Archivi giornalieri: 5 dicembre 2013

Modello red

Inps – Appello per invio modello Red

I pensionati che non hanno ancora fornito all’Inps le informazioni relative ai redditi del 2009 (mod. Red) rischiano di vedersi decurtare dall’importo della pensione le quote legate al reddito.

L’Inps in una nota, di cui avevamo già dato notizia nella precedente news del 24.11 u.s.,  ha sottolineato come alcune quote delle prestazioni erogate dall’Istituto sono legate ai redditi del beneficiario e, in alcuni casi, anche dei suoi familiari (integrazione al trattamento minimo, assegno sociale, pensione sociale, quattordicesima, incumulabilità pensione superstiti con redditi dal lavoro, maggiorazione pensione sociale).

L’Inps corrisponde annualmente queste quote sulla base delle dichiarazioni relative ai redditi degli anni precedenti, riservandosi di verificare l’effettivo diritto alle prestazioni in base ai redditi dichiarati dagli interessati.

La legge 122 del 2010 ha introdotto una nuova disciplina per le prestazioni collegate al reddito,- ha precisato il messaggio dell’Inps –  stabilendone la sospensione per chi non comunica i redditi entro i termini assegnati. I 9 mila pensionati che non hanno ancora fornito le informazioni relative ai propri redditi sono stati più volte sollecitati a farlo attraverso tutti i canali a disposizione dell’Istituto. Non è stato possibile reperire le informazioni reddituali di queste persone nemmeno attraverso l’agenzia delle Entrate, con la quale è attivo un flusso comunicativo costante.

Si tratta –  ha sottolineato l’Inps -, di una platea che rappresenta una piccolissima minoranza rispetto ai circa 7 milioni di pensioni che presentano quote collegate al reddito e ai circa 9 milioni (pensionati e familiari) di soggetti che hanno l’obbligo della dichiarazione.

Nel caso in cui i pensionati, oltre a non aver dichiarato i redditi per l’anno 2009, non abbiano provveduto a fornire le informazioni nemmeno per gli anni successivi, dalla rata di dicembre 2013 l’importo della pensione verrà decurtato delle quote legate al reddito.

fonte inca

Previdenza

Previdenza forense – I contributi parziali fanno “anzianità”

Anche gli anni per i quali l’avvocato non ha pagato interamente i contributi “pesano” sull’anzianità contributiva. Non esiste infatti nessuna norma che prevede l’annullamento dell’annualità in cui ci sia stato un versamento inferiore al dovuto.

Applicando questo principio la Corte di Cassazione (sentenza n.- 26962/13) ha respinto il ricorso della Cassa forense che negava a un iscritto, tre anni di anzianità contributiva, su cui non aveva versato integralmente i contributi. I giudici ricordano, che per la legge n. 141/92, la pensione di vecchiaia è pari, per ogni anno di effettiva iscrizione e contribuzione, all’1,75% della media dei più elevati dieci redditi professionali. Tuttavia il termine “effettivo” non può essere inteso come “integrale”, ma come la semplice affermazione dei contributi effettivamente versati.

La Suprema Corte chiarisce quindi che gli anni non coperti da integrale contribuzione vanno inserirti nel calcolo della pensione, prendendo come base il reddito sul quale è stato effettivamente pagato il contributo

fonte inca

Disabili

Disabili: Ilo, a troppi è negata la dignità del lavoro

“Sono troppe le persone disabili a cui viene negata la dignità di un lavoro. Dobbiamo abbattere le barriere e aprire le porte a una società inclusiva per tutti”. E’ quanto afferma il direttore generale dell’Ilo, Guy Ryder, in un messaggio per la Giornata internazionale delle persone con disabilità.

