Archivi giornalieri: 26 settembre 2011

Cgil – Non si deve mettere le mani sulle pensioni

 

“Continuano a rincorrersi le indiscrezioni su una nuova manovra del Governo. Il Ministro Sacconi fa appello alle parti sociali per un avviso comune sulle pensioni. Non ha alcuna credibilità un Ministro che ha fatto della divisione tra le parti sociali e dell’attacco alla loro autonomia la ragione della sua esistenza. E poi è ora di smetterla di mettere le mani sulle pensioni”.

Lo afferma Vera Lamonica, Segretaria Confederale della CGIL con delega ai problemi del Welfare, secondo la quale non solo il sistema previdenziale (come confermato più volte da tutti gli istituti) risulta in equilibrio, ma caso mai è la politica che avrebbe il dovere di intervenire per sanare le tante ingiustizie ancora presenti nel mondo del lavoro e per evitare l’impoverimento di migliaia di persone. “Il problema – sottolinea Lamonica – non è la sostenibilità finanziaria, ma la sostenibilità sociale della previdenza pubblica”.

La dirigente sindacale punta il dito contro il Governo che, ancora una volta, “è incapace di proporre ricette per uscire dalla crisi e non trova di meglio da fare che mettere le mani nelle tasche dei pensionati e dei lavoratori. Lo ha fatto – spiega Lamonica – con un progressivo e continuo inasprimento fiscale ai danni del lavoro, lo ha fatto con le misure presenti nella manovra già varata e vuole farlo ulteriormente – prosegue – con non precisati nuovi interventi sull’anzianità e l’età pensionabile”.

Per la confederazione di Corso d’Italia, un intervento sulle pensioni sarebbe comunque inaccettabile anche perché già la situazione risulta al limite della tollerabilità, con la maggioranza dei pensionati che possono godere di rendite previdenziali molto basse, migliaia di giovani che oggi lavorano con contratti precari che rischiano di non poter mai avere una pensione, profonde discriminazioni di genere tra lavoratori e lavoratrici e tra italiani e immigrati.

Le norme già varate dal Parlamento hanno intanto già peggiorato pesantemente la situazione delle donne e peggioreranno progressivamente la situazione di tutti, sia dal punto di vista dei rendimenti, sia dal punto di vista del rapporto tra vita lavorativa e pensione. In particolare, per le donne, sia dei settori pubblici, sia ora di quelli privati si profila un netto innalzamento dell’età previdenziale.

Fatta la somma di tutti gli interventi finora approvati (finestra mobile, legame automatico del pensionamento con l’aspettativa di vita), le lavoratrici dipendenti, nell’arco dei prossimi dieci anni, andranno in pensione dopo i 65 anni. Le lavoratrici dipendenti raggiungeranno 65 anni e 6 mesi del 2022, mentre nel 2031 andranno in pensione a 68 anni e 2 mesi.

Lettera aperta al ministro Gelmini sul sostegno scolastico

 

Pubblichiamo uno stralcio della lettera di alcuni genitori pubblicata sul sito www.osservatoriosullalegalità.org che denuncia le condizioni precarie in cui versano gli studenti disabili lasciati senza un numero adeguato di insegnanti di sostegno.

Replichiamo, in quanto associazione di genitori con figli disabili, alle dichiarazioni rilasciate in questi giorni dal Ministro Gelmini, in merito al sostegno scolastico: il Ministro ha affermato che, quest’anno, gli insegnanti deputati a seguire gli alunni disabili italiani sono talmente tanti da rappresentare un picco storico. E cala nel vuoto una cifra: “94.000”. Senza aggiungere però che, rispetto allo scorso, quest’anno anche gli studenti disabili sono aumentati a oltre 200.000 presenze; forse anche loro costituiscono un “picco storico”.

Cosa dice la legge in merito al rapporto numero di insegnanti di sostegno/numero di studenti? Dice che possono esserci 2 studenti per ogni insegnante: facendo una semplice divisione abbiamo 2,14. Siamo già fuori dalla legge. La legge dice anche che nei casi in cui ci sia la gravità (ovviamente certificata) il rapporto deve essere 1 a 1, senza se e senza ma. Quindi, calcolando anche i casi di gravità, il rapporto aumenta, la legge viene ulteriormente trasgredita e gli insegnanti sono insufficienti.

Le associazioni dedicate, i sindacati, gli esponenti politici che si occupano di scuola parlano di 65.000 insegnanti di sostegno che mancano. 65.000, non 1000 o 2000, ma un numero enorme! In alcune regioni ne mancano di più, come la Calabria (rapporto 4!) il Veneto (rapporto3,8). In Lombardia siamo quasi al pari del Veneto per cui le associazioni, compresa la nostra, si sono mobilitate per richiedere subito il confronto per arrivare ad una soluzione. In Sicilia, addirittura, le scuole iniziano il 15 settembre ma gli insegnanti di sostegno inizieranno il loro servizio solo il 30 del mese – e nel frattempo gli alunni disabili? Siamo alla discriminazione pura.

Invalidità civile: documento di indirizzo ….

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… per la valutazione delle cefalee nell’ambito dell’invalidità civile

Alla luce dei recenti dati ISTAT che testimoniano l’importante diffusione delle cefalee a livello nazionale, le cui forme più gravi condizionano pesantemente la qualità della vita delle persone spesso invalidandone le attività quotidiane, l’Assessorato della Sanità, Salute e Politiche Sociali della Regione Valle d’Aosta ha elaborato un documento con cui fornisce indicazioni operative per la valutazione in ambito Invalidità Civile.

