Archivi giornalieri: 6 dicembre 2013

News

ISEE e le persone con disabilità: approvato il regolamento

Il Consiglio dei Ministri, il 3 dicembre 2013, ha approvato il “Regolamento concernente la revisione delle modalità di determinazione e i campi di applicazione dell’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE)”. Vediamo le novità per le persone con disabilità e le loro famiglie.

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Legge di Stabilità (bozza) e indennità di accompagnamento

In queste ore circola la prima bozza della legge di Stabilità per il 2014. Il testo sarà approvato dal Consiglio dei Ministri e poi inizierà il consueto iter alle Camere.
Destano preoccupazione due commi contenuti nella prima bozza e relativi all’indennità di accompagnamento la cui erogazione sarebbe sottoposta a limiti reddituali.

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Pensione anticipata, permessi e congedi per disabilità

In questi giorni è emerso in tutta la sua chiarezza un aspetto paradossale della cosiddetta “riforma” pensionistica Fornero. Permessi (ex legge 104) e congedi retribuiti per l’assistenza a familiari con disabilità incidono, in termini di penalizzazione, sulle nuove pensioni di anzianità. Ne proponiamo un’analisi.

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Provvidenze agli stranieri con invalidità civili: indicazioni INPS

A quasi cinque anni dalla prima Sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce la concessione delle provvidenze economiche per invalidità civile anche agli stranieri in possesso del solo permesso di soggiorno di almeno un anno, INPS impartisce le conseguenti indicazioni operative.

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Corte Costituzionale: congedi anche a parenti e affini di terzo grado

Con la Sentenza 18 luglio 2013, n. 203, la Corte Costituzione ha dichiarato l’illegittimità della norma che non consente la fruizione dei congedi retributi per l’assistenza di familiari con grave disabilità anche ai parenti e agli affini fino al terzo grado. .

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Limiti di reddito e pensioni di invalidità: decreto-legge

Nel testo del Decreto-legge approvato ieri dal Governo (Interventi urgenti per la promozione dell’occupazione) è finalmente previsto un articolo che porrà fine (se convertito in legge) alla diatriba sui limiti reddituali da conteggiare ai fini della concessione della pensione agli invalidi civili: il reddito da considerare è solo quello dell’interessato.

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Maggiorazioni sociali agli invalidi: proposta di legge

La Camera ha assegnato alla Commissione Affari Sociali il primo esame di una proposta di legge che estende le maggiorazioni sociali delle pensioni anche agli invalidi di età inferiore ai 60 anni di età. Una proposta interessante che tuttavia conserva dei coni d’ombra relativamente alla copertura finanziaria.

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Limiti di reddito degli invalidi totali: nuova Sentenza di Cassazione

In questi giorni la Corte di Cassazione si è nuovamente pronunciata sulla questione dei limiti reddituali da applicare ai fini della concessione della pensione agli invalidi civili. La Sentenza non è immediatamente cogente, ma i timori in prospettiva rimangono aperti.

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Limiti di reddito degli invalidi totali: sospese le disposizioni INPS

Un Messaggio INPS sospende l’applicazione delle disposizioni che imponevano, dal 2013, di computare anche il reddito del coniuge ai fini del calcolo dei limiti reddituali per le pensioni degli invalidi civili totali.

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I nuovi bonus elettrici per il disagio fisico

Dal primo gennaio 2013 entrano in vigore le nuove disposizioni per i bonus elettrici destinati alle persone che usano apparecchi elettromedicali salvavita. Gli importi sono per lo più maggiorati e differenziati a seconda delle apparecchiatura usate e del tempo di impiego giornaliero. Vi sono alcune procedure da seguire sia per chi già godeva del bonus precedente che per chi vi accede per la prima volta.

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Provvidenze economiche per invalidi civili, ciechi civili e sordi:
importi 2013

Sono stati resi noti gli importi delle pensioni, assegni e indennità che vengono erogati agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi e i relativi limiti reddituali per il 2013. Grave novità per gli invalidi totali titolari di pensione: nel limite reddituale viene considerato anche il reddito del coniuge.

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Legge di Stabilità 2013 approvata: le novità per le persone con disabilità

La Camera ha approvato definitivamente la Legge di Stabilità 2013. Molte delle negative misure inizialmente previste dal disegno di legge sono state eliminate nel testo finale, ma permangono alcuni provvedimenti non del tutto positivi per le persone con disabilità.

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Compartecipazione alla spesa: due sentenze di Corte Costituzionale

Due sentenze di Corte Costituzionale entrano nel merito del contrasto tema della compartecipazione alla spesa da parte delle persone con grave disabilità. Negli ultimi anni sentenze dei TAR e pareri del Consiglio di Stato erano stati prevalentemente favorevoli agli utenti applicando i principi generali del Decreto Legislativo 109/1998 anche in assenza di decreti applicativi. La Corte sostiene che in assenza di regolamentazione statale, ciascuna Regione può disciplinare come ritiene opportuno e che lo Stato, qualora regolamenti tale ambito, lo può fare sono di intesa con le Regioni.

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La Commissione Affari Sociali reintegra i Fondi

La Commissione Affari Sociali della Camera che sta esaminando il disegno di legge di Stabilità ha reintegrato alcuni Fondi fra i quali quello per le Politiche sociali e quello per la non autosufficienza.

 

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Disegno di Legge di Stabilità 2013 e persone con disabilità

E’ stato diffuso il testo ufficiale del disegno di legge di Stabilità che ora passa all’esame delle Camere. Forniamo il primo commento sugli aspetti che interessano direttamente le persone con disabilità e le loro famiglie: detrazioni e deduzioni, sostegno scolastico, servizi e prestazioni sociali e sanitarie.

 

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Fondo per la non autosufficienza: Proposta di legge

Alla Camera dei Deputati è stata depositata una Proposta di legge per l’istituzione di un nuovo Fondo per la non autosufficienza. A fronte delle notevoli aspettative da parte delle persone con disabilità e dei loro familiari ne presentiamo una dettagliata analisi.

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Spese di ricovero in struttura di persone con disabilità: conferma dal Consiglio di Stato

Nel pagamento delle rette in struttura residenziale entrano in gioco competenze diverse di ASL e Comuni a seconda che le prestazioni siano assistenziali o sanitarie. Chi paga? E in quali casi? Una recente pronuncia del Consiglio di Stato torna ancora sul tema ribadendo con maggiore forza concetti già espressi dalla Giurisprudenza.

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Compartecipazione: il Consiglio di Stato ancora a favore dei Cittadini

Con le tre contemporanee sentenze il Consiglio di Stato ha assunto ancora una precisa, e concordante, posizione sul tema della compartecipazione al costo delle persone gravemente disabili e non autosufficienti. Ancora tre pronunce a favore dei Cittadini.

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ISEE: verso il nuovo decreto

In queste settimane il Governo sta elaborando il decreto che rivede i criteri di calcolo e le modalità di applicazione dell’indicatore della situazione economica equivalente, cioè lo strumento usato per definire l’accesso alle prestazioni sociali. Un decreto che interessa milioni di famiglie italiane.

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Controllo sugli invalidi: Piano straordinario 2012

Con il 2012 si conclude il massiccio piano di verifiche straordinarie sulla permanenza dei requisiti sanitari nei confronti dei titolari di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità. L’INPS ha definito, con proprio Messaggio, le modalità di campionamento delle 250.000 persone da sottoporre a verifica nel corso di quest’anno.

