Archivi giornalieri: 13 dicembre 2023

Rivalutazione Assegno Unico per i figli dal 2024

Rivalutazione Assegno Unico per i figli dal 2024

L’Assegno Unico aumenta nel 2024, con incrementi di importo adeguati all’inflazione. Gli accrediti da gennaio 2024 si rivalutano in base allo stesso indice con cui salgono le pensioni, ossia del 5,4%.

In parallelo, aumentano anche le soglie di reddito ISEE in base alle quali si quantificano assegno e maggiorazioni.

Assegno Unico, aumenti 2024 in base all’inflazione

Per una famiglia che percepisce l’assegno minimo, pari nel 2023 a 54 euro al mese, il trattamento sale a 57,2 euro al mese. Chi invece attualmente ha un AUU massimo di 189,2 euro, nel 2024 avrà un aumento a 199,4 euro per ogni figlio.

 

Aumentano anche le maggiorazioni. Con almeno tre figli l’assegno unico sale di 96,9 euro, la maggiorazione per i figli non autosufficienti si porta a 119,6 euro fino a 21 anni e a 108,2 euro sotto questa età, le maggiorazioni invece per disabilità media nel 2024 sono di 94,9 euro fino ai 21 anni, il bonus massimo nel caso in cui lavorino entrambi i genitori nel 2024 sarà di 34,1 euro.

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Come cambiano le fasce ISEE per l’AUU

Cambiano anche le fasce ISEE di riferimento, sempre in base all’adeguamento all’inflazione. Sono nella fascia più alta i nuclei con ISEE sopra i 45.575 euro, mentre la quota minima, che oggi spetta con ISEE fino a 16.215 euro, scatterà sotto i 17.090,61 euro.

 

Comunque, per fare il calcolo, ogni famiglia deve applicare l’indice di rivalutazione sia alla soglia ISEE, sia alle diverse voci dell’assegno unico.

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I dettagli saranno contenuti nella consueta circolare INPS, prevedibilmente in gennaio.

Assegno Unico e Universale, a chi spetta

L’Assegno Unico, lo ricordiamo, spetta per ogni figlio a carico fino ai 18 anni di età, oppure fino ai 21 anni in determinati casi (se il figlio studia, sta effettuando il tirocinio o il servizio civile universale, è in cerca di lavoro).

E’ una misura universale, quindi ne hanno diritto tutti, ma l’importo scende con il salire del reddito (l’importo minimo, come detto, nel 2024 scatterà sopra i 45.575 euro). Spetta a partire dal settimo mese di gravidanza.

 

Chi percepisce già il sussidio non deve fare niente, l’Assegno Unico verrà rivalutato dall’INPS. Per ogni nuovo figlio, invece, va presentata domanda: chi lo fa entro il 30 giugno ha automaticamente l’AUU a partire dal primo marzo (eventualmente con gli arretrati), mentre presentando la domanda da luglio in poi la prestazione decorre dal mese successivo.

La domanda si presenta all’INPS, utilizzando il servizio online dedicato, oppure tramite patronato.

 

Chi non paga l’IMU 2023: ecco quando non si deve versare

Chi non paga l’IMU 2023: ecco quando non si deve versare

Tra le agevolazioni e le esenzioni IMU, in vista della scadenza per la seconda rata del 18 dicembre a saldo, il Ministero delle Finanze ricorda che sono esonerati dall’imposta sul possesso della casa diversa da quella principale i contribuenti che possiedono:

immobili abusivamente occupati e per i quali sia stata presentata denuncia all’autorità giudiziaria per i reati previsti dagli artt. 614, secondo comma, e 633 c.p., o per i quali sia stata presentata denuncia o iniziata azione giudiziaria penale.

L’esenzione spetta anche se non è stato ancora adottato il decreto di attuazione, che riguarda solo il modello dichiarativo.

I contribuenti che fruiscono dell’esenzione dovranno poi presentare la dichiarazione IMU, esclusivamente in via telematica, entro il 30 giugno 2024.

 

Aliquote e delibere 2023 per il saldo IMU

Il pagamento del saldo IMU 2023 si effettua utilizzando le aliquote dei nuovi regolamenti e delibere se pubblicati sul sito del Dipartimento delle Finanze entro il 28 ottobre. Diversamente, si utilizzano le stesse dell’anno passato, usate anche per la prima rata di acconto. Dal prossimo anno, invece, senza una delibera correttamente pubblicata si applicheranno le aliquote di base per il saldo IMU.

