Archivi giornalieri: 30 gennaio 2017

dal Blog di Antonio Di Pietro

Il nuovo Di Pietro: «L’avviso di garanzia non è avviso di colpevolezza. Renzi? Vincerà ancora»

«I miei rimpianti? Ho sbagliato a scegliere gli uomini, oggi Grillo ha lo stesso problema»: l’ex leader dell’Italia dei Valori commenta l’attualità politica e torna sui suoi errori politici

 

VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images

25 Gennaio 2017 – 14:07

 
 
 

Antonio Di Pietro non è cambiato per niente nei modi, preferisce ancora la schiettezza di un proverbio popolare alle fredde dichiarazioni da bollettino. Due anni fa ha lasciato l’Italia dei Valori, il partito che aveva fondato nel ’98, in contrasto con la linea del nuovo segretario Ignazio Messina, che strizzava l’occhio a Renzi. Adesso Di Pietro è molto più vicino ai 5 Stelle che al suo vecchio partito, è presidente dell’Autostrada Pedemontana Lombarda e, assicura, non tornerà in politica. «Vediamo un po’ che c’azzecco io…», dice prima di iniziare l’intervista. Eppure, tra garantismi di ritorno e con un centro sinistra in crisi di identità, Antonio Di Pietro potrebbe ancora dare il proprio contributo al dibattito pubblico. E fa pensare come lui, da sempre considerato il Re dei Manettari, da inflessibile Pm di Manipulite, rivendichi posizioni molto più miti.

Presidente, partiamo dal caso Raggi. Non crede che la pubblicazione del Codice dei 5 Stelle proprio poco prima della richiesta a comparire per il Sindaco faccia perdere credibilità alla posizione del Movimento?
No, non credo. Mi sembra una forzatura ingiusta e ingiustificata. Anche perché la valutazione su Virginia Raggi dovrà essere fatta a prescindere da come andranno avanti le indagini, a seconda di cosa emergerà dall’interrogatorio.

Che ne pensa della posizione presa dai 5 stelle nel Codice di Comportamento?
Mi piace: hanno fatto gesto di responsabilità e di maturità politica che mi auguro venga preso ad esempio dagli altri partiti. Da una parte si stabilisce che l’avviso di garanzia non è sinonimo di colpevolezza, dall’altra si dice che non c’è bisogno dell’avviso per stabilire se certe relazioni sono inopportune.

C’è dunque una responsabilità politica da valutare, oltre a quella penale?
Sono due cose separate, va valutato caso per caso. Per quanto mi riguarda, ricevere un avviso di garanzia è sempre stata una liberazione, perché mi dava modo di potermi difendere nel modo giusto il prima possibile.

Ci stiamo dunque riscoprendo garantisti? Pure lei, in passato, era accusato di giustizialismo…
Conosco molto bene sia la responsabilità che si ha nell’inviare un avviso di garanzia sia il peso di riceverlo. Nel corso degli anni c’è stata una distorsione del significato dell’avviso di garanzia. Troppe volte è stato scambiato per un avviso di colpevolezza, come un giudicato. Attenzione però, perché a seconda dell”indagato si è verificato anche il caso opposto: se arriva un avviso di garanzia a un ladro colto in flagrante per una rapina in banca, non è che questo può dire «è solo un avviso di garanzia, aspettate a giudicarmi».

Passiamo all’attualità politica. Ha detto più volte di essere vicino al MoVimento 5 Stelle e ha sostenuto il No al referendum. Ritiene anche lei che sarebbe stato giusto andare subito al voto?
Premessa: io ritengo che ogni giorno che passa senza che si vada al voto sia un giorno di ritardo in più. Detto questo, ha ragione il Presidente Mattarella: dobbiamo uniformare la legge elettorale per Camera e Senato. Aspettiamo la Consulta, facciamo le modifiche necessarie e poi andiamo al voto.

Si parla molto di proporzionale, ma non saremmo condannati all’ingovernabilità?
Anche con l’ultima legge con cui si è votato, che non è un proporzionale puro, ci siamo scoperti ingovernabili. Posto che trovare un accordo tra forza politiche diverse non è necessariamente un male, ma può anche essere una forma di maturità, auspico un sistema con un premio di maggioranza ragionevole, che non cancelli ogni criterio di rappresentatività.

