COSE DI SARDEGNA
di FRANCESCO CASULA
ferroviere e sindacalista di
Sassari, è libero. Dopo ben
29 mesi di carcerazione
preventiva. È stato assolto
dall’accusa di terrorismo dalla prima
Corte d’Assise di Roma perché il
fatto non sussiste. Il Pubblico
Ministero aveva addirittura chiesto
10 anni e 7 mesi di reclusione.
Per tutti quelli che hanno sempre
scommesso sulla sua innocenza, per
tutti i sardi, per tutti i democratici è
una splendida notizia: finalmente
un po’ di giustizia giusta. Era stato
accusato di avere progettato un
attentato al G8 di La Maddalena. Il
piano sarebbe consistito nel dirigere
un aerino telecomandato e carico di
esplosivo verso la sede in cui si
sarebbero riuniti i potenti della
Terra. Accusa ridicola e fantasiosa,
frutto di un teorema accusatorio
strampalato, non comprovato da
alcuna prova. Accusa contestata e
respinta da Bellomonte e non solo,
insieme alle altre ipotesi
accusatorie, surrogate
sostanzialmente da vacue
interpretazioni di alcune
intercettazioni telefoniche. Di qui
l’assoluzione. Bene. Ma, a questo
punto, ci sarà qualcuno che
finalmente pagherà per la mala
giustizia? Chi restituirà a
Bellomonte i due anni e mezzo di
internamento nelle carceri di mezza
Italia? In violazione della stessa
Legge, la 345/75 e del Protocollo
d’intesa tra la Regione Sarda e il
Ministero della Giustizia del
7/2/2006 sulla territorialità della
pena? Chi lo risarcirà per le accuse
infamanti e infanganti di
terrorismo? Chi risarcirà la moglie e
i parenti costretti a sacrifici e spese
immani per poterlo visitare nei
lunghissimi 29 mesi nelle galere
italiane a Roma, Catanzaro, Viterbo
ecc.? Che cosa farà adesso Trenitalia
che, con disarmante e sospetto
tempismo, gli ha recapitato in
carcere la lettera di licenziamento
per assenteismo? La smetteranno
finalmente con le perquisizioni,
continue e improvvise nei confronti
di organizzazioni politiche – come A
Manca pro s’Indipendentzia, di cui è
dirigente Bellomonte – ree solo, fino
a prova contraria, di condurre una
battaglia di opposizione e di
dissenso politico, sia pure estremo e
radicale? Veramente si potrà
ulteriormente tollerare che le libertà
individuali e collettive vengano
compromesse o azzerate con
pedinamenti asfissianti, continue
perquisizioni, cimici allocate
ovunque, controlli telefonici? Senza
che tale accanimento abbia uno
straccio di motivazioni plausibili?
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