L’Anas contro la lingua sarda:la vicenda di Posada

 

I NOMI DEI PAESI E IL CANTONIERE CHE SE NE FREGA.

di Francesco Casula

Un capo cantoniere dell’Anas intima al sindaco di Posada (Nu) Roberto Tola, di rimuovere il cartello stradale con la scritta “Pasada”, (come si chiama il paese in lingua sarda) posizionato all’ingresso del paese della Baronia, sulla statale 125 Orientale sarda, in quanto “non a norma”. Giustamente il sindaco sardista si oppone. La vicenda è comunque stupefacente. Un burocrate dell’Anas, ente statale ipercentralista, diventato zelante e occhiuto, ha tempo e voglia di controllare cartelloni a suo dire, fuori norma, quando dovrebbe invece indirizzare il suo zelo e impiegare il suo tempo in ben altre direzioni: al controllo, per esempio, dei cantieri lumaca, sempre aperti e mai chiusi: è paradigmatico ed esemplare il caso della 131 con lavori iniziati da decenni e decenni. Ora si può ammettere che un dipendente dell’Anas non conosca il valore e il significato altamente identitario, civile e culturale, della toponomastica in lingua sarda: con i nomi dei paesi, delle località, delle strade, delle piazze, dei fiumi, dei monti ecc. noi riusciamo a entrare in contatto con la nostra storia, la nostra civiltà, la nostra lingua, appunto. Una cosa però dal dipendente, ma soprattutto da chi gli ha dato l’incarico e l’ordine di rimuovere il cartellone “proibito”  ovvero dall’Anas, occorre pretendere: il rispetto delle leggi. Ad iniziare dalla normativa europea, da quella statale (la 482), da quella regionale (la 26). E dallo stesso codice della strada che (nell’art.37, comma 2-bis)  prevede l’utilizzo “nei segnali di localizzazione territoriale del confine del comune, lingue regionali o idiomi locali presenti nella zona di riferimento, in aggiunta alla denominazione nella lingua italiana”. Commenta a questo proposito nel suo blog Gianfranco Pintore, giornalista di lungo corso e scrittore di gran vaglia: “Sarebbe interessante sapere come possa venire in mente a qualcuno di sbattersene con una sola levata di genio della Carta dell’Onu, di quella europea delle lingue di minoranza, della Costituzione italiana, della legge dello stato di tutela delle lingue minoritarie, di quella della Sardegna sullo stesso tema. E, soprattutto, del buon senso. Tollera, il buontempone, che i cartelli con i nomi dei paesi sardi siano ridotti a indicazione di pizzerie. C’è qualcuno che gli ha dato la dritta o è tutto frutto della sua intelligenza?

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 23-5-2012

 

 

 

11:18 Scritto da: zicu1 | Link permanente | Commenti (0) | Segnala | OKNOtizie |  Facebook

 

21/05/2012

 

Presentazione libro di Francesco Casula a Sindia

 

 

 

 

Sabato 26 maggio ore 18.00

A Sindia presso la “Corte Pischedda” in Via Garibaldi

presentazione del libro

 “Letteratura e civiltà della Sardegna”

I volume, Edizioni Grafica del Parteolla, Euro 20

di Francesco Casula

 

 

Il volume dedica più del 50% delle pagine a Autori che scrivono in Lingua sarda e ai corrispettivi testi :dai primi documenti in volgare sardo ai  Condaghes, dalla Carta De Logu di Eleonora dArboreaa Antonio Cano, da Gerolamo Araolla e Antonio Maria da Esterzili a Matteo Garipa, da Sa scomunica de Predi Antiogu arrettori de Masuddas a Efisio Pintor Sirigu, da Francesco Ignazio Mannu a Diego Mele e Peppino Mereu ( cui sono state dedicate molte pagine e la foto nella copertina), fino a Antioco Casula (Montanaru) e Pedru Mura.

Fra gli Autori che scrivono in Lingua italiana sono presenti Giambattista Tuveri, Antonio Gramsci, Emilio Lussu, Grazia Deledda, Sebastiano Satta, Salvatore Cambosu, Antonio Pigliaru, Giuseppe Fiori, Giuseppe Dessì e Salvatore Satta.

