Archivi giornalieri: 16 luglio 2016

Pensione reversibilità coniuge, illegittimi

Pensione reversibilità coniuge, illegittimi i limiti di età di  0

Corte Costituzionale

Corte Costituzionale

Per la Consulta è illegittima la norma che riduce la pensione di reversibilità coniuge tra un ultrasettantenne e una persona più giovane di vent’anni

 

 

Con una Sentenza del 15 giugno, pubblicata in data 14 luglio 2016 con il numero 174, La Corte costituzionale, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 18, comma 5, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98.

Pensione di reversibilità coniuge, stop alla norma “anti-badanti”

La norma dichiarata illegittima, definita a suo tempo “anti-badanti”, limitava l’ammontare della pensione di reversibilità quando il coniuge scomparso aveva contratto matrimonio a un’età superiore ai settant’anni e il coniuge superstite era più giovane di almeno vent’anni.

Per le pensioni liquidate dal 2012, era stata introdotta la regola che a fronte di un matrimonio tra una persona con più di settant’anni e un’altra più giovane di oltre vent’anni, l’importo della pensione di reversibilità sarebbe stato ridotto del 10% per ogni anno di matrimonio di durata inferiore a 10 anni.

Quindi per i matrimoni durati almeno 10 anni, la pensione di reversibilità è stata corrisposta interamente, mentre per quelli di durata inferiore la pensione di reversibilità è stata pari al 90, 80, 70% e via dicendo fino ad azzerarsi.

La Corte quindi, richiamandosi ad altre proprie decisioni analoghe, ha ritenuto irragionevole una limitazione del trattamento previdenziale, connessa solamente al dato dell’età avanzata del coniuge e della differenza di età tra i coniugi.

La Consulta ha ribadito che ogni limitazione del diritto alla pensione di reversibilità deve rispettare i
princìpi di eguaglianza e di ragionevolezza e il principio di solidarietà, che è alla base del trattamento pensionistico, e non deve assolutamente interferire con le scelte di vita dei singoli, espressione di libertà fondamentali.

 

 

La norma dichiarata incostituzionale si basava sulla presunzione che i matrimoni contratti da chi abbia più di settant’anni con una persona di vent’anni più giovane traggano origine dall’intento di frodare le ragioni dell’erario, in assenza di figli minori, studenti o inabili.

Fonte: Corte Costituzionale

rassegna sindacale

 

del 16/07/2016

 

Qè: vertenza ricomposta, ma «la sfida continua»

Sindacati: “Adesso bisogna aspettare il saldo delle fatture delle committenti entro la prossima settimana per pagare le spettanze dei lavoratori e attuare un tavolo tecnico presso le istituzioni”
15 luglio 2016 ore 19.13

 
 

Attentato Nizza, sgomento e condanna da sindacati Lecce

15 luglio 2016 ore 18.45

             
 
 

Basilicata, da lavoratori no a privatizzazione Poste Italiane

15 luglio 2016 ore 18.24

             
 
 

Gli incomprensibili silenzi della ministra Boschi

Il tema del lavoro delle donne non rientra nell’agenda del governo. Eppure, a pesare sulle crescenti disuguaglianze sono in particolare le differenze di genere, come testimonia anche l’Istat. Senza contare le incongruenze sul versante della maternità
15 luglio 2016 ore 18.24

             
 
 

Attentato Nizza, cordoglio di Cgil-Anpi Catania

15 luglio 2016 ore 17.37

             
 
 

Agenquadri: solidarietà ai lavoratori Sin

“Chiediamo al Ministero delle Politiche agricole e forestali e all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura di rispettare la normativa vigente e compiere scelte in grado di assicurare la piena operatività del sistema”
15 luglio 2016 ore 17.01

             
 
 

Coltiviamo Diritti, 19 presentazione Campagna a Roma

15 luglio 2016 ore 16.41

             
 
 

Fisac, banche non usino crisi per licenziare

15 luglio 2016 ore 16.31

             
 
 

