Archivi giornalieri: 11 gennaio 2014

La detenzione non sospende il diritto all’AspI

I detenuti lavoratori sono esonerati dalla conferma dello stato di disoccupazione. A chiarirlo è l’Inps su sollecitazione dell’Inca a seguito di alcune segnalazioni pervenute al patronato della Cgil, circa l’avvenuto rigetto da parte di alcune sedi territoriali dell’Inps delle domande di Mini ASpI. 

L’Istituto previdenziale, in alcuni casi, avrebbe rifiutato il riconoscimento dell’indennità di disoccupazione sulla base del fatto che i lavoratori non sarebbero iscritti, come prevede la norma,  al Centro per l’impiego territorialmente competente.

In questi casi, secondo l’Inca, occorre presentare ricorso motivandolo con il richiamo alla legge n. 56/1987, art. 19,  “Norme per i detenuti e gli internati” che ribadisce il diritto del detenuto/a all’indennità di disoccupazione e detta specifiche modalità  di iscrizione  al Centro per l’impiego per questa tipologia di lavoratori.

L’art. 19 richiamato, infatti, prevede che: “i detenuti e gli internati hanno facoltà di iscriversi nelle liste di collocamento e, finché permane lo stato di detenzione o di internamento, sono esonerati dalla conferma dello stato di  disoccupazione. Su richiesta del detenuto, la direzione dell’Istituto penitenziario provvede a segnalare periodicamente lo stato di detenzione o di internamento”.

Sempre lo stesso articolo di legge stabilisce che “lo stato di detenzione non costituisce causa di decadenza dal diritto all’indennità di disoccupazione ordinaria o speciale. Quando viene svolta un’attività lavorativa remunerata all’interno o all’esterno degli istituti penitenziari, l’indennità di disoccupazione non è cumulabile con la retribuzione fino a concorrenza della retribuzione medesima.”

Nel corso del seminario in videoconferenza, tenutosi lo scorso 28 novembre, la Direzione centrale Prestazioni a sostegno del reddito dell’Inps  ha precisato che l’iscrizione del detenuto o della detenuta al Centro per l’impiego deve avvenire, su richiesta della persona interessata, tramite la Direzione carceraria; la domanda di Mini ASpI va presentata on line.

Spetta poi alla Direzione dell’Istituto carcerario certificare lo stato di inattività dell’interessato. L’Inps corrisponderà  l’indennità dovuta al lavoratore detenuto utilizzando l’IBAN della Direzione carceraria competente; sarà cura di quest’ultima erogare al lavoratore quanto dovutogli.

Amianto

Amianto: giovani cervelli italiani verso nuove cure per il mesotelioma

Due nuovi studi italiani pubblicati sulle riviste ”Cancer Biology and Therapy” e ”Cell Cycle” aprono la strada a possibili terapie molecolari contro il mesotelioma pleurico, il tumore provocato dall’esposizione all’amianto. A coordinare il team di giovani cervelli italiani dell’Istituto Tumori di Napoli-Crom di Mercogliano e dell’Università di Siena è stato Antonio Giordano, direttore della Sbarro Health Research Organization di Philadelphia e docente dell’ateneo senese. “I lavori, frutto della 
stretta collaborazione tra queste tre istituzioni – sottolinea Giordano – sono mirati alla identificazione di nuove terapie molecolari promettenti per il trattamento del mesotelioma che potrebbero essere velocemente traslate alla clinica. La diagnosi della malattia è spesso tardiva – aggiunge – e al momento non esistono modalità curative. La prognosi pertanto resta particolarmente infausta con una sopravvivenza media molto bassa, inferiore a due  anni”.

“In questo lavoro – afferma Francesca Pentimalli dell’Istituto Tumori di Napoli-Crom di Mercogliano, coordinatrice dello studio – abbiamo utilizzato dei farmaci ideati per riattivare la proteina P53, uno dei più importanti oncosoppressori noti, che viene disattivato nella maggior parte dei tumori umani. Nel mesotelioma, sebbene P53 sia raramente mutata, essa è inattivata da alterazioni nel suo modello. Fra le due molecole utilizzate che bersagliano entrambe la proteina P53 – prosegue Pentimalli – ma con diversi meccanismi d’azione, una in particolare (Rita), si è rivelata molto tossica selettivamente per le cellule di mesotelioma, sia in coltura che in un modello di mesotelioma murino.

