Archivi giornalieri: 13 novembre 2011

La Sardegna è alla fame e la protesta va in piazza

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del 13/11/2011 editoriale in prima pagina

IL COMMENTO

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di Francesco Casula

Scioperi generali e scioperi
della fame. Quotidiani
sit-in davanti ai palazzi
del potere. Migliaia
di sardi irrompono nelle
strade e occupano le piazze. La rivolta
dilaga. Diffusa. Ubiquitaria.
Contro le caste e le cricche. Contro
le politiche del governo sardo
e di quello italiano. Contro i radar
e il Galsi. Contro la politica da
usura e da strozzinaggio delle
banche. Contro Equitalia che sequestra
le aziende, mettendo sul
lastrico intere famiglie.
A protestare, con un obiettivo
precipuo: il lavoro, è un intero popolo.
E non solo i tradizionali soggetti
sociali: operai, pensionati,
giovani. Anche chi nel passato
non era aduso: la cosiddetta middle
class; le partite Iva, i lavoratori
autonomi. Assistiamo infatti a
una radicale scomposizione delle
classi sociali. Verso il basso. Verso
una vera e propria proletarizzazione
e impoverimento. Di contro
aumenta la ricchezza: di pochi.
Sempre più ricchi e sempre più
pochi. Il dato viene registrato impietosamente
dalle fredde statistiche:
in Italia il 50% della ricchezza
è in mano al 10% della popolazione.
E poi protestano i precari: sempre
più numerosi. Senza presente e
soprattutto senza futuro. Prodotto
di leggi insane. E i disoccupati:
ormai al 13%: il doppio della media
italiana. Per non parlare dei
giovani di cui uno su due non lavora.
Con i laureati e le “eccellenze
” che emigrano.
E intanto l’intero tessuto produttivo
sardo è sostanzialmente in liquidazione:
da quello industriale
a quello agro-pastorale. E i poveri
hanno raggiunto la cifra record:
sono arrivati a quota 350 mila.
Mentre i paesi continuano a spopolarsi
e a estinguersi gradualmente.
E la Sardegna, l’Isola dalle vene
d’argento (Argyròflebs) di Platone,
un tempo incontaminata, risulta
oggi, a parere Greenpeace, la
regione più inquinata d’Italia.
A fronte di questi drammi, la politica
continua a danzare sull’orlo
del baratro: la Giunta regionale
sembra interessata più al golf e alla
ulteriore cementificazione delle
coste che al lavoro dei giovani; il
Governo italiano a continuare a
taglieggiare le piccole imprese e i
già miseri redditi – e diritti – di lavoratori
e pensionati.
L’urlo unanime e inconfondibile
dei sessantamila presenti allo
sciopero di Cagliari era: “Basta! ”
Che si cambi radicalmente rotta.
La pazienza è finita. Il conflitto
sociale, fin’ora contenuto e misurato
può debordare pericolosamente.
I politici nostrani e italiani
ne sono consapevoli?
truncare. myblog. it