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Ricordiamo anche che il Decreto Proroghe ha rinviato al 2025 la riforma delle aliquote IMU differenziabili nei Comuni in base alla tipologia di immobile.

Esenzioni IMU per il 2023

Tutte le categorie di soggetti che negli anni del Covid hanno goduto di esenzioni per compensare restrizioni, quest’anno tornano a pagare l’IMU regolarmente. Restano invece in vigore i seguenti esoneri.

 

IMU prima casa per entrambi i coniugi

L’IMU sulla seconda casa gode di esenzione se tale immobile di famiglia risulta essere la residenza anagrafica o la dimora abituale di uno dei due coniugi. Questo, in seguito alla decisione della Corte Costituzionale che, con sentenza n. 209 del 13 ottobre 2022, ha stabilito una nuova definizione di abitazione principale.L’Ordinanza 1828 del 22 gennaio 2023 della Cassazione ha stabilito il diritto all’agevolazione per entrambi i coniugi se si configurano i requisiti di legge per ciascuno di essi.

 

Ad esempio, la separazione di fatto (anche solo per motivi di lavoro), purché comprovata, dà diritto all’esenzione IMU per l’abitazione principale di ciascun coniuge, poiché in base alla nuova definizione si slega il concesso di “abitazione principale” da quello di residenza anagrafica.

Fabbricati rurali

Tra le novità 2023, spicca la nuova esenzione per i fabbricati rurali concessi in comodato a un imprenditore agricolo. Lo ha affermato la Corte di Giustizia tributaria, che ha riconosciuto la spettanza dell’agevolazione anche per questo tipo di immobili strumentali.

Esenzione IMU per immobili D3

Esenzione per immobili che rientrano nella categoria catastale D3, quindi cinema, teatri, sale da concerto e discoteche. Il proprietario deve essere anche gestore dell’attività.

Esenzione IMU per beni merce

Si tratta gli immobili realizzati da un’impresa di costruzione e destinati alla vendita, per utilizzare l’esenzione non devono essere affittati. La norma di riferimento è il comma 751 della legge 160/20219 (è la manovra 2020, che aveva previsto uno sconto IMU fino al 2021, e appunto l’esenzione a partire dal 2023).

Esenzione IMU per terreni agricoli

Sono esenti se posseduti e condotti da coltivatori diretti e dagli Imprenditori Agricoli Professionali (Iap), oppure se si trovano nelle isole minori, in determinate aree montane o collinari, o se hanno immutabile destinazione agrosilvo-pastorale a proprietà collettiva indivisibile e inusucapibile.

Sconti: agevolazioni IMU 2023

Anche per il 2023 è previsto uno sconto IMU per i pensionati esteri titolari di pensione maturata in regime di convenzione con l’Italia. Se hanno un casa di proprietà in Italia, non affittata e non in comodato d’uso, pagano il 37,5% dell’IMU dovuta. Significa che lo sconto IMU è del 62,5%, incrementato quindi rispetto allo scorso anno, quando era al 50%.

Ricordiamo poi che pagano l’IMU al 50% gli immobili concessi in comodato d’uso ai parenti di primo grado (genitori e figli), che lo utilizzano come abitazione principale. Requisiti: il comodante non deve avere più di un immobile (o al massimo due, comprendendo la prima casa), nello stesso Comune, l’immobile in comodato non può essere di lusso, il contratto deve essere registrato presso l’Agenzia delle entrate.

IMU ridotta del 25% per gli immobili dati in affitto a canone concordato. Infine, i coniugi con residenze diverse possono applicare l’esenzione prima casa a una sola delle due abitazioni, a scelta.

Esoneri: chi non paga l’IMU

Oltre all’esenzione IMU prima casa con la novità di fine 2022 che ha permesso ai coniugi con diversa residenza in comuni diversi di poter comunque fruire entrambi dell’agevolazione, ricordiamo che possono fruire di esenzioni IMU i proprietari di immobili non prima casa che possono dimostrare l’inagibilità oppure che procedono con l’accatastamento come unità collabente.Per non pagare a vuoto l’imposta, si può anche procedere con la demolizione dell’immobile inabitabile o con la sua cessione.

Infine, sono sempre esenti IMU i fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita (beni merce) e i fabbricati rurali ad uso strumentale.

