Archivi giornalieri: 13 febbraio 2016
RASSEGNA SINDACALE
del 13/02/2016 |
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“FIRMA LA BUSTA DI 1300 EURO, MA TE NE DO 500. SE TI PIACE, E’ COSI’”
Pubblicato da Redazione in Società 10 febbraio 2016 23 Commenti 61,019 Visite
ABBIAMO DETTO IL PECCATO, MA NON DIREMO IL PECCATORE (ANZI, I PECCATORI). MA E’ UNA PRATICA CHE PRENDE PIEDE E CONSENTE DI TRUFFARE CON FACILITA’…
Se fossimo stati in televisione, a Report o a Presa diretta, avremmo dovuto “oscurare” i volti dei due “pentiti” e camuffare le loro voci. Ma visto che garantiamo noi il loro anonimato, non c’è alcun bisogno. Anzi, siamo certi che le “confidenze” che stiamo raccogliendo, legittimo sfogo di due giovani, un maschio ed una femmina che lavorano in questa città, troveranno unanimi consensi in altri coetanei, i quali non si esprimeranno apertamente, ma faranno in modo di fare uscire allo scoperto eventuali parenti o conoscenti, desiderosi di denunciare questa forma di racket, sempre se non temono che la denuncia possa provocare danni a loro stessi, non ultimo la… perdita del posto di lavoro!
“Non è una novità: anzi, è diventata una regola, se si vuole lavorare. Fare firmare una busta paga di 1200 euro e corrisponderne 500, o di 1500 e corrisponderne a malapena 700.” ci dice il maschio.
“Le prime volte il lavoratore non ci fa caso – aggiunge la ragazza – ma con il passare dei mesi si rende conto che lo sfruttamento avviene con la sua complicità, e vorrebbe sottrarsi, richiedendo il giusto compenso riportato nella busta”.
“Niente da fare! C’è il rischio che scatti il licenziamento, e non è possibile nessuna vertenza, poichè c’è la parola del povero lavoratore contro quella del furbastro di turno, il datore di lavoro: noi abbiamo firmato la busta, è come se avessimo percepito effettivamente quel che è stato sottoscritto”.
Potrebbe scattare anche la denuncia per diffamazione, interveniamo noi… !
“Ma il rischio maggiore è che, – ci dice la donna – anche se si licenzia, perchè non si è piegato alle pretese illegali e truffaldine del datore di lavoro, attorno a lui verrà fatta terra bruciata! E sapete perchè? Perchè nessuno vorrebbe assumerlo, per non avere impiastri e rompiscatole in mezzo ai piedi, che non sarebbero riconoscenti nei confronti di chi lo sta facendo lavorare…”
Dopo il danno, la beffa, come al solito.
“Ma c’è una cosa che non immaginate: alla fine dell’anno, ci dice il ragazzo, ho dovuto pagare un oneroso conguaglio, perchè quel che ho dichiarato di percepire, ma che in realtà è rimasto nelle casse dell’azienda, ha fatto cumulo con i redditi di mio padre!”
Però la stessa azienda, aggiungiamo noi, può accantonare in nero una cifra che le permetterà di rimettere in circolo lo stesso denaro, acquistando merce che potrà rivendere a prezzo minore rispetto alla concorrenza. Quindi fare aumentare la clientela, agire in maniera sleale sul mercato, provocare la chiusura di altre aziende che operano in maniera corretta e devono far quadrare i bilanci!
“Proprio così, interviene la ragazza. La merce spesso è venduta sottocosto, e garantisce un numero più alto di clienti. Un esempio? Si dice sempre che ci sono prezzi più alti e prezzi più bassi praticati su uno stesso prodotto. Bene, molte volte sono i proventi reinvestiti frutto di vantaggi fiscali! E’ come se quel prodotto costasse ZERO! Rivenderlo a UNO è un guadagno immenso, specie se il prezzo di mercato dello stesso prodotto è DUE! L’azienda guadagnerà cifre colossali, mentre chi rispetta le regole del mercato non potrà rivenderlo a meno del prezzo finito, ossia DUE…”.
E magari perderà i clienti perchè questi vedranno che è esagerato, e potrebbero pensare che sia un ladro, vero?
“Proprio così… Ma altro che ladro. Qui i ladri sono altri… ” dice sconsolato il maschio.
Cosa contate di fare, adesso?
“Secondo lei cosa dovremmo fare? Abbiamo voluto rivolgerci a voi per affrontare l’argomento. Lo farete… ma cambierà ben poco. Noi continueremo a lavorare, firmeremo la nostra busta paga maggiorata, ma sarebbe un successo se dal prossimo mese la busta paga contenesse veramente quanto firmato.”