Attentato Nizza, 16 luglio manifestazione a Modena

15 luglio 2016 ore 16.22

             
 
 

Attentato Nizza: Roma, oggi alle 18 presidio in Piazza Farnese

15 luglio 2016 ore 16.15

             
 
 

Attentato Nizza: Firenze, manifestazione in Piazza Signoria, Cgil aderisce

15 luglio 2016 ore 15.53

             
 
 

Attentato Nizza, presidi in tutta la Puglia

15 luglio 2016 ore 15.51

             
 
 

Slc, basta ambiguità su H3G a L’Aquila

15 luglio 2016 ore 14.57

             
 
 

Cgil: basta rinvii, Senato approvi legge su aziende e beni confiscati

15 luglio 2016 ore 14.53

             
 
 

Metalmeccanici, alte adesioni in scioperi Perugia

15 luglio 2016 ore 14.52

             
 
 

A Firenze non si muore più di caldo – VIDEO

Un anno fa, un giovane operaio edile è stato stroncato dal caldo. Da allora la Fillea, gli Rlst hanno iniziato un’intensa mobilitazione, che ha portato a delle innovative linee guida sulla sicurezza quando fa molto caldo
15 luglio 2016 ore 13.26

             
 
 

Accordo alla Nokia, evitati i licenziamenti

L’intesa prevede un anno di cassa integrazione straordinaria per 170 lavoratori, un piano di riqualificazione condiviso con i sindacati e forti incentivi all’uscita volontaria. Fiom Cgil: “Accordo positivo, l’impatto sul reddito sarà contenuto”
15 luglio 2016 ore 13.18

             
 
 

A Firenze, dove non si muore più di caldo

Reportage dai cantieri in cui si applicano le nuove linee guida della Asl contro i colpi di calore. Una vittoria del sindacato e degli Rlst. “Un passo importante per rendere di nuovo i lavoratori protagonisti, ma la strada per la sicurezza è ancora lunga”
15 luglio 2016 ore 13.10

             
 
 

Premi di risultato nelle imprese senza rappresentanza

Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno firmato un’intesa che consentirà l’erogazione, anche nelle realtà industriali di minori dimensioni, di forme di salario collegate a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione
15 luglio 2016 ore 12.40

             
 
 

A Firenze di caldo (non) si muore – FOTO

La battaglia dei sindacati e le linee guida della Asl nei cantieri della città per salvare la vita dei lavoratori nelle giornate afose
15 luglio 2016 ore 12.35

             
 
 

Brexit e l’Europa: tutti (o quasi) gli scenari possibili

I rischi per l’economia britannica e dell’Unione stanno prendendo forma. Anche se, paradossalmente, la reazione dei mercati, ma anche il quadro post-referendum, sono diventati più pesanti nei Paesi membri. Il ruolo delle misure non convenzionali della Bce
15 luglio 2016 ore 12.33

             
 
 

Attentato Nizza: Napoli, domani presidio al Consolato francese

15 luglio 2016 ore 12.19

             
 
 

Non autosufficienza, le proposte dei sindacati

Presentato il testo al tavolo con il governo: “L’obiettivo è potenziare, riorganizzare e ristrutturare l’intero sistema sanitario e socio-assistenziale, individuando un modello completo di intervento”. Il prossimo incontro fissato per il 26 luglio
15 luglio 2016 ore 12.01

             
 
 

Attentato di Nizza: Milano, presidio a Piazza Fontana alle 17

15 luglio 2016 ore 10.36

             
 
 

Campania: intesta tra patronati e Inail contro gli infortuni

Inca, Inas, Ital e Acli sottoscrivono un patto di tre anni con l’istituto. “Impegno costante delle parti firmatarie per contribuire in maniera sistematica e significativa alla riduzione del fenomeno infortunistico”
15 luglio 2016 ore 10.30

             
 
 

Nizza: Cgil, apprensione, dolore e solidarietà

La nota del sindacato: “Aggressione vile e criminale, cordoglio e vicinanza al popolo francese”. Manifestazioni e presidi in tutta Italia contro il terrorismo. Silp: “Necessario rafforzare la cooperazione tra polizie europee”
15 luglio 2016 ore 09.22

