Archivi giornalieri: 4 maggio 2011

Malattie professionali dei collaboratori domestici

 

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La tutela del danno alla persona

L’Inca di Perugia ha avviato, in collaborazione con la Filcams, una campagna informativa rivolta ai collaboratori domestici per la tutela del danno alla persona.

L’iniziativa è nata per far conoscere in special modo ai  cittadini immigrati impegnati nel nostro Paese a svolgere il lavoro di colf, badanti, etc., e che poco o nulla sanno circa i loro diritti tantomeno di quelli relativi alla tutela della loro salute.

Chi opera nel settore delle collaborazioni domestiche, può infatti, nei casi di insorgenza di patologie che sono collegate al lavoro (per esempio ernie o dolori lombari, disturbi a schiena, braccia, polsi o mani, etc.), fare la domanda di riconoscimento di malattia professionale.

Tale domanda, se riconosciuta dall’Inail, permette di ottenere un rimborso in capitale o addirittura, se il danno è di una certa gravità, la costituzione di una piccola rendita. La richiesta, inoltre non comporta, per il datore di lavoro, alcun aumento del premio assicurativo e non prevede alcuna sorveglianza sanitaria.

Verifica delle esenzioni, in base al reddito, dalla compartecipazione alla spesa sanitaria

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Le osservazioni della CGIL

Il Dipartimento Politiche della salute della Cgil nazionale ha fornito alcune precisazioni sul decreto in oggetto che ci sembra utile riportare integralmente.

– La procedura prevista dal Decreto costringerebbe il cittadino a ulteriori difficoltà, al posto dell’autocertificazione, per ottenere il certificato che attesta il reddito che da diritto all’esenzione dal pagamento del ticket. Tali difficoltà si possono ovviare.
– Il Decreto non impone una data entro cui scatta la nuova modalità.
– Ogni regione sta procedendo in base ad autonome valutazioni (non solo sui tempi di applicazione).
– È sbagliata la scelta, che fa il decreto, di scaricare sui medici prescrittori l’onere di accertare, per poterlo certificare sulla ricetta, se il cittadino è esente per reddito dal pagamento ticket. Anche perché non sempre il medico ha immediatamente disponibile l’accesso ai dati necessari (tanto più fino a che
non funziona la tessera sanitaria elettronica).

Ecco perché alcune regioni hanno deciso di seguire procedure più semplici e partecipate, quali ad esempio:
– È stato effettuato un confronto con le organizzazioni sindacali.
– E’ stato previsto un periodo transitorio, in cui convivono   vecchie e nuove modalità.
– Le persone esenti per reddito hanno potuto richiedere il     certificato di esenzione per reddito alla propria Azienda Usl   recandosi personalmente agli sportelli o delegando per iscritto    una persona di fiducia. Per avere il certificato compilano un     apposito modulo di autocertificazione,scaricabile anche dal   portale del Servizio sanitario regionale.
– Il certificato ha validità annuale (con scadenza al 31 dicembre)   e va rinnovato ogni anno. Per le persone con più di 65 anni, ha   validità illimitata, salvo ovviamente variazioni di reddito.
– Il reddito autocertificato si riferisce a quello dell’anno   precedente (es. del 2010 per il 2011); e fino a che non si   possegga ancora il CUD o analogo modello è quello “presunto” dal   cittadino. In questo modo si supera il difetto del decreto che     rinvia al reddito conosciuto dall’anagrafe tributaria, cioè   quello di due anni prima.
– È a disposizione un numero verde gratuito del Servizio sanitario   regionale.
– E’ stata organizzata una campagna informativa con depliant,     locandine, video (diffusi negli studi di medici e pediatri di   famiglia, nelle sedi dei Cup e degli Uffici relazioni con il   pubblico, nelle sale di attesa delle strutture sanitarie, nei   Pronto soccorso) e nelle sedi sindacali.

Per queste ragioni, ribadiamo che le singole regioni, se necessario, possono dare applicazione alle nuove procedure solo quando avranno assicurato adeguate modalità operative per dare solide garanzie ai cittadini.

Coordinamento Politiche della Salute, Assistenza e III Settore della  CGIL nazionale

COMUNICATO STAMPA CGIL E FP CGIL MEDICI.doc

Figli legittimi e naturali: la Cassazione rilancia la parità dei diritti

 

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Tutti i figli pari sono …

Negli ultimi tempi la Cassazione la rilanciato l’importanza della parità di diritti fra figli nati dal matrimonio e quelli nati dalla convivenza. Ha infatti detto sì all’assegno di mantenimento al figlio naturale da parte del padre anche se la madre è autonoma e lavora. Di più. Ha riconosciuto alla mamma, ancora sposata con un’altra persona, il diritto a ottenere l’assegno per il nucleo familiare.

