Archivi giornalieri: 22 marzo 2011

Medicinali ai pensionati stranieri. La Commissione europea richiama la Spagna

NEWS

A tutela dei diritti dei pensionati stranieri

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La Commissione europea ha inviato un parere motivato alla Spagna per il mancato rispetto della normativa europea sul diritto alla sicurezza sociale per coloro che viaggiano in Europa. La procedura d’infrazione contro la Spagna riguarda, in particolare, le misure adottate nei confronti dei pensionati di altri paesi Ue, ai quali non viene riconosciuta, come invece avviene per i cittadini spagnoli, la gratuità dei medicinali.

Secondo la Commissione europea questa disposizione del Governo spagnolo rappresenta una violazione della normativa comunitaria in materia di sicurezza sociale, in base alla quale tutti i cittadini europei in pensione, anche se temporaneamente soggiornanti in un altro Stato membro, hanno diritto alle cure ed ai farmaci alle stesse condizioni godute dai cittadini di quello Stato, semplicemente esibendo la loro tessera sanitaria.

Oggi, invece, le autorità spagnole richiedono ai pensionati stranieri la presentazione di un documento che certifichi, in lingua spagnola, la loro condizione di pensionati. Una procedura che secondo la Commissione europea annulla, di fatto, l’efficacia della tessera europea di assicurazione malattia. “Accanto al libero mercato l’Europa deve garantire anche standard minimi di accesso alle cure per tutti coloro che liberamente  si muovono da un paese all’altro. Ho l’impressione che siamo ancora lontani dall’assicurare pienamente i diritti della European Health Insurance Card”, sostiene l’eurodeputata slovacca Edit Bauer. Che continua, “Per questa ragione l’infrazione denunciata dalla Commissione è completamente giustificata ed in favore dei cittadini”.

Le autorità spagnole hanno ora due mesi per rispondere. Se così non fosse, o se la loro risposta sarà giudicata insoddisfacente, la Commissione potrà decidere di deferire la Spagna alla Corte di giustizia europea.

Rapporto Ocse sulle Pensioni 2011

Età pensionabile in aumento!

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Con i cambiamenti demografici in corso, la speranza di vita all’età pensionabile normale crescerà fino a 20,3 anni per gli uomini e a 24,5 per le donne nel 2050. Ciò avverrà nonostante gli aumenti dell’età pensionabile previsti per il futuro. Tale analisi fa riferimento all’età pensionabile legale. Tuttavia, la maggior parte delle persone nei Paesi Ocse va in pensione prima di tale età.

L’età media effettiva alla quale si lascia il mercato del lavoro è scesa, infatti, nel corso degli anni ’70 e ’80. Tuttavia, la tendenza di lungo corso al pensionamento anticipato ha subito un arresto per gli uomini a metà degli anni ’90 e per le donne poco dopo. Nel 2002-2007, comunque, l’età media in cui si lasciava il mercato del lavoro nei Paesi Ocse era di 4-5 anni inferiore rispetto a quella della fine degli anni ’60 e si assestava a circa 63,5 anni per gli uomini e a 62,5 per le donne.

Secondo l’Ocse, per tenere il passo con il previsto aumento della speranza di vita fino al 2050, l’età pensionabile effettiva dovrebbe crescere circa fino a 66,5 anni per gli uomini e a 66 per le donne.

Il rapporto dell’Ocse esamina, però, anche i cambiamenti nel mercato del lavoro e mette l’accento sugli atteggiamenti ostili nei confronti dei lavoratori più anziani. Il costo elevato dell’impiego di lavoratori più anziani resta un problema in alcuni Paesi e per questo i datori di lavoro talvolta ricorrono al pensionamento anticipato quale modo pratico per modulare le dimensioni della propria forza lavoro. Le opportunità di lavoro per i lavoratori più anziani sono spesso limitate. Le loro competenze perdono talvolta valore sul mercato e la formazione professionale resta appannaggio principalmente dei giovani lavoratori.

Nel capitolo dedicato all’Italia si mette in evidenza come il nostro Paese sia il secondo più anziano dal punto di vista demografico dopo il Giappone con solo 2,6 persone in età lavorativa (20-64) relative a quelle di età pensionabile (65 +). Secondo l’Ocse, il contesto demografico è il motore principale del livello elevato di spesa pensionistica di vecchiaia e superstiti in Italia: 14,1% del Pil rispetto a 7,0% in media nell’Ocse.