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Permessi e congedi: le circolari di INPS e Dipartimento Funzione Pubblica

INPS e Dipartimento Funzione Pubblica, diramano le proprie circolari applicative del Decreto 119 del 18 luglio 2011 che ha parzialmente riordinato la normativa in materia di congedi – parentali e straordinari – e permessi lavorativi per l’assistenza a persone con disabilità grave.

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Piani personalizzati e ISEE: il “caso” Sardegna

Una recente ordinanza del TAR Sardegna rilancia la questione delle condizioni di accesso ai piani personalizzati per le persone con disabilità e per il diritto alla vita indipendente, con una pronuncia che è significativa al di là dei confini regionali.

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TAR Veneto: solo reddito personale per la compartecipazione alla spesa

Il TAR del Veneto annulla anche il Regolamento comunale di Verona, rimarcando il principio che, per la compartecipazione alla spesa sociale delle persone con grave disabilità, va tenuto conto del solo reddito personale.

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Provvidenze economiche per invalidi civili, ciechi civili e sordi: importi 2012

Ogni anno vengono ridefiniti gli importi delle pensioni, assegni e indennità che vengono erogati agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi e i relativi limiti reddituali previsti per alcune provvidenze economiche. Li pubblichiamo comparandoli con quelli del 2011

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Semplificazione e persone con disabilità: Decreto-legge

Nella seduta di oggi (27 gennaio) il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto-legge che contiene anche uno specifico articolo relativo alle semplificazioni in materia di documentazione per le persone con disabilità. Presentiamo il commento al testo e abbiniamo un nostro dossier sul tema degli oneri amministrativi a carico delle persone disabili.

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Progetti di vita indipendente: sentenza del Consiglio di Stato

Con una complessa sentenza, il Consiglio di Stato ha deciso l’appello proposto avverso la sentenza TAR Lombardia, Milano, relativo al rifiuto da parte di un Comune di garantire per intero la copertura di progetti di vita indipendente di persone con grave disabilità.

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Indennità di frequenza ed extra-comunitari: sentenza della Corte Costituzionale

Con la sentenza del 16 dicembre 2011, n. 329 la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di due norme che impediscono la concessione dell’indennità di frequenza ai minore stranieri stranieri con disabilità se non sono in possesso della carta di soggiorno.

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Invalidità civile: i nuovi “ricorsi”

Dal primo gennaio di quest’anno sono cambiate le modalità per opporsi ai verbali di invalidità, handicap, disabilità emessi da INPS. Il nuovo iter prevede l’accertamento tecnico preventivo, cioè la valutazione di un consulente nominato dal giudice. Solo dopo tale valutazione è possibile presentare il ricorso vero e proprio.

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ISEE: arriva l’emendamento governativo

In sede di discussione del decreto “salva Italia”, il Governo presenta i propri emendamenti. Uno di questi rivede l’articolo relativo all’ISEE, l’indicatore usato per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate e attribuisce nuove funzioni di controllo che coinvolgono l’INPS.

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Le politiche sociali nel Decreto “salva-Italia”

Nel decreto elaborato dal Governo Monti (“Misure urgenti per la stabilità finanziaria”) e in via di approvazione, ci sono alcuni aspetti di estrema rilevanza per il futuro delle famiglie e delle persone con disabilità, in particolare sulla compartecipazione alla spesa sociale, sulle agevolazioni fiscali e assistenziali e sulle provvidenze agli invalidi civili.

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Manovra-bis: effetti sulle persone con disabilità

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la Manovra aggiuntiva che corregge ed integra le precedenti misure finanziarie. Vediamo quali sono gli effetti immediati e futuri sulle persone con con disabilità e le loro famiglie in seguito alle nuove disposizioni.

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Manovra 2011-2014 e persone con disabilità

La Camera ha approvato in via definitiva la Manovra correttiva 2011-2014. La norma contiene disposizioni che producono effetti negativi per le persone con disabilità e le loro famiglie, oltre a nuove norme sull’invalidità civile, scuola, servizi e sanità.

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Delega al Governo per la riforma assistenziale

Nella seduta del 30 giugno 2011, il Consiglio dei Ministri ha approvato, oltre alla Manovra, anche il disegno di legge di delega al Governo per la riforma fiscale e assistenziale. Quest’ultima è di particolare rilevanza per le persone con disabilità.

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Permessi e congedi: approvato lo schema di Decreto

Il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di Decreto Legislativo per il riordino della normativa in materia di congedi, aspettative e permessi. Il testo, che non è ancora norma, fornisce chiarimenti, tenta di limitare abusi, e restringe il numero dei beneficiari.

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Controlli sugli invalidi: Piano straordinario 2011

Con proprio Messaggio interno, INPS definisce un nuovo campione su cui insisteranno le verifiche previste dal Piano straordinario per il 2011. Saranno verificata la permanenza dell’invalidità delle persone per le quali era già stata prevista una revisione in sede di primo accertamento.

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Pensioni e limiti di reddito: Sentenza di Cassazione

Con propria Sentenza la Corte di Cassazione ha affermato che ai fini dei limiti reddituali per la concessione pensione agli invalidi civili va considerato non solo il reddito personale dell’invalido, ma anche quello eventuale del coniuge.

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INPS sui permessi lavorativi: sospensioni, controlli e revoche

Con un nuovo Messaggio INPS fissa le modalità per i controlli sulla concessione di un buon numero di permessi lavorativi. Nel frattempo ne sospende il pagamento e, quindi, la fruizione.

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Indennità di accompagnamento: i criteri secondo INPS

Nelle sue “Linee Guida operative in Invalidità Civile”, l’INPS esprime le sue indicazioni circa i criteri medico-legali che dovrebbero essere applicati nella valutazione dei requisiti sanitari per la concessione dell’indennità di accompagnamento. Ne vediamo le principali differenze rispetto alla normativa vigente.

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L’INPS cambia le “regole” della verifica sulle invalidità civili

Con una nota interna, INPS caldeggia il ricorso prioritario alla visita diretta – ulteriore a quella già effettuata dalla ASL – per i Cittadini che richiedono l’accertamento dell’invalidità. Questo significa che un numero crescente di Cittadini dovrà essere sottoposta a ben due visite prima che venga loro – eventualmente – riconosciuto lo status di invalidi, ciechi, sordi o persone con handicap.

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Controlli INPS sugli invalidi: che fare?

Molte persone con disabilità stanno ricevendo una lettera raccomandata dell’INPS che chiede di inviare, entro 15 giorni, la documentazione sanitaria relativa allo proprio “stato invalidante”. È un’operazione che rientra nel Piano straordinario di verifica sulle invalidità civili previsto dalla “Manovra correttiva”. Forniamo alcuni consigli utili su come comportarsi.

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Insegnanti di sostegno: Sentenza della Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità delle norme che fissano un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno, e che vietano di assumerne in deroga, in presenza nelle classi di studenti con disabilità grave.