Ma qualche settimana fa quest’apertura da parte dei giudici si è trasformata in una vittoria importante dei bambini nati da relazioni sentimentali. E’ stato infatti sancito dal Supremo Collegio che l’assegno di mantenimento di quelli legittimi va ridotto nel caso in cui incida a tal punto sul reddito del padre da non permettergli di mantenere con lo stesso tenore di vita i figli naturali.

Con una sentenza che ha scatenato subito la reazione  favorevole dei matrimonialisti (n. 8277/2011) la Corte di Cassazione ha infatti accolto il ricorso di un papà di Roma che chiedeva, fra l’altro, la riduzione dell’assegno di mantenimento in favore della figlia legittima per tutelare anche i bambini nati dalla successiva convivenza. Insomma ora è ufficiale. La Suprema Corte ha preso coscienza delle necessità delle famiglie “allargate”.

Amianto – La strage silenziosa

Di amianto si muore ancora: 4mila vittime all’anno

E’ fuorilegge da quasi vent’anni ma la sua presenza, anche nelle nostre case, è ancora molto alta e il rischio per la salute ancora attuale. L’amianto è nei tetti, nelle condutture, nei cassoni per la raccolta di acqua potabile, nelle canne fumarie o all’interno dei pavimenti vinilici e di mal d’amianto si continua a morire.

“A diciotto anni dalla legge 257 del 1992 che lo metteva al bando, l’amianto è ancora molto diffuso in Italia e tanti siti contaminati attendono di essere bonificati – denuncia l’associazione Lega Ambiente in una nota in occasione della giornata dedicata alle vittime – la stessa legge obbligava le Regioni ad adottare entro 180 giorni il Piano Regionale Amianto, un programma dettagliato per il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali contaminati. Ad oggi, secondo un rapporto di Legambiente, solo 13 Regioni hanno approvato un Piano Regionale per la bonifica. Ma anche quando il piano esiste, mancano le azioni che lo dovrebbero seguire, come la mappatura dei manufatti contaminati. Solo due regioni si sono poste una data entro cui completare la bonifica: la Lombardia nel 2016 e la Sardegna entro il 2023.

Legambiente ricorda anche che l’Italia è stata il secondo paese produttore europeo e tra i principali consumatori di amianto. “Secondo le stime del CNR – si legge ancora  e di Ispesl ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto sparse per il territorio nazionale e un miliardo circa di metri quadri di coperture in eternit sui tetti. Un aiuto all’eliminazione della fibra killer era contenuto nel Conto Energia bloccato dal decreto Romani: per chi voleva sostituire tetti e coperture in eternit e amianto con pannelli solari fotovoltaici, le tariffe incentivanti del nuovo Conto Energia erano maggiorate del 10%. Ma il Governo ha bloccato tutto”.

“Pochi sanno che gli incentivi al solare sono forse la prima speranza per liberarci dalle coperture in eternit in pochi anni. È ora che il Governo metta fine alla farsa sugli incentivi bloccati dal decreto Romani – dichiara Andrea Poggio, vice direttore nazionale di Legambiente – Non si facciano speculazioni sulla salute delle persone e si consenta davvero ai cittadini di accedere alle agevolazioni per eliminare la fibra killer da tetti e capannoni e scegliere i pannelli solari”.

Il direttore dell’Istituto Superiore per la Prevenzione (ISPESL) – riferisce ancora Legambiente – stima che l’amianto provochi circa 4000 decessi all’anno. Secondo il Registro Nazionale Mesioteliomi i più colpiti sono gli operai che lavorano la fibra, seguiti dai famigliari e dagli abitanti delle zone vicine ai grandi centri di pericolo, come Casale Monferrato. L’Agenzia dell’OMS per la ricerca sul cancro (IARC) classifica l’amianto come sicuramente cancerogeno per l’uomo, capace di provocare tumori della pleura (mesoteliomi), del polmone, della laringe, dell’ovaio. Inoltre lo IARC ritiene probabile che l’amianto possa provocare anche tumori dell’apparato digerente (faringe, stomaco, colon). Non esiste un limite di concentrazione delle fibre al di sotto del quale l’amianto possa considerarsi innocuo. A basse concentrazioni il rischio è minore, ma non diventa mai zero.

La malattia può manifestarsi anche quarant’anni dopo l’esposizione, per questo motivo gli epidemiologi prevedono che la mortalità per il più tipico dei tumori da amianto (mesoltelioma) aumenterà ancora, nonostante la proibizione al commercio, per raggiungere il picco all’incirca nel 2020.

“Per questi motivi Legambiente – continua Poggio – ha lanciato con la società AzzeroCO2 la campagna Eternit free, già partita con grande successo in molte provincie e regioni e presto anche a Milano e in Lombardia. Ci proponiamo insieme di salvare vite e di promuovere green economy, speriamo che il governo lo capisca e intervenga rapidamente per eliminare il tetto di potenza annuale per gli impianti installati sugli edifici e per introdurre un premio per la rimozione dell’eternit fisso e invariante accogliendo la proposta di APER dei 5 eurocent/kWh”.

rassegna sindacale