“Il tema di quest’anno della Giornata internazionale delle persone con disabilità -spiega una nota- descrive chiaramente la nostra comune sfida: siamo chiamati ad abbattere le barriere e ad aprire le porte a una società inclusiva. Sono almeno un miliardo le persone con disabilità in tutto il mondo, di cui circa 785 milioni in età lavorativa. Esse rappresentano -continua la nota- una immensa riserva di talenti diversificati tra loro ma, nonostante ciò, a troppi è negata la dignità di un lavoro. La loro esclusione dal mondo del lavoro e la loro posizione ai margini della società ha, secondo stime dell’Ilo, un costo compreso tra il 3% e il 7% del Pil. Si tratta di uno spreco di potenziale enorme per l’individuo, per la comunità e per tutta la società”.

“La condizione nel mercato del lavoro di donne e uomini con disabilità -spiega l’Ilo- è motivo di grande preoccupazione. Non solo hanno meno opportunità di essere assunte ma, anche quando questo avviene, si tratta di impieghi mal retribuiti, con scarse prospettive di carriera e condizioni di lavoro mediocri. A questo si aggiunge anche il fatto allarmante che rischiano più di altri di trovarsi ai margini del mercato del lavoro attivo e di non cercare attivamente un’occupazione. Spesso lo scoraggiamento – sottolinea l’organizzazione – è la prima causa di questo fenomeno. Inoltre, tutti coloro che vivono una condizione di discriminazione multipla e disagio sociale (le donne, le popolazioni indigene, i migranti e le persone con determinati tipi di disabilità) di solito si trovano di fronte ad ostacoli ancora più difficili da superare”.

fonte inca

Amianto

Salvaguardia esposti amianto

Al via la nuova salvaguardia per i lavoratori con esposizione all’amianto. Sono valide ed efficaci le certificazioni Inail di lavoro svolto con esposizione all’amianto da parte dei lavoratori che al 22 giugno 2013 risultavano cessati per mobilità o titolari di prestazioni straordinarie a carico dei fondi di solidarietà o autorizzati a contributi volontari.

La salvaguardia, introdotta dalla legge n. 98/2013 (conversione del dl n. 69/2013), è illustrata dall’Inps nella circolare n. 164/2013. La salvaguardia dà validità ed efficacia alle certificazioni rilasciate dall’Inail in merito al lavoro svolto con esposizione all’amianto, mediante una modifica (aggiunta del comma 14-ter) alla legge n. 33/2009 che disciplina l’accesso alla pensione con requisiti ridotti ai lavoratori che hanno avuto la predetta esposizione con certificazioni rilasciate all’Inail prima del 12 aprile 2009, termine poi prorogato al 28 febbraio 2012 e infine ora al 22 giugno 2013 per le predette categorie di lavoratori (cessati per mobilità, titolari di prestazioni di fondi di solidarietà, autorizzati ai contributi volontari).

In applicazione delle predette norme l’Inps spiega che per determinare il diritto e la misura della pensione, sono privi di effetto i provvedimenti di revoca adottati dall’Inail delle stesse certificazioni ad eccezione del caso in cui la certificazione sia stata ottenuta dall’interessato con dolo accertato in via giudiziale con sentenza definitiva.

La decorrenza delle pensioni ai nuovi aventi diritto, aggiunge ancora l’Inps, non può in ogni caso essere anteriore al 1° settembre 2013, mese successivo alla data di entrata in vigore della legge n. 98/2013. Quanto agli effetti sull’indennità di mobilità, poiché quest’ultima è incompatibile con la pensione ne deriva che, qualora in applicazione della citata legge n. 98/2013, la decorrenza della pensione cada nel periodo di fruizione dell’indennità di mobilità, si viene a creare un’indebita percezione di quest’ultima e, di conseguenza, si procederà al recupero dell’eventuale indebito creatosi.

ItaliaOggi

Mafia

Cgil, ddl ”Io riattivo il lavoro” sui beni confiscati alla mafia

Ammonta a 7 miliardi di euro il valore dei beni confiscati in via definitiva alla mafia a cui si aggiungono altri 7 miliardi di euro di valore stimato dei sequestri effettuati dal 1992 ad oggi. I beni immobili sottratti ai boss (dagli appartamenti, agli alberghi, dai terreni agricoli alle cave) sono 11.238 (fino a gennaio 2013) di cui 4.892 (44%) in Sicilia.