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Il capitolo «I soggetti economici dello sviluppo» del 47° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2013

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Roma, 6 dicembre 2013 – Mix settoriali e nuove strategie: il tessuto produttivo oltre la crisi. Il confronto tra i dati degli ultimi due Censimenti dell’industria e dei servizi realizzati nel 2001 e nel 2011 evidenzia: la flessione del numero di imprese delle attività a supporto dell’agricoltura (-7.677), dell’industria in senso stretto (-95.388) e in particolare dei comparti manifatturieri (-105.088), del commercio (-36.703) e dei trasporti (-18.359); l’incremento delle imprese di costruzioni (+57.812), delle attività di ristorazione e alloggio (+57.527) e di quelle ricomprese nella branca molto estesa dei servizi (+388.615). L’effetto finale di questi movimenti è l’incremento del peso del terziario, sia in termini di unità produttive che di addetti, e di un parallelo ridimensionamento strutturale dell’industria, in particolare del manifatturiero.

Localismi produttivi nel cortocircuito della crescita. L’onda della ristrutturazione non ha risparmiato i distretti industriali, ridefinendone i contorni, mettendone in discussione l’organizzazione, imponendo nuovi equilibri nei rapporti tra impresa e comunità di riferimento. Tra il 2009 e il 2012, in un campione di 56 distretti industriali – da più lungo tempo presenti nel Paese -, il Censis ha stimato una flessione del numero di imprese collocate nelle singole filiere di specializzazione pari al 3,8%. Si tratta di quasi 2.000 unità produttive uscite dal mercato in un breve arco temporale. Questo ridimensionamento strutturale contrasta con la crescita sostenuta sui mercati esteri. Nella prima metà del 2013 le esportazioni di 150 distretti manifatturieri italiani sono cresciute del 3%, a fronte di una flessione dello 0,6% registrata dal resto del manifatturiero. Un panel analizzato dal Censis composto da 230 aziende di distretto lascia emergere una spinta vitale tutt’altro che sopita: il 78% ha tentato di realizzare nuove linee di prodotto, il 75% ha cercato di rendere più efficienti le procedure di lavoro, quasi il 69% ha ridefinito le politiche commerciali, il 65% ha migliorato o apportato modifiche agli impianti di produzione, quasi nel 58% dei casi sono state apportate modifiche ai vertici aziendali.

Un nuovo modello di sviluppo per il rilancio dell’agricoltura. Il sistema agricolo è il segmento essenziale di una filiera più ampia, quella agroalimentare, che comprende strutture di tipo industriale dedite alla lavorazione e alla trasformazione dei prodotti. Visto in quest’ottica, il valore dell’export è pari all’8% del totale delle vendite all’estero: il quinto comparto per presenza sui mercati esteri. A trainare le vendite all’estero sono 21 miliardi di euro provenienti dal made in Italy agroalimentare, ossia un paniere di 13 prodotti, sia freschi che trasformati, caratterizzati da forte tipicità, da un diretto legame con il territorio e per i quali l’Italia può godere di vantaggi competitivi legati all’ambiente, ai sistemi produttivi e alle tradizioni locali.

Meridione: problema irrisolto. L’incidenza del Pil del Mezzogiorno su quello nazionale è passata dal 24,3% al 23,4% nel periodo 2007-2012, frutto di una contrazione di 41 miliardi di euro, il 36% dei 113 miliardi persi dall’Italia a causa della crisi economica. Nel 2013 si contano 39.500 imprese in meno rispetto al 2009, tra cui 9.900 scomparse nel manifatturiero. Il tasso di occupazione è al 42,1% nel secondo trimestre del 2013, a fronte del 55,7% nazionale, e il tasso di disoccupazione sfiora il 20% (8 punti in più rispetto alla media del Paese). La ricchezza pro-capite è pari al 57% di quella del Centro-Nord e le famiglie materialmente povere (cioè con difficoltà oggettive ad affrontare spese essenziali o impossibilitate ad affrontare tali spese per mancanza di denaro) è pari al 26% di quelle residenti nel Mezzogiorno, a fronte di una media nazionale del 15,7%. L’Italia appare tra i sistemi dell’eurozona quello in cui più rilevanti sono le disuguaglianze territoriali. In termini di Pil pro-capite il Centro-Nord, con 31.124 euro per abitante, è vicino ai valori dei Paesi più ricchi come la Germania, dove il Pil pro-capite è di 31.703 euro. Viceversa, i livelli del Mezzogiorno sono più vicini o inferiori a quelli della Grecia (il Sud ha meno di 18.000 euro per abitanti e la Grecia registra 18.500 euro di Pil pro-capite).

Il welfare aziendale per la crescita del sistema d’impresa. Uno dei punti di debolezza del Paese è senza dubbio la bassa produttività del lavoro. In Italia ogni unità di lavoro produce in media 32 euro per ogni ora lavorata, cifra poco superiore al sistema produttivo spagnolo (31,5), sostanzialmente equivalente alla media comunitaria, ma ben distante dai principali Paesi dell’Unione europea; in particolare, risulta consistente il distacco rispetto ai 45,4 euro della Francia, ai 42,6 della Germania e ai 39,3 del Regno Unito. Nelle determinanti dell’aspetto motivazionale va certamente incluso il grado di soddisfazione per l’ambiente in cui si opera, fattore a cui può contribuire positivamente il welfare aziendale (o company welfare), ossia quell’insieme di servizi e iniziative che le imprese realizzano a favore dei propri dipendenti per assicurarne il benessere all’interno della struttura produttiva e nella loro vita privata, iniziative che assumono un’importanza crescente anche a causa delle criticità del sistema di welfare statale.

Quei trend di consumo che parlano di un Paese smarrito. I consumi descrivono un Paese sotto sforzo, profondamente fiaccato da una crisi persistente. Dai primi anni 2000 a oggi sono diminuite del 6,7% le spese per prodotti alimentari, del 15% quelle per abbigliamento e calzature, dell’8% quelle per l’arredamento e per la manutenzione della casa, del 19% quelle per i trasporti. Viceversa sono cresciute alcune spese incomprimibili, come quelle per le utenze domestiche e la manutenzione della casa (+6,3%) e quelle medico-sanitarie (+19%). Nell’ultima parte del 2013 ben il 69% di un campione di 1.200 famiglie analizzate dal Censis e Confcommercio ha indicato una riduzione e un peggioramento della capacità di spesa nel corso dell’anno, appena il 2% ha indicato un miglioramento. L’incertezza assume spesso la forma della preoccupazione e dell’inquietudine: il 52% delle famiglie sente di avere difficoltà a preservare i propri risparmi, quasi il 50% teme di non riuscire a mantenere il proprio tenore di vita. In questo contesto, quasi il 50% prevede di moderare e di contenere, nei prossimi mesi, le spese familiari.

Il capitolo «Territorio e reti» del 47° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2013

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Roma, 6 dicembre 2013 – L’importanza di garantire la sopravvivenza di un ambiente insediativo diffuso. 27 milioni di italiani vivono in territori a minore concentrazione urbana (bassa densità abitativa e lontananza dalle principali agglomerazioni). Nell’ultimo intervallo intercensuario la popolazione di questi piccoli comuni (sotto i 2.000 abitanti) è aumentata del 3,7%. Essi costituiscono il 29% circa della superficie nazionale e accolgono meno del 6% della popolazione. Chi vive in piccoli comuni sopporta abitualmente il disagio connesso al raggiungimento dei servizi di cui necessita. Su 3.491 comuni piccoli e periferici solo 42 dispongono di un liceo o di un istituto tecnico, solo 263 sono serviti da una piccola stazione ferroviaria. Differenze minime si registrano per gli uffici postali, sicuramente il servizio a maggior livello di distribuzione sul territorio nazionale: la copertura è del 96,3% a livello nazionale e del 92,1% per i piccoli comuni lontani dalle aree urbane. Molto più contenuta la dotazione di stazioni ferroviarie bronze (impianti piccoli con bassa frequentazione), che passa da una copertura del 21,1% a livello nazionale al 7,5% per i piccoli comuni. Situazione ancora più penalizzante per quanto concerne le scuole superiori (18,3% contro 1,2%).

