Archivi giornalieri: 26 maggio 2010

Le morti bianche

Un testo “gridato”

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Riceviamo da Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze, questo testo che pubblichiamo volentieri.

Le chiamano “morti bianche”, come avvenissero senza sangue.
Le chiamano “morti bianche”, perchè l’aggettivo bianco allude all’assenza di una mano direttamente responsabile dell’accaduto, invece la mano responsabile c’è sempre, più di una.
Le chiamano “morti bianche”, come fossero dovute alla casualità, alla fatalità, alla sfortuna.
Le chiamano “morti bianche”, ma il dolore che fa loro da contorno potrebbe reclamare ben altra sfumatura cromatica.
Le chiamano “morti bianche” per farle sembrare candide, immacolate, innocenti.
Le chiamano “morti bianche”, tanto non meritano che due righe sui quotidiani, si e no una citazione nel telegiornale.
Le chiamano “morti bianche”, per evitare che si parli di omicidi sul lavoro.
Le chiamano “morti bianche”, bianche come il silenzio, come l’indifferenza che si portano dietro.
Le chiamano “morti bianche”, ma non sono incidenti, dipendono dall’avidità di chi si
rifiuta di rispettare le norme sulla sicurezza sul lavoro.
Le chiamano “morti bianche”, un modo di dire beffardo, per delle morti che più sporche di così non possono essere.
Le chiamano “morti bianche”, ma sono il risultato dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dove la vita non ha valore rispetto al profitto.
Le chiamano “morti bianche”, ma sono tragedie inaccettabili per una paese che si definisce civile, che non può permettersi di avere tutte queste morti sul lavoro.
Le chiamano “morti bianche”, ma in realtà sono nere, non solo perchè ogni morte è “nera” ma perchè spesso, quasi sempre, le vittime non risultano nemmeno nei libri paga dei loro “padroni” : padroni della loro vita. E della loro morte.
Le chiamano “morti bianche”, ma sono un emergenza nazionale, anche se c’è chi dice che sono in calo, senza rendersi conto che i dati sulle morti sul lavoro sono fortemente sottostimati, e che se calo c’è è dovuto principalmente alla crisi economica.
Le chiamano “morti bianche”, un eufemismo che andrebbe abolito, perchè è un insulto ai familiari e alle vittime del lavoro.
Le chiamano “morti bianche”, ma quanto tempo passerà ancora perchè vengano chiamate con il loro vero nome?

Cgil: “I diritti globali stanno male”

L’Italia: un Paese che non si rassegna

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“I diritti globali vivono una situazione di grande sofferenza, in tutti settori”: questo, in estrema sintesi, il ritratto della società che emerge dal “Rapporto sui diritti globali 2010. Crisi di sistema e alternative”, presentato  dalla Cgil e realizzato insieme a numerose associazioni.

L’analisi si sofferma su economia e lavoro, salute e la sicurezza, welfare e sistema giudiziario, ambiente e nuovi diritti. La fotografia dell’Italia? La povertà sta aumentando, ci sono 13,6 milioni di lavoratori che guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese e, fra questi, 6,9 milioni (di cui il 60% donne) possono contare su meno di 1.000 euro. Però ci sono anche segnali di reazione e impegno, come ha rilevato il segretario confederale Cgil Enrico Panini: “Basti pensare alla manifestazione per la legalità  o alle quasi 600mila firme del referendum per l’acqua pubblica: ci dicono che l’Italia non si rassegna”.

Processo Eternit, il testimone: “Si sapeva che causava il cancro”

L’amianto “potenzialmente” pericoloso …. 

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“Era universalmente noto fin dal 1962 che l’amianto causasse il cancro. Bisognava abbandonarlo, invece Eternit l’ha utilizzato fino al 1990 due volte più di prima”. Il testimone è Francois Iselin, architetto svizzero di 70 anni e membro del Caova di Losanna, Comitato aiuto e orientamento per le vittime dell’amianto. L’uomo si è occupato molto di amianto lavorando nel settore dei materiali edili dall’82 all’86; in particolare ha fatto parte di un gruppo di lavoro di rilevazione della sostanza nociva. “Si disse nel 1975 che l’amianto era potenzialmente pericoloso – ha raccontato -, ma che si potessero evitare problemi adottando misure di controllo”. L’amianto fu vietato in Svizzera nel 1990. Il gruppo “riuscì ad avere una proroga fino al ’94 per le fabbriche di Payerne e Niederurnen. L’amianto-cemento era molto redditizio”, ha aggiunto.