 

Mutui in rialzo: quando scenderanno i tassi e quanto costeranno nel 2024

Mutui in rialzo: quando scenderanno i tassi e quanto costeranno nel 2024

Ancora un aumento importante per i tassi di interesse dei mutui, con un trend in costante ascesa: lo confermano i recenti dati ABI e Bankitalia, che registrano un nuovo rialzo sui mutui (Taeg al 4,72%), evidenziando come non sia stato incamerato dal mercato il temporaneo freno della BCE ai continui rialzi del costo del denaro.

Cosa aspettarsi per i mutui di inizio 2024? Continueranno a salire o si assesteranno su un nuovo equilibrio? Conviene aspettare o accendere un mutuo subito, prima che diventi ancor più costoso? E con l’inflazione che riduce il potere d’acquisto degli stipendi, quanto si potrà ottenere nei prossimi mesi con la spesa base di reddito attuale?

 

Spieghiamo come e perché i mutui sono aumentati tanto, quanto costeranno da qui ai prossimi due anni e quale mutuo è oggi più conveniente.

Perché i mutui aumentano ancora?

L’aumento dei tassi di riferimento per i mutui (Euribor e IRS) è la conseguenza dell’aumento del costo del denaro stabilito dalla Banca Centrale Europea che, allo scopo di contrastare l’impennata dell’inflazione, ha avviato da luglio 2022 un programma di politica monetaria restrittiva.

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L’aumento dei tassi BCE influenza anche i tassi di interesse applicati sui mutui, portando a un riduzione della liquidità di mercato e una crescita dei parametri. In meno di un anno il costo del denaro è passato dallo 0% al 4,50%.

 

Nonostante la BCE non abbia alzato i tassi nell’ultima riunione di ottobre, non significa che il mercato abbia acquisito fiducia: il freno alla stretta monetaria potrebbe essere temporaneo e le banche lo sanno.

Quanto saliranno ancora i mutui?

Quel che ci si aspetta per il 2024 è una crescita (seppur meno sostenuta del primo semestre dell’anno) dell’Euribor, il parametro di riferimento dei mutui a tasso variabile. L’IRS – parametro di riferimento dei mutui a tasso fisso – ha già triplicato il suo valore rispetto ad inizio anno per poi arrestare la sua corsa dopo l’estate, risultando oggi più conveniente del variabile.

 

Per i mutui variabili, in particolare, stiamo assistendo a una curva dei tassi che mostra crescite costanti mese su mese. Fino ad oggi, nel 2023 ad ogni aumento del tasso variabile dello 0,75% è seguito su un mutuo ventennale di 100mila euro un aumento di circa 80 euro al mese e di quasi mille euro l’anno.

Come saranno i tassi 2024?

Dal 20 settembre 2023, i tassi di interesse BCE sulle operazioni di rifinanziamento principali sono fissati al 4,50%, quelli sul rifinanziamento marginale al 4,75% e quelli sui depositi presso la Banca Centrale Europea al 4,00%.

Nel 2024 probabilmente si assisterà ad una stabilizzazione intorno al 5%. Questo anche a fronte delle previsioni sulla crescita dell’inflazione, che si prevede rimanga nei prossimi anni ancora alta: al netto della componente energetica, al 5,1% nel 2023, al 2,9% nel 2024 e al 2,2% nel 2025 secondo la BCE.

Si tratta ovviamente solo di ipotesi, in quanto l’andamento dei tassi in futuro sarà deciso dal Consiglio direttivo della BCE in base all’evolvere delle prospettive per l’inflazione e l’economia, riflettendo un approccio secondo il quale le decisioni sui tassi vengono definite di volta in volta a ogni riunione.

La prossima data da segnare in calendario è quella del 14 Dicembre.Se la BCE stabilisse un aumento del costo del denaro anche solo dello 0,25 punti, si arriverebbe ad un costo del denaro del 4,75% a fine 2023.

Per tutto il 2024 sono prevedibili ulteriori aumenti. Soltanto entro la fine del 2024 si potrà forse assisterà ad una fase di stabilità per poi scendere progressivamente nel corso del 2025.

Che tipo di mutuo conviene fare oggi?

Scattando una fotografia istantanea dei tassi, il mutuo più conveniente è a tasso fisso. Ma considerando nei prossimi anni una possibile normalizzazione dello scenario corrente, gli esperti consigliano di valutare anche formule ibride, ovvero i mutui a tasso misto.

Ad esempio, i mutui variabili con cap hanno un costo superiore al tasso variabile puro ma inferiore al fisso, offrendo i vantaggi di entrambe le opzioni: la convenienza immediata del variabile ma con un paracadute che fa sì che la rata non possa superare un certo limite (cap).