Piano città e fondi strutturali: prospettive e criticità di una nuova stagione di politiche di rigenerazione. Per il periodo di programmazione 2014-2020 almeno il 5% dei nuovi fondi Fesr dovrà andare a programmi integrati di sviluppo urbano. Per l’Italia si tratta di circa 2 miliardi di euro, considerando il cofinanziamento nazionale. È una buona notizia? Dipenderà dalla capacità di elaborare progetti credibili e di saperne gestire l’attuazione. Proprio la recente vicenda del Piano città, il programma nazionale per le città lanciato nel 2012 dal precedente governo, alimenta alcune preoccupazioni in questa direzione. Pur a fronte di risorse modeste, alla scadenza di ottobre 2012 sono arrivate a Roma oltre 450 candidature: una risposta di gran lunga superiore alle attese. Tra le tante proposte arrivate la cabina di regia ne ha dovute selezionare appena 28, quelle considerate ad alta priorità.Peraltro, i tempi di avvio della fase attuativa si sono rivelati ben più lenti di quelli annunciati ottimisticamente in partenza, quando si parlava di cantieri aperti per Natale 2012. Teoricamente la somma dei 28 progetti corrisponde, in termini di valore degli interventi inclusi in ciascuna proposta a ben 4,4 miliardi di euro, tra finanziamenti pubblici e investimenti privati. Di fatto le risorse effettivamente disponibili sono prevalentemente quelle statali; complessivamente il finanziamento concesso dalla cabina di regia rappresenta meno dell’8% del valore globale dei progetti.

I comportamenti quotidiani: cittadini più evoluti delle città? Grazie ad una tecnologia sempre più diffusa e accessibile, ma anche a una maggiore consapevolezza dei cittadini, nei comportamenti quotidiani sempre maggiori quote di abitanti sperimentano, almeno parzialmente e alla piccola scala, nuove modalità per semplificare i processi e abbattere gli impatti sull’ambiente. Lo confermano i dati di una recente indagine realizzata da Rur e Censis. Sempre meno italiani devono recarsi in un ufficio postale per operazioni elementari come il pagamento delle bollette, dato che ormai il 48% ha la domiciliazione bancaria delle utenze, un altro 9% si reca in una qualsiasi tabaccheria e il 5% opera online. Dalle nuove generazioni viene la richiesta di una città in cui la connessione sia gratuita e accessibile ovunque grazie al wifi. Tra i giovani fino a 29 anni, più del 60% lo ritiene un importante servizio di base che dovrebbe essere garantito al pari dell’illuminazione pubblica, mentre un altro 27% lo considera utile ma limitatamente a determinati luoghi della città. passi avanti fatti negli ultimi anni nella separazione domestica dei rifiuti sono rilevanti: più dei due terzi degli intervistati (67,5%) affermano di aver ricevuto adeguate informazioni e di essere a conoscenza delle regole di base della raccolta differenziata, un altro 20%, pur essendo stato informato, è confuso e non ha le idee chiare al riguardo, infine il 12,6% si dichiara del tutto disinformato.

Evoluzione della famiglia e frazionamento degli alloggi. La moltiplicazione dei soggetti di domanda abitativa legata all’aumento del numero di famiglie rappresenta un fattore rilevante di lunga deriva. Non solo gran parte dello stock, essendo stato realizzato in un’altra fase storica, non possiede le caratteristiche costruttive e tecnologiche oggi richieste, ma anche dal punto di vista dimensionale e tipologico appare sempre più sfasato rispetto all’evoluzione della famiglia italiana. Nel 1971 il numero medio di stanze per abitazione occupata (3,68) era sostanzialmente in linea con il numero medio di componenti per famiglia (3,35). Negli anni successivi l’obiettivo del continuo miglioramento della condizione abitativa ha contribuito a far crescere le dimensioni delle case, mentre parallelamente la dimensione delle famiglie diminuiva in modo costante. Il risultato è che oggi si registra una dimensione media degli alloggi in termini di stanze (4,2) sproporzionata rispetto alla dimensione media della famiglia (scesa a 2,4 componenti). Il mercato immobiliare, anche per il calo del potere di acquisto delle famiglie, registra il convergere della domanda sulla piccola dimensione. La quota di monolocali e piccole abitazioni sul totale delle abitazioni scambiate nel 2012 a Torino supera il 55%, a Milano sfiora il 49%, a Roma si attesta sul 42% e a Napoli sul 36%.

Il capitolo «Il sistema di welfare» del 47° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2013

Roma, 6 dicembre 2013 – L’empowerment degli operatori fa la buona sanità. Nella tensione alla razionalizzazione del servizio sanitario, una nuova attenzione sta maturando per l’analisi e la promozione di tutti i fattori che, all’interno dei servizi e delle organizzazioni sanitarie, possono impattare positivamente sul benessere e il clima organizzativo. Dalle diverse indagini che analizzano l’empowermet degli operatori sanitari, tra cui la recente sperimentazione Agenas-Censis, emergono alcuni elementi ricorrenti. Gli aspetti del clima organizzativo definiti più positivamente dagli operatori risultano quelli che attengono al rapporto con i pazienti (per il 98,5% di quanti si ritengono soddisfatti) e i loro familiari (93,9%), ma nelle relazioni con i colleghi e soprattutto con i superiori emergono le criticità legate alla mancata corrispondenza tra impegno, risultato e riconoscimento.

La spesa farmaceutica nella crisi del Ssn. La progressiva riduzione della spesa farmaceutica territoriale totale, pubblica e privata, ha fatto registrare in Italia nel 2012 un totale di 19.389 milioni di euro, con una riduzione rispetto al 2008 di -1,9% e di -5,6% rispetto all’anno precedente. A fronte della riduzione costante della spesa pubblica, diminuita in termini nominali in un solo anno dell’8%, la spesa privata fa registrare un andamento opposto di crescita costante (dal 2008 al 2012 +12,3%), in particolare la spesa per ticket sui farmaci (aumentata del 117,3% dal 2008 al 2012), che nell’ultimo anno ha raggiunto la quota di 1,4 miliardi di euro. Diminuisce pertanto la quota di spesa coperta dal Ssn, che è passata dal 65,9% del 2008 al 61% del 2012. Non stupisce quindi che a questi dati strutturali corrisponda la sensazione espressa dalla maggioranza dei cittadini che la spesa di tasca propria per l’acquisto dei farmaci, sia essa legata al pagamento dei ticket, che per il pagamento eventuale della differenza di prezzo per i farmaci con marchio, sia per quelli a pagamento intero, sia aumentata.