Qualcuno dice che un proporzionale terrebbe fuori dal potere i 5 stelle…
Ne sono certo. Il proporzionale che molti propongono oggi non ha la nobile intenzione di rispettare la rappresentatività, ma serva a impedire la vittoria a chi non accetta alleanze. Una furbata di basso livello.

 

Il proporzionale che molti propongono oggi non ha la nobile intenzione di rispettare la rappresentatività, ma serva a impedire la vittoria a chi non accetta alleanze. Una furbata di basso livello.

Che lezione lascia al centrosinistra il risultato del referendum costituzionale?
Il centrosinistra non c’entra più nulla con i bisogni e le necessità del suo elettorato storico. Il Partito Democratico di Renzi non ha fatto niente per aiutare le classi più deboli, per dare a tutti quel minimo sufficiente per vivere con dignità, tanto è vero che contro lo stesso Pd sono state promosse proposte di referendum sul lavoro.

Nonostante tutto, Renzi riuscirà a tornare?
Renzi è un abilissimo venditore: che faccia il politico o che vada al mercato, riuscirà sempre a illudere il compratore.

Per un periodo lei è stato la forza di opposizione più decisa a Berlusconi. Avrebbe mai pensato che, diversi anni dopo, il Cavaliere sarebbe stato ancora il leader del centrodestra?
Se fossi una persona di fiducia di Berlusconi gli direi, fraternamente: “Amico mio, si fa per dire (ride, ndr), non è che tingendo i capelli fermi il tempo”. Dovrebbe prendere atto della necessità di dover passare la mano, anche perché mi chiedo che ci stia a fare ancora in politica.

In che senso?
Una vota scoperchiato il sistema di tangentopoli, qualche imprenditore ha preso il primo aereo per l’estero, mentre qualche altro ha scelto di raccontare tutto quel che sapeva. Berlusconi ha scelto la terza via, buttandosi in politica. Non dimentico che, con lui al governo, erano stati depenalizzati il reato di concusssione per induzione e quello di falso in bilancio, i due pilastri del processo di Mani Pulite.

Se fossi una persona di fiducia di Berlusconi gli direi, fraternamente: “Amico mio, si fa per dire (ride, ndr), non è che tingendo i capelli fermi il tempo”.

A proposito di giustizia, c’è qualcosa che snellirebbe il sistema italiano, garantendo il rispetto delle pene?
Ci sono interventi che potrebbero essere fatti in brevissimo tempo. Per iniziare, bisognerebbe interrompere la prescrizione al momento del rinvio a giudizio. Da quando abbiamo un sistema accusatorio e non più inquisitorio, poi, credo sia sufficiente un solo grado di giudizio sul merito, oltre a quello sulla legittimità. Infine, riguardo ai reati contro la pubblica amministrazione, garantirei una premialità per chi si pente prima dell’arrivo della magistratura e consentirei la figura dell’agente provocatore.

Ha rimpianti riguardo alla sua attività politica?
Sono molto orgoglioso di quel che ho fatto, è una parte della mia vita che non rinnego, ma ho fatto degli errori che riconosco.

Per esempio?
Avrei dovuto rifiutare alcune alleanze e andare da solo. Il centrosinistra ha sprecato alcune grandi occasioni di svota nel corso degli ultimi vent’anni e, in qualche modo, ne sento anche io la responsabilità. C’è poi un’altra questione…

Prego.
Ho avuto lo stesso problema che ha oggi Beppe Grillo, ovvero la formazione di una classe dirigente. A differenza sua, sbagliando, decisi che, per poter essere presente sul territorio, dovevo aprire le porte a chi volesse entrare nel partito, senza particolari filtri. Così facendo, però, mi sono ritrovato personaggi obiettivamente impresentabili.

Di Pietro tornerà in politica?
Non ne vedo la potenzialità, non saprei dove, con chi e per fare che cosa.

Non crede, dunque, che la sua esperienza potrebbe aiutare i 5 Stelle, anche solo dall’esterno?
Il MoVimento ha fatto una scelta che non ammette eccezione: chi ha già fatto politica deve restare fuori, dunque non mi sono mai permesso di chiedere un ruolo né loro me l’hanno offerto.