare che, secondo i risultati di uno studio della fondazione studi dei consulenti del lavoro, a maggio 2021 – dopo la terza ondata della pandemia – lavorava in smart working il 37,5% di tutti i dipendenti pubblici, vale a dire 1,2 milioni di persone. Sicuramente una cifra non esigua.

Vediamo di seguito qualche dettaglio circa il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici, per avere un’idea di quelle che saranno le modalità concrete. Davvero lo smart working sarà abbandonato del tutto?

Dipendenti PA: per il ministro Brunetta il ritorno in ufficio è essenziale

Nei fatti, è durato circa 18 mesi il periodo di lavoro da casa imposto agli statali. Questi ultimi da metà ottobre tornano in ufficio anche con l’obbligo del Green pass, di cui i dipendenti PA dovranno essere muniti se vorranno rientrare a lavorare in presenza. Proprio il certificato verde, in queste settimane, ha creato e sta creando varie polemiche; ma la linea del Governo è ormai stata tracciata da tempo.

Leggi anche: Concorso funzionari MEF per il PNRR, oltre 34mila le domande presentate

Il Ministro per la PA, Renato Brunetta, è tra i più soddisfatti per il ritorno alla routine del lavoro d’ufficio: “Si apre l’era di una nuova normalità – ha detto il Ministro subito a seguito della firma del Dpcm – e si completa il quadro avviato con l’estensione dell’obbligo del Green pass a tutto il mondo del lavoro“.

Smart working limitato

Nelle ultime settimane il ministro della Pubblica amministrazione aveva avuto modo di ricordare più volte che lo smart working sarebbe stato limitato a una quota corrispondente a circa il 15% di tutti i dipendenti PA. “E’ una forma di lavoro domiciliare forzato, realizzata nel giro di pochi giorni trasferendo meccanicamente all’esterno delle amministrazioni alcune delle attività che prima venivano svolte in ufficio, senza una scelta organizzativa e strategica di fondo“, erano state le parole di Brunetta rilasciate agli organi di informazioni qualche tempo fa.

Non deve stupire che il provvedimento sul ritorno dei dipendenti PA in ufficio riguardi una una vastissima platea di destinatari: infatti si tratta di circa 3 milioni e 200mila persone.

Dal canto loro, tutte le pubbliche amministrazioni dovranno garantire che il ritorno al lavoro in presenza sia sicuro. Nella integrale osservanza delle misure di prevenzione dei contagi come, ad esempio, il distanziamento e l’utilizzo delle mascherine in spazi chiusi.

Dipendenti PA: lo smart working sarà utilizzato solo se realmente funzionale alle attività

Ci si potrebbe domandare come potrà nuovamente trovare spazio lo smart working nella PA. Ebbene, Brunetta ha spiegato che un nuovo regolamento sul lavoro da casa potrà essere varato soltanto dopo il rinnovo dei contratti pubblici. Per il Ministro della PA, solo a partire da quella fase, sarà possibile “garantire una regolazione puntuale dello smart working“.

Il Ministero auspica che tutte le future possibilità di lavorare da casa non rappresentino un disagio sia per i dipendenti PA; che per gli utenti, come invece successo negli ultimi mesi di pandemia. Con la nuova organizzazione: “potrà finalmente decollare uno smart working vero, strutturato e ancorato a obiettivi e monitoraggio dei risultati – ha affermato Brunetta  – che faccia tesoro degli aspetti migliori dell’esperienza emergenziale e che assicuri l’efficienza dei servizi, essenziale per sostenere la ripresa del Paese, e la soddisfazione dei cittadini e delle imprese: il mio faro“.

In sostanza, il decreto del governo non comporta un blocco totale del lavoro agile: le istituzioni spingeranno verso l’attuazione di progetti innovativi dal punto di vista organizzativo e tecnologico e condivisi con i sindacati.

Il nuovo accordo “penso possa essere maturo entro un mese”, ha precisato il Ministro; rimarcando poi che “Il nuovo smart working sarà regolato da un contratto e avrà una base dal punto di vista informatico. Si fa smart working per la soddisfazione dei cittadini e delle imprese, non può essere contro“. Insomma, sì al lavoro agile anche in futuro; ma solo se realmente utile all’efficienza del servizio pubblico ai cittadini.

Dipendenti PA, ritorno in presenza dal 15 ottobre: con quali modalità?

Chi lavora nell’ambito del pubblico impiego, potrebbe chiedersi quali sono le regole da applicare a partire dal 15 ottobre, data di ritorno in ufficio per la generalità dei dipendenti PA. Ebbene, di riferimento sono i dettagli  chiariti nelle Faq pubblicate sul sito del governo:

  • gradualità del rientro in ufficio. Infatti sarà rispettato un ordine: prima chi lavora agli sportelli; poi chi sta dietro agli sportelli nel back office; e in parallelo le amministrazioni centrali e periferiche. Ciò emerge dalle indicazioni ministeriali delle ultime ore;
  • entro la metà di ottobre, saranno indicati gli strumenti tecnologici mirati ad introdurre le piattaforme digitali per la verifica del Green pass;
  • circa gli orari, il rientro in ufficio dovrà esservi nel pieno rispetto delle misure di contrasto al coronavirus. Il ministro Brunetta ha specificato che dovrà essere “coerente con la sostenibilità del sistema dei trasporti”. In buona sostanza, il Governo mira a garantire una certa flessibilità degli orari di ingresso e uscita, onde evitare possibili assembramenti nei mezzi pubblici;
  • come sopra accennato, lo smart working sarà conservato solo dove realmente utile alla PA. Lo ha chiarito il Ministero della PA: non più del 15% dei lavoratori permarrà a lavorare in smart working. Ma vero è che le PA  devono ancora concludere gli accordi per i vari comparti. Inoltre, saranno stipulati accordi individuali con i singoli lavoratori.
  • no obbligo del possesso di Green pass per chi lavora in remoto, in quanto la certificazione serve per accedere ai luoghi di lavoro.

Smart working, stop dal 15 ottobre nella PA

Sicuramente da qui al 15 ottobre, data di rientro dei dipendenti PA in ufficio, saranno offerti molti altri dettagli dalle istituzioni, circa le nuove regole da rispettare a lavoro. Ricordiamo infine che l’obbligo del Green pass ai lavoratori, come da decreto, comporta l’assenza ingiustificata per chi non ce l’ha; oltre al mancato pagamento della retribuzione mensile. Non solo: scatterà anche la sanzione da un minimo di 600 ad un massimo 1.500 euro per chi accede all’ufficio senza il certificato verde.

Malattia e maternità Autonomi e esonero contributivo: chiarimenti INPS

Malattia e maternità Autonomi e esonero contributivo: chiarimenti INPS

Maternità, congedo parentale, malattia e degenza ospedaliera per autonomi e professionisti iscritti all’INPS e interessati dall’anno bianco.

L’INPS ha rilasciato il messaggio numero 3216 del 24 settembre 2021 con il quale fornisce importanti chiarimenti in merito alla gestione delle domande di:

  • indennità di maternità/paternità e di congedo parentale,
  • indennità di malattia e degenza ospedaliera.

in favore dei lavoratori iscritti alle Gestioni previdenziali dell’Istituto e interessati dal cosiddetto “anno bianco”; ovvero da parte di coloro che usufruiscono dell’esonero contributivo parziale previsto dalla Legge di Bilancio 2021.

Esonero contributivo 2021 autonomi e professionisti

L’ultima Legge di Bilancio ha istituito per il 2021, il cosiddetto Anno Bianco; ovvero un esonero parziale dal versamento dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti, quale aiuto per fronteggiare i danni dell’emergenza economica da COVID-19.

In particolare il Fondo serve a finanziare l’esonero parziale (fino a 3000 euro) dal pagamento dei contributi (esclusi i premi INAIL) dovuti dai autonomi e professionisti che:

  1. abbiano percepito, nel periodo d’imposta 2019, un reddito complessivo non superiore a 50.000 euro
  2. e abbiano subito, nell’anno 2020, un calo del fatturato o dei corrispettivi non inferiore al 33% rispetto a quelli dell’anno 2019.

Leggi anche: Esonero contributi professionisti ed autonomi: ecco il testo del decreto

Indennità di maternità/paternità alle lavoratrici e ai lavoratori autonomi

In assenza del regolare versamento dei contributi dovuti:

  1. nel periodo indennizzabile di maternità/paternità
  2. o nel mese antecedente il periodo di congedo parentale,

le relative indennità non possono essere riconosciute al richiedente.

Tuttavia può capitare che il richiedente le suddette prestazioni si trovi nelle condizioni per fruire dell’esonero parziale ed abbia già presentato domanda di esonero contributivo; in tal caso, in attesa della conclusione della relativa istruttoria, le Strutture territoriali possono procedere, alla liquidazione delle relative indennità, salvo poi effettuare un successivo controllo sull’esito positivo della richiesta di accesso all’esonero.

La/il richiedente dovrà produrre una dichiarazione di responsabilità nella quale attesti di avere chiesto l’esonero contributivo.

Successivamente alla liquidazione dell’indennità di maternità/paternità o di congedo parentale, in caso di esito negativo della richiesta di esonero, la prestazione risulterà indebitamente corrisposta e dovrà quindi essere recuperata.

Indennità di maternità/paternità, di congedo parentale e di malattia e degenza ospedaliera alle lavoratrici e ai lavoratori iscritti alla Gestione Separata

L’esonero contributivo spetta anche agli iscritti alla Gestione separata che dichiarano redditi da lavoro autonomo (professionisti senza cassa). Sono invece esclusi dall’esonero i soggetti iscritti alla Gestione Separata per i quali la contribuzione previdenziale è assolta dall’azienda committente (ad esempio, i collaboratori coordinati e continuativi).

Il diritto alle suddette tutele è condizionato alla sussistenza in capo all’interessato, nei dodici mesi antecedenti l’inizio del periodo indennizzabile, del versamento di una mensilità di contribuzione comprensiva dell’aliquota aggiuntiva dello 0,72%.