Finanziare e impiegare meglio le risorse, vera priorità del welfare. La spesa pubblica per la protezione sociale in Italia è pari a quasi il 30% del Prodotto interno lordo e in rapporto al Pil nel periodo di crisi è cresciuta di 3,2 punti percentuali. Il dato poco riflette la limatura progressiva della spesa pubblica per il welfare che sta impattando seriamente sui bilanci delle famiglie. Da un’indagine realizzata dal Censis si evidenzia infatti che il 27% degli intervistati dichiara che gli è capitato di dover pagare un ticket su una prestazione sanitaria superiore al costo che avrebbe sostenuto se avesse acquistato la prestazione nel privato pagando il costo per intero di tasca propria. Cresce quindi il ricorso al privato e all’intramoenia. Le prestazioni svolte più frequentemente in strutture private a pagamento intero riguardano: l’odontoiatria, con quasi il 90% dei cittadini che vi ha svolto estrazioni dentarie semplici, con anestesia; la ginecologia (57%); la riabilitazione motoria in motuleso semplice (36%); le visite ortopediche (34,4%). Il 38% degli italiani ha aumentato negli ultimi anni il ricorso al privato per la riabilitazione motoria, oltre il 35% per la colonscopia, il 34% per le visite ortopediche; per l’intramoenia invece il 23,3% degli intervistati ha aumentato il ricorso per la riabilitazione motoria, oltre il 17% per l’ecografia all’addome completo, il 16,7% per le visite ortopediche. gli italiani giudicano negativamente le manovre di finanza pubblica sulla sanità, non solo perché hanno tagliato i servizi e ridotto la qualità (61%), o perché hanno accentuato le differenze di copertura tra regioni, ceti sociali (73%), ma perché hanno puntato troppo sui tagli e poco sulla ricerca di nuove fonti di finanziamento, dai fondi sanitari alle polizze malattie (67%).

Centralità delle reti di relazioni e rischi di erosione. L’incremento delle persone che vivono sole rischia di scardinare l’organizzazione del sistema di welfare italiano, che tende a internalizzare nelle famiglie, sia pure allargate, le risposte ad una molteplicità di bisogni sociali. Le persone che vivono sole sono oltre 7,5 milioni, pari al 14,5% della popolazione da 15 anni in poi; di queste, quasi 2 milioni hanno tra 15 e 45 anni, pari all’8,2% di questa classe di età (in aumento rispetto al 2002 del 31%), poco più di 2 milioni hanno tra 45 e 64 anni, pari al 12,2% (+71%) e oltre 3,6 milioni sono anziani, pari al 29,5% (+24,8%). Rispetto al 2002 si registra un aumento del 36,6%, pari a quasi 2 milioni di persone in più. Piace vivere da soli a oltre l’83% degli intervistati con età fino a 34 anni, al 69% degli adulti fino a 54 anni, a meno di un quarto tra i 55-64enni e a meno del 16% tra i longevi. Vivere da soli è una condizione che proietta verso l’esterno una domanda di relazionalità e di tutela, e che richiede l’integrazione di una efficace rete di relazioni. Così, le istituzioni non profit nel nostro Paese al 2011 sono 301.191, con un incremento di quasi 66.000 unità, pari a +28% rispetto al 2001; nel complesso vi operano 5,7 milioni di persone, di cui 4.759.000 volontari, quasi 681.000 dipendenti, 270.769 lavoratori esterni (collaboratori a progetto, con contratto occasionale, con contratto occasionale di tipo accessorio) e 5.544 lavoratori temporanei. Rispetto al 2001 si registrano dinamiche di crescita significative: i volontari sono aumentati del 43,5%, i dipendenti del 39,4%, i lavoratori esterni del 169,4% e i temporanei del 48%.

Previdenza complementare e sanità integrativa, queste semisconosciute. Esiste un buco nero informativo e di conoscenza molto ampio per i filoni di welfare che dovrebbero potenzialmente affiancare il pilastro pubblico, dalla sanità integrativa (che oggi conta oltre 11 milioni di assistiti) alla previdenza complementare (con oltre 6 milioni di iscritti). Da un’indagine del Censis emerge che il 33,6% degli intervistati non ha mai sentito parlare di fondi sanitari integrativi e polizze malattia, e un ulteriore 34,9%, pur avendone sentito parlare, non sa esattamente cosa siano. Più del 53% dichiara di non conoscere le differenze tra un fondo sanitario integrativo e una polizza malattia, e oltre il 57% non è a conoscenza del fatto che i fondi sanitari integrativi garantiscono un vantaggio fiscale rispetto alle polizze malattia. Anche per la previdenza complementare, da un’indagine Censis-Covip su un ampio campione nazionale di lavoratori emerge una ridotta conoscenza di aspetti essenziali: il 35% degli intervistati dichiara di non conoscere il rapporto tra i benefici fiscali della previdenza complementare e quelli relativi ad altre forme di investimento; il 33% non è informato sui parametri per la rivalutazione dei contributi versati; oltre il 16% non sa della possibilità o meno di disporre in tutto o in parte del capitale prima del pensionamento. All’esercito degli estranei alla previdenza complementare va aggiunto quello dei lavoratori che hanno conoscenza errata; in totale sono 16 milioni i lavoratori italiani che di fatto non conoscono o conoscono male la previdenza complementare.

Il capitolo «Processi formativi» del 47° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2013

Roma, 6 dicembre 2013 – Il ruolo strategico dell’istruzione degli adulti. Il 21,7% della popolazione italiana con più di 15 anni ancora oggi possiede al massimo la licenza elementare. Per quanto si tratti di un fenomeno concentrato nelle fasce d’età più anziane, un campanello d’allarme squilla per il 2% di 15-19enni, l’1,5% di 20-24enni, il 2,4% di 25-29enni e il 7,7% di 30-59enni che non hanno mai conseguito un titolo di scuola secondaria di primo grado. E anche per quel 56,2% di ultrasessantenni senza licenza media (23% tra gli occupati) i vantaggi di un “ritorno a scuola” sarebbero indiscutibili per il rafforzamento del loro kit di strumenti utili ad affrontare le sfide della complessità sociale. Inoltre, si è fermato alla licenza media il 43,1% dei 25-64enni. Il circuito vizioso tra bassi titoli di studio, problemi occupazionali e scarsa propensione all’ulteriore formazione è, infine, testimoniato: dalla significativa incidenza tra i giovani Neet di individui con al massimo la licenza media (43,7%); dalla marginale partecipazione complessiva della popolazione adulta ad attività formative, se in possesso della sola licenza elementare (0,8% del totale) o diploma di scuola secondaria di primo grado (1,9%).

Aggredire la dispersione includendo il territorio. Nel nostro Paese la quota di early school leavers, seppure in tendenziale diminuzione, continua a essere significativa e in alcune aree geografiche pericolosamente endemica. Se nel 2012 la popolazione di 18-24 anni con al più la licenza media che non frequentava altri corsi scolastici o attività formative superiori ai due anni era pari al 17,6%, in alcune aree del Paese restava al di sopra della soglia del 20%: ad esempio nel complesso delle regioni meridionali (21,1%). Lo scenario nazionale è distante non solo da quello medio europeo (12,8%), ma soprattutto dall’obiettivo fissato da Europa 2020, secondo il quale i giovani che abbandonano precocemente gli studi non dovranno superare la soglia del 10%. In Italia nel 2011 alla fine del primo anno aveva abbandonato gli studi l’11,4% degli studenti iscritti. Lo stesso indicatore nelle regioni del Nord e del Centro era rispettivamente 10,4% e 10,3%, mentre i tassi di abbandono erano del 13% nel Mezzogiorno nel complesso e del 14,9% nelle sole isole.