Le aziende sono invece 1.708, per il 95% concentrate in sei regioni tra cui la Sicilia dove sono 623 (36,47%). E sono decine di migliaia i lavoratori di queste aziende ai quali ogni giorno, soprattutto nelle regioni più interessate come la Sicilia, se ne aggiungono centinaia. “Di questi, 80 mila sono rimasti disoccupati in seguito ai provvedimenti giudiziari”, ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro. “Il fenomeno – ha aggiunto – sta assumendo una rilevanza tale che un cambio di passo, per velocizzare le procedure di riaffidamento delle aziende confiscate e consentirne la sopravvivenza e il rilancio assieme alla salvaguardia dell’occupazione, è un obiettivo non più differibile”.

La Cgil è dunque convinta che la normativa in proposito vada aggiornata. E con questo obiettivo, assieme ad Acli, Arci, Avviso pubblico, Sos impresa, Legacoop, Centro Pio La Torre ha presentato un disegno di legge di iniziativa popolare, “Io riattivo il Lavoro”, che ha già iniziato il suo iter in Parlamento, e che prevede strumenti per il sostegno alle imprese che emergono alla legalità e per la tutela dei lavoratori.

“Auspichiamo, e ci sono segnali positivi in tal senso – ha detto Luciano Silvestri, del dipartimento nazionale legalità della Cgil – che si vada a una rapida approvazione”.

fonte inca

Cassa integrazione

Fonte Inca 

Cig: Regioni, non sostenibile l’attuale sistema

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome denuncia una “situazione di grave disagio sociale presente nel Paese di fronte alla mancata copertura dei fabbisogni relativi agli ammortizzatori sociali in deroga per il 2013, che sta comportando in molte Regioni il blocco delle autorizzazioni”.

Nel corso del dibattito sono state affrontate tre questioni vitali per la situazione attuale e il futuro degli ammortizzatori sociali in deroga: le risorse assegnate per il 2013; i nuovi criteri per l’accesso; il fabbisogno 2014.

Rispetto alle risorse finora assegnate per l’anno 2013 le Regioni hanno espresso forte preoccupazione e insoddisfazione. “Il Governo – hanno spiegato – ha preannunciato per il 2013 un solo stanziamento aggiuntivo pari a 330 milioni, senza peraltro indicare tempi e modalità. Si tratta di risorse assolutamente insufficienti che non coprono il fabbisogno, basti considerare che la stima per la copertura integrale varia in un range che va da 800 milioni a un miliardo di euro”.

Quanto alla bozza di decreto relativa alla introduzione dei criteri di accesso per il 2014, tema che sarà affrontato compiutamente nella prossima Conferenza delle Regioni, ”nutriamo più di una perplessità soprattutto per quello che riguarda la restrizione della platea dei lavoratori interessati, gli interventi ammissibili e gli aspetti organizzativi dei procedimenti autorizzatori” (..). “La questione più urgente e più importante è che nel momento in cui si stabiliscono criteri nazionali occorre assolutamente garantire certezza di risorse, a partire dal 2014, per evitare una ”lotteria” degli ammortizzatori sociali”.

Inoltre è stato richiamato anche un aspetto specifico: ”nella Legge di stabilità 2014 per i contratti di solidarietà di tipo B (L.236/93) viene previsto uno stanziamento pari a 40 milioni di euro per il 2014, che risulta inferiore rispetto a quanto disposto per il 2013, mentre non viene rifinanziata l’elevazione dell’integrazione dal 60% all”80% per i contratti di solidarietà di cui alla L.863/1994 e l’iscrizione alle liste di mobilità ex legge 236/93”. ”La Conferenza delle Regioni – in conclusione – ritiene non sostenibile l’attuale sistema degli ammortizzatori sociali in deroga e chiede una riforma in chiave universalistica, al fine di garantire una uguale copertura a tutti i lavoratori”.