             
 
 

Metalmeccanici: un altro giorno di scioperi

Continua la vertenza per il rinnovo del contratto nazionale. Oggi (15/7) braccia incrociate e mobilitazioni a Genova, Perugia, Vicenza, Pistoia, Legnano e in Bassa Valsugana. Il nodo principale resta l’aumento salariale per tutti i lavoratori
15 luglio 2016 ore 09.09

             
 
 

Istruzione: salta il negoziato tra Miur e sindacati

Fallita la trattativa sull’assegnazione dei docenti dagli ambiti agli istituti. Per le sigle di categoria è “impossibile accettare che la scuola diventi un mercato dei titoli”. Cgil, Cisl, Uil e Snals accusano: “Grave la responsabilità del ministro”
15 luglio 2016 ore 08.57

             
 

Beata Vergine Maria del Monte

 Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

Nome: Beata Vergine Maria del Monte Carmelo
Ricorrenza: 16 luglio

Il Monte Carmelo fu, fin dai tempi più remoti, assai famoso in Palestina ma oggi territorio israeliano. Su di esso infatti si ritiravano uomini di santa vita per onorarvi, ancor prima che nascesse, la Vergine Madre di Dio. Venne santificato pure da un lungo soggiorno che vi fece il profeta Elia.

Continuarono poi sempre pii solitari a ritirarsi sul Monte Carmelo, ma quando la spada di Maometto assoggettò la Palestina, a stento alcuni riuscirono a salvarsi nascondendosi nelle spelonche.

Verso il secolo XI, un pio sacerdote calabrese eresse sui ruderi di una cappella anteriore una chiesetta alla Vergine, ed, avendo raccolti altri compagni, ebbe dal patriarca di Gerusalemme una regola di vita. Ebbe così inizio l’ordine dei Carmelitani che fu poi approvato dai Sommi Pontefici Onorio II e Gregorio IX.

Ma la festa della Madonna del Carmine è strettamente legata al grande devoto della Vergine, S. Simone Stock. Era questi un inglese che, per onorare la Madre di Dio, si era dato ad austerissime discipline, rinnovando le mortificazioni dei primi eremiti. E quando, sul principio del xm secolo, l’Ordine Carmelitano si estese in Inghilterra, S. Simone, attratto dalla devozione che i Carmelitani professavano a Maria, volle entrare nel loro Ordinè. Accettato, chiese di vedere il Monte Carmelo, e così visitò a piedi nudi tutti i luoghi sacri della Palestina, trattenendovisi per ben sei anni. Solo Iddio è testimonio delle fervorose preghiere che il Santo fece su quel sacro suolo nelle notti silenziose!

Ed appunto in una di quelle notti gli apparve la Vergine che, consegnandogli uno scapolare, gli disse con dolcezza: Figlio, prendi il segnale del mio amore.

E che questo sia il segnale dell’amore di Maria ce lo dice il seguente versetto, riferito allo scapolare: Protego nunc, in morte juvo, post funera salvo! —Avranno, dice Maria, la mia protezione in vita, saranno da me aiutati in morte e dopo la morte li condurrò in cielo.

S. Simone, per soddisfare il desiderio della Regina del Cielo, con grande zelo propagò questa devozione, che si estese rapidamente.

Anche i Papi si tennero onorati di appartenere alla milizia di Maria, e concessero molte indulgenze agli ascritti. Il Privilegio sabatino che godono gli ascritti all’abitino del Carmine assicura la liberazione dal Purgatorio, per intercessione di Maria, il primo sabato dopo la morte.

La solennità della Beata Vergine del Carmine si celebra il 16 luglio, in ricordo dell’apparizione e della consegna dello scapolare a S. Simone.

Il Beniamino di Maria, l’apostolo dell’abitino del Carmine, morì proprio il 16 luglio del 1265 in età di oltre cento anni.