L’integrazione scolastica degli alunni disabili: un processo sinergico. I dati sulla distribuzione nell’anno scolastico 2013-2014 dei 207.244 alunni disabili, pari al 2,6% del totale degli alunni iscritti, attestano una loro maggiore presenza nella ripartizione settentrionale del Paese, dove si concentra il 38% del totale, seguita dal Sud e isole (35,6%) e infine dal Centro, dove la percentuale è del 19,9%. La periodica rilevazione del Censis sui dirigenti scolastici, che quest’anno ne ha coinvolti 2.178, evidenzia che il 47,1% ha dichiarato che nel proprio istituto l’integrazione degli alunni con disabilità non è un problema, mentre per il 29,3% è un problema in via di risoluzione. Tuttavia, ancora per quasi un dirigente su quattro (23,6%) tale processo resta un problema di difficile soluzione. I principali problemi sono: l’insufficiente numero di insegnanti per le attività di sostegno rispetto alla numerosità dell’utenza (70,6%), la difficoltà nella gestione dei rapporti con gli altri soggetti coinvolti nel processo di inserimento – servizi socio-sanitari, enti locali, altre scuole/enti formativi, ecc. – (39,9%) e la inadeguata specializzazione dei docenti di sostegno rispetto alle specifiche disabilità (26,5%).

Il sistema di istruzione e formazione professionale di fronte alla sfida della sussidiarietà. I percorsi triennali d’istruzione e formazione professionale costituiscono ormai una scelta concreta e sempre più perseguita al termine della scuola secondaria di primo grado. Degli appena 23.563 allievi dei primi corsi si è giunti ai 241.620 dell’anno formativo 2011/2012. Secondo l’indagine del Censis, numerose e diversificate sono le azioni intraprese dagli istituti professionali per incrementare il successo formativo degli iscritti ai percorsi triennali. Le azioni più diffuse sono quelle finalizzate a garantire il raccordo tra studio e lavoro, in primo luogo l’attivazione di stage (74,3%) o di percorsi in alternanza scuola/lavoro (72,9%). Un analogo livello di diffusione (72,2%) sembra caratterizzare la realizzazione di una didattica laboratoriale, seguita dalle attività di raccordo tra le competenze di base e le competenze professionalizzanti (64,6%).

L’università italiana: un sistema squilibrato territorialmente e con scarsa capacità di globalizzazione. Le università italiane stentano a collocarsi all’interno delle reti internazionali di ricerca. Secondo l’indagine del Censis sui rettori italiani, tra i fattori più efficaci per accrescere la competitività dei loro atenei c’è al primo posto il miglioramento della qualità dei servizi e delle strutture di supporto alla didattica (73,8%), poi lo sviluppo di collaborazioni internazionali nelle attività di ricerca (54,8%), lo sviluppo di percorsi di laurea a doppio titolo/titolo aggiunto con atenei stranieri (52,4%), le ricerche di grande rilevanza scientifica (40,5%) e l’incremento del numero di laureati in corso (38,1%). Le criticità esistenti sono aggravate dal divario territoriale tra Nord e Sud del Paese. Nel decennio 2002-2012 l’indice regionale di attrattività delle università passa nel Mezzogiorno da -20,7% a -28,3%, incrementandosi negativamente di oltre 7 punti percentuali. Nelle regioni insulari l’indice precipita da -10,1% nel 2002 a -26,2% nel 2012.

Il capitolo «La società italiana al 2013» del 47° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2013

 

Le energie affioranti per ripartire

Il sistema ha tenuto con fatica. I soggetti emergenti: donne imprenditrici, lavoratori stranieri, giovani che vivono all’estero. Ora puntare sul settore dei servizi (anche oltre confine), l’industria della cultura, l’edilizia innovativa, i grandi eventi internazionali

Roma, 6 dicembre 2013 – (LA FATICOSA TENUTA DEL SISTEMA) La messa in sicurezza delle reti familiari. Le famiglie italiane hanno attuato una profonda ridefinizione dei consumi, attaccando sprechi ed eccessi in nome di una nuova sobrietà. Il 76% dà la caccia alle promozioni, il 63% sceglie gli alimenti in base al prezzo più conveniente, il 62% ha aumentato gli acquisti di prodotti di marca commerciale, il 68% ha diminuito le spese per cinema e svago, il 53% ha ridotto gli spostamenti con auto e scooter per risparmiare benzina, il 45% ha rinunciato al ristorante. Nonostante ciò, la pressione fiscale e le spese non derogabili comportano uno stato di tensione continua. Per il 72,8% delle famiglie un’improvvisa malattia grave o la necessità di significative riparazioni per la casa o per l’auto sono un serio problema. Il pagamento di tasse e tributi (24,3%), bollette (22,6%), rate del mutuo (6,8%) mette in difficoltà una quota significativa di italiani. Sono poco meno di 8 milioni le famiglie che hanno ricevuto dalle rispettive reti familiari una forma di aiuto nell’ultimo anno. E 1,2 milioni di famiglie, che non sono riuscite a coprire le spese con il proprio reddito, hanno fatto ricorso a prestiti di amici.

Le reazioni alla crisi del tessuto d’impresa. La recessione ha portato alla cessazione di più di un 1,6 milioni di imprese tra il 2009 e oggi. Tuttavia nel piccolo commercio, che conta oltre 770.000 imprese, i negozi di vicinato che operano nell’alimentare, pur essendo stati spiazzati dalla grande distribuzione, hanno registrato un lieve incremento, vicino all’1% tra il 2009 e la prima metà del 2013. Il commercio ambulante è cresciuto di quasi l’8% (da 168.000 operatori a quasi 181.000). Gli operatori del commercio online sono quasi 12.000, aumentati del 20% tra il 2009 e oggi. A una difesa delle posizioni, negli anni della crisi, va anche ascritta la presenza endemica dell’abusivismo commerciale. La quota del commercio abusivo raggiunge il 7,1%, per un totale di circa 68.000 esercizi commerciali, di cui il 52% in aree pubbliche o aree mercatali e il restante 48% in sede fissa. Particolarmente elevato è l’abusivismo nell’ambulantato, pari al 19,4%. Il giro d’affari sottratto al commercio regolare è pari a 8,8 miliardi di euro.

(LE SOGGETTUALITÀ EMERGENTI) Le donne come nuovo ceto borghese produttivo. Capacità di resistenza e adattamento difensivo, ma anche di innovazione, rilancio e cambiamento, sono tratti essenziali delle strategie messe in atto dalle donne nel mondo produttivo. Alla fine del secondo trimestre del 2013, le imprese con titolare donna erano 1.429.880, il 23,6% del totale. Nell’ultimo anno il saldo è positivo (quasi 5.000 unità in più). Le «imprese rosa» sono concentrate nel commercio (28,7%), in agricoltura (16,2%), nei servizi di alloggio e ristorazione (9,2%). Sono prevalentemente di piccole dimensioni (quasi il 69% ha meno di un addetto) e di tipo individuale (il 60% del totale). L’incremento più significativo nell’ultimo anno si registra però per le società di capitali: 9.027 unità in più, +4,2%. E la partecipazione delle donne come libere professioniste al mercato del lavoro ha registrato un incremento del 3,7% tra il 2007 e il 2012.

