EDITORIALE

Un rifugio dalla barbarie

—Sabina Guzzanti, 13.12.2013

 

  

↳ Sabina Guzzanti

Ai primi appelli abbiamo par­te­ci­pato con pas­sione: era intol­le­ra­bile pen­sare di non tro­vare il mani­fe­sto dal gior­na­laio. Quando l’allarme è diven­tato seme­strale e poi costante la ten­sione è calata: ri-sta per ri-chiudere il ri-manifesto. Fir­mate un appello, scri­vete qual­cosa, fate un dise­gno. Ci siamo anche stan­cati lo con­fesso, abbiamo pen­sato, datevi una rego­lata, tro­vate un equilibrio.

Oggi mi trovo di nuovo a sco­prire che ci tengo a que­sto gior­nale. Forse solo per­ché se il mani­fe­sto ancora c’è, abbiamo la prova onto­lo­gica della neces­sità della sua esi­stenza. Qual­che mese fa mi tro­vavo in un pae­setto peri­fe­rico e nell’edicola, le prime pagine dei gior­nali erano espo­ste una accanto all’altra, su una pedana. Si poteva dare un’occhiata per sce­gliere. Ogni tanto mi affac­ciavo con l’idea: fammi com­prare il gior­nale. Davo uno sguardo ai titoli e una zaf­fata di arro­ganza, di pre­po­tenza, mi respin­geva, e spesso uscivo a mani vuote. Fin­ché un giorno è arri­vato il mani­fe­sto, supe­rando le dif­fi­coltà di distri­bu­zione. Vederlo mi ha dato un gran senso di sol­lievo e ho ripreso a leg­gerlo. La poli­tica spie­gata con chia­rezza, il cinema e la musica che sem­bra per­cor­rano la loro ricerca come se nulla fosse cam­biato. Un rifu­gio dalla barbarie.

Forse il fatto che i par­titi che rap­pre­sen­tava il mani­fe­sto siano usciti di scena ha creato molto caos, ma ha tolto anche qual­che scelta obbli­gata. Tutto som­mato, se dovessi scri­vere a babbo natale, non chie­de­rei molto a un quo­ti­diano. Vor­rei che mi aiu­tasse a leg­gere quello che suc­cede, senza stru­men­ta­liz­zarmi, senza farmi sen­tire una merce di scambio.

ultima modifica: 2013-12-14T08:11:10+01:00da vitegabry
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