“Rita” riesce a indurre efficacemente l’apoptosi, un tipo di morte cellulare programmata, che avviene mediante l’attivazione di una specifica “cascata” di eventi, specificamente in cellule di mesotelioma e non in cellule ”sane””.

Intanto il trattamento con questo farmaco ha funzionato in sinergia con il cisplatino, il chemioterapico d’elezione per questa malattia, suggerendo che il suo possibile impiego clinico potrebbe affiancare il regime terapeutico di prima scelta e magari modificarne le dosi con la speranza di diminuire gli effetti collaterali e quanto meno migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da mesotelioma.

Minori

Minori stranieri: 246 comuni hanno già assegnato la cittadinanza onoraria

In attesa di una riforma della legge sulla cittadinanza per i figli d’immigrati nati e cresciuti nel territorio italiano, crescono rapidamente i comuni italiani che scelgono di conferire ad essi la cittadinanza onoraria. Solo un anno fa erano 106, oggi secondo i dati dell’Unicef sono già 246 quelli che hanno aderito a una sollecitazione in tal senso avanzata dalla stessa della sede italiana dell’agenzia Onu per i minori e dall’Anci.

L’ultima grande amministrazione a compiere questo gesto simbolico è stata L’Aquila. Il  giorno dell’Epifania, nel corso di un consiglio comunale straordinario svoltosi all’Auditorium del Parco, il sindaco Massimo Cialente ha consegnato ad un centinaio di bambini nati in Italia da giovani stranieri, la pergamena che riconosce ai giovanissimi ancora senza cittadinanza l’appartenenza simbolica al loro comune, insieme ad una copia della Costituzione. “E’ normale che bambini nati a L’Aquila siano considerati aquilani a tutti gli effetti – ha dichiarato il sindaco – E’ normale riconoscere loro i nostri stessi diritti ed è più che mai necessario accelerare l’italianità di chi in Italia è nato, pur se da genitori stranieri”.
Dello stesso parere anche il consigliere di minoranza Ettore di Cesare, promotore dell’ordine del giorno: “E’ un provvedimento simbolico – ha sottolineato – ma utile a lanciare un messaggio forte a livello nazionale. Dobbiamo dare a questi bambini le se stesse opportunità, gli stessi diritti che sono stati dati ai nostri nonni nel momento in cui gli immigrati erano loro. Va cambiata la Bossi-Fini perché è solo attraverso politiche sociali volte all’accoglienza che una collettività è in grado di crescere”.
Solo nel 2012 secondo l’Istat, sono stati 80 mila i nuovi nati da entrambi i genitori stranieri (il 15% sul totale dei nati) che tuttavia, in base alla normativa vigente, non possono acquisire la cittadinanza dalla nascita.
Tra i 246 comuni accomunati da questa scelta sono entrati nel solo 2013 Milano, Torino, Bologna, Napoli, Pordenone, Perugia, Pesaro Urbino, Crotone, Catanzaro, Savona, Arezzo, Cremona, Ferrara, Salerno, La Spezia. Molti poi i piccoli comuni da nord a sud. “E dal 20 novembre, giornata dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – riferisce l’Unicef – le adesioni aumentano di giorno in giorno”.

da Redattore Sociale

Lavoro

Lavoro: Istat, disoccupati novembre 3,25 mln, +12,1% su anno

I disoccupati a novembre erano tre milioni 254 mila, in aumento di 57 mila unità rispetto a ottobre (+1,8%) e di 351 mila unità rispetto a novembre 2012 (+12,1%). La crescita tendenziale della disoccupazione è molto più consistente per gli uomini (+17,2%) che per le donne (+6,1%). Il tasso di disoccupazione è pari al 12,7%, al top dal 1977, anno di inizio delle serie storiche trimestrali.

L’Istat precisa che a novembre 2013 erano occupati 924 mila giovani tra i 15 e i 24 anni in calo dell’1,3% rispetto al mese precedente (-12 mila) e del 12,4% su base annua (-131 mila). Il tasso di occupazione dei giovani è pari al 15,4% in calo di 0,2 punti rispetto a ottobre e di 2,1 punti rispetto a novembre 2012. I giovani disoccupati sono 659 mila con un aumento di 23 mila unità rispetto a novembre 2012.