Gli immigrati «volano» sulle ali dell’intrapresa. Nonostante non manchino fenomeni di irregolarità e circoscritte violazioni delle norme di sicurezza, l’impresa immigrata è ormai una realtà vasta e significativa nel nostro Paese. Sono 379.584 gli imprenditori stranieri che lavorano in Italia: +16,5% tra il 2009 e il 2012, +4,4% solo nell’ultimo anno. L’imprenditoria straniera rappresenta l’11,7% del totale. Si concentra nelle costruzioni (il 21,2% del totale) e nel commercio al dettaglio (20%). Di fronte alla crisi che sta colpendo i negozi italiani, che dal 2009 sono diminuiti del 3,3%, gli stranieri sono invece cresciuti del 21,3% nel comparto al dettaglio (dove gli esercizi commerciali a titolarità straniera sono 120.626) e del 9,1% nel settore dell’ingrosso (21.440). Quanto alla nazionalità dei proprietari, oltre 40.000 negozi sono gestiti da marocchini e più di 12.000 da cinesi. Sono 85.000 gli stranieri che lavorano in proprio e hanno dipendenti italiani e/o stranieri. Negli ultimi quattro anni, mentre gli italiani diminuivano del 3,6%, sono aumentati del 14,3%. Si tratta soprattutto di artigiani, sono più giovani degli italiani.

I giovani, navigatori del nuovo mondo globale. L’Italia oltre confine ammonta a oltre 4,3 milioni di connazionali. Nell’ultimo decennio il numero di cittadini che si sono trasferiti all’estero è più che raddoppiato, passando dai circa 50.000 del 2002 ai 106.000 del 2012 (+115%). Ma è stato soprattutto nell’ultimo anno che l’incremento si è accentuato (+28,8%). Nel 54,1% dei casi si è trattato di giovani con meno di 35 anni. Secondo un’indagine del Censis, circa 1.130.000 famiglie italiane (il 4,4% del totale) hanno avuto nel corso del 2013 uno o più componenti residenti all’estero. A questa quota si aggiunge un altro 1,4% di famiglie in cui uno o più membri sono in procinto di trasferirsi. Chi se ne è andato lo ha fatto per cercare migliori opportunità di carriera e di crescita professionale (il 67,9%), per trovare lavoro (51,4%), per migliorare la propria qualità della vita (54,3%), per fare un’esperienza di tipo internazionale (43,2%), per lasciare un Paese in cui non si trovava più bene (26,5%), per vivere in piena libertà la propria vita sentimentale, senza essere vittima di pregiudizi o atteggiamenti discriminatori, come nel caso degli omosessuali (12%). Nel confronto con l’estero, per loro il difetto più intollerabile dell’Italia è l’assenza di meritocrazia, denunciata dal 54,9%, poi il clientelismo e la bassa qualità delle classi dirigenti (per il 44,1%), la scarsa qualità dei servizi (28,7%), la ridotta attenzione per i giovani (28,2%), lo sperpero di denaro pubblico (27,4%).

(SPAZI SEMIVUOTI ED ENERGIE AFFIORANTI) Per un terziario oltre confine. L’incidenza del comparto terziario in Italia è pari al 73,7% del Pil, in linea con il 79% della Francia, il 77,9% del Regno Unito, il 70,6% della Spagna, il 68,7% della Germania. Ma nel nostro Paese è elevata l’incidenza di servizi che danno minore dinamicità all’economia. La quota sul Pil di attività come l’intermediazione immobiliare, i servizi alla persona e la Pubblica Amministrazione raggiunge il 21,9% in Italia e il 18,3% nella media degli altri grandi Paesi europei. Altrettanto vale per il comparto commerciale, del turismo e della logistica, che registra un’incidenza del 20,6% contro una media del 17,9%. Al contrario, nei segmenti più propulsivi legati direttamente o indirettamente ai servizi alle imprese (dalla finanza all’informatica, alla consulenza) la quota italiana sul Pil è del 19,9% contro una media del 23%. Altrettanto vale per un segmento come la formazione e la cultura, dove siamo all’11,3% a fronte di una media del 14,7%. In più, per ogni ora lavorata nel terziario in Italia si producono 32 euro, mentre nell’area dell’euro si sale a 36 euro e soprattutto in Germania a 40 euro e in Francia a 45 euro. Il nostro terziario soffre di una composizione troppo tradizionale, più al servizio della famiglia che legata ai grandi processi di trasformazione organizzativa dell’impresa, più sostenuta dalla spesa pubblica che da un’autonoma ricerca di competitività. Ma soprattutto opera prevalentemente nel mercato interno, non esporta servizi all’estero ed è scarsamente internazionalizzato.

Una logica industriale per la cultura. Nel 2012 l’Italia, primo Paese al mondo nella graduatoria dei siti Unesco, presentava una dimensione del settore culturale fortemente contenuta se comparata ad altri Paesi europei. Il numero dei lavoratori (309.000, pari all’1,3% del totale) coincide con la metà di quello di Regno Unito (755.000) e Germania (670.000), ed è molto inferiore rispetto a Francia (556.000) e Spagna (409.000). Anche il valore aggiunto prodotto in Italia di 12 miliardi di euro (contro i 35 miliardi della Germania e i 26 miliardi della Francia) contribuisce solo per l’1,1% a quello totale del Paese (meno che negli altri Paesi europei). Mentre in Spagna (+14,7%), Francia (+9,2%), Germania (+4,8%) il valore aggiunto prodotto in ambito culturale è cresciuto significativamente tra il 2007 e il 2012, da noi l’incremento è stato molto debole, pari all’1%. A impedirne la crescita è la logica di governo del settore e modelli gestionali che ostacolano una maggiore integrazione tra pubblico e privato.

L’edilizia innovativa come leva per la ripresa. È ora di guardare anche in Italia all’economia della trasformazione urbana e territoriale, con i suoi diversi segmenti (grandi opere, rigenerazione urbana, edilizia residenziale, immobiliare, recupero del patrimonio storico-artistico) non più come un settore tradizionale in crisi di fatturato e occupazione, ma come un ambito in cui il ripensamento dei modelli può creare enormi opportunità. Dal 2007 al 2012 le compravendite di abitazioni sono diminuite del 45%, nel 2013 il calo potrebbe arrivare al 50% (400.000 abitazioni vendute). Ma le famiglie che hanno manifestato l’intenzione di acquistare casa sono state 907.000 e solo il 53,5% è riuscito a realizzare l’acquisto. Infatti, dal 2007 al 2012 il risparmio netto annuo per famiglia è passato da 4.000 euro a 1.300 euro. Il comparto in affitto riguarda oggi il 14,9% delle famiglie. I nuclei giovani sono il 23,8% degli inquilini. La parte più consistente degli inquilini è localizzata nel Mezzogiorno (39,2%) e nelle grandi città, con oltre 100.000 abitanti (31,4%). Il 40,8% ha un reddito netto mensile di 1.000 euro e un ulteriore 44,1% compreso fra 1.000 e 2.000 euro.

La funzione shock dei grandi eventi internazionali. Cresce nel Paese l’attenzione attorno all’Expo di Milano che aprirà i battenti il 1° maggio 2015 e, nelle attese, dovrebbe portare in sei mesi oltre 20 milioni di visitatori. Il dibattito sui grandi eventi si riaffaccia anche in relazione all’ipotesi di una candidatura italiana alle Olimpiadi 2024, a fronte di buone chance di una localizzazione europea dopo gli appuntamenti di Rio 2016 e Tokyo 2020. Che ci sia voglia nel Paese di scommettere sui grandi eventi lo dimostra anche la competizione intrapresa da numerosi comuni italiani per la selezione della città Capitale europea della cultura 2019, con 21 candidature iniziali.