Un altro esempio sono i mutuo a tasso variabile con opzione, ovvero con la possibilità di passare dal tasso variabile al tasso fisso.

Quanto costa lo spread sul mutuo?

Lo spread è la percentuale applicata dalla banca sul costo della rata e corrisponde al suo margine di guadagno. Per il consumatore, questa aliquota va ad aggiungersi ai parametri Euribor per i mutui a tasso variabile, e all’IRS per i mutui a tasso fisso. La somma di spread più IRS o Euribor rappresenta il tasso applicato al mutuo (TAN).

Lo spread bancario resta lo stesso per tutta la durata del mutuo, anche in caso di tasso variabile, essendo negoziato in fase di accensione del finanziamento. Quando si rinegozia un mutuo, invece, si può contrattare per ottenere uno spread più favorevole.

Quanto costa oggi un mutuo?

Per un mutuo variabile, i tassi applicati a novembre 2023 si aggirano su una media del 6%, mentre con un fisso si può scendere fino a circa il 4%.

Chi concede i mutui più favorevoli?

Le banche non erogano mutui che prevedono una rata superiore al 33% delle entrate mensili del richiedente. Inoltre, è molto difficile trovare banche che concedano mutui con piani di ammortamento oltre i 30 anni. Il calo del potere d’acquisto degli stipendi combinato al rialzo dei tassi, sta rendendo più problematico trovare banche che concedono mutui convenienti e sostenibili. Ci sono però istituti che concedono anche mutui casa al 100% grazie a particolari formule.

Quali banche concedono mutui a 40 anni?

Oggi a concedere mutui a 40 anni sono quasi tutte le banche qualora il mutuo sia stipulato entro i 35 anni di età ed a tasso fisso, coprendo anche fino al 100% del valore dell’immobile.

Come estinguere un mutuo?

L’estinzione anticipata del mutuo deve essere richiesta alla propria banca, comunicando volontà di pagare per intero il debito residuo e chiedendo il calcolo della somma da versare per rimborsare il debito. La banca fornirà un modulo da compilare e il conteggio di estinzione anticipata. Questo comprenderà la quota capitale rimanente, ecco perché l’estinzione anticipata è tanto più conveniente quanto prima viene effettuata, mentre la sua convenienza diminuisce man mano che si va avanti con il pagamento delle rate.

L’ipoteca iscritta sull’immobile si estingue automaticamente alla data di avvenuta estinzione dell’obbligazione senza alcun onere per il debitore.

Quando conviene ridurre il mutuo?

Per ridurre la rata del mutuo anche al fine di farsi accettare il finanziamento dalla banca, oltre a ottenere una soluzione più conveniente, è possibile: allungare la durata del mutuo; scegliere un mutuo variabile o un mutuo a tasso misto o con cap, in luogo del tasso fisso che ha sicuramente un importo maggiore.

 

Superbonus e cessione credito senza proroga: tutte le novità per il 2024

Superbonus e cessione credito senza proroga: tutte le novità per il 2024

Alla fine, in Manovra 2024 non è stata inserita più tra gli emendamenti di Governo la mini-proroga al 10 gennaio per i condomini, che sarebbe dovuta servire a documentare i lavori con Superbonus eseguiti entro il 31 dicembre.

A partire dal prossimo anno, dunque, le agevolazioni sono destinate a ridursi e a cambiare in modo radicale, visto che la Legge di Bilancio ha persino istituito nuove tasse e vincoli, rendendo lo strumento sempre meno conveniente e appetibile.

 

Facciamo  il punto della situazione e vediamo come si configurano le regole per la detrazione edilizia e l’eventuale cessione del credito fiscale, da qui a fine anno e per il 2024-2025.

Superbonus 2024: novità e regole

Da gennaio 2024, il Superbonus è riconosciuto limitatamente al 70% per i condomini e al 65% per le villette unifamiliari. I contribuenti che eseguono nuovi lavori edilizi agevolati dovranno versare l’intero importo in anticipo per poi detrarre la spesa. Ci sono poi brutte notizie per chi ha già utilizzato lo strumento o conta di farlo in futuro: una nuova tassa ed un nuovo adempimento.

 

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Compravendita dopo i lavori con Superbonus

Chi vende un immobile ristrutturato con le agevolazioni del Superbonus a meno di dieci anni dai lavori, dovrà pagare una tassa del 26% sulla plusvalenza incassata dall’operazione di compravendita. Sono esclusi gli immobili acquisiti dopo una successione o quelli che rappresentano la prima casa (almeno per la maggior parte dei dieci anni che precedono la vendita o quelli che intercorrono tra data di acquisto/costruzione e quella di cessione).