L’Istat ricorda che il tasso di disoccupazione giovanile è la quota dei giovani disoccupati sul totale degli attivi (occupati e disoccupati). L’incidenza dei disoccupati sull’intera popolazione in questa fascia di età è pari all’11%. I giovani inattivi sono nel complesso quattro milioni 424 mila, in aumento
dell’1,9% (+81 mila) rispetto a novembre 2012. Il tasso di inattività dei giovani è pari al 73,7%, in crescita di 0,2 punti percentuali rispetto a ottobre e di 1,7 punti nei 12 mesi

Famiglia

Famiglia: Cgil, bene sentenza Corte Ue, ora norme chiare

“La cancellazione della presenza materna è’ la negazione di un diritto civile, come ha sentenziato la Corte europea per i diritti umani di Strasburgo”. Così Loredana Taddei, responsabile delle Politiche di Genere della Cgil, commenta la sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia per aver violato i diritti negando la possibilità di attribuire alla figlia il cognome della madre anziché’ quello del padre.

”E’ tempo – aggiunge – che anche nel nostro Paese si garantisca il diritto di attribuire ai figli il cognome della madre, con norme chiare e non farraginose, come avviene da anni in molti paesi europei, che pongano fine a discriminazioni tra coniugi e nei confronti dei minori, e rispettino il principio di parità tra i sessi”.

UE

P.a: Corte Giustizia Ue, Italia riveda norme precari

Esprimendosi sulla vertenza avviata dal Maestro della Banda Municipale di Aosta, la Corte di Giustizia Ue ha dichiarato nei giorni scorsi l’illegittimità della legislazione italiana in materia di precariato pubblico, accertando che l’Italia e la normativa interna non riconoscono e non garantiscono ai lavoratori pubblici precari le tutele e le garanzie previste dal legislatore europeo”. E ha fornito, riferisce la Cgil, un’indicazione netta all’Italia per “una revisione epocale” della normativa di riferimento.

La Cgil sottolinea inoltre che “i risvolti della sentenza, sia nei confronti della tutela dei lavoratori a tempo determinato, sia nei confronti della giurisprudenza resa sul punto dalla Corte di Cassazione, saranno particolarmente rilevanti”.
Secondo quanto riferito dal sindacato, la Corte europea ha fornito allo Stato italiano un’indicazione netta: “Necessita in via urgente, assoluta e primaria una revisione epocale della normativa di riferimento in materia di lavoro a tempo determinato nel pubblico impiego”. 
Ad oggi – in base ad una stima del ministro della Pubblica amministrazione e Semplificazione, Giampiero D’Alia – sono oltre 250.000 i precari che lavorano nelle fila della pubblica amministrazione, “per i quali si potrebbero aprire le porte dell’assunzione a tempo indeterminato”

uranio

Uranio impoverito, ministero condannato a risarcire militare

I giudici della sezione lavoro della Corte d’appello di Genova hanno confermato che il tumore alla pelle di cui si è ammalato un brigadiere dei carabinieri, G.L., durante la guerra del Kosovo, è da collegare all’uranio impoverito con cui erano realizzati i proiettili in uso alle forze di difesa internazionali. Il ministero della Difesa è stato condannato a risarcirlo con 150 mila euro.

I giudici hanno rigettato l’Appello presentato dal Ministero della Difesa contro la sentenza di primo grado che si era espressa in questi termini, mettendo in relazione la malattia con la partecipazione del militare alla missione militare nei Balcani. Il sottufficiale dell’Arma dei carabinieri era stato in missione nei Balcani tra l’estate 2003 e la primavera dell’anno successivo. In quel periodo era in servizio alla caserma dei carabinieri di Savona. Al suo rientro, dopo essere stato sottoposto a visite mediche regolari, gli era stato diagnosticato un tumore alla pelle e quindi gli era stata riconosciuta un’invalidità del 77%. In seguito a questa situazione aveva anche subito una decurtazione dello stipendio. Per sconfiggere il male si è sottoposto a tre interventi chirurgici e a chemioterapie. Il ministero della Difesa dovrà corrispondergli i “benefici assistenziali”, ovvero un indennizzo di oltre 150 mila euro.