PRATICA. Impariamo ad amare Maria, e portiamo sempre sul nostro corpo l’abitino del Carmine.

PREGHIERA. O Dío, che decorasti l’ordine del Carmelo del titolo singolare della tua beatissima sempre Vergine e Madre Maria, concedi propizio che mentre oggi ne celebriamo la festa con solenne ufficio, muniti della sua protezione, meritiamo di giungere ai gaudi eterni.

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Le tre “Infamie” di Vittorio Emanuele III

Le tre “Infamie” di Vittorio Emanuele III

16 luglio 2016

 il re 1

Francesco Casula

Il dibattito in atto sui Media sul ruolo storico dei sovrani savoiardi, specie in seguito alle iniziative del Comitato “Spostiamo la statua di Carlo Felice”, oltre allo stesso “Carlo Feroce” investe – fra gli altri – Vittorio Emanuele III, connivente e spesso attivo sostenitore di scelte sciagurate e funeste per la Sardegna e l’intera Italia. Egli si è infatti macchiato di tre fondamentali “infamie”: le due guerre mondiali e il fascismo.

1. Vittorio Emanuele III e la Prima Guerra mondiale

La decisione di entrare in guerra fu presa esclusivamente dal sovrano, in collaborazione con il primo ministro Salandra, desideroso com’era di completare la cosiddetta “unità nazionale” con la conquista di Trento e Trieste, ancora in mano austriaca. Il conflitto fu, come noto, tremendo per le forze armate italiane, che andarono incontro ad una spaventosa carneficina, tra il fango, la neve delle trincee e tra indicibili stragi e sofferenze.

Fu lo stesso Papa Benedetto XV a definire quella guerra una inutile strage. Ma in una enciclica del 1914 Ad Beatissimi Apostolorum Principis lo stesso papa era stato ancora più duro definendola una gigantesca carneficina.

Sarà il sardo Emilio Lussu, in una suggestiva testimonianza storica e letteraria come Un anno sull’altopiano a descrivere gli orrori di quella guerra. Egli infatti al fronte sperimenterà sulla propria pelle l’assurdità e l’insensatezza della guerra: con la protervia e la stupidità dei generali che mandano al macello sicuro i soldati; con i miliardi di pidocchi, la polvere e il fumo, i tascapani sventrati, i fucili spezzati, i reticolati rotti, i sacrifici inutili.

Una guerra che comportò oltre a immani risorse (e sprechi) economici e finanziari, lutti, con decine di migliaia di morti, feriti, mutilati e dispersi. A pagare i costi maggiori fu la Sardegna: “Pro difender sa patria italiana/distrutta s’est sa Sardigna intrea, cantavano i mulattieri salendo i difficili sentieri verso le trincee, ha scritto Camillo Bellieni, ufficiale della Brigata” (Brigaglia, Mastino, Ortu, Storia della Sardegna, Editori Laterza, 2002, pagina 9).

Infatti alla fine del conflitto la Sardegna avrebbe contato bel 13.602 morti (più i dispersi nelle giornate di Caporetto, mai tornati nelle loro case). Una media di 138,6 caduti ogni mille chiamati alle armi, contro una media “nazionale” di 104,9.

E a “crepare” saranno migliaia di pastori, contadini, braccianti chiamati alle armi: i figli dei borghesi, proprio quelli che la guerra la propagandavano come “gesto esemplare” alla D’Annunzio o, cinicamente, come “igiene del mondo” alla futurista, alla guerra non ci sono andati.

In cambio delle migliaia di morti ci sarà il retoricume delle medaglie, dei ciondoli, delle patacche. Ma la gloria delle trincee – sosterrà lo storico sardo Carta- Raspi – non sfamava la Sardegna.

2. Vittorio Emanuele III, il Fascismo e le leggi razziali

Una delle massime responsabilità storiche di Vittorio Emanuele III fu l’aver favorito l’avvento e l’affermarsi del Fascismo. In seguito alla cosiddetta Marcia su Roma infatti, incaricò Benito Mussolini di formare il nuovo governo. Avrebbe potuto far intervenire l’esercito per combattere e disperdere gli “insorti”, invece, mentre le forze armate si preparavano a fronteggiare “le camicie nere”, Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare il decreto di stato d’assedio, di fatto aprendo la strada al fascismo e alle leggi razziali.