Per determinare l’importo da tassare, è possibile sottrarre il 50% delle spese sostenute per interventi conclusi da più di cinque anni. Per gli stessi immobili, dopo cinque anni il prezzo di acquisto o il costo di costruzione è rivalutato secondo l’indice Istat (variazione dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati).

 

Obbligo di rivalutazione rendita in Catasto

La Manovra 2024 prevede anche il controllo fiscale per verificare la coerenza tra il valore degli immobili ristrutturati con Superbonus e quello indicato in Catasto. In pratica, si verificherà l’effettivo (quando necessario) aggiornamento della rendita catastale in seguito ai lavori indicati all’articolo 119 del dl 34/20 (efficientamento energetico, sismabonus, installazione di impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica di veicoli elettrici).

Obbligo di comunicazione crediti non utilizzati

Ricordiamo che, per i cessionari che hanno acquistato crediti attraverso lo sconto o la cessione ma non hanno potuto utilizzarli per motivi diversi dal decorso dei termini di legge, devono darne comunicazione all’Agenzia delle Entrate, secondo le direttive di cui all’articolo 25 del Decreto Legge 104/2023, che si applicano dal 1° dicembre 2023, con decorrenza di 30 giorni dal momento in cui si è venuti a conoscenza dell’evento che ha determinato la mancata fruizione.Dunque, la comunicazione va effettuata entro il 2 gennaio 2024. Le istruzioni sono contenute nel provvedimento del il 23 novembre scorso, con le modalità di invio della comunicazione tramite Piattaforma Cessione Crediti, con l’indicazione delle rate dei crediti inutilizzabili:

  • per i crediti tracciabili, bisogna indicare il numero di protocollo telematico della comunicazione originaria (prima cessione o sconto in fattura) da cui sono derivate le rate;
  • per i crediti non tracciabili, bisogna indicare i dati della comunicazione originaria (numero di protocollo telematico, codici fiscali del cedente titolare della detrazione e del fornitore/primo cessionario) da cui sono derivate le rate.

Aliquote e scadenze Superbonus 2023-2024-2025

L’applicabilità del Superbonus, lo ricordiamo, è prevista fino a tutto il 2025 ma con regole diverse e soprattutto con un calendario di scadenze differenziato in base all’immobile e alla spesa.

Per i condomini e le persone fisiche (per gli appartamenti singoli in condominio e per edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate, anche se posseduti da un unico proprietario o in comproprietà) la detrazione, ripartita in quattro quote annuali di pari importo, è la seguente:

  • 90% per le spese 2023;
  • 70% per le spese 2024;
  • 65% per le spese 2025.

Stesse scadenze per onlus e organizzazioni non commerciali. Per le villette, resta solo la proroga del 110% se al 31 dicembre 2023 si terminano i lavori che avevanogià  un primo SAL al 30% al 30 settembre 2022. Anche gli IACP e le cooperative di abitazione a proprietà indivisa (per interventi su immobili in godimento ai soci) accedono al 110% fino al 31 dicembre 2023 ma sempre con il requisito del SAL.

Cessione del credito edilizio nel 2024

Nulla cambia per la cessione del credito e lo sconto in fattura rispetto ad oggi. La possibilità di cessione resta fortemente limitata alle poche deroghe di legge. L’unico modo per rientrarvi è quello di completare i lavori entro l’anno in corso. I privati cittadini rimasti con i cantieri avviati e i cassetti fiscali con crediti bloccati (perché non trovano banche o altri soggetti disposti ad acquisirli per i SAL successivi ai primi) possono solo percorrere la via della detrazione diretta.

Non ci sono novità né soluzioni su misura per i crediti incagliati dei cosiddetti Esodati del Superbonus. L’unica misura di Governo per aiutare i privati rimasti con i lavori a metà è stata quello di riservare ai meno abbienti un contributo a fondo perduto, scaduto a fine ottobre 2023.

Un chiarimento su Linkedin del Consigliere Enrico Zanetti ha precisato che non c’è alcun obbligo (in Manovra o altri provvedimenti) di terminare i lavori entro fine 2023 per accedere alla cessione del credito, che resta in vigore anche nel 2024 ma si applica ad un incentivo ridotto al 70% e deve comunque conformarsi ai dettami dell’attuale normativa sul numero delle cessioni.