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Un killer che si nasconde in tubature, rotaie, rivestimenti di tetti e garage. E’ l’amianto, che miete circa 3.000 vittime ogni anno in Italia, 1.200 per mesotelioma, il tumore “marker” dell’esposizione a questo minerale. L’impiego dell’amianto e’ stato bandito dal nostro Paese da quasi 20 anni ma ne restano nell’ambiente 5 quintali per ogni cittadino, 32 milioni di tonnellate.
Il problema dello smaltimento è uno dei più attuali e preoccupa gli oncologi riuniti alla II Consensus Conference sul mesotelioma, al via oggi a Torino.
“Va assolutamente evitata la manipolazione di questo minerale, che deve essere rimosso da personale specializzato. Purtroppo il livello di rischio è ancora sotto percepito dalla popolazione mentre è scientificamente dimostrata la sua pericolosità e il suo potenziale cancerogeno, pari a quello del fumo. Il Piemonte detiene un triste primato (circa 200 nuovi malati l’anno) perchè qui aveva sede l’Eternit, la più importante fabbrica di manufatti in cemento-amianto che abbia mai operato sul territorio nazionale.
L’incontro di oggi non è rivolto solo a medici ma ospita anche le associazioni delle vittime, rappresentanti delle Istituzioni (Inail e ministero della Salute), giornalisti e giuristi. Il tema dei risarcimenti e della tutela dei diritti è di stretta attualità: il processo Eternit è tuttora in corso con oltre 6.000 parti civili coinvolte. “Siamo tutti esposti al rischio, ma certamente gli ex lavoratori degli stabilimenti che producevano o trattavano amianto rappresentano la fascia più vulnerabile.
Oggi i nostri sforzi sono tesi a capire quale sia la miglior sorveglianza possibile per queste persone – spiegano gli esperti – Ma è significativa anche l’esposizione familiare: nuovi casi riguardano anche mogli o figli entrati nel passato in contatto con questo minerale tramite gli indumenti dei lavoratori esposti”.
Il periodo di latenza del mesotelioma è di circa 20-40 anni, “per questo ci attendiamo un aumento dell’incidenza fino al 2015. Si tratta di una neoplasia molto complessa da trattare – aggiungono gli studiosi – con una mortalità dell’80%, ma fortunatamente oggi abbiamo a disposizione nuove tecniche diagnostiche e le cure sono più efficaci. In particolare la chemioterapia a base di un nuovo farmaco, il pemetrexed, ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza e i sintomi. La sfida quindi oggi e’ capire come controllare al meglio la malattia”.
Oltre al mesotelioma, l’amianto può causare anche tumori a polmone, laringe, ovaio, peritoneo, pericardio, tunica vaginale del testicolo, colon-retto, stomaco e faringe.
“Prima si consideravano a rischio solo i lavoratori dei settori più esposti, in cui era utilizzato come materia prima della lavorazione, ora invece si riscontrano i casi anche nella popolazione generale – dicono gli esperti – Per questo è indispensabile migliorare il livello di consapevolezza fra la popolazione e sensibilizzarla sulla rimozione delle fonti inquinanti, secondo criteri certificati e con procedure rigorose. Chi sospetti di essere a contatto con amianto può rivolgersi all’Asl o all’Arpa che dispongono di registri di aziende specializzate, iscritte all’albo e quindi autorizzate allo smaltimento”.
Adnkronos