Inoltre anche questa categoria può richiedere l’esonero parziale. Quindi anche nel caso in cui la/il richiedente le prestazioni

  1. si trovi nelle condizioni per fruire del predetto esonero parziale
  2. e abbia già presentato domanda di esonero contributivo in attesa della conclusione della relativa istruttoria,

le Strutture territoriali possono procedere alla liquidazione delle relative indennità; salvo poi effettuare un successivo controllo sull’esito positivo della richiesta di accesso al beneficio.

Anche in questo caso la/il richiedente dovrà produrre una dichiarazione di responsabilità nella quale attesti di avere chiesto l’esonero contributivo.

Successivamente alla liquidazione delle istanze, le Strutture territoriali dovranno monitorare gli esiti dei controlli. In caso di esito negativo della richiesta di esonero, la prestazione di maternità/paternità, di congedo parentale, di malattia e di degenza ospedaliera già pagata risulterà indebitamente corrisposta e quindi dovrà essere recuperata.

San Venceslao

 

 

San Venceslao


Nome: San Venceslao
Titolo: Martire
Nascita: 907 circa, Stochow, Praga, Repubblica Ceca
Morte: 936 , Stará Boleslav, Repubblica Ceca
Ricorrenza: 28 settembre
Tipologia: Commemorazione

S. Venceslao, re di Boemia, era figlio di Uratislao e di Drahomira e nipote di Boivoro, primo duca cristiano di Boemia e della beata Ludmilla. Suo padre Uratislao era un principe virtuoso, valoroso e benigno; ma la madre Drahomira, atea e pagana, univa ad una alterigia diabolica una grande crudeltà e perfidia. Venceslao ebbe anche un fratello più giovane, di nome Boleslao, perfido come la madre.

Ludmilla, nonna di questi due principi, volle Venceslao presso di sé, premendole educare l’erede secondo le massime del Cristianesimo. Venceslao ebbe per maestro un prete di santità e prudenza non comune, alle cui cure corrispose lodevolmente, mostrando già in tenera età il suo amore per lo studio e la virtù. Fu messo in seguito a compire gli studi in un collegio di Praga.

Era ancor giovane, quando gli morì il padre. La madre Drahomira allora prese le redini del regno. Questa pessima donna sfogò il suo odio contro il Cristianesimo, facendo atterrare le chiese, proibendo il culto pubblico e persino l’insegnamento della religione cristiana ai fanciulli. Revocò tutte le leggi emanate dal marito Uratislao in favore dei cristiani e scacciò i magistrati che non si professavano pagani. Gran numero di fedeli furono vittime di questo suo odio.

Non è a dire quanto grande fosse il dolore di Ludmilla per queste cose e quanto raddoppiasse i suoi sforzi e le sue preghiere perché Venceslao, erede al trono, un giorno ponesse termine a questi mali. E appena fu possibile, incitò Venceslao a prendere in mano le redini del governo, assicurando da parte sua protezione, preghiera e consiglio. Ma bisognava fare i conti col fratello Boleslao, educato e sostenuto dalla perfida Drahomira. Si decise di dividere il regno: la parte preponderante toccò a Boleslao e la Boemia propriamente detta rimase a Venceslao. Non contenta Drahomira volle sopprimere anche la pia Ludmilla, rea di aver educato cristianamente Venceslao. La fece infatti strangolare nel suo oratorio mentre stava in orazione. Ludmilla è venerata come martire di Boemia e la Chiesa ne celebra la solennità il 16 di settembre. Intanto scoppiò la guerra: Radislao, principe di Gurima, si portò con una potente armata negli stati del nostro santo; Venceslao. per difendersi prese anch’egli le armi. Quando i due eserciti si trovarono di fronte, Venceslao, divinamente ispirato, propose a Radislao di affidare l’esito della contesa a un duello, per impedire in tal modo spargimento di sangue innocente. Il principe di Gurima accettò, certo di vincere. Ma ecco che mentre combattevano, due Angeli si posero ai fianchi di Venceslao, dandogli la vittoria.

Lo zelo di Venceslao nel reprimere i disordini della nobiltà e difendere gli oppressi, gli attirarono molti nemici, e la stessa sua madre si mise a capo della congiura. A tradimento lo invitò nel suo palazzo, ed una notte, mentre Venceslao si recava a pregare, lo fece barbaramente trucidare. Era l’anno 936.

PRATICA. La preghiera deve essere sempre il nostro conforto, anche nelle più atroci pene.

PREGHIERA. O Dio, che per mezzo della palma del martirio trasferisti il beato Venceslao dal principato terreno alla gloria celeste, custodiscici per le sue preghiere da ogni avversità, , e concedici di gioire della sua compagnia.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Venceslao, martire: duca di Boemia, fu educato alla sapienza umana e divina dalla zia paterna Ludmilla e, pur severo con sé stesso, fu però uomo di pace nell’amministrare il regno e misericordioso verso i poveri e riscattò in massa gli schiavi pagani in vendita a Praga, perché fossero battezzati; dopo avere affrontato molte difficoltà nel governare i suoi sudditi e nell’educarli alla fede, tradito da suo fratello Boleslao, fu ucciso in chiesa a Stará Boleslav in Boemia da alcuni sicari.