Nell’udienza è emerso anche un altro particolare. Riguarda Stephan Schmideiny, uno dei due imputati, accusato di disastro doloso e rimozione volontaria di cautele. Ci sarebbe una missiva, secondo Iselin, che chiede di controllare il comportamento dei rappresentanti sindacali. “So di una lettera – ha detto – che Schmideiny scrisse ai rappresentanti dell’azienda in Italia, in cui dice che si deve controllare la situazione perchè c’è un sindacalista che vuole spiegare i rischi dell’amianto ai lavoratori”.

Ha quindi proseguito: “Ho trovato un documento del ’75 della Eternit Payerne-Niederurnen, in cui c’era scritto che l’amianto poteva essere pericoloso e che poteva provocare il cancro e il mesotelioma e che si doveva fare attenzione. L’ho avuto da un avvocato. Ce ne sono altri dell’82 che dicono lo stesso”. Secondo Schmideiny, però “l’amianto poteva essere usato senza rischi, prendendo delle misure per evitare la contaminazione nei luoghi di lavoro”. In un documento datato 1976 il dirigente afferma: “Noi dobbiamo convivere con questo problema, riconosciamo che amianto cemento può essere potenzialmente pericoloso, se non viene maneggiato in maniera corretta”.

Sui pezzi di scarto della lavorazione, ha concluso il testimone, “abbiamo scoperto un deposito di rifiuti in un fiume. Anche nei boschi depositavano. E’ la tecnica generale di Eternit in tutto il mondo, ho incontrato anche montagne di rifiuti. Dopo hanno deciso per il riciclaggio, lo dicono ma non si sa”.

TAR Lombardia – Sospesa ordinanze discriminatorie per gli immigrati

NEWS

La “discriminazione istituzionale”

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La Cgil Lombardia insieme alla Camera del Lavoro di Monza, ravvisando una discriminazione istituzionale nei confronti dei cittadini stranieri, ha denunciato, lo scorso mese di marzo, l’ordinanza del Sindaco di Brugherio, emanata nel febbraio 2010, la quale prevedeva per i soli immigrati che l’iscrizione all’anagrafe fosse subordinata non soltanto alla verifica dei tradizionali requisiti previsti dalla legge, ma anche all’accertamento, effettuato da parte del Comune, del decoro e delle condizioni di salubrità della dimora.

La motivazione del TAR che ha accolto il ricorso, è particolarmente significativa perché il giudice contesta che nelle attribuzioni dell’ente locale rientri il potere di regolamentare le materie dell’immigrazione, dell’anagrafe, dei rapporti dello Stato con l’Unione Europea, del diritto d’asilo e della condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione Europea.

La Cgil  – ha  commentato Fulvia Colombini della segreteria Cgil Lombardia – ha già promosso numerosi ricorsi contro le ordinanze dei sindaci che risultavano discriminatorie, vincendoli tutti in Tribunale. Purtroppo sta accadendo sempre più spesso che a scopi di “ricerca di facile e immediato consenso” le Amministrazioni locali varino ordinanze che ledono i diritti degli stranieri.

“In Lombardia vivono oltre 1 milione di cittadine e cittadini provenienti da altri paesi, e – ha proseguito la Colombini – la Cgil  ritiene che tutte le Amministrazioni, Comuni, Province e Regione debbano farsi carico di promuovere un modello di cittadinanza inclusivo, rispettoso dei diritti e dei doveri di tutti e rivolge un appello alle forze politiche e a tutti gli Amministratori affinché cessino e si adoperino per far cessare le discriminazioni istituzionali contenute nelle varie ordinanze, e si persegua, con responsabilità, un modello di governo del territorio improntato alla pacifica convivenza e al rispetto”.