Fillea e Flai – Caporalato: il reato che non c’è

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Stop al caporalato

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La campagna lanciata da Fillea e Flai contro l’illegalità nei settori edile e agricolo si arricchisce ogni giorno di nuove iniziative.

Il 1° marzo, giornata di sciopero dei lavoratori migranti,è partita la raccolta di firme e video adesioni on line sul sito www.stopcaporalato.it. Ad aprile e maggio sono previsti due mesi d’intensa attività sui territori – da Padova a Brindisi, dalla Calabria al Bresciano – con il camper dei diritti in giro a dare e a raccogliere informazioni, somministrare questionari e organizzare conferenze stampa di presentazione della campagna.

L’obiettivo è far passare una proposta di legge che renda reato penale il fenomeno del caporalato, che consiste in una vera e propria riduzione in schiavitù del lavoratore, privato di ogni diritto fondamentale.

Le stime prudenziali  della Flai e della Fillea indicano in 550.000 i lavoratori nelle mani dei caporali e oltre 800.000 quelli in nero. Un fenomeno, fino a qualche anno fa endemico solo in alcune zone del Mezzogiorno, oggi è una realtà radicata e strutturata su tutto il territorio nazionale. Occorre intervenire, secondo i due sindacati, a partire dalla definizione giuridica di questo reato, non ancora definito nella sua pericolosità sociale: esso viene infatti punito con una sanzione amministrativa di 50 euro per ogni lavoratore reclutato, mentre solo in presenza di aggravanti, quali violenza, riduzione in schiavitù e sfruttamento di minori, scattano l’arresto e le adeguate sanzioni penali.

Ma oltre al “danno” umano, incalcolabile, anche quello economico è enorme. Perché se è vero che la piaga del lavoro nero riguarda soprattutto i migranti, è l’intera macchina statale che perde ogni anno milioni di euro di tasse non versate.  Per la Fillea, un punto essenziale per combattere la piaga del caporalato è la previsione del permesso di soggiorno per l’emersione, cioè il riconoscimento del permesso di lavoro per tutti coloro che denunciano la loro situazione di sfruttamento, senza contare che permettere al lavoratore di denunciare, senza il rischio di essere espulso, comporterebbe un evidente vantaggio per l’economia italiana.

In questo momento di crisi, sarebbe necessario rafforzare le tutele dei lavoratori, in quanto molti stanno perdendo il permesso di soggiorno per mancanza di lavoro e rientrando nella clandestinità vanno ad aumentare il mercato del lavoro nero. Un mercato che a Roma porta ogni giorno centinaia di lavoratori, soprattutto albanesi e rumeni, negli “smorzi” (vendita all’ingrosso di materiali edili), alla ricerca di un caporale che li porti a lavorare per un giorno almeno.  Fino a pochi anni fa, gli “smorzi” a Roma si contavano sulle dita di una mano ed era molto raro che intorno a questi luoghi si muovessero gli interessi dei caporali. Oggi sono una quarantina e all’alba vi passano le imprese, i caporali, gli artigiani, per reclutare operai da portare nei cantieri.

Fillea e Flai – Caporalato: il reato che non c’èultima modifica: 2011-03-29T10:30:00+02:00da vitegabry
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