Le riforme delle pensioni intraprese negli ultimi anni si tradurranno in una riduzione delle prestazioni pensionistiche future e nell’aumento dell’età pensionabile. Ma per garantire il successo delle riforme pensionistiche è fondamentale migliorare i tassi di partecipazione dei lavoratori di età superiore ai 60 anni.

www.osservatorioinca.org

VENT’ANNI DI RIFONDAZIONE COMUNISTA – Festa regionale del TESSERAMENTO 2011

Festa regionale PRC Lazio

VENT’ANNI DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
Festa regionale del TESSERAMENTO 2011

Venerdì 25 marzo 2011 – ore 17.30
Alpheus – Via dei Magazzini Generali 29, Roma

Interviene il segretario nazionale
PAOLO FERRERO

  • APERITIVO ROSSO           
  • MUSICA TRADIZIONALE POPOLARE ROM
  • LETTURA POESIE BRECHT
  • ESIBIZIONE DEI TETES DE BOIS

L’evento è organizzato da Rifondazione Comunista del Lazio
www.rifondazionecomunistalazio.org
 

Intervista a Bocca: «Tutti voltagabbana. Ieri i baciamano, oggi i bombardieri»

20/03/2011

di Daniela Preziosi (il manifesto del 20/03/2011)

«Con che diritto noi dobbiamo andiamo a bombardare i libici? Non sono d’accordo». È l’ennesimo «non sono d’accordo con la guerra» che Giorgio Bocca pronuncia. Lo raggiungiamo alla notizia delle prime bombe sganciate in Libia dai caccia francesi. Bocca non ha bisogno di presentazioni. Classe 1920. Gli tocca commentare un’altra guerra, quella scoppiata ieri sera in Libia, a cent’anni esatti da quella italiana contro Tripoli. L’ultima guerra prima che lui nascesse.il baciamano
Non è d’accordo con la missione dell’Onu in Libia?
No. Muammar Gheddafi fin qui stava al potere. I ribelli si sono rivoltati contro di lui. Noi che parte dobbiamo fare? Questo è una domanda a cui non saprei rispondere. Ma noi che parte stiamo facendo? In questo momento solo una: quella dei ricchi e potenti che vogliono mettere le mani sul petrolio libico. E non andiamo a raccontarcela diversamente diversamente.
Le Nazioni unite non dovrebbero organizzare la difesa degli insorti libici minacciati e uccisi dalle rappresaglie di Gheddafi?
Quando Israele attacca i palestinesi non si muove nessuno. Né mi pare che l’Onu si convochi in tutta fretta. Quella di oggi è chiaramente la reazione degli stati ricchi che su Gheddafi si sono improvvisamente ravveduti. Era il capo di una nazione. C’è stata una ribellione. Lui ha tutto il diritto di contrastare la rivoluzione che sta cercando di cacciarlo dal potere.
Per Gheddafi difendersi è legittimo?
Come è legittimo per i ribelli rivoltarsi. Ma noi che c’entriamo?
L’Italia non dovrebbe intervenire?
L’atteggiamento italiano è vergognoso. Prima Silvio Berlusconi parla di «amico libico», gli bacia la mano. Poi, oggi, vista la mala parata, fa l’antigheddafi. Alla fine ha ragione il raìs a dire che siamo traditori.
Scusi, difende Gheddafi?
Gheddafi è tutt’altro che raccomandabile. È un dittatore ridicolo. Basta vedere i suoi vestiti, i capelli tinti, la sua voglia di apparire giovane. È un Berlusconi del medio oriente. Ma fino a due mesi fa arrivava in Italia accolto dalle fanfare. Quindi proprio noi siamo gli ultimi titolati a crititicarlo, figuriamoci attaccare la Libia. Per ragioni di coerenza. Siamo stati i suoi migliori alleati e compagni d’affari. La Juventus, addirittura, gli ha venduto una parte della società.
La posizione del governo è ipocrita?
È un governo voltagabbana.
Anche l’opposizione, almeno quella in parlamento con poche eccezioni, è d’accordo a che l’Italia partecipi all’intervento militare.
Perché condivide la logica dei più forti. Il principio è: per essere considerati potenti della terra bisogna ogni volta schierarsi col potente di turno. Oggi i ricchi e potenti hanno deciso che la Libia è diventata un ostacolo. Così l’hanno scaricata. E hanno fatto tutto a una velocità impressionante.
Per la verità sono gli insorti libici a voler tirar giù Gheddafi. La comunità internazionale dice di volerli difendere. Ha un’opinione sui ribelli del consiglio di transizione di Bengasi?
No, per me sono degli sconosciuti. Ma a quanto leggo dalle cronache, sono degli sconosciuti un po’ per tutti. Anche per quelli che fanno il tifo per loro.
Impressiona che dopo cent’anni esatti l’Italia torna in guerra in Libia?
Impressiona molto. Ma quello che impressiona di più è che che finora abbiamo sentito tanti bei discorsi sul valore della pace. C’è voluto niente per tornare in guerra.