Archivi giornalieri: 22 novembre 2011

Cgil: “Sul caporalato, punire le aziende e tutelare i lavoratori che denunciano”

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No al caporalato

Sanzioni per i datori di lavoro che utilizzano il caporalato e tutele per i lavoratori che denunciano situazioni di irregolarità e sfruttamento. Tra le sanzioni anche l’esclusione dagli appalti pubblici nel caso delle imprese edili e tra le aziende da punire sia chi produce prodotti agricoli sia chi li trasforma, ad esempio le aziende che producono conserve di pomodoro e simili.
Sono le proposte della Cgil al nuovo governo, dopo l’introduzione del reato penale di caporalato nella manovra di agosto. Nei campi italiani 400mila lavoratori vivono sotto i caporali e 60mila hanno alloggi di fortuna e sprovvisti dei requisiti minimi di vivibilità ed agibilità. Il lavoro nero in agricoltura è una realtà in tutto il Paese, infatti incide per il 90% del lavoro agricolo nelle regioni del Mezzogiorno, per il 50% nelle regioni del Centro e il 30% del lavoro agricolo del Nord Italia si fa in nero. Sono le stime “prudenti” della Flai Cgil che ha fornito “i numeri della vergogna” nell’ambito della campagna “stop caporalato”. 

Secondo le stime della Fillea Cgil il lavoro nero e caporalato è anche nei cantieri, con 150 mila a lavoratori in nero e sotto ricatto, sia italiani sia stranieri, cui viene imposto di aprire la partita Iva, di accettare contratti part time che nascondono un impiego a tempo pieno con una paga ‘fuori busta’ in nero, di accettare un sottoinquadramento, di dichiarare meno ore lavorate, di ricorrere ai permessi in caso di infortunio non grave. Almeno 150mila sono i lavoratori gestiti dai caporali. Nell’edilizia cresce la forza lavoro immigrata e grigia. Sulla base dei dati delle casse edili, risulta che su un milione e 900mila occupati totali nei cantieri, 650mila sono autonomi e un milione e 250mila sono dipendenti.
 
Più che triplicati i muratori con la partita Iva, a testimonianza che si tratta di lavoro dipendente mascherato da autonomo. Rispetto al 2006, nel 2008 l’aumento delle partite Iva nelle costruzioni è stato del 208%. Di questi imprenditori o liberi professionisti, la gran parte è straniera. Sono 828mila le imprese edili in totale con una media di 1,5 lavoratori.

“Dunque – conclude la Fillea – le costruzioni in Italia si reggono su un numero esiguo di grandi imprese strutturate ed un sistema frammentato e destrutturato di micro imprese”.  Secondo la Cgil “la manodopera è l’ultimo grande business delle organizzazioni criminali in edilizia” perché “a causa della crisi, dell’assenza di investimenti, della frammentazione e del sistema di gare al massimo ribasso, esse hanno potuto investire indisturbate denaro da ripulire e creare proprie imprese”.