Archivi giornalieri: 18 novembre 2011

Melinda e Melinda

 

di Marco Travaglio

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Nel film “Melinda e Melinda” di Woody Allen,

due autori teatrali discutono del senso della

vita. Uno sostiene che è comica, l’altro che è

tragica. E, per dimostrare ciascuno la propria

tesi, s’inventano due storie parallele con la stessa

protagonista: Melinda. Nella versione tragica, Melinda

scopre che l’uomo che ama la tradisce con la sua

migliore amica, e tenta il suicidio. In quella comica,

Melinda s’innamora e si fidanza con un pianista. Ecco,

anche il governo Monti può avere un pessimo finale o

un lieto fine. Dipenderà da quello che riuscirà a fare,

da quello che gli lasceranno fare, ma soprattutto da

quello che sembrerà aver fatto. Checchè se ne dica, in

questo Parlamento Monti ha più nemici che amici.

Anche nei partiti che ora gli sorridono e lo incensano.

Perchè il Parlamento è lo stesso che fino a due

settimane fa votava la fiducia al governo B. E

addirittura approvava a gran maggioranza (614

deputati e 151 senatori) il via libera al conflitto di

attribuzioni contro il Tribunale di Milano che pretende

di processare B. per il caso Ruby, con la credibilissima

motivazione che B. telefonò in questura perché

credeva Ruby la nipote di Mubarak. È a questa

maggioranza che Monti e i suoi ministri dovranno

chiedere il voto per le loro misure “lacrime e sangue”.

E, a ogni giorno che passa di qui alle elezioni, siano

esse anticipate nel 2012 o regolari nel 2013, quel voto

si farà più difficile e improbabile. Del resto non si vede

perchè B. (senza il quale il governo Monti non sarebbe

mai nato) dovrebbe mettere la faccia e il voto su

riforme che, giuste o sbagliate che siano, non ha mai

varato in 17 anni di carriera politica, per giunta in

piena campagna elettorale. Basta leggere i suoi house

organ e le sue tv, che non vanno neppure a far pipì

senza il suo avallo, per capire che lui finge di sostenere

il governo Monti (per salvare le sue aziende precipitate

in Borsa e per non apparire lo sfasciacarrozze che è

sempre stato), ma in realtà è già stabilmente e

ferocemente all’opposizione. Attende solo l’occasione

del primo provvedimento impopolare per scatenare la

piazza, anche per non regalare milioni di scontenti alla

Lega. Dall’altra c’è un Pd sempre più diviso, che oggi

magnifica il governo di larga Intesa, ma domani dovrà

fare i conti con la Cgil, la Fiom e i milioni di lavoratori

da esse rappresentati, davvero poco inclini a pagare il

conto di una crisi che non hanno provocato, ma solo

subìto. Di Pietro, con la sua fiducia condizionata, e

Vendola, che ha la fortuna di star fuori dal Parlamento,

sono pronti ad approfittarne. E poi c’è l’aspetto

mediatico, fondamentale in un Paese in cui i media

sono quelli che sono. Se la grande stampa, per ora,

scioglie inni e ditirambi al governissimo che fa

benissimo, le tv sono sotto il controllo pieno e

incondizionato di B. Che, grazie alle sue tv, ai suoi

Vespa, Minzolingua e Ferrara, farà di tutto per

ascriversi gli eventuali meriti del governo tecnico e per

scaricare le misure impopolari sulle solite sinistre

affamatrici e vampiresche. Per questo B. è maestro nel

fare lo gnorri, nell’atteggiarsi a vittima e nel rigirare

frittate: riesce a fingersi all’opposizione anche quando

governa (la guerra in Libia l’ha approvata la sua

maggioranza, ma agli occhi della gente è parsa una

robaccia della sinistra cattiva e dell’E u ro p a

cattivissima). Almeno in questo, Monti e i suoi grigi

ministri dovranno imparare da B.: tagliare subito,

drasticamente, i costi, i privilegi e le illegalità delle

caste e delle cricche, mettendo all’ordine del giorno

subito una draconiana legge sul conflitto d’i n t e re s s i

(Passera permettendo); e solo dopo imporre sacrifici ai

cittadini comuni e spiegarli col disastro ereditato dal

governo B. (altro che non andare in tv, come qualche

sciocchino ha auspicato). In caso contrario, nel giro di

pochi mesi, il governo tecnico ci restituirà B. e Bossi

come nuovi. Un finale che non sappiamo dire se sia

più tragico o più comico.