La Regione Valle d’Aosta, dopo la Lombardia , è la seconda regione che perviene ad elaborare delle indicazioni operative, destinate ai componenti delle commissioni mediche collegiali, concernenti la valutazione delle cefalee nell’ambito dell’invalidità civile.

19°2011newsletter.doc

Legge finanziaria 2011-2012: la più pesante della storia repubblicana

NEWS

 

Con il  cinquantesimo voto di fiducia posto dal governo è stata approvata la più pesante, sbagliata,  iniqua e recessiva  manovra economica della storia repubblicana.

“Lo hanno ben manifestato – dice Morena Piccinini, presidente dell’Inca Cgil –  i tantissimi lavoratori, pensionati e giovani che hanno partecipato insieme alla CGIL allo sciopero e alle manifestazioni del 6 settembre. Era in piazza la parte sana  e responsabile del paese che ha dimostrato come un’altra manovra è possibile ed ha  squarciato il velo delle tante bugie, falsità, ipocrisie del governo  che nel corso di poche settimane  ha cambiato ben 5 volte le misure da attuare, ogni volta su pressione delle lobby di potere come quelle dei calciatori preoccupati di dover pagare il contributo di solidarietà perché il loro reddito supera i 200 milioni di euro”.

“Il costo che pagheranno le famiglie – prosegue Piccinini – è insopportabile: è stato calcolato un onere di circa 6.000 euro per ogni nucleo familiare nella combinazione degli effetti delle due manovre di luglio e agosto, tra aumento delle tasse e dell’IVA, diminuzione dei diritti soggettivi e dell’aumento delle pensioni rispetto all’inflazione, aumento dei ticket , tagli alla scuola e agli enti locali e conseguente rischio di riduzione di servizi sociali fondamentali. Per non parlare della perfidia che caratterizza gli interventi sulle pensioni e l’effetto rincorsa imposto alle donne nell’intreccio tra innalzamento per aspettativa di vita, tappe forzate verso i 65 anni e le ulteriori finestre. Il tutto in una fase in cui cresce la disoccupazione nell’età matura per espulsioni dal mercato del lavoro e cresce ancora di più la disoccupazione giovanile, in un processo di impoverimento progressivo di tutto il mondo del lavoro”.   

“Si parla tanto dei costi della politica, – prosegue il presidente dell’Inca – naturalmente senza cambiare  nulla perché di tutti gli annunci di tagli stratosferici non ne viene messo in pratica nessuno, ma questa terribile estate ha dimostrato che il costo più alto che paga il paese è quello di una classe politica irresponsabile, che ha perso ogni credibilità agli occhi del mondo, delle istituzioni europee e dei mercati. Perché l’altro dramma è proprio questo: di fronte a questa manovra recessiva e senza alcun provvedimento per la crescita, di fronte all’ennesimo abbassamento delle previsioni di crescita del PIL, altre manovre vengono sollecitate come testimoniato dagli ordini del giorno approvati alla Camera per sollecitare l’ennesimo condono fiscale, l’ennesimo innalzamento dell’età pensionabile e l’ennesimo intervento sulle pensioni di anzianità. Infatti, sappiamo già per certo che il governo si accinge ad utilizzare la delega fiscale e dell’assistenza con l’obiettivo di comprimere ulteriormente i diritti sociali e previdenziali di tutto il mondo del lavoro dipendente, con lo stesso spirito con cui ha approvato l’art.8 della manovra, un tentativo di vendetta storica sull’insieme del mondo del lavoro, che mette in discussione e rende attaccabili  tutti i diritti contrattuali e di legge che tutelano il lavoratore sul posto di lavoro”. 

“Per questo il grande consenso verso la CGIL dimostrato con lo sciopero del 6 settembre ci rende più forti nel continuare a sostenere e batterci per un’altra e diversa politica economica per uscire da questa drammatica crisi. La mobilitazione della Cgil deve dunque continuare – dice il presidente del patronato della Cgil – e i prossimi appuntamenti ci devono vedere in prima fila per combattere questo accanimento del governo nel tentativo di destrutturazione del welfare. Vogliono di più sul versante pensionistico con la riedizione della peggior specie dello scalone Maroni per quanto riguarda le pensioni di anzianità; hanno varato una  normativa anticostituzionale sulle pensioni di reversibilità; vogliono unificare gli enti previdenziali, senza considerare che questa operazione comporterebbe un aggravio di spesa e infine vogliono arrivare a mettere in pericolo i diritti connessi alla contribuzione figurativa (Cig, maternità, Ds) così come vogliono diminuire le prestazioni assistenziali”.

“Quello di cui invece il Paese avrebbe bisogno è un altro tipo di manovra: un’imposta patrimoniale sui grandi redditi e sui grandi patrimoni, una credibile e concreta lotta alla evasione fiscale e contributiva, politiche per lo sviluppo dell’occupazione a partire da quella giovanile. Infine, bisognerebbe pensare al welfare come strumento di crescita e di ricchezza del Paese e non come unico costo da comprimere per risanare il debito pubblico. Dobbiamo anche dire con forza non solo che un’altra manovra è possibile, ma anche che un altro governo è necessario. Nel concludere Piccinini sottolinea che  il patronato della Cgil in questo  drammatico momento              deve rivendicare il suo ruolo primario di tutela, attraverso il quale garantire la possibilità a tutti i cittadini di esercitare i propri diritti”.