Una strategia di nicchia anche per i servizi. La bilancia dei pagamenti dei servizi legali e di consulenza e di quelli pubblicitari e di ricerche di mercato presenta un deficit di 2 miliardi di euro (in peggioramento) originato, più che dall’ampiezza del flusso di import (4,8 miliardi di euro, sostanzialmente in linea, tenuto conto delle dimensioni economiche, con quello di altri Paesi europei), dalla modestia di quello dell’export: appena 2,8 miliardi di euro, che collocano l’Italia all’ottava posizione tra i Paesi dell’Ue, preceduta anche dalla Polonia. Ma tra il 2009 e il 2012 l’export italiano dei servizi di ingegneria, architettura e altre consulenze tecniche è stato protagonista di una crescita impressiva, risalendo da meno di 1 miliardo di euro a più di 2,5 miliardi e portando il saldo settoriale a un attivo record di 1,2 miliardi. La crescita triennale è del 165% e il dato del 2012 supera anche i valori pre-crisi.

(AVVITAMENTO DELLA POLITICA E NUOVE TENDENZE VALORIALI) Il ritorno del decisionismo dal centro. La quota dei disegni di legge provenienti dal Parlamento nelle due ultime legislature è pari al 94,4%, contro il 4,4% del Governo. La quota delle leggi approvate si ferma però al 22,2% per il Parlamento e raggiunge il 76,6% per quelle promosse dal Governo. L’indice di approvazione delle leggi è incontrovertibile: 0,8% per il Parlamento (superato in termini di efficacia anche dalle Regioni, che presentano un indice di finalizzazione del 5,1%) e 62,2% per il Governo.

La difesa del microterritorio come residuale partecipazione politica. Il 56% degli italiani (contro il 42% della media europea) non ha attuato nessun tipo di coinvolgimento civico negli ultimi due anni, neppure quelli di minore impegno, come la firma di una petizione. Più di un quarto dei cittadini manifesta una lontananza pressoché totale dalla dimensione politica, non informandosi mai al riguardo. Al contrario, si registrano nuove energie difensive in tanta parte del territorio nazionale contro la chiusura di ospedali, tribunali, uffici postali o presidi di sicurezza.

Bilancio inps

Bilancio sociale Inps: il disavanzo a 9,78 mld di euro

Il bilancio sociale dell’Inps, edizione 2012 chiude con un disavanzo di 9,78 miliardi di euro, non solo per effetto dell’incorporazione dell’Inpdap, ma anche della crisi. 

In cinque anni il  calo del reddito disponibile è stato di 18 miliardi di euro, causato sia dalla riduzione dei redditi primari per 40 miliardi sia da un aumento del prelievo fiscale pari a 12 miliardi, per un totale di 52 miliardi.  Un crollo  compensato parzialmente da 35 miliardi di prestazioni sociali Inps.

(fonte inca)

Il bilancio sociale 2012 dell’Istituto previdenziale pubblico, presentato ieri alla presenza del ministro del lavoro Enrico Giovannini conferma un’ulteriore crescita dei trasferimenti sostenuti per finanziare gli ammortizzatori sociali, che hanno tutelato il reddito di quasi 4 milioni di lavoratori e lavoratrici, mentre nel primo anno di applicazione della riforma Fornero la spesa per pensioni segna il passo.

L’anno scorso le uscite correnti sono aumentate di circa 8 miliardi di euro (+2,6 per cento) da 308 a 315 miliardi. Un salto determinato dalle maggiori prestazioni, ma anche da una crescita del 15 per cento dei contributi fiscalizzati alle imprese, la cosiddetta contribuzione figurativa che vale quasi la metà della spesa per ammortizzatori sociali (10,1 miliardi contro i 12,6 di sussidi pagati l’anno scorso).

Nel 2012, le entrate contributive si sono ridotte di 2,5 miliardi di euro mentre sono aumentati di 9,7 miliardi (+11,6 per cento) i trasferimenti dello Stato.

La spesa per ammortizzatori sociali è aumentata di circa il 19 per cento rispetto all’anno precedente, passando da 19,1 a 22,7 miliardi di euro.

Questa spesa è stata coperta solo per il 37,5 per cento dai contributi di lavoratori e imprese e per il resto dallo Stato.

Per quanto riguarda le pensioni, si conferma la riduzione delle nuove prestazioni previdenziali (-7,4 per cento), con un risparmio di 9,3 miliardi.

Metà delle nuove pensioni in pagamento l’anno scorso (1.146.340 in tutto: 55 per cento previdenziali e il 45 per cento assistenziali) sono andate a lavoratori usciti dal settore privati, il 20 per cento dal pubblico (130 mila), il 22 per cento dal settore autonomo e il 3,3 per cento agli iscritti alla gestione separata (parasubordinati).

Gli importi oscillano dai 1.300 euro mensili per gli autonomi ai 2.000 di un dipendente andato in pensione di anzianità, agli 894 euro medi mensili per chi ha una pensione di vecchiaia.

Complessivamente, la metà dei pensionati Inps percepisce una pensione al di sotto dei mille euro al mese; di questi, 2,26 milioni non arriva ai 500 euro. Solo 650 mila pensionati hanno una prestazione superiore a 3.000 euro.  

Mafia

Cgil, ddl ”Io riattivo il lavoro” sui beni confiscati alla mafia

Ammonta a 7 miliardi di euro il valore dei beni confiscati in via definitiva alla mafia a cui si aggiungono altri 7 miliardi di euro di valore stimato dei sequestri effettuati dal 1992 ad oggi. I beni immobili sottratti ai boss (dagli appartamenti, agli alberghi, dai terreni agricoli alle cave) sono 11.238 (fino a gennaio 2013) di cui 4.892 (44%) in Sicilia.

Le aziende sono invece 1.708, per il 95% concentrate in sei regioni tra cui la Sicilia dove sono 623 (36,47%). E sono decine di migliaia i lavoratori di queste aziende ai quali ogni giorno, soprattutto nelle regioni più interessate come la Sicilia, se ne aggiungono centinaia. “Di questi, 80 mila sono rimasti disoccupati in seguito ai provvedimenti giudiziari”, ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro. “Il fenomeno – ha aggiunto – sta assumendo una rilevanza tale che un cambio di passo, per velocizzare le procedure di riaffidamento delle aziende confiscate e consentirne la sopravvivenza e il rilancio assieme alla salvaguardia dell’occupazione, è un obiettivo non più differibile”.

La Cgil è dunque convinta che la normativa in proposito vada aggiornata. E con questo obiettivo, assieme ad Acli, Arci, Avviso pubblico, Sos impresa, Legacoop, Centro Pio La Torre ha presentato un disegno di legge di iniziativa popolare, “Io riattivo il Lavoro”, che ha già iniziato il suo iter in Parlamento, e che prevede strumenti per il sostegno alle imprese che emergono alla legalità e per la tutela dei lavoratori.

“Auspichiamo, e ci sono segnali positivi in tal senso – ha detto Luciano Silvestri, del dipartimento nazionale legalità della Cgil – che si vada a una rapida approvazione”.

(fonte INCA)