Pensioni: Istat, 46,3% sotto i mille euro, solo il 15% sopra ai 2mila euro

Quasi un pensionato su due (46,3%) ha un reddito da pensione inferiore a mille euro, il 38,6% ne percepisce uno fra mille e duemila euro, solo il 15,1% dei pensionati ha un reddito superiore a duemila euro. La stima è dell’Istat nel suo Rapporto sulla Coesione sociale. Dal 2010 al 2012 , si legge ancora, il numero di pensionati diminuisce mediamente dello 0,68%, mentre l’importo annuo medio aumenta del 5,4%.

Al 31 dicembre 2012 i pensionati sono 16 milioni 594mila; di questi, il 75% percepisce solo pensioni di tipo Invalidità, Vecchiaia e Superstiti (Ivs), il restante 25% riceve pensioni di tipo indennitario e assistenziale, eventualmente cumulate con pensioni Ivs.

Sotto il profilo geografico, invece, il 28,3% dei pensionati risiede nel Nord-ovest, il 20,1% rispettivamente nel Nord-est e nel Centro, il 21,3% nel Sud e il 10,2% nelle Isole.

La classe di età più numerosa è quella degli ultraottantenni, con circa 3 milioni 900 mila pensionati, seguono quella dei 65-69enni, con circa 2 milioni 912mila pensionati e quella dei 70-74enni con 2 milioni 893mila individui; l’8,1% dei pensionati ha meno di 55 anni.

istat

Istat, 91% neo mamme ha contratto a tempo indeterminato

Nel 2012 i lavoratori dipendenti beneficiari di maternità obbligatoria sono stati circa 360mila. E’ quanto emerge dal Rapporto Istat 2013 sulla coesione sociale. Fra le neo-mamme, si legge nel testo, il 91% ha un contratto a tempo indeterminato (e vive al Nord nel 57,2% dei casi), il 9% ne ha uno a tempo determinato (di cui il 50% concentrato nel Sud e Isole).

Nel 2012 ammontano a circa 285mila i lavoratori dipendenti che hanno usufruito di congedi parentali (astensione facoltativa). Di questi, il 93,3% ha un contratto a tempo indeterminato (nel Nord si concentra il 64,7% dei congedi parentali con contratti a tempo indeterminato). Fra i lavoratori che hanno goduto dei congedi parentali pur non avendo il posto fisso (6,7%), quasi i tre quarti sono concentrati al Sud e nelle Isole. I congedi parentali sono ancora poco utilizzati dai padri, ne ha usufruito appena l’11% dei lavoratori dipendenti.

Nel 2012 sono complessivamente 356mila i fruitori di prestazioni per i lavoratori con handicap o per l’assistenza di persone con handicap nel settore privato, di cui il 51% maschi e il restante 49% femmine. Il 77,9% sono coloro che hanno fruito di permessi per familiari, l’11,7% di permessi personali e il restante 10,4% del prolungamento del congedo parentale o del congedo straordinario.

Lavoratori stranieri

Lavoratori stranieri, colonna portante delle Pmi italiane

Nel 2013 l’occupazione nelle piccole e medie imprese torna a crescere (+1,60%). E questa volta l’aumento del totale degli addetti è superiore all’aumento degli addetti stranieri (+0,93%), anche se la principale ragione che spinge ad assumere addetti stranieri rimane la mancanza di manodopera italiana, unita alla disponibilità degli stranieri a svolgere mansioni più pesanti e a lavorare di più. Questi sono i principali risultati emersi da un’indagine condotta dalla Fondazione Leone Moressa su un panel di oltre 1000 aziende italiane con meno di 20 addetti, che analizza le caratteristiche del mercato del lavoro straniero, evidenziandone le trasformazioni congiunturali in corso.

Nel 2013 l’andamento occupazionale nella piccola impresa sembra mostrare un trend positivo. L’aumento del totale degli addetti (1,60%) è superiore all’aumento degli addetti stranieri (0,93%). A livello territoriale, il Nord Ovest è l’area con il maggior aumento di addetti stranieri (3,68%). Il settore con il maggior incremento di addetti stranieri è quello dei Servizi alle persone (2,53%). Le previsioni per il 2014 invitano comunque a restare cauti circa una possibile ripresa: il numero complessivo di addetti è destinato a rimanere invariato (-0,03%), mentre il numero di addetti stranieri dovrebbe aumentare in maniera molto lieve (0,52%).