… Allora sarebbe un successo di TERMINAL.. Ma scusate, l’importo che voi dichiarate di percepire, superiore a mille euro, non dovrebbe essere versato su un conto corrente? Dobbiamo approfondire questo aspetto, c’è qualcosa che non ci quadra… Vuoi vedere che l’innalzamento del contante fino a 3000 euro ha una sua motivazione? Speriamo bene, ragazzi. Siete voi che avete fatto diminuire il tasso di disoccupazione. Ma a questo prezzo, proprio no!
N.D.R.: La foto riprodotta è stata tratta da INTERNET, per cui quel cedolino non è assolutamente riconducibile alla vicenda narrata nell’intervista.
Santa Fosca e Maura
Nei dintorni di Venezia, una delle località più malinconicamente suggestive è Torcello, la più antica, e per molti secoli la più splendida città della laguna veneta. Nacque nel V secolo, quando la popolazione di Altinum fuggì davanti al cavallo di Attila.
Altinum era stata cinta di mura turrite. In ricorda dell’antica, la nuova città fu perciò chiamata Turricellum, poi Torcello. Quando, al tempo dei Longobardi, anche il Vescovo Paolino vi trapiantò il pastorale, Torcello si estese e prosperò. Divenne un « grande emporio di traffici e di lavoro », per decadere poi con lo sviluppo della vicina Venezia, finché la malaria e l’insabbiamento della laguna completò l’opera di abbandono. Gli antichi e mirabili edifici della città solcata dai canali, cedettero allora sulle fondazioni marce, sprofondarono nella melma lagunare, furono spogliati. Oggi sopravvivono soltanto due, bellissimi. Uno è la chiesa che fu cattedrale, snella come un alto vascello, alberata da uno squadrato campanile. L’altro è la chiesa di Santa Fosca, più tarda, ma ancor più interessante nella sua architettura circolare, con cupola e portici ai lati. ~ in questa chiesa che si conservano le reliquie di Santa Fosca e di Santa Maura, martiri del III secolo, non di Torcello, che ancora non esisteva, ma di Ravenna, allora municipio romano.
Fosca aveva quindici anni, nel 250, quando l’Imperatore Decio ordinò la persecuzione. La sua famiglia era pagana ma la fanciulla sentì nascere in cuore una strana pietà. Si confidò perciò alla sua affezionata nutrice, chiamata Maura, cioè Mora, forse perché d’origine africana.
Maura incoraggiò i propositi della fanciulla. E fece di più, unendosi a lei nella conversione. Le due donne furono battezzate insieme, Avuta la notizia della conversione, il padre di Fosca fremé d’ira e di sdegno. Tentò ogni mezzo permessogli dalla sua autorità di pater familias per far recedere la figlia dalla sua decisione. Si potrebbe pensare che fosse spinto a ciò dall’affetto, temendo per la fanciulla i rigori della persecuzione. Poi egli stesso denunciò Fosca e Maura al governatore Quintiliano.
La leggenda, quasi per render tangibile la virtù delle due donne, racconta che i soldati incaricati di arrestarle, non osarono avvicinarsi, scorgendo due Angioli che si tenevano al loro fianco. Fosca e Maura si presentarono da sole in tribunale; sostennero l’accusa, professarono la fede. Nei processi contro i Cristiani, l’ultima risorsa per spingere all’apostasia era la tortura. Ma la fede di Fosca e di Maura non vacillò sotto la flagellazione. Furono tutt’e due messe a morte con la spada.
Santa Maura è considerata il modello delle nutrici cristiane, per avere, oltre al latte della vita corporale, istillato nella fanciulla il latte della vita eterna. Perciò è venerata come patrona delle balie. E il suo nome è sempre unito nella devozione a quello di Santa Fosca, sua figlia di latte e di spirito, come unite sono le loro reliquie.
LA STAMPA
NEWSLETTER LAVORO n. 716 del 11 febbraio 2016
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NEWSLETTER LAVORO n. 716 del 11 febbraio 2016 settimana dal 4 al 10 febbraio |
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rassegna sindacale
del 12/02/2016 |
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Esperienze – INCA –
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Pensioni. Inca, in audizione alla Camera |
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Il Patronato Inca è stato invitato lo scorso 1° febbraio a un’audizione presso l’XI Commissione lavoro-previdenza della Camera dal titolo ” Indagine conoscitiva in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne”. In quella occasione, il patronato della Cgil ha illustrato le principali criticità del sistema che, così come è stato modificato con la legge Monti Fornero, penalizza in modo particolare le donne che, per effetto di carriere frammentarie e carichi del lavoro di cura non riconosciuti dal punto di vista previdenziale, subiscono una elevata difficoltà a raggiungere i requisiti contributivi e anagrafici, con la conseguenza di diventare titolari di prestazioni pensionistiche molto più basse rispetto a quelle degli uomini. | ||||
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