Poco interessa oggi sapere se lo abbia fatto per viltà, opportunismo e calcolo politico: fu comunque il re a nominare Mussolini capo del Governo, dando il via alla tragedia ventennale di quel regime la cui maggiore infamia furono le leggi razziali del 1938. Esse saranno firmate da un sovrano che accettava l’antisemitismo e la furia xenofoba dell’alleato tedesco, fiero di un Mussolini che l’aveva fatto re d’Albania ed imperatore d’Etiopia!

3. Vittorio Emanuele e la seconda guerra mondiale

La seconda guerra mondiale rappresenterà l’evento più drammatico che mai si sia verificato nella storia dell’umanità. Ma c’entra il re con la seconda guerra mondiale? Certo che sì: ecco come icasticamente si esprime nella bella Commedia s’Istranzu avventuradu, Bastià Pirisi: su Re nostru hat dadu manu libera ai cuddu ciacciarone de teracazzu de s’anticristu fuidu dae s’inferru… Sincapat qui sa corona de imperadore l’hat frazigadu su car­veddu

Lo storico Franco della Peruta facendo una analisi complessiva scriverà:”Il bilancio del conflitto appariva sconvolgente perché la guerra, l’ecatombe più micidiale degli annali del genere umano, tre volte superiore a quella della grande guerra, aveva fatto 50 milioni di vittime fra militari e civili…Alle perdite umane si sommarono quelle materiali”. (Franco Della Paruta, Storia del Novecento, Le Monnier, Firenze, 1991, pagine 249-250).

Anche la Sardegna pagò un grande tributo. Subirà infatti “numerosi bombardamenti dapprima di lieve entità, ma poi, dopo lo sbarco americano nell’Africa settentrionale, frequentissimi e massicci. Furono danneggiati circa 25 comuni, fra cui Alghero, Carloforte, Carbonia, La Maddalena, Sant’Antioco, Palmas Suergiu, Setzu, Olbia, Oristano, Milis e, più gravemente degli altri, Gonnosfanadiga, dove si ebbero 114 morti e 135 feriti. Presa di mira fu soprattutto Cagliari. Le tristi giornate del 17, 26, 28 febbraio 1943 e quella del 13 maggio (per citare le più terribili) non saranno mai dimenticate dai Cagliaritani, che hanno visto la furia devastatrice venire dal cielo e distruggere la loro città, sventrando interi rioni, sconvolgendo le vie, lasciandosi dietro una scia di cadaveri e di feriti nelle strade e nelle macerie. Migliaia di morti (che alcuni fanno ascendere a 7.00 e il 75% dei fabbricati distrutti o resi inabitabili, furono il tragico bilancio di quei giorni. (Natale Sanna, Il cammino dei Sardi, volume terzo, Editrice Sardegna, Cagliari, 1986, pagine 487-488).

5. Vittorio Emanuele III e la fuga a Brindisi.

Persa la guerra e convinto ormai che il disastroso esito del conflitto potesse segnare non solo la fine del regime fascista ma anche quello della monarchia, Vittorio Emanuele arresta Mussolini (25 luglio 1943) e nomina nuovo capo del Governo il maresciallo Badoglio. Il giorno dopo l’Armistizio, il 9 settembre, insieme a Badoglio stesso abbandona Roma e fugge prima a Pescara e poi a Brindisi, nella zona occupata dagli alleati. L’ignominiosa fuga avrà conseguenze devastanti. E la Sardegna pagherà un altissimo tributo a questa fuga: 12.000 mila i soldati sardi IMI (fra i 750-800 mila militari italiani fatti prigionieri dai tedeschi dopo l’armistizio) verranno rinchiusi nei lager nazisti. E molti, lì moriranno.