Oltre un lavoratore su cinque è straniero (23,9%) e il 43,4% delle imprese ha almeno un addetto straniero, e la percentuale arriva al 54,4% nella produzione. Oltre il 60% proviene da Paesi europei (il 26,3% da Paesi UE e il 36,5% da Paesi europei extra UE). Il 26,9% proviene dall’Africa, il 7,8% dall’Asia e il 2,6% dall’America. I Paesi più rappresentati sono Romania (14,5%), Albania (13,0%) e Marocco (8,3%).

I lavoratori stranieri hanno meno frequentemente un contratto a tempo indeterminato (68,7% contro l’83,4% del totale addetti). La componente femminile si attesta al 14,9%, con una punta del 23,1% nel settore dei servizi alle imprese.

“I lavoratori stranieri continuano ad essere una risorsa fondamentale per il sistema della piccola impresa italiana” osservano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa. “Gli imprenditori riconoscono la loro disponibilità a lavorare di più e a svolgere mansioni più pesanti. Dall’altro lato, per gli immigrati il lavoro rimane il mezzo più importante per avviare un percorso di integrazione: è qui, infatti, che imparano con più facilità la lingua italiana. Un’altra risorsa per l’integrazione sono i figli in età scolare, che trasmettono ai genitori le conoscenze apprese a scuola”.

Pensioni – fonte inca –

Pensioni – Giusto riproporre tema flessibilità sistema

Sulle pagine del Corriere della Sera di quest’oggi si legge che si sta per riaprire il cantiere sulle pensioni. I tecnici del ministero del Lavoro stanno infatti lavorando  intorno a misure per dare la possibilità di forme di pensionamento anticipato, così da reintrodurre elementi di flessibilità in un sistema troppo rigido dopo la riforma Fornero soprattutto in relazione alle esigenze del sistema produttivo alle prese con una lunga crisi.

Ecco allora – dice il quotidiano – che rispunta l’ipotesi del ministro Giovannini sul “prestito pensionistico”. In pratica il lavoratore cui mancherebbero pochi anni al raggiungimento dell’età pensionabile (2-3) potrebbe volontariamente scegliere di lasciare il lavoro prendendo un anticipo della pensione sulla base di un importo minimo (non più di 600-700 euro al mese) che poi la stessa persona restituirebbe all’Inps dal momento dell’effettiva decorrenza del trattamento pensionistico. Passati i 2-3 anni l’Inps comincerebbe a versargli l’assegno cui ha diritto con una piccola trattenuta a titolo di restituzione dell’anticipo percepito.

Sul temma della flessibilità del sistema pensionistico anche Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera ha esordito dicendo che “Era ora… perchè fin qui abbiamo insistito invano affinchè il Governo affrontasse questo argomento” e aggiunge “noi siamo convinti, a differenza di Renzi che mantiene su questo tema una posizione conservatrice, che la “riforma” delle pensioni targata Fornero sia socialmente iniqua, che sbarri la strada all’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e che sia recessiva perchè induce i lavoratori, che vedono un futuro previdenziale estremamente incerto e lontano nel tempo, a non investire e a non consumare”.

E’ una riforma, prosegue Damiano, “che va cambiata e va recuperato quel criterio di gradualità che è stato brutalmente cancellato dal Governo Monti. E’ ora di dire basta al saccheggio del sistema pensionistico per ripianare il debito: dottrina liberista che ci è stata imposta dalla Bce. Noi siamo pronti al confronto sulla proposta del ministro del Lavoro che prevede un prestito pensionistico da percepire nei due anni che precedono il momento della pensione, ma vogliamo ricordargli che il Partito Democratico ha già presentato una proposta di legge sulla flessibilità che non può essere sbrigativamente accantonata perché giudicata troppo costosa”.

“Noi pensiamo che consentire ai lavoratori di poter scegliere di andare in pensione in un’età compresa tra i 62 ed i 70 anni, pagando una penalizzazione massima dell’8%, sarebbe una soluzione ottimale che risolverebbe anche, per gli anni a venire, il problema degli esodati”, insiste Damiano. Questa novità annunciata dal ministro, conclude, “apre comunque la strada ad una significativa revisione del sistema previdenziale, e questo è un fatto positivo. Chiediamo al Governo un tempestivo confronto con il Parlamento”.