Vi è anche un Autore bilingue Michelangelo Pira (che ci ha lasciato testi in Sardo e in Italiano) e uno quadrilingue, Sigismondo Arquer, che ha scritto in Sardo, Latino, Castigliano e Catalano.

Il secondo volume dovrebbe uscire, sempre per le Edizioni Grafica del Parteolla a giugno prossimo, con Autori che arriveranno fino ai nostri giorni.

 

 

 

08:51 Scritto da: zicu1 | Link permanente | Commenti (0) | Segnala | OKNOtizie |  Facebook

 

19/05/2012

 

Cos’è l’Identità

 

Una casa aperta che ogni giorno diventa più ricca: si chiama Identità.

di Francesco Casula                            

Da un sondaggio curato dall’Università di Cagliari e da quella di Edimburgo e finanziato dalla Regione sarda circa l’atteggiamento dei Sardi nei confronti della propria identità, dell’Autonomia, delle Istituzioni regionali e del rapporto fra Sardegna, Ue e Italia, emergono umori e giudizi estremamente interessanti: ad iniziare da quello sulla Identità: concepita in modo dinamico e variabile, non immobile e chiusa. Ovvero ferma e ossificata nel passato. Una identità dunque che cammina nella materialità corposa delle vicende e dei processi reali in cui si contamina, e si costruisce-ricostruisce: fatta, di somme e di accumuli e non di sottrazioni successive. L’identità che occorre difendere e rivendicare e far crescere dunque non è quella primigenia o “autentica”: anche perché l’autoctono puro non esiste. Gli uomini – come le piante – hanno certo “radici”, ma insieme viaggiano, cambiano, sono ibridi, multipli, figli di molte generazioni e di molte culture e di infiniti incontri: influenzati dal sangue e dalla storia tanto quanto dal loro libero mutare, abitare, imparare. Non esistono quindi identità blindate.  L’Identità che esiste è invece lo specchio fedele di stratificazioni culturali secolari su un potente sostrato indigeno che fa da coagulo. Ma non si esprime in un isolato e fermo recupero e cernita di semplici memorie e tradizioni. In genere –ha sostenuto il filosofo Searle – noi pensiamo alla memoria e dunque all’identità che su questa basiamo, come a un magazzino di frasi e immagini. Dobbiamo invece pensare alla memoria e dunque all’identità come a un meccanismo che genera atti contemporanei, inclusi pensieri e azioni, certo basati anche sulle esperienze del passato, ma nei termini accrescitivi di un confronto nel tempo perché è in quel confronto, in quello scambio intersoggettivo che trova la ragione la capacità di conservare ma anche di progettare e di accogliere e di proporre, di ricevere e di dare. Ciascuno è figlio della propria terra ma anche figlio del mondo intero. Occorre partire dal “luogo della differenza” per riconoscerci e appartenerci e insieme da quel luogo, dal valore della diversità segnata da una storia dissonante e da arresti anche drammatici ma carica di significati millenari: ripartire, muovere per disegnare nel presente la nostra storia futura. Essa non è dunque mai definitiva o cristallizzata:  ma è da rielaborare continuamente. Un’identità è qualcosa che dà e riceve. L’identità insomma è una casa aperta, che si ingrandisce e si arricchisce ogni giorno. E non è un dato rassicurante e permanente  ma è quella che diventa fatto nuovo, che interroga l’esperienza del tempo attuale, per affrontare il presente nella sua drammatica attualità, per definire un orizzonte di senso, per situarci e per abitare, aperti al suo respiro, il mondo, lottando contro il tempo della dimenticanza. L’identità dunque si vive, nel segno della contaminazione, della creolizzazione e dell’appartenenza. Ma soprattutto: l’identità è quella che si trasforma in questione operativa: che diventa progetto e l’appartenenza diventa storia, caricandosi di vita, suscitando conflitti, impegnandosi con le lotte a trasformare il presente e costruire il futuro.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 19-5-2002

ultima modifica: 2012-05-23T11:55:00+02:00da vitegabry
